L’avevo capito subito che
eri un idiota
-
Andiamo Nami cerca di capire! - cercò di giustificarsi Rufy mentre schivava i
cuscini del divano che la ragazza gli stava tirando addosso.
- Cosa
devo capire? Che preferisci andare a zonzo con quell’idiota di Usopp invece di
studiare?! – e via un altro cuscino. Rufy si abbassò dietro il divano
aspettando che Nami finisse le “munizioni” a sua disposizione. Quando sentì la
ragazza sospirare avvilita fece capolino dal divano.
-
Ora possiamo parlare con calma? – neanche terminò la frase che un cuscino lo
colpì in pieno viso.
-
No! - esclamò lei. Poi andò a recuperare la borsa dal tavolo ed uscì di casa.
Rufy si precipitò al suo inseguimento.
-
Dai Nami non fare così, lo sai che ti amo! – le urlava. Ma niente. La ragazza
continuava imperterrita a camminare.
-
Senti stasera ti porto a una festa. Dai che ci divertiamo..– propose Rufy
sapendo quanto la ragazza adorasse quegli eventi. Nami fermò i suoi passi
voltandosi con un’espressione ambigua verso di lui.
-
Una festa?... e dove? – chiese fulminandolo con il suo sguardo deciso. Rufy
deglutì. Se ora le diceva che era a casa di amici di Usopp avrebbe solo
peggiorato le cose.
Che
fare... ma sì, le avrebbe detto che erano amici suoi, alla fine non era proprio
una bugia, e poi quando “casualmente” avrebbero incontrato Usopp, poteva sempre
dire che era stato, appunto, un caso!
-
Sono dei miei amici. Dei bravi ragazzi credimi... dai Nami...ti prego... - mormorò
dolce sorridendole. Nami sospirò. Come poteva farsi abbindolare sempre da quel
suo modo di fare?
-
Promettimi che non marinerai più la a scuola - ordinò.
-
Ma Nami...- cercò di dire il ragazzo.
-
Promettimelo Rufy – il suo tono era quasi come quello del nonno Garp... queste fece
rabbrividire il povero ragazzo.
-
Te lo prometto – disse con voce incerta. La ragazza sorrise furba e tornò a
voltarsi di spalle.
-
Se vuoi che venga alla festa però, devi comprarmi un vestito adatto – esclamò
spostandosi i capelli dietro l’orecchio. Rufy pensò che era inutile obiettare.
Si infilò una mano in tasca per controllare le finanze a sua disposizione. Potevano
bastare.
- Certo
Nami, tutto quello che vuoi – e l’abbracciò forte da dietro. Nami sorrise.
Alla
fine gli perdonava sempre tutto, ma questa volta l’avrebbe fatto rigare dritto.
Non voleva che il suo ragazzo fosse spedito in un’accademia militare lontano
mille miglia da lei. Sì il fatto di metterlo a studiare era una ragione più che
altro egoistica, ma diplomarsi faceva anche il bene di Rufy no?!
-
Allora andiamo che fra un po’ chiudono i negozi – la ragazza strinse la mano
del giovane e se lo trascinò dietro. Cercando di non inciampare Rufy tirò un
sospiro di sollievo, poi avvolse un braccio attorno al collo della ragazza dai
capelli rossi e le baciò una tempia.
-
Lo sai che ti amo vero? – le bisbigliò all’orecchio. Nami sorrise.
-
Le parole non servono. Devi dimostrarmelo – esclamò sicura. Anche se avevano
fatto pace, Rufy sapeva che non era ancora tutto sistemato. Ma voleva pensare
positivo, come era nella sua natura! Nami era la ragazza della sua vita, niente
e nessuno avrebbe mai potuto separarli... almeno così credeva...
Franky
e altri tre tizi stavano portando una cassa dopo l’altra mentre Zoro borbottava
a mezza bocca. Usopp intanto dava direttive sul da farsi nonostante nessuno lo
stesse a sentire.
