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Autore: eli_s    25/01/2015    0 recensioni
Accadde in un istante apparentemente casuale, quello in cui Damon, neolaureato in viaggio, incontrò Elena, ancora intenta a scoprire che direzione dare alla sua vita. La loro storia sarà raccontata attraverso dei tuffi nel loro passato!
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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New York maggio 2011

 

Gli esami finali erano conclusi e le ragazze si preparavano a rientrare nella loro piccola Mystic Falls soprattutto si preparavano a rivedere Bonnie.

Erano stati mesi strani da febbraio in poi, in cui Caroline si era trovata a fare i conti col carattere difficile di Klaus col quale non era mai davvero successo nulla -molto insolito per entrambi visti i loro precedenti- proprio per questo loro modo altalenante di capirsi e poi litigare. In compenso questo aveva fatto sì che lei si legasse a Rebeka diventando molto amiche ed Elena era stata ben felice di quell’unione così da non doversi dividere tra le due.

 

Ma lei invece cosa poteva dire della sua vita?                                                        

 

Due occhi azzurri accapavano sistematicamente nella sua vita -per poi sparire- giusto il tempo di metterla e in crisi e farle tenere sospeso un fin troppo paziente Liam sulle sorti del loro non rapporto perché sì Elena si era nascosta dietro alle scuse -il college, troppo presto per storie impegnative- che in realtà avevano volto e nome ben chiari a lei, ma che non le davano mai quella sicurezza di cui aveva bisogno. Damon era preso dal lavoro, dalla difficile situazione di suo fratello e perché no da un periodo di incomprensioni con la sua bff Rose che Elena proprio non riusciva ad odiare tanto era adorabile. La colpa era di lui ovviamente, eccessivamente possessivo che buttava all’aria ogni sua nuova relazione per poi lasciarla lì e finire tra le lenzuola di Elena.

 

Una situazione che si stava facendo pesante al punto da aver spinto la ragazza a prendersi una pausa da tutti- Liam compreso- e attendere settembre per vedere che cosa sarebbe cambiato. E ora, immersa nei suoi pensieri, aggrediva i vestiti per farli entrare nelle valige suscitando l’attenzione della bionda davanti a lei che preferì non proferire parola non avendo intenzione di litigarci per le lunghe ore che le dividevano da Mystic Falls. D’un tratto sussultarono quando il cellulare di Elena, abbandonato sul comodino in mezzo ai loro letti, iniziò a squillare attirando l’attenzione di entrambe che si irrigidirono - per motivi diversi- a leggere quel nome sul display. Elena dovette mordersi le mani per non rispondere suscitando lo sguardo comprensivo di Caroline.

 

-Direi che possiamo andare-

 

La brunetta pensierosa, intenta a fissare la chiamata persa, si riscosse e guardò l’amica che le sorrise appena.

 

-Sì, direi di sì-

-Faccio io-

 

Caroline prese la valigia dell’amica e la mise accanto alla sua, poi raccolse le ultime cose e osservò Elena fare altrettanto avvicinandosi quasi con sospetto al cellulare sul comodino temendo che prendesse nuovamente vita.

Chiusero la stanza controllando di aver portato via tutto e scesero con quel che rimaneva del loro primo anno alla NYU. Il resto era stato già spedito giorni prima. Arrivarono sulla strada e Caroline si lanciò per fermare un taxi quando il cellulare di Elena prese nuovamente vita.

 

-Dannati newyorkesi cosa devo fare, spogliarmi per farli fermare?-

 

La bionda sbottò solitaria, ma cambiò espressione quando finalmente un’auto gialla si fermò e il tipo scese a caricare le loro valige. Elena sentì a malapena le chiacchiere di Caroline continuando a guardare, dubbiosa sul da farsi, quel nome che illuminava il telefono tra le sue mani.

Era insistente quando ci si metteva, così come era bravo a ignorare lei altre volte.

Un moto di rabbia la fece borbottare ad alta voce attirando l’attenzione dell’amica.

 

-Elena o rispondi o ti dai pace-

 

Alzò i suoi occhi neri su quelli azzurri che la fissavano sbrigativi e anche un po’ esasperati.

 

-Io l’ho fatto Elena, ho scelto me...invece di farmi rovinare la salute dall’indecisione di Klaus-

-Lo so-

 

Sospirò a fondo e bloccò il telefono ignorando la chiamata.

La bionda sorrise e salirono sul taxi; mentre conversava col tassista e rispondeva alle mille chiamate della madre ad Elena arrivò un messaggio dall’insistente.

