Ebbene sì, ci siamo, è lui, non sembra vero nemmeno a me ma
siamo davvero arrivati all’epilogo di questa storia, scritta in così poco tempo
e che, eppure, ha fatto così tanto successo... insomma, duecento e passa
recensioni non sono una cosa che capita tutti i giorni!!! Spero davvero che
seguirete con questa costanza e passione anche tutte le altre storie che
pubblicherò, a partire da “As if we were Brothers”, che inizierò a postare a
breve, ma sono sicura che non mi abbandonerete!
Non avevo mai scritto su persone reali, prima, e questo racconto
nato per caso mi ha portata ad apprezzare questi tre ragazzi così semplici,
così disponibili che sono i Jonas Brothers, ma anche a conoscere voi, “fan”
spettacolari e a dir poco uniche!
Tre sono i ringraziamenti speciali che voglio fare: a Elisa,
o Lilly, la migliore delle amiche che, seppure così diversa da me, sento sempre
vicina. So che nel momento del bisogno ci sarai sempre per me e questo
racconto, nato per te, è solo un microscopico regalo rispetto a quello che tu
mi fai ogni giorno con la tua semplice presenza; a Jodi, altra amica
speciale, parte integrante di quel gruppo che, oramai da quasi quattro anni, è
il motivo principale per cui io amo così tanto frequentare la mia scuola, per
quanto dura e difficile possa essere. Siete speciali, ragazze (e Ale XD),
tutte, nessuna esclusa. E poi Marta . Non te l’aspettavi, eh,
socia? Sì, ringrazio anche te perché, come tutte le altre, hai letto la mia
storia, ma non ti sei fermata lì. Tu hai accettato di scrivere con me, dando
inizio ad una sms-Jonas-amicizia che spero non finirà tanto presto!
E ora, i soliti ringraziamenti per le recensioni:
Socia: beh, sì, devo riconoscerlo, in questo capitolo la parte
di Tempe e Joe è stata la meno coinvolgente...anche perché loro sono i fortunelli di turno, no? Quelli con meno problemi. Non te
li rimetto insieme, stai tranquilla...e ora fila a leggere e a lasciare un
commento più lungo di tutti quelli precedenti messi insieme!!!
Pretty_Odd:
grazie, grazie e ancora grazie per i tuoi complimenti che sono e saranno sempre
i benvenuti. Ora fammi sapere che ne pensi di questo tanto decantato epilogo,
che ci ho messo tre giorni a scriverlo, perché la parte dei tuoi cari Kev e
Jodi proprio non mi veniva!!!
Jollina la verde: Eh beh, a chi poteva venire un’idea del genere
se non al caro Nick???
Razu_91: guarda, mi scuso per aver parlato male di Miley... ma è
più forte di me, non la sopporto!!! Per il resto, ti ringrazio e spero che
seguirai anche la mia nuova long
Sbrodolina:
eccola, la fan di Nick!!! Ti avverto che la mia nuova long potrebbe non
piacerti molto, per lo meno finché non ti sarai abituata ad una cosuccia non
proprio insignificante...ma è in arrivo una shot
bella lunga sul tuo beniamino!
Agatha: allora... intanto ti dico che se non vai avanti a
lasciarmi bellissime recensioni come queste vengo ovunque tu abiti e ti picchio
con il dizionario di tedesco. Poi.... Kevin e Jodi... beh, spero in qualche
modo di aver accontentato un po’tutti, ma più che altro Jodi, che sennò mi
prende a sprangate. Nick e Lilly in effetti sono quelli che mi hanno dato
maggiore soddisfazione e io e Joe... beh, sì, sdrammatizzare è la nostra
missione!!! Alla prossima ficcy, un bacione!!!
Beautiful_disaster: e allora l’aspetto e ci conto su questa
recensione corposa!!!!