-
Andiamo dacci una mano – esclamò Franky sotto il peso di un enorme scatolone
contenente di sicuro birra. Zoro alzò un sopracciglio prendendo le chiavi della
macchina.
-
Scordatelo – sospirò uscendo. Già l’idea di quella festa non lo esaltava,
figuriamoci se gli andava di dargli pure una mano. Che se la cavassero da
soli...
Mise
in moto accendendo lo stereo dell’auto. Quel maledetto aggeggio riusciva a
beccare solo le stazioni di musica religiosa. Ma che diavolo! Lo spense
ricordandosi di chiedere a Franky di trovargliene uno meglio. Non era difficile
per lui, che riusciva a reperire “legalmente” qualsiasi pezzo volesse.
Passò
con la sua auto davanti ad un locale alquanto familiare. Ma lui non si
ricordava mai nulla e quindi non si sforzò più di tanto di rammentare se e
quando c’era stato. Quando vide una testa bionda che portava fuori un sacco dell’immondizia
la memoria gli ritornò di colpo.
Eccolo
lì! Ecco la causa di tutti i suoi problemi! Quell’antipatico snob che gli aveva
servito delle bibite l’altro giorno, anzi no, ieri! Se non ci fosse stato quello stupido
ossigenato, a quest’ora Zoro avrebbe ascoltato il discorso di Franky, avrebbe
prontamente rifiutato ogni proposta e della festa non se ne sarebbe parlato
più.
La
rabbia iniziò a pervaderlo. Voleva almeno avere la soddisfazione di fargliela
pagare. Osservò il ragazzo biondo rientrare dentro, mentre i clacson delle auto
gli suonavano alle spalle. Senza rendersene conto si era fermato nel bel mezzo
della strada.
Ma
possibile che quello lì gli facesse sempre perdere la cognizione di quello che
faceva?! Maledetto...
Parcheggiò
poco distante e scese dall’auto. Prima di avviarsi si diete un’occhiata addosso
per vedere se questa volta aveva qualcosa di “strano” . No, una canotta blu e
dei semplici jeans non poteva certo essere considerati “strani”... poi si chiese perché mai si stava facendo
tutti quei problemi, se c’era qualcuno che doveva giustificarsi per come si
vestiva non aveva certo il nome di Zoro!
Si
diresse a passo spedito ed entrò nel locale. Non c’era molta gente e vide il
biondino dietro al bancone mentre serviva degli hamburger. Si dipinse sul viso
un ghigno soddisfatto e andò a sedersi ad uno degli sgabelli proprio al
bancone. Controllò con la coda dell’occhio se quel tipo lo avesse notato e
quando lo vide avvicinarsi spostò l’attenzione sul menù che aveva fra le mani.
-
Cosa ti porto? – chiese il biondo. Zoro alzò lo sguardo e lesse nei suoi occhi
che anche lui l’aveva riconosciuto.
-
Oh, guarda chi c’è! Come mai oggi senza cappellino? – ridacchiò.
-
Non ho bisogno di nessun cappellino, io, non devo certo nascondere degli
orribili capelli verdi... – esclamò sospirando il ragazzo. Zoro corrucciò la
fronte infastidito! Ora aveva avuto la conferma che quello lì era proprio un deficiente!
-
Credi di essere simpatico? – ringhiò. Il ragazzo biondo sorrise.
-
Ok amico. Lo sai cosa sarebbe simpatico? Se ti spaccassi la faccia davanti a
tutti qui adesso! – esclamò Zoro. Il biondo trasformò il suo sorriso in una
smorfia infastidita.
-
Se cerchi rogna cambia locale. Io sto lavorando e se tu non vuoi né mangiare né
bene, sei pregato di andartene –
Negli
occhi di Zoro si accese una vena di rabbia furente. L’aveva capito subito che
era un idiota!
Stava
per afferrare quel suo bel collo e tirarglielo come si fa con quello di un
tacchino, quando una voce roca si intromise.
-
Sanji che succede? Servi i clienti senza dar loro problemi capito! – borbottò
un vecchio con dei lunghi baffi.
