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Autore: lightblue96    25/01/2015    0 recensioni
-Ho paura Zayn. D.
-Di cosa Dì? Z.
-Di trascinarti con me, di morire, di soffrire, di amarti, di non essere abbastanza, di restare sola, di dimenticare. Ecco di cosa ho paura. D.
-Tu vivrai, Diana. Te lo garantisco. E non sarai più sola. Ci sarò io da adesso in poi. Tu non sei abbastanza. Sei molto di più. Tu sei tu. E sei la cosa più bella che mi sia capitata. Z.
-Grazie Zy. D.
-No, grazie a te. Z.
(estratto dal capitolo 11)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza parole. Ero senza parole. La mia testa era affollata da quello che mi aveva detto il dottore:

 

Mi dispiace signorina, ma le rimane forse un anno di vita. Non possiamo fare niente, è troppo tardi. Solo un miracolo la potrà salvare..”

 

'Troppo tardi'. Queste parole rimbombano. 'Forse un anno di vita'. Un anno! Forse sono ancora sotto-shock. 'Non possiamo fare niente'. Morirò. È questo quello che mi ha detto. Rabbia. È quello che provo. -Sono troppo giovane per morire, maledizione. Non ho ancora scoperto niente... Merda merda merda.- Frustrazione. È quello che sento. - Perché è capitato a me? Perché non a un'altra persona? Maledizione!-Rassegnazione. -Si, mi sono rassegnata, ma non resterò qui a morire. Ho solo un anno, lo devo vivere al meglio- Speranza. -Voglio ritornare a Londra. È quello il mio posto. Ecco, è quello che devo fare! Prima però devo dirlo a mio padre. Ma sicuramente sarà indifferente. Come al solito. Ho solo 18 anni, ma non me ne importa. Lo devo fare per me. Chissà cosa mi aspetterà dopo.-

 

I pensieri vorticavano da una parte all'altra. La testa girava e le lacrime scendevano copiose.

''Perché piangi?'' mi chiese una voce in inglese. Il mio sguardo era ancora perso nel vuoto quando risposi.

''Perchè il destino fa veramente schifo'' risposi buttando la sigaretta e girandomi verso di lui. Si, esatto, era un ragazzo. Alto, ben impostato, pelle leggermente scura, capelli neri. Era Zayn. Il mio bell'addormentato. Si sedette vicino a me continuando a fumare la sua sigaretta. Scacciai le lacrime con la mano.

''Non so cosa sia successo, ma sappi che sono qui'' mi disse dolcemente lui.

''Grazie'' gli risposi. ''Ma, sinceramente, me la sono cavata da sola per la maggior parte della mia vita, non ho bisogno del tuo aiuto'' Ero arrabbiata. Certo non con lui. Ero frustata. Ero triste. Però ritornai in me e mi rimisi la maschera. Quella dell'indifferenza. Solo che in quel momento funzionava poco. Guardai l'orologio e sbuffai. Volevo ritornare a casa e stare con Luca. Volevo piangere e piangere finchè non mi sarebbero più uscite lacrime. Però mi trattenni.

''Aspetti qualcuno?'' mi chiese lui dopo qualche minuto in cui eravamo persi nei nostri pensieri.

''Aspetto che quella cavolo di intervista finisca. Ho accompagnato la mia adorata sorellastra'' alzai gli occhi al cielo. ''Tu invece?'' chiesi girandomi verso di lui. Nel frattempo mi accesi un'altra sigaretta.

''Faccio una pausa'' disse lui solamente. ''Chi è intervistato?''

''Una band. Non chiedermi il nome perchè non saprei risponderti.''

Zayn si comportava in modo strano, ma in un certo senso mi piaceva. Era riuscito a farmi dimenticare della chiamata.

''Grazie Zayn'' dissi guardandolo negli occhi. Stavolta ero sincera. Lui mi guardò stranito. Poi però comprese.

