-Capitolo 5-
La mattinata venne persa solo per i preparativi per la
partenza.
Il brigante aveva parlato di un villaggio a tre giorni da
dove si trovavano loro verso Ovest, ormai avevano capito, Reiko compresa, la
necessità di raggiungere quel posto e trovare una spiegazione o almeno degli
indizi che potessero aiutarli a chiarire quell’assurda situazione in cui si
trovavano.
Miroku si unì al gruppo, approfittando dell’occasione per
guadagnare qualcosa in più per la sua famiglia, ora più numerosa che in passato
e desiderando non gli mancasse mai niente e oltre a lui si unì anche Kagome,
preoccupata per la salute di Reiko e ovviamente non poteva mancare Inuyasha.
Sango non avrebbe voluto restare indietro, ma non poteva
nemmeno lasciare soli i bambini e così, a malincuore, lasciò che i suoi amici e
suo marito partissero per quel viaggio senza di lei.
Kaede aveva insistito affinché portasse con se abiti meno
“vistosi” ma Reiko si era rifiutata categoricamente, a sostegno della sua
teoria era proprio il marchio del drago che spiccava sul suo volto e di cui,
purtroppo, senza dei trucchi adeguati, non poteva sperare di nascondere e
quindi tanto valeva continuare a indossare i suoi abiti.
E così si misero in viaggio.
Trovandosi particolarmente a suo agio con Kagome le chiese
come avesse conosciuto i loro compagni di viaggio, Reiko adorava ascoltare le
persone che parlavano e raccontavano la storia che si portavano con loro era
più facile, in un certo senso, lo preferiva al parlare di se stessa ma in quel
luogo non aveva niente da temere; nessuno la conosceva, nemmeno il suo cognome.
La storia che raccontò era davvero variopinta e molto
particolare tanto che per un momento dubitò della sua veridicità, ma non
c’erano segni in Kagome, nemmeno sul suo volto, che potessero far pensare a una
bugia e così si convinse che quella storia della Sfera dei Quattro Spiriti era
vera.
« Ne hai passate un sacco, Kagome, mi sorprende che tu sia
riuscita a superare gli esami di ammissione per le scuole superiori. »
« Non me lo dire! E’ stata una corsa sulle montagne russe
nel vero senso della parola. »
Qualche passo avanti a loro c’erano Miroku e Inuyasha che
lanciavano qualche occhiata alle loro spalle, osservando le due ragazze ridere
e scherzare come se niente fosse, il mezzo demone dovette imporsi un certo
controllo per non ascoltare davvero quello che stavano dicendo arrivando a
borbottare frasi incomprensibili.
« Dai, Inuyasha, non essere così nervoso. »
Miroku cercava di placare quella punta di nervosismo che
Inuyasha faticava a nascondere, soprattutto quando si trattava di Kagome,
immaginava solo lentamente quale poteva essere il motivo di quei suoi borbottii
sommersi
« Non sono affatto nervoso! »
Ribatté Inuyasha punto sul vivo dall’affermazione di
Miroku. Era nervoso, in effetti, da quando era arrivata Reiko provava uno
strano senso d’inquietudine.
Kagome non gli aveva mai dato motivo di apprensione da
quando era tornata quattro anni prima, ma i tre anni in cui era mancata dopo la
battaglia di Naraku, quegli anni, non potevano essere cancellati e ogni tanto
si chiedeva se pensava alla sua famiglia e se ne sentiva la mancanza. Era
naturale, gli ripeteva la parte razionale della sua mente, ma forse l’arrivo di
quella ragazza della sua epoca poteva risvegliare in Kagome la nostalgia di
casa.
Miroku scrollò le spalle, sospirando rassegnato davanti
alla testardaggine dell’amico e deciso a non toccare ulteriormente l’argomento
per non farlo innervosire; un Inuyasha nervoso era una pessima compagnia.