-
Tranquillo zio, il signore stava andando via – dichiarò tranquillamente il
biondo guardando Zoro negli occhi. Quest’ultimo ingoiò la sua rabbia ed uscì di
furia da quel locale.
Che
faccia da stronzetto! Avrebbe dovuto spaccargliela davvero, ma chissà quale
santo in cui neanche credeva, gli aveva ricordato che era meglio non beccarsi
un’altra denuncia per aggressione. Vaffanculo a lui e a quel locale di merda!
Salì
in macchina e corse via promettendosi di non mettere più piede in quel posto.
-
Sempre a creare problemi tu – mormorò Zeff mentre Sanji osservava il ragazzo
dai capelli verdi uscire.
Aveva
capito all’istante che era un tipo da evitare. Chi diavolo lo aveva indirizzato
per ben due volte nel suo locale?! Era gente come quella che gli faceva venire
il prurito alle mani.
-
Senti vecchio io stacco prima oggi –
-
Che diavolo stai dicendo! Tu da qui te ne vai quando dico io – affermò Zeff
sbattendo la mano sul bancone. I clienti si voltarono verso di loro. Sanji si
guardò in giro infastidito.
-
Non dare sempre spettacolo vecchio. Ho detto che me ne vado e così farò – se ne
andò nel retro mentre Zeff lo seguiva sbraitando. Senza dar peso alle sue
parole, Sanji si liberò del grembiule e uscì dall’uscita posteriore.
-
Dannato ragazzino! Questa te la faccio pagare! Ti dimezzo lo stipendio! –
minacciò Zeff quando Sanji salì in macchina dandogli “appuntamento” a lunedì.
Porca
miseria! Quel testa verde l’aveva davvero fatto incazzare! Maledetto. L’aveva
capito subito che era un idiota!
Spinse
forte il pedale del gas.
Ma
perché dovevano capitare tutte a lui! Se
fosse rimasto altri cinque minuti nel locale di sicuro avrebbe sfogato su suo
zio tutta la sua incazzatura. Andarsene era l’unica soluzione. Meglio una
dimezzata di stipendio, che essere licenziato perché lo aveva pestato di
brutto.
Mentre
correva con la sua auto vide Rufy sommerso da pacchi che usciva da un negozio.
Dietro di lui Nami stava parlando animatamente. Se stavano insieme a fare
compere, forse avevano fatto pace. Meglio così! Almeno non avrebbe dovuto accompagnarlo
a quella festa. Non aveva una gran voglia di andarci, e dopo il bell’incontro
con quel maledetto tipo, ne aveva ancora meno!
Suonò
il clacson per salutare i due ragazzi. Nami gli sorrise facendogli cenno di
fermarsi e Sanji accostò
-
Ciao Nami! Wow, sei bellissima come sempre – esclamò poggiando un gomito fuori
dal finestrino.
-
E tu sei il solito adulatore – sospirò la ragazza. Rufy da dietro al gran
numero di pacchi fece capolino illuminando il ragazzo con il suo sorriso
migliore.
- Ohi
Sanji, meno male! Ti prego dammi un passaggio che non ce la faccio più –
Sanji
sorrise e gli fece segno di salire, mentre Nami richiamava Rufy per la sua poca
voglia di lavorare.
-
Allora stasera ti passiamo a prendere alle otto – esclamò Rufy. Sanji scosse la
testa
-
Non vengo Rufy. Tanto ora sei già in ottima compagnia –
Rufy
brontolò poggiandosi contro lo schienale dell’auto.
-
Ma perché? Dai vieni, lo sai che con Nami non mi diverto – sospirò. Nami gli
tirò un cazzotto in testa.
-
Ahià! Ma Nami volevo solo dire che con te non posso fare quello che faccio con
i miei amici - Quella frase diete il via ad un’aspra discussione fra i due
ragazzi. Sanji si maledì per averli fatti salire. Già aveva i suoi problemi e
ora ci si mettevano pure quei due a finire di dargli noie.