''Figurati'' distolsi lo sguardo dai suoi occhi. Erano scuri, come petrolio. Potevo immergermi. ''Il destino non è poi così cattivo se mi ha fatto rincontrare te'' continuò lui. ''Pensavo che non ti avrei più rivista''

''Purtroppo però oggi ritorno a Roma. Se vuoi ti lascio il mio numero di telefono, così quando ci passi mi chiami'' dissi sorridendogli. Un sorriso vero. Lui ricambiò. Mi diede il telefono e gli scrissi il mio numero.

''Penso allora che ci rivedremo presto'' disse facendomi un occhiolino. Alzai gli occhi al cielo.

''Con me non funziona'' si mise a ridere, poi si alzò.

''A presto allora'' mi disse lui.

''A presto'' risposi.

 

Rivederlo è stato come un miracolo per me. Mi sentivo leggermente meglio e questo era grazie a lui. Ma forse non era un bene. Non per lui. Ad interrompere i miei pensieri fu la massa di ragazzine che uscirono dallo studio. Cercai con lo sguardo Chiara e poi la chiamai.

''Com'è andata?''

''è stato fantastico. E poi averli lì a due passi da te'' aveva gli occhi che le luccicavano. ''Li ho abbracciati. Grazie Diana''

Sorrisi. Dopotutto mi faceva piacere che si fosse divertita.

''Figurati'' risposi. ''Adesso andiamo che altrimenti perdiamo il treno''

 

 

Tornammo a Roma verso sera. A casa c'era anche mio padre, e sapevo che dovevo cogliere quell'occasione al volo. Era sempre in viaggio.

“Allora, vi siete divertite?” Chiese Francesca alla figlia, dopo che ci sedemmo tutti a cenare.

“Tantissimo” rispose Chiara. E si mise a raccontare per filo e per segno tutto quello che era accaduto quel giorno. Quando terminò, cominciai a parlare io. -Adesso o mai più- pensai.

“Devo dirvi una cosa..” cominciai.

“Dicci tutto” fece mio padre guardandomi.

“Sono andata dal medico un paio di giorni fa e..”

“Non sarai mica incinta!” mi interruppe mio padre. Era.. come dire... preoccupato.

“Purtroppo no” dissi. Lui mi guardò storto. Continuai. “Dopo che ti avrò questa cosa, sicuramente lo preferiresti”

“Forza tesoro, lo sai che puoi dirci tutto” mi incoraggiò Francesca. Quella donna era la falsità fatta a persona. Scacciai il pensiero. Feci un bel respiro profondo, poi dissi tutto.

“Ho il cancro. Mi hanno dato solo un anno.” La mia voce era innaturale. In quel momento non provavo nessuna emozione. Guardai mio padre: era shockato. Mi sorprese vederlo così.

“Ho deciso di ritornare a Londra e lasciare la scuola” dissi. Ci fu un attimo di silenzio, dove nessuno parlò. Nemmeno gli uccellini stavano cinguettando.

“Londra?! Pensi di andatene così? Come se niente fosse?” urlò mio padre una volta ripresosi. Sapevo che non era quello il motivo della sua rabbia e non lo ero neanche io. Per la seconda volta mi sorprese.

“E cosa dovrei fare?” feci io. “Morire qui? Da sola? Perchè è questo che sono: sola.”

“Non è vero. Ci siamo noi con te” disse lui. In quel momento stava piangendo.

“Voi?!” esclamai ironicamente e alzai un sopracciglio. “Tu non ci sei mai, tua moglie si rivolge a me quando le serve qualcosa. L'unica persona che ho qui è Luca. Ma voglio realizzare i miei sogni e poi voglio vedere..” mi interruppi.

“Chi?” chiese mio padre.

“Non ti riguarda.” risposi dura. “Mi dispiace, ma è deciso. Ho già preso i biglietti. Partirò domani sera.” Mi alzai dalla tavola e mi diressi in camera mia, dove iniziai a preparare le valige.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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