Grazie, infine, a chi mi tiene tra i preferiti:
ada12
agatha
Akasuna
no Chocolat
aya chan
beautiful_disaster
blinkina
BlueHinata
evol
fefy88
ilenia91dorough
Ithil_Elendil
jollina
la verde
juju210
Lolly94
Minako_86
MissElyMalfoy
Okimar
Potterina_Weasley
Pretty_Odd
Princess jiu 327
Razu_91
sbrodolina
sole a mezzanotte
_Eclipse_
La canzone è “Destini”. Serve davvero dire che gli autori sono i
Pooh? No, eh, ormai mi conoscete!
Temperance
Epilogo - Tanti destini
Quale fortuna mi ti ha fatta incontrare
Su quel treno di tanti anni fa
Tra valigie e giornali seduti vicini
Ritornando alle nostre città
Se non sono lontano magari ti chiamo
È una vita che vivo con te
...sono destini...
Passando alla
moda, anche la nuova collezione dell’ex cantante Joseph Jonas è un successo a
dir poco strabiliante. I capi di Jonas, sempre sorprendentemente giovani e al
passo con i tempi, fanno quasi pensare che l’età non avanzi per l’ormai trentacinquenne
stilista che, ancora una volta...
“È
incredibile come si possa rimanere ingabbiati in un ruolo per tutta la vita,
eh?”
Joe
distolse lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando, rivolgendo la propria
attenzione alla donna dai lunghi capelli castani che lo fissava da dietro le
lenti di un paio di coloratissimi occhiali da vista.
“Come?”
“Oh,
pensavo che stessi ascoltando la radio... ti chiamando ancora ex cantante...
dopo tutto questo tempo... Voglio dire, sedici anni non sono proprio
noccioline.”
Joe
scosse la testa, ravviandosi i ricci scuri che da tempo non vedevano la
ceramica calda di una piastra.
“Dovresti
saperlo che sono segnato a vita... A proposito...sai a che pensavo?”
“Ah,
ora ti sei pure messo a pensare?”
“Ma
che moglie simpatica che ho!” Esclamò Joe, mentre Temperance sedeva di fronte a
lui, piluccando distrattamente una
brioche salata.
“Scusa,
amore... avanti, a che pensavi.”
“A
quando ci siamo conosciuti.”
La
donna alzò gli occhi al cielo, non senza un certo moto di soddisfazione
interiore: non le importava che glielo avesse già raccontato milioni di volte,
lei era sempre intimamente felice di sentirlo parlare della loro spericolata
fuga dal palazzetto di Los Angeles.
Solo
che non glielo avrebbe mai dato a vedere.
“Joe,
tutte le volte la stessa storia! Non è possibile che ogni sacrosanto Natale tu
tiri fuori i bei tempi andati come fossi un vecchietto di cent’anni.”
“La
mamma ha ragione, sai?”
“Già!
Ne abbiamo fin sopra i capelli di quelle melenserie!”
Eccole
lì, le sue piccole pesti, Denise e Cinthya Jonas, due dodicenni perfettamente
identiche dai lunghi e mossi capelli scuri e dagli occhi vivaci che riempivano,
anzi, sovraffollavano ogni sua
giornata da quel marzo dei suoi ventitré anni.
E
che, ovviamente, non gli davano mai ragione.
“Se
per voi eludere la sorveglianza di un grande concerto, far passare vostra madre
sopra ad una recinzione e fuggire in treno vestito come un mix tra Jessica
Rabbit e Sherlock Holmes sono melenserie...”
“Tu
hai fatto passare la mamma sopra ad una recinzione?” Domandò Cinthya,
strabuzzando gli occhi, mentre anche sua sorella fissava il padre piuttosto
colpita.
“È
stata dura, ma alla fine ce l’ho fatta.” Rispose Joe in tono drammatico.
“Sembri
la pubblicità dell’Amaro Montenegro...” Lo rimbeccò Temperance, roteando gli
occhi. “E comunque non ero così imbranata.”
Le
rispose soltanto una risata generale.
“Una
famiglia di ingrati, ecco cosa siete, tutti e tre!”