 

-Sfioriamo lo stalking-

 

Lesse il messaggio e le venne voglia di picchiarsi per il sorriso che le sfuggì.

 

"Mi sto per beccare una denuncia per stalking, risparmiami questa umiliazione e rispondi"

 

Dannato, dannato, dannato.

Rispose agile.

 

"Sto per chiamare la polizia"

"Devo parlarti"

"Da quando sei così veloce nelle risposte?"

"Da quando tu fai la difficile"

"La situazione lo richiede, direi"

"Dove sei"

"Sicuramente non con te"

"Elena ti devo parlare"

"Bè dovrai aspettare il mio ritorno "

"Stai partendo?"

"Il Jfk ha pronto un volo per la Virginia, perfetto non trovi?"

"Stai scappando"

"Sto tornando a casa"

"Comprensibile, ma potevi salutare"

"L'ho fatto, non sei stato attendo Salvatore forse eri impegnato in altro"

 

Colpo basso dritto al centro.

Alzò lo sguardo dal telefono ignorando per un istante qualunque frase idiota stesse per propinarle; Damon amava essere provocato ma non in quel modo, non nei punti in cui lei era solita colpirlo perché non poteva difendersi.

Osserverò la città scorrerle negli occhi e un senso di nostalgia stringerle il cuore. Aveva salutato Liam il giorno prima e quando era andata all’appartamento di Damon aveva trovato una sorpresa- pensierino: solo nei film ci di presenta a casa della gente senza avvertire- dai rossi capelli e occhi chiari al posto di lui, era stato più che sufficiente per farla fuggire e smettere di rispondere alle sue chiamate. Sapeva che era sciocco, che Rose lo conosceva da tutta la vita, che era la Joey di Dawson e non di Pacey come tendeva sempre a sottolineare Rebeka per rinforzare il concetto di amica del cuore. Ma questo non le aveva impedito di sentirsi mancare la terra sotto i piedi e scappare da un rapporto instabile e perennemente esposto ad ogni intemperia.

 

Ritornò con lo sguardo sul display, nessuna risposta.

Si era spinta troppo in là lo sapeva bene, ma non si pentiva di questo aveva ragione Caroline la vita ti viene incontro, prende l’iniziativa poi c’è la tua libertà nel giocarti tutto e lui era decisamente un pessimo compagno di squadra.

 

Scesero dal taxi e valige in mano si diressero al check-in, mancava la consueta ora di attesa al volo e caroline era intenzionata a vagare per il duty free del gate non appena lo avessero aperto. Elena in fila accanto alla bionda che si sventolava coi loro biglietti sospirò pensando al tempo che la divideva da lì a casa e soprattutto non aspettava altro che salire sull’aereo e poter spegnere il cellulare così da non fissare tipo maniaca lo schermo, sperando che un certo tipo le scrivesse.

Finito il check-in e imbarcate le valige si diressero verso il gate anche se non era esattamente facile, data la grandezza dell’aeroporto, raccapezzarsi in quella confusione; ma tanto avrebbe pensato a tutto Caroline.

 

-Ho appena sentito Bonnie, ha detto che viene lei a prenderci a Richmond! Ancora non è partita e ovviamente ci aspetta-

-Ottimo!-

 

Bonnie frequentava la scuola di cucina a Richmond così da poter agilmente trovarsi a Mystic Falls e aiutare sua nonna nei momenti di bisogno.

Era stata una scelta difficile, ma utile ai fini della locanda stessa. Non aveva mai incontrato qualcuno con spirito di sacrificio e senso del dovere quanto Bonnie, quella equilibrata e saggia del trio. Non aveva mai giudicato i suoi errori o scelte comprendendo bene l’indecisione di Elena e consigliandole senza mai soffocarla.

 

Finalmente riuscirono a individuare il gate e cominciarono ad attraversare l’intero aeroporto essendo dalla parte opposta. Elena spippolò sul telefono rispondendo ad un messaggio di Jeremy che le chiedeva a che ora avesse il volo per aggiornare i genitori e non si accorse che Caroline aveva inchiodato in mezzo al grande corridoio finendo per sbatterle contro.

 

-Ehi Care ma che fai!-

 

Elena alzò la testa mettendosi a fianco dell’amica che aveva la faccia da "hanno venduto il vestito che avevo puntato". Così segui lo sguardo azzurro fino a un punto davanti a loro e per poco non cacciò un urlo.

Non sai come si reagisce a certe cose che, diciamoci la verità, succedono solo nei film e nei racconti. Cosa si fa davanti allo stronzo che ti si palesa all’aeroporto dopo che lo hai mentalmente infamato un numero di volte più che sufficiente per esserti guadagnata un biglietto per l’inferno?!