Reiko continuava ad ascoltare i racconti di Kagome, sempre
più incuriosita, le mani strette sulle spalline che sorreggevano la custodia
della sua chitarra. Si era portata dietro tutto, di certo non avrebbe lasciato
quella al villaggio incustodita.
« Non avrei mai pensato che Inuyasha potesse essere così
forte. » commentò Reiko quando Kagome ebbe finito il suo racconto sulla
battaglia finale contro Naraku, la sacerdotessa annuì con il capo e a quel
punto anche il mezzo demone, sentendosi chiamare in causa, piegò appena il capo
verso di loro con un’espressione che a stento celava il suo reale stato
d’animo..
« E’ stato merito di tutti quanti se Naraku è stato
sconfitto. » specificò Kagome.
Naraku era stato sconfitto grazie all’aiuto che tutti i
loro amici, nel corso del tempo, avevano dato loro.
« E io che pensavo fosse bravo solamente a ringhiare. »
« Ehi tu! »
Si fermò di scatto, girandosi completamente verso le
ragazze e osservando la nuova arrivata con una vena pulsante sulla fronte.
« Che cosa vorresti insinuare, dannata? »
Sia Miroku che Kagome sospirarono rassegnati mentre Reiko,
dentro di se, si stava divertendo più del dovuto; quel ragazzo era davvero
divertente.
« Io? Insinuare qualcosa? Non sia mai, sarebbe contro ogni
cosa in cui credo. »
Le parole che uscirono dalle sue labbra non nascondevano la
vena di sarcasmo e ironia, nemmeno ci provava con un’espressione seria, ma
finta, scuotendo il capo e superando il mezzo demone che in quel momento
avrebbe davvero voluto colpirla – anche se era una donna.
Trattenendo a stento le risate affiancò Miroku, invitandolo
a proseguire il cammino e ignorando il ringhiare sommesso e il borbottio di
Inuyasha alle sue spalle.
« Non te la prendere Inuyasha, penso che Reiko volesse solo
scherzare. » esordì Kagome cercando di rabbonire suo marito, ma senza ottenere
l’effetto desiderato.
Ottenne solamente un verso di stizza mentre incrociava le
braccia come al solito, le mani nascoste nelle pieghe della veste rossa.
« A me non sembrava proprio. »
Borbottò in risposta Inuyasha mentre osservava le schiene
del monaco e della ragazza avanti a lui, innervosito da tanti pensieri diversi
e che non riusciva in nessun modo ad articolare con la compagna.
Kagome sorrise cercando di rabbonirlo come meglio poteva,
ma per ora con scarsi risultati.
Avanti loro, Miroku e Reiko, erano immersi nel silenzio più
totale interrotto solamente dal tintinnio degli anelli del bastone del giovane
monaco.
Ormai erano ore che camminavano e di quel bosco non vedeva
l’uscita. Era un vero e proprio oceano di alberi, alti e robusti e con i rami
protesi verso il cielo nella speranza di raggiungerlo mentre il sole, al
contrario, giocava a rincorrersi con le ombre sul terreno. Miroku, con la coda
dell’occhio, osservava il suo incedere e intanto pensava alle parole di Sango.
“In effetti, mi somiglia ma non è solo questo: in lei
rivedo moltissimo anche Sango”.
« Ho qualcosa di strano sulla faccia? » domandò improvvisamente Reiko facendo
sobbalzare il monaco, ripresosi in fretta dai suoi pensieri per poter scuotere
il capo lasciando la ragazza alquanto perplessa.
« Toglimi una curiosità, Miroku, ma quei due … » un leggero
cenno del capo in direzione di Kagome e Inuyasha, « sono per caso sposati? »
« Beh sì, in effetti sì. »
« Allora avevo indovinato. » rispose con un sorriso
vittorioso sulle labbra; indovinare i rapporti tra le persone era uno dei suoi
passatempi, dimostrava così tutta la sua attenzione per i piccoli dettagli che
spesso restavano indifferenti. « Sono proprio una bella coppia e anche se non
conosco da molto Kagome sono molto, molto felice per lei. »
Miroku la osservava con una certa sorpresa, adesso, tanto
da suscitare in Reiko una leggera risata per l’espressione buffa che aveva
fatto.