Marito
e figlie sbuffarono simultaneamente, mentre lei, fingendosi offesa, controllava
l’orologio: mancava poco, oramai.
E
infatti...
“Vedo
che le buone abitudini faticano sempre a morire!”
Noi vere amiche
Dalla strada alla scuola
Di quel tempo che non tornerà
La chitarra scordata e qualche partita
E gli amori divisi a metà
“Zio
Nick!” Esclamarono le due piccole Jonas in coro, correndo ad abbracciare
calorosamente il fratello di loro padre, mentre Lilly si lasciava cadere sulla
sedia accanto a quella di Temperance, soffiandosi via un ciuffo rossiccio da
davanti agli occhi.
“È
bello sentirsi prese in considerazione.”
Temperance
ridacchiò di fronte a quel saluto tanto singolare: non c’erano mai state
inutili sdolcinatezze tra loro, mai un ti voglio bene più del necessario o un
abbraccio gettato al vento. Era stata quell’avventura dei loro diciannove anni
ad insegnarglielo: se un’amicizia è davvero forte può affrontare qualsiasi
problema senza bisogno di melense romanticherie.
“Come
va la vita nel mondo della musica?” Domandò Tempe, dopo aver salutato Nick che
era poi sparito, con Joe e le bambine, in direzione di un chiosco di gelati.
“Sempre
uguale... La nuova tournée inizia la settimana prossima, Leonor è senza voce e
ha ancora l’influenza e io e Nick siamo per aria da morire con la storia
dell’adozione... tutto normale, insomma.”
“Hai
uno strano concetto di normalità, sai?”
La
rossa si strinse nelle spalle: non era certo colpa sua se la sua vita era più
caotica di una sagra di paese.
“Quindi
siete ancora in ballo per l’adozione?”
Lilly
sospirò, appoggiando il capo sul palmo aperto della mano. Quell’assurda
situazione sembrava non dover finire mai...
“Hanno
paura che il nostro stile di vita ci renda, come dicono loro, non idonei a
crescere un bambino.”
“Lo
sai, vero, che questo è assurdo? Insomma, Joe ed io siamo sempre in giro a
presentare le nuove collezioni, ma non mi sembra che le bambine abbiano subito
traumi psicologici non dovuti al semplice fatto di essere figlie nostre.
Scusami, eh, ma Angelina Jolie e Brad Pitt? Madonna? Loro non viaggiano?”
“Non
so cosa dirti, Tempe... però forse...” Il viso latteo di Lilly si illuminò del
più dolce dei sorrisi. “Forse abbiamo una possibilità.”
Sempre
sorridendo, la donna estrasse dalla borsa il grosso portafogli Prima Classe
nero e vi frugò alla ricerca di qualcosa che si rivelò ben presto essere un
foglietto di carta dimensione fototessera.
“Lei
è Dilhara, ha tre anni e vive nello Sri Lanka.” Spiegò, porgendolo all’amica,
che analizzò la fotografia con occhio critico, per poi lasciarsi andare ad un
sorriso intenerito. Dalla foto le sorrideva una bambina color cioccolata con
due enormi occhi scuri, capelli corvini e un coloratissimo abito tipicamente
indiano. “Non è il neonato che avremmo voluto, ma è malata e ha bisogno urgente
di trovare una famiglia che possa permettersi di curarla...e noi siamo i primi
in lista.”
“Una
bambina malata, Lil? Sei sicura di volere una responsabilità del genere?”
“Beh,
a casa mia le malattie non sono una novità, i soldi non ci mancano e, se ho
potuto adattarmi a convivere con la dieta di un diabetico, di sicuro non mi
farà male qualche dentro e fuori dall’ospedale.”
Temperance
sorrise di nuovo di fronte alla sicurezza dell’amica... quella stessa sicurezza
che, ai tempi del liceo, sembrava non fare nemmeno parte del suo vocabolario.
“Allora
sembra che dal prossimo Natale avremo un nuovo cucciolo in famiglia.”
“Incrociamo
le dita!”