Una testa nera e sotto due specchi d’acqua erano piantati a pochi metri da loro fissandola divertiti, e lei in quel momento non vide che lui, aveva vagato distrattamente tutto il tempo avviluppata da un certo malessere che adesso l’aveva colpita come un’onda impazzita portandola sott’acqua.

 

Effetto Damon.

Dannazione.

 

Caroline si voltò di scatto verso Elena con gli occhi iniettati di una strana ira, ma una volta letto lo stupore misto a titubanza si era subito ammorbidita.

 

-Vado al gate intanto, vedi di non perdere il volo ti prego-

 

La superò e raggiunto Damon gli bisbigliò qualcosa che lo fece ridere.

Elena avanzò verso di lui a piccoli passi.

 

-Vuoi davvero beccarti una denuncia, eh Salvatore-

-Con te bisogna sempre essere drastici-

 

Lei alzò un sopracciglio, sufficiente per ribattere all’assurda osservazione appena fatta. Lei eh, era quella richiedeva rimedi estremi. Si incamminarono lentamente verso il gate.

 

-Come mai sei qui? Vai da qualche parte?-

-Non lo so Gilbert, pensavo di fare una vacanza magari in Virginia-

-Damon seriamente-

 

Si fermò, voltandosi verso di lui a braccia conserte, tipico atteggiamento ostile di Elena. Lui di tutta risposta fece roteare gli occhi al cielo in modo esasperato.

 

-Elena seriamente, secondo te perché sono qui? Ti chiamo, non rispondi, sapevo che dovevo partire in questi giorni e…non lo so volevo vederti-

-Perché-

-Perché mi andava-

 

Sgranò gli occhi chiari ricevendo da lei un respiro strozzato.

 

-Bè adesso mi hai vista, ci vediamo a settembre-

 

Lei fece per voltarsi e superarlo, ma lui l’afferrò per un braccio.

 

-Aspetta-

 

Elena si voltò.

 

-Cosa-

 

Non ci riusciva, non riusciva a dirle di quanta paura avesse, delle crepe nel suo muro che lei silenziosamente gli aveva inflitto, non riusciva a lasciare andare Rose che c’era da tutta una vita per quegli occhi di cioccolata che gli avevano spalancato un mondo di possibilità.

Niente lo spaventava più di quell’umanità pulsante sotto la pelle che lei gli aveva tirato fuori senza chiedere permesso.

Quello non poteva farlo, ma poteva arrivare a lei nell’unico modo che conosceva così la strattonò a se baciandola.

 

Il tempo di un respiro.

 

Poi la lasciò andare non abbandonando quegli occhi imploranti.

Come quella sera che si erano visti a Central Park ricoperto di neve e lo aveva sentito litigare a telefono con suo fratello per una certa Kathrine e aveva incrociato il suo sguardo liquido e preoccupato e dopo avevano litigato loro due perché lei non aveva fatto altro che rimarcare quanto l’amore per suo fratello non potesse essere solo un istintivo bisogno di proteggerlo, ma anche comprensione e accettazione delle sue scelte. E lui era rimasto lì con il fiato sospeso e denso per il freddo di fine febbraio e gli occhi furiosi piantati su di lei che lo guardava fiera, senza intercedere di un passo e con quello stesso implorante desiderio di lasciarsi amare da lei.

 

Adesso non c’era il freddo, non c'era un litigo con Stefan tra loro ne tanto meno la rabbia malcelata di lui per il suo appuntamento con Liam il giorno di San Valentino a dividerli, ma solo la sua profonda paura del cuore che pulsava dentro.

Elena rimase immobile con le gambe piantate a terra.

 

-Ci vediamo a settembre-

 

Le sorrise appena, superandola e sparendo nella folla di viaggiatori.

Elena dovette respirare una serie di volte prima che il suo cervello desse alle gambe l’input di muoversi.

 

***

 

-Che cosa ha fatto?-

 

L’urlo di Caroline fece voltare mezzo aereo nella loro direzione, ma l’unica a cui importava era una alquanto imbarazzata Elena che tentava inutilmente di bloccare le braccia dell’amica, colte da uno spasso gesticolante.

 

-Urli più forte se usi il diaframma-

-Oh Elena, non puoi continuare a cascarci-

-Era solo un bacio non gli ho mica detto che lo amo-

 

La bionda la gelò, facendola rimpicciolire sul sedile.