« Scusa, scusa … La verità è che mi piace osservare le
persone, mi diverto a chiedermi cosa fanno per vivere e quali sono i loro
legami personali; mi piace anche di più che raccontare di me stessa. »
Prima della partenza, approfittando dell’assenza di Reiko
per qualche minuto, aveva raccontato alcune cose che lei gli aveva rivelato
sulla sua famiglia e sulla ragione per la quale aveva attaccato senza
esitazione quel brigante, uccidendolo come se nulla fosse.
« La vostra famiglia deve incutere un certo timore nel
vostro mondo, per costringervi a rinunciare a molti legami personali. »
Asserì Miroku mentre Reiko annuì con alcuni cenni del capo.
« Beh immagino che … AH! Kagome vi ha raccontato tutto,
vero? Accidenti … » si passò nervosamente la mano tra i capelli, imbarazzata e
con la punta delle orecchie appena colorata di rosso. « Mio zio non è una
persona cattiva, alla fine, ma sa bene come sfruttare le debolezze degli altri
per ottenere quello che desidera; e nel suo ambiente è la cosa che più conta.
E’ sempre stato così per la sua famiglia. Mio padre, infatti, voleva che le cose cambiassero e per questo
motivo aveva lasciato la sua “famiglia” per sposare mia madre, e non la donna
alla quale era promesso. Una storia carina, vero? Certo … Non può essere
paragonata alle vostre avventure. »
Una piccola risata nervosa da parte di Reiko e chiudeva
quel racconto.
Non aveva mai parlato con nessuno di quella storia prima di
quel giorno eppure, da quando era arrivata in quel mondo, si sentiva
completamente diversa. Libera, in pace e completamente a suo agio.
Miroku e Sango, in modo particolare, avevano suscitato in
lei una forte sensazione di familiarità e sentiva di potersi fidare
istintivamente di loro. Lo stesso si poteva dire con quel ragazzo, Kohaku, ma
il suo pensiero le lasciava addosso una strana malinconia. Una parte di lei
desiderava rivederlo, parlargli ancora e ascoltare anche la sua storia. Scosse
il capo leggermente mentre cacciava quei pensieri dalla sua mente.
« Non diminuite così la vostra storia, Reiko. »
La rincuorò con una pacca gentile sulla spalla e lei
rispose con un sorriso. Sì, accanto a tutti loro si sentiva stranamente a suo
agio. Inuyasha, spazientito come non
mai, s’intromise nella discussione alla quale ottenne come risposta un’ennesima
battuta di Reiko al quale seguirono alcuni ringhi sommessi e risate appena
accennate da Kagome e Miroku.
Si accamparono solo quando arrivò la sera.
Erano ancora in quel bosco ma a sentire Miroku e Inuyasha
l’indomani avrebbero incontrato un altro villaggio abbastanza grande, una sorta
di via di transito per i commerci e lì avrebbero potuto ottenere qualche altra
informazione sull’ubicazione del misterioso monaco che distribuiva quelle
fastidiose sfere.
Le ragazze si dedicarono alla ricerca di legna per
accendere il fuoco e Reiko prestò volentieri il suo accendino per questo,
evitando di perdere tempo con delle pietre focaie, sorprendendo ancora i suoi
compagni di viaggio – eccezion fatta per Kagome.
« E tu perché non avevi dietro uno di quei cosi? » domandò
Inuyasha rivolto a Kagome mentre questa, sospirando abbattuta, si affrettò a
rispondere:
« Perché quell’oggetto lo usano solo i fumatori, come
Reiko. »
« Esatto e credimi: è meglio se tua moglie non abbia il mio
brutto vizio. »
A quella sua constatazione notò che il viso di Inuyasha era
diventato un poco più acceso e lo stesso Kagome, il mezzo demone rivolse
all’amico di vecchia data una sottile e velata minaccia ma che non ebbe nessun
effetto sul monaco che rispose che non aveva visto niente di male nel dirlo a
Reiko; dopotutto lei lo aveva già capito.