-
Fammi scendere subito – ordinò Nami. Sanji accostò e mentre Rufy la tirava per
un braccio, la ragazza gli molò un bel ceffone sulla faccia informandolo che
questa volta era davvero finita. Poi scese dall’auto incurante delle grida che
il moro le stava lanciando alle spalle.
- Uff...
E ora che faccio? – sospirò Rufy scivolando nel sedile.
-
Te la sei cercata – fu la rapita risposta di Sanji mentre rimetteva in moto
l’auto.
Per
tutto il viaggio, Rufy si dovette subire tutte le critiche che l’amico gli
stava facendo e non poteva neanche obiettare. Sapeva che la colpa alla fine era
sempre la sua.
-
Allora ci vieni alla festa? – chiese. Sanji lo guardò avvilito.
-
Hai almeno sentito quello che ti ho detto? – sospirò
-
Certo. Ma ora andiamocene alla festa. Ho voglia di divertirmi e non pensare-
‘Non
pensare’ era quello che a Rufy riusciva meglio. Sanji sospirò ancora non
potendo più tirarsi indietro.
I
due tornarono a casa di Rufy dove il ragazzo si cambiò d’abito dopo aver
sistemato tutti i pacchi che aveva acquistato con Nami, nel soggiorno.
-
Allora come sto? – chiese sorridente. Sanji lo guardò ancora incredulo.
Ma
quello era o no uno che era appena stato mollato da quella che considerava la
donna della sua vita?!
-
Stai bene – rispose sincero. Rufy ridacchiò mentre si sistemava i capelli.
-
Dobbiamo passare da te ora – esclamò il moro.
-
No non preoccuparti, vengo così – sospirò Sanji stendendosi sul letto. Rufy
pensò che forse Sanji non aveva davvero nessuna voglia di andare con lui, e se
lo stava facendo, era proprio perché gli era davvero amico.
Prese
dall’armadio una camicia arancione ed un gilet nero. Sapeva che Sanji adorava
quel tipo di vestiti.
-
Tieni – gli sorrise lanciandoli sul letto. Il biondo sentì i vestiti rendergli
sul viso e si alzò prendendoli fra le mani.
-
Però, non sapevo avessi certi gusti – ridacchiò guardando gli indumenti
-
Infatti, non li ho mai messi. Te li regalo –
Sanji
accettò felice e dopo essersi fatto
regalare anche una bella cravattina, si cambiò e poco più tardi uscirono di
casa.
Dalla
casa di Franky proveniva il rumore della musica ad alto volume e del baccano
che stavano facendo i ragazzi. Rufy scese dall’auto mentre Sanji si chiedeva in
che cavolo di posto l’avesse portato. I due si avviarono verso la porta e Rufy
bussò. Il chiasso era così tanto che dovette bussare più volte perché nessuno
veniva ad aprirgli. Sanji sospirò e si girò di spalle per vedere se la macchina
era al “sicuro”. Visto l’ambiente poco rassicurante, non era insensato preoccuparsi..
Dietro di lui la porta si aprì e una voce li raggiunse.
-
Ehi sei arrivato finalmente –
-
Ne dubitavi?! Ohi Zoro lui è il mio amico Sanji – esclamò Rufy
Il
biondo si voltò pronto a far conoscenza con chiunque fosse alla porta, ma
quando incontrò gli occhi neri di quel giovane, ma soprattutto i suoi capelli,
non poté che rimanere senza parole.
TO BE CONTINUED...
Forse avrei
dovuto dirvi che la festa era stata posticipata di un capitolo... ops... Allora sorry! ^__^
Scuse a
parte, volevo ringraziare tutti per aver apprezzato l’idea di questa fic. Mi ha
fatto davvero molto piacere e vi giuro che non me lo sarei mai aspettato *-*
ancora grazie!
Al prossimo
capitolo e questa volta festa assicurata! Parola di boyscout ^__~
Kiss kiss Chiara