Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: MaxB    25/01/2015    10 recensioni
Raccolta di one-shots e mini-long basate su immagini di Rboz e Blanania, che mi hanno dato l'autorizzazione. Gajevy totale con accenni ad altre coppie.
Elenco dei capitoli per genere o caratteristiche:
- Serie di immagini: 1, 6, 8, 9, 14
- Immagini singole o a coppie: 2, 5, 7, 12, 18, 19, 23, 24
- Drammatiche: 3, 13
- AU: 5, 15, 18, 19, 20, 22, 24
- Pirates AU: 10, 11 (conclusa)
- School AU: 4, 15, 20
- Council Gajevy: 16, 21
- Gajevy Week 2015: 17
Scrittura e disegno sono due forme d'arte che se accoppiate fanno scintille!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I'll be loving you

Disegnatrice: Blanania/Grace
Universo: Fairy Tail
Caratteri: IC
Genere: fluff; romantico; drammatico
Personaggi: Gajeel Redfox; Levy McGarden; future!Levy
Coppie: GxL
Rating: verde
POV: future!Levy; esterno
Lettura: occidentale (sinistra a destra)
Contestualizzazione: fine saga del Dai Matou Enbu (Grandi Giochi della Magia)
Avvertimenti: futuro alternativo

 

 
Lo vidi scomparire. Quella nuova minaccia, l'ultima, quella che mi aveva privata di tutto, finalmente stava svanendo. Il drago che aveva assorbito in sé le anime degli altri draghi, il mostro supremo, la vera forza distruttrice del mondo. Cinque volte più potente di Acnologia. Ero riuscita a fermarlo. Ma la mia vita attuale non sarebbe cambiata. Lui non sarebbe tornato. I miei nakama... non li avrei visti ancora per un bel pezzo.
Non disponibileLevy vide quel mostro smaterializzarsi piano piano, come una figura evanescente, come un'ombra notturna che si dissipa con il ritorno del sole. Era seduta per terra, stremata, e si teneva il braccio ferito. Ma il dolore era stato soppiantato dallo stupore.
- É scomparso? - chiese con una voce flebile e spaventata. Non aveva alcun senso quello che stava succedendo, per lei. Lo capivo. Si mosse, ma una fitta al braccio la fece gemere e chiudere un occhio.
- Che diavolo...? - mormorò Gajeel, a pochi passi di distanza. Era ferito, parecchio. L'unica cosa che gli permetteva di stare in piedi e di continuare a combattere era lei. Doveva proteggerla, a tutti i costi. Il dolore non importava. La stanchezza non c'era. Anche se era allo stremo, anche se la sua carne era lacerata in più punti, non poteva mollare.
Io sapevo bene cosa stavano provando quei due in quel momento. Perché era la stessa cosa che avevo vissuto io dieci anni prima. Ma non ero stata sollevata. Non c'era stato un lieto fine per me. Per noi. Lui mi aveva detto che aveva combattuto per me fino alla fine e che dovevo vivere per lui, per tutti. Per tutti quelli che non ce l'avevano fatta.
Se arrivi lì prima di me, …
Lo sentii dentro di me, prima di udirlo e guardarlo. Un dolore lacerante che mi dilaniava il petto. Uno strazio dolce, dolce come il miele. Dolce come quando le sue labbra avevano più volte incontrato le mie.
Gajeel porse la mano grande e forte a Levy, guardando il punto in cui la minaccia del millennio era andata. Sparita. La giovane afferrò le dita del compagno, spaesata.
- Sei ok, Gamberetto?
Sorrisi. Era da tanto che non sentivo quel soprannome.
- Sì, ma... - rispose lei, titubante. La mano di Gajeel si strinse attorno alla sua, come a volerle dire che non l'avrebbe mai più lasciata andare. Io toccai la mia mano fredda e me la strinsi al cuore, sentendo il battito accelerato che solo lui mi procurava. - Cos'è appena successo? - continuò sconvolta.
E la capivo. Neppure io ero in grado di dire cos'era accaduto.
 ... non rinunciare a me.
Sentii Levy ridere. Chissà, magari lo avrei fatto anche io, se le cose fossero andate in modo diverso. Ma in quello stesso momento, dieci anni prima, ero impegnata a piangere. Piangere e non pensare a nulla. Piangere e vedere il mondo che mi crollava addosso, in un baleno. Piangere e stringere il suo corpo stremato fra le braccia un'ultima volta. Piangere sulle sue labbra mentre mi regalava il suo ultimo ghigno. Mentre mi scompigliava un'ultima volta i capelli. Mentre mi diceva che mi amava, che aveva lottato affinché io avessi un futuro. I singhiozzi mi avevano squassato il petto, mi avevano impedito di respirare. Ma lui mi aveva costretta a promettere che avrei vissuto per entrambi. Una promessa che mi aveva strappato con la disperazione negli occhi, perché volevo che se andasse felice. Una promessa che mi ha accompagnata per tutta la mia vita. La mia vuota e insignificante vita. Però forse lui sapeva che avevo qualcosa da fare. Un ultimo gesto da compiere.
Non disponibileLevy sollevò le prime tre dita della mano sinistra, radiosa. Non so perché lo fece. Io non ero più quella persona. Forse voleva solo comunicare che era il momento di allargare la famiglia. Non lo so.
Gajeel guardò le sue piccole dita con perplessità. Poi si alzò, e aiutò Levy a fare lo stesso. Le diede un bacio in fronte e le scompigliò i capelli, mentre si allontanavano per raggiungere gli altri.
Solo allora, solo quando mi diedero le spalle, mi permisi di piangere. E le lacrime scivolarono silenziose sul mio viso, percorrendo il profilo delle guance e delle cicatrici che quella battaglia infernale mi aveva lasciato. Un ricordo amaro che mi rammentava ogni giorno ciò che avevo perso. Cioè tutto. Ero l'unica sopravvissuta di Fairy Tail. L'unica. Grazie a lui che si era sacrificato per me. Il viso di quella Levy, alle mie spalle, era perfetto e morbido come quello di un bambino. Ed era così che doveva essere. Era così che sarebbe dovuto essere. Avevo fatto il mio dovere.
- Grazie a tutti - bisbigliai per paura di farmi sentire.
Ti incontrerò quando avrò sbrigato tutte le mie faccende, ...
Presi i fogli che mi avevano permesso di arrivare fin lì, dieci anni nel passato. - Ora -, dissi scrivendo le ultime rune, quelle che mi avrebbero riportata al mio presente, - il futuro