La cena fu abbastanza misera e a base di onigiri e acqua,
ma per il momento, dato che non sapevano quante sfere ci potevano essere nella
mani di esseri umani, avevano deciso di non andare a caccia di altro cibo.
Terminato il magro banchetto Reiko afferrò la sua chitarra,
come faceva ogni sera, ignorando gli sguardi di tutti almeno per i primi
minuti.
« C-Cosa c’è? » domandò un pochino a disagio per via di
tutti quegli sguardi che la fissavano.
Kagome la fissava con ammirazione, mentre Miroku e Inuyasha con una punta di
curiosità e anche il mezzo demone, alla fine, riconosceva a quella piccola
impertinente qualche merito.
« Vi prego, Reiko, potreste cantare ancora quella canzone?
» domandò Miroku che aveva molto apprezzato l’esibizione della ragazza.
Erano note e musiche che nessuno, Kagome esclusa, poteva
aver mai conosciuto eppure li trovava ugualmente gradevoli e interessanti.
« Sì, ti prego Reiko. »
Davanti a due richieste, fatte in modo così sincero,
persino lei non sapeva rifiutare e anche se preferiva non cantare davanti alle
persone per via della sua tecnica ancora mediocre decise che li avrebbe
accontentati fintanto che avevano piacere. Loro la stavano aiutando moltissimo,
troppo in effetti, se cantare e suonare poteva ripagare il debito che aveva nei
loro riguardi lo avrebbe fatto ogni volta che fosse necessario.
La mattina seguente arrivarono al villaggio in questione.
Era più grande di quello in cui si era stata prima, dove
aveva incontrato tutti, questo sembrava un centro più caotico e movimentato.
Il gruppo si era diviso: Kagome e Reiko avrebbero cercato
informazioni, Inuyasha e Miroku, invece, oltre a cercare informazioni avrebbero
fatto qualche “lavoretto” per guadagnare qualcosa.
« Ehi, Miroku … » la voce di Inuyasha celava a stento il
nervosismo che aveva accumulato in quelle due giornate. « Hai per caso
intenzione di ricorrere a uno dei tuoi imbrogli? »
« Ma cosa dici? Non potrei mai imbrogliare il mio prossimo.
» replicò il monaco con un’espressione di falsa innocenza dipinta sul volto.
Sì, in effetti aveva proprio pensato di ricorrere a uno dei
suoi vecchi “imbrogli” e, infondo, vista la situazione era la cosa migliore che
si potesse fare.
Passarono diversi minuti ma niente, nessuna informazione
rilevante e Miroku, dalla vendita di alcuni falsi talismani, aveva guadagnato
davvero poco.
“E dire che speravo di portare a casa qualcosa”, pensò sconsolato mentre veniva
raggiunto da Inuyasha e nemmeno lui, purtroppo, aveva sentito niente riguardo
quelle sfere e nemmeno di qualcuno che stesse cercando Reiko.
Quando entrambi tornarono da Kagome, trovata grazie al
fiuto di Inuyasha, si trovava appoggiata alla parete di una casa mentre accanto
a se aveva la chitarra e il cappotto di Reiko, ma di quest’ultima non c’era
traccia.
« Meno male che siete tornati! »
Esclamò sollevata nel vederli.
« Divina Kagome, dov’è Reiko? »
« Ecco lei … »
Un cenno del capo e indicò la “casa da the” in cui era
entrata e sia Miroku che Inuyasha sbatterono la mano sul viso, Kagome aveva
cercato di fermarla ma lei si era intestardita e così aveva lasciato qui ogni
cosa, a parte il suo coltello, entrando nella locanda con la sola richiesta di
aspettarla fuori.