In
quel momento, Denise e Cinthya si avvicinarono, correndo, alla madre con in
mano qualcosa di cui lei non riuscì ad afferrare immediatamente la natura.
“Mamma,
guarda cosa ci ha comprato lo zio Nick!” esclamarono in coro, sventolando sotto
al naso di Temperance due collanine dalle quali penzolava un ciondolo a forma
di cuore con impresse una D e una C piene di svolazzi.
“Nick!”
Lo richiamò la donna, mentre anche lui si appropinquava al tavolo con l’aria
colpevole di chi è stato colto in flagrante. “Domani è Natale, ti avrò detto mille
volte di non comprare loro regali prima del tempo.”
“Già”
Acconsentì Joe. “Ascoltala, o tua figlia verrà su viziata come poche.”
“Fai
poco il gradasso, mr padre severo, perché tu eri con lui, se non mi sbaglio.”
“Colpito
e affondato, Jonas, colpito e affondato.” Sentenziò Nick, mentre Lilly e
Temperance si scambiavano uno sguardo divertito, probabilmente domandandosi
perché il mondo si ostinasse a vedere quei due come adulti a tutti gli effetti
e non come due bambini troppo cresciuti che amavano giocare al cantante e allo
stilista.
Ora lo voglio ma è successo per sbaglio
Quella notte di Santa Lucia
Una fretta d’amore senza pensare
Senza forse nemmeno poesia
Ma adesso cammino con un figlio per mano
E i suoi occhi somigliano ai tuoi
...sono destini...
“Ma
cazzo!” Esclamò Jodi, incenerendo con lo sguardo la valigia rossa che passava
per la terza volta davanti a lei. “Possibile che non passi un anno senza che io
perda almeno un bagaglio?!”
“Mamma,
non si dice cazzo.”
“Non
dire parolacce, Mizuhi!” Ribattè, assestando uno scappellotto giocoso a metà
sulla nuca del bambino che le stava accanto, concedendosi poi un secondo per
osservarlo come faceva ogni notte prima che si addormentasse.
Capelli
corti, ricci e scuri, viso dolce e furbo al tempo stesso, un paio di luminosi
occhi verdi... non c’era un singolo dettaglio in lui che non le parlasse di suo
padre.
E
che non le ricordasse quella notte di sette inverni prima... quasi sicuramente
il miglior errore della sua vita.
Ironico
il fatto che la vita li avesse portati, anni dopo la fine della loro storia
durata meno di un respiro, a fare, complici un rametto di vischio e l’atmosfera
ebbra del Natale, ciò che Jodi tanto aveva agognato in quel breve periodo
trascorso insieme a lui.
Strano
il rapporto che ora condividevano: una famiglia separata da un oceano per la
maggior parte dell’anno, eppure più unita di molte altre.
Inutile
dire che il periodo natalizio era quello che Jodi e il piccolo Mizuhi
aspettavano ansiosamente dalla fine dell’estate, quando era lui, insieme alla fidanzata di turno, a
trascorrere un paio di settimane nel loro appartamento di Kyoto.
Erano
una famiglia più unica che rara, assolutamente vero, ma Jodi non aveva mai, mai
rimpianto quella notte d’amore frettoloso, quella notte che di romantico non
aveva proprio niente, in cui aveva iniziato, inaspettatamente, a prendere forma
la loro piccola nuova realtà.
“Giovanotto,
veda un po’ se è questo che la sua mamma cerca.”
All’udire
quella voce, Jodi e il piccolo Mizuhi si voltarono di scatto e il volto del
bambino si illuminò nel trovarsi davanti un uomo alto dal fisico asciutto e
corti ricci scuri che stringeva un grosso trolley nero.
“Papà!”
Esclamò, saltandogli letteralmente al collo, mentre Jodi si lasciava andare ad
un sorriso, ripensando alla prima volta che Kevin Jonas, sei anni prima, aveva
visto suo figlio.
E
per poco non era svenuto a causa di quell’esserino poco più grande di una
bambola di porcellana.