 

-Oh che rabbia, ci sa proprio fare non c’è che dire-

-Sai che ti sei appena contraddetta-

-Dire a un ladro esperto che ha abilità da Lupin non è riconoscere che sia una qualità Elena –

 

Caroline incrociò le braccia stizzita, puntando gli occhi sul poggiatesta davanti a lei, a quel punto ad Elena non poté che scappare una risata finendo per contagiare inevitabilmente anche l’amica. Si rilassò contro il sedile e gettò distrattamente lo sguardo fuori dal finestrino sentendo il corpo cedere sotto il crollo di adrenalina. Damon poteva sfiancarla più di una corsa tra le stradine di Central Park.

Chiuse appena gli occhi cullandosi nei ricordi proprio di quel parco, come quel pomeriggio di marzo in cui l’aveva chiamata.

 

-Che stai facendo?-

-Teoricamente studio-

-E in pratica?-

 

Penso a te. Non dirlo Elena, si morse un labbro.

 

-Parlo con te-

-Decisamente meglio di qualsiasi cosa noiosa tu stia studiando-

 

Elena gettò un occhio sugli appunti di macro economia, storpiando la bocca.

 

-Una volta tanto sono d’accordo con te-

-Come sarebbe a dire? Direi che siamo piuttosto...affiatati-

 

Il cellulare le scottò l’orecchio, avvampando per quel soffio sospirato a fior di labbra. Anche se era dall’altra parte del telefono avverti quel brivido che le dava il suo respiro contro la sua pelle.

 

-Tu che stai facendo?-

-Un sacco di niente-

-Oh e poi sarei quella che- cito- "studia ergo non fa una beata mazza dalla mattina alla sera"-

 

Lo senti ridere e questo inevitabilmente la contagiò.

 

-In quel quaderno ci scrivi gli appunti di lezione o le mie frasi?-

 

Alzò un sopracciglio perplessa e poi si guardò intorno frugando tra i passanti.

Ok non stava per sbucarle alle spalle.

 

-Divertente-

-Dai chiudi quei dannati libri tanto non passerai mai il test di macroeconomia-

-Oh grazie tante Damon-

-Sei una frana con i numeri tesoro-

-E tu che ne sai-

-Sei stata mezz’ora a grattarti la testa fissando selvaggiamente il libro-

 

Di nuovo si guardò intorno.

 

-Dove sei Damon?-

-Tu chiudi il libro-

-Questa cosa che mi spii è inquietante sappilo-

-Però ti piace-

 

Gli occhioni scuri rotearono al cielo.

 

-Non fingere di essere scocciata-

 

Tornò a guardarsi intorno e poi il bagliore del sole sulle vetrate dei palazzi attirò la sua attenzione.

 

-Oh cielo mi stai spiando dal tuo appartamento??-

-Non fare la drammatica-

-E tu il pervertito-

 

Damon, appostato alla grande vetrata, binocolo alla mano, l’aveva casualmente individuata mentre si impiccava del mondo comodamente seduto in poltrona.

 

-L'hai visto "la finestra sul cortile”?-

 

Elena puntò gli occhi con fare risoluto verso il palazzo di Damon.

 

-L'hai visto "il tipo che frequento è un guardone"?-

 

Si pentì l’istante dopo, aveva davvero detto che frequentava Damon? Era vero dopotutto, ma con lui non si potevano mai dare etichette. Lo sentì esitare al telefono e debole della sua posizione esposta, dato che lei invece non poteva vederlo, si voltò verso i propri libri e li sistemò.

 

-Dai "tipa che frequento" ti aspetto sotto-

 

Sospirò grata che lui l’avesse buttata sullo scherzo. Prese le sue cose e corse verso di lui sempre con quel magone sullo stomaco, come se ogni volta fosse la prima.

Effetto Damon Salvatore, era stata contagiata anni prima e l’aveva incubato bene.

 

 

_______________________________________________

Ciao a tutti!!

Scusate l’attesa ma rieccoci qua! Anzitutto voglio ringraziare caldamente tutti quelli che leggono, seguono, commentano la mia storia, per me è importante vedere che, seppur piccolo, ha comunque un seguito di persone e che riesco ad arrivare magari a stuzzicare l’interesse e la curiosità di qualcuno! Per restare fedele ai miei salti temporali siamo andati avanti di qualche mese rispetto all’incontro tra Damon ed Elena la sera della festa di Rebeka e attraverso il momento che stanno vivendo, racconterò cosa è accaduto nel buco di quei mesi per poi tornare al famoso presente che lascerò sospeso per  un po’ che vi sto già confondendo abbastanza!

La battuta che fa Caroline “urli più forte se usi il diaframma”, è di gentile concessione di Buffy XD!

Grazie ancora,

Eli

   
 
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