Non era stato difficile convincere una delle ragazze a
cederle uno yukata e qualche trucco, fu quello il momento in cui ringraziò di
cuore suo zio e la fissazione per gli abiti tradizionali, sospirando sistemò il
leggero obi mentre stava attenta a mostrare le sue forme e a risaltarle con
quegli oggetti.
In un pezzo di stoffa chiuse la sua maglietta e il
coltello, invece, lo nascose in una delle ampie maniche del suo abito. Non era
bellissima, lo sapeva, soprattutto le mancavano quei lunghi capelli che le
altre ragazze possedevano ma di certo non si sarebbe tirata indietro.
Un nuovo cliente era arrivato e lei, prendendo il posto
della ragazza che aveva “sostituito”, si affrettò a seguire le altre ragazze
che lo avrebbero intrattenuto con danze e servendo loro da bere.
La porta scorrevole si aprì e le ragazze entrarono,
sorridendo svenevoli e facendo imbarazzanti complimenti all’uomo davanti a
loro, un signore di una certa età completamente anonimo e ben vestito – il suo
kimono doveva valere quanto l’intero villaggio, pensò Reiko mentre si
avvicinava anche lei.
Un sorriso dolce, ma falso come Giuda, accomodandosi accanto
all’uomo e cominciando a servirgli il saké.
“L’epoca sarà anche diversa, ma i pervertiti sono uguali”.
L’uomo beveva,
rideva sguaiatamente a battute che improvvisava in quel momento, beandosi dei
complimenti che le ragazze gli elargivano solo per avere una parte dei suoi
soldi.
Versò altro saké nella sua tazza ma questa volta mancò
l’obbiettivo versando parte del contenuto sulle gambe dell’uomo, questi,
contrariato, si voltò verso di lei mal celando la sua rabbia.
« Ehi, sta un po’ attenta ragazzina! Questo è un tessuto
molto pregiato e vale più di te … »
« Perdonate mio signore, non volevo recarvi offesa. »
rispose Reiko, emulando un tono dolce e stucchevole, gli occhi lucidi mentre
prendeva un pezzo di stoffa e si protendeva verso l’uomo.
Questi la guardò con maggiore curiosità, ora, soffermandosi
sulle aggraziate forme di lei che si fondevano pienamente con quel viso un po’
da maschiaccio ma carico di un’incredibile forza seducente.
Le dita affusolate di Reiko si posarono sulla gamba
dell’uomo che la guardava con fare lascivo, poggiando una mano sul fondoschiena
della ragazza mentre le altre ragazze, ignorando quello che accadeva,
cominciarono a suonare e danzare per intrattenere il loro ospite.
Farsi toccare da un vecchio schifoso non era nei suoi sogni,
era chiaro, ma per il momento sopportava solo per un bene superiore; quello era
il tipo di uomo che poteva aver saputo qualcosa, ed era più pratico che girare
come delle trottole.
Avrebbe voluto farsi accompagnare da Kagome, ma essendo
sposata, intuendo il caratteraccio del marito, aveva pensato bene di evitare la
proposta per cominciare.
« Certo che sei davvero carina, sai? Sono proprio disposto
a perdonarti … »
Il fiato di quell’uomo puzzava di alcool in maniera
indicibile, forse era per questo, pensò, che non aveva notato il segno sul suo
volto.
« Voi mi lusingate, mio signore, ultimamente sono molto
spaventata … » mormorò con voce bassa mentre, con la mano poggiata sopra lo
straccio saliva verso il cavallo delle gambe e stando sempre ben attenta a lasciare
che lo sguardo dell’uomo si posasse sulla sua scollatura.
« E cosa mai ti turba, piccola? »
La voce di quell’uomo era peggiore di quella di tutte le
ragazze stucchevoli che potevano esistere nel suo mondo, le dava il
voltastomaco e ora, in effetti, avrebbe tanto voluto disinfettarsi.
« Le voci sulla fanciulla con il marchio del drago … E se
arrivassero a rapire anche me? » nel suo tono di voce vi si aggiunse una nota
di paura, la mano poggiata sulla gamba dell’uomo aumentò la stretta quanto
bastava per sostenere la sua recita.
« Ahahahaha! Non devi preoccuparti, piccola, a quanto ne so
quel monaco è convinto che la ragazza abbia delle vesti assurde. »
Mentre parlava sentì il viso storcersi in un sorriso
malevolo, la mano libera si piegava appena indietro, torcendo il polso e
avvicinando il coltello nascosto nelle manica al suo palmo.
« Ma è orribile! »
« Vero? Per la verità non capisco perché quel monaco si sia
intestardito così tanto … Ma non parliamo di questo ora. »
La lussuria che vedeva brillare nei suoi occhi le procurò
un conato di vomito che dovette mandare giù a forza, seccata come poche volte
accennò un sorriso mentre stringeva la mano libera attorno al suo coltello e
avvicinava il volto a quello dell’uomo.
Il suo respiro che sapeva di alcool era più fastidioso di
quanto credesse ma dei passi concitati, il rumore di una porta che si apriva di
scatto la distrassero e prima che quell’uomo potesse dire alcunché venne
tramortito da un pugno di Miroku.
Miroku, Inuyasha e Kagome la guardavano arrabbiati e forse
anche delusi dal suo comportamento.
« Razza di stupida! Come ti è saltato in mente di fare una
cosa tanto pericolosa?! »
Il primo a rompere quel silenzio fu proprio Inuyasha.
Le ragazze che erano nella sala, dal terrore, erano fuggite
vie e ora non c’era nessuno a disturbare la conversazione.
« Era il modo più rapido per avere informazioni! »
« Era un modo stupido per rischiare! Volevi forse farti
violentare da questo vecchio?! »
« Stai un po’ a cuccia, tu! » sbottò seccata causando nel
mezzo demone un brivido di freddo a quella parola.
Era da parecchio che non veniva pronunciata, ma ancora
sentirla gli faceva gelare il sangue nelle vene.
L’uomo a terra cominciò a mugugnare, segno che si stava
riprendendo e fu Miroku il primo ad avvicinarsi mentre Kagome affiancava Reiko
e le porgeva le sue cose.
« Riparleremo di questa sciocchezza più tardi, adesso … »
la voce di Miroku era dura, severa, per un momento la ragazza trasalì
sentendosi davvero colpevole.
Nemmeno lui capiva perché si stava arrabbiando così tanto,
dopotutto non la conosceva così bene e non si sentiva in diritto di giudicarla,
ma, forse, era colpa di quella sensazione familiare che provavano tutti a
starle accanto.
Il monaco s’inginocchiò dietro all’uomo, passando il
bastone sotto il suo mento e tirando la presa per dargli l’idea di soffocare.
« Avanti! Dicci tutto quello che sai sul monaco che vuole
ragazza con il marchio del drago? »
L’uomo gemette per il dolore mentre portava le mani al
bastone in un inutile tentativo di liberarsi.
« S-So solo che si trova in un villaggio a un giorno di
cammino … V-Vuole soltanto la ragazza marchiata per un certo rito, è disposto a
pagare una bella somma a chiunque gliela porti Lo giuro! Non so altro! Non
uccidetemi! »
« Per quale rituale?! » domandò Miroku, al limite della sua
pazienza.
« N-Non lo so … Ha … Ha detto che avrebbe ricevuto un
grande potere. Un potere tale da risvegliare anche le divinità. »
Salve a tutti!
Siamo arrivati a un momento cruciale, o forse no, ma in ogni caso il
gruppo è ormai quasi arrivato dal monaco e forse scopriremo qualcosa di più
sulla vera ragione per cui Reiko è arrivata in epoca Sengoku.
AVVISO: da domani, lunedì 26 gennaio, fino
a giovedì sarò impegnata a lavoro e non potrò aggiornare fino a sabato circa.
Vi saluto adesso e vi auguro un buon inizio settimana.
Saluti
Scheherazade ~