“Ciao,
Kev.” Lo salutò, avvicinandosi, dopo che Mizuhi ebbe finito di accomodarsi
sulle spalle del padre. “Niente donne, oggi?”
L’uomo
scosse il capo, le mani ben strette intorno alle caviglie del figlio.
“Sarah
è andata dai suoi per le feste...mi ha invitato, ma non sarei mai potuto
mancare alla Riunione.”
Riunioni...così
avevano soprannominato quei loro meeting annuali.
All’udire
il nome Sarah, Jodi strabuzzò gli occhi.
“Sarah?
La stessa Sarah di quest’estate?”
Kevin
sorrise, fiero.
“Esattamente.”
“Stai
ancora con lei? Accidenti, Kev, è un record! È una cosa seria, quindi?”
“Penso
proprio di sì... l’ho capito quando ha visto Mizu e non è fuggita urlando.”
Jodi
annuì, tristemente conscia dell’effetto che facesse agli eventuali ed ipotetici
partner l’esistenza di un figlio non loro.
“Sarah
mi sta simpatica.” Commentò Mizuhi, giocherellando con i ricci del padre. “Ma
tu e la mamma quando vi sposate?”
Silenzio.
Il
silenzio imbarazzante di chi non ha risposte da dare... non quelle giuste, per
lo meno.
Jodi
e Kevin si scambiarono uno sguardo che oramai era diventato per loro
un’abitudine, uno sguardo che voleva dire che lui avrebbe capito, ma aveva
bisogno di tempo.
Tempo
per metabolizzare il fatto che la sua famiglia non sarebbe mai stata come le
altre.
“Che
dite, andiamo a cercare gli zii?” Propose la donna, ritrovato l’entusiasmo.
“A
chi arriva prima!” Replicò Kevin e già era alla fine del corridoio, uno
sghignazzante Mizuhi ben aggrappato al collo.
Noi lo sappiamo che vuol dire destino
Che è il destino che ha scelto per noi
Con la musica addosso e passo su passo
Tante storie e un’unica idea
Col cuore e coi denti
Mentre cambiano i tempi
E c’è ancora chi sogna con noi
“Grazie
zio Kev!” Esclamarono in coro Cinthya e Denise, correndo ad abbracciare l’uomo,
che le accolse con un bacio a testa.
“E
di che!”
Temperance
si strinse a Joe, che le circondò la vita con un braccio, posandole un bacio
affettuoso sui capelli scuri.
“Dovevi
proprio farlo, Kevin? Insomma, sono ancora piccole!”
“Mamma,
abbiamo dodici anni!” Ribatté Denise, scuotendo i ricci scuri. “Eravamo le
uniche a non avere ancora il cellulare nella nostra classe!”
“Dai,
Tempy, non vorrai mica che le tue figlie si sentano delle emarginate!”
Intervenne Nick, subito ripreso dalla moglie.
“No,
vuole solo che non diventino già delle sms dipendenti come te.”
“Io
non sono sms dipendente!”
“Non
poco.”
Kevin
scosse il capo, stringendo forte Mizuhi e il suo nuovo tirannosauro di gomma al
cento per cento realistico, e sorrise a quel piccolo litigio.
Sarebbero
stati dei genitori perfetti, Lilly e Nick, proprio come lo erano Tempe, Joe e
Jodi...e anche lui, doveva ammetterlo, non se la cavava poi così male,
soprattutto data la non proprio agevole condizione di padre a distanza.
Ne
era passato di tempo da quando lui e i suoi fratelli erano stati “rapiti” da
quelle tre strane e normalissime ragazze, da quando i capricci di Joe
sembravano problemi insormontabili e la musica era tutto ciò di cui vivevano.
Eppure
erano ancora lì, ancora amici, ancora innamorati delle loro donne, dei loro
figli, della loro moda e della loro musica, insieme, esattamente come sedici
anni prima, quando i JoBros erano stati rapiti.
...altri destini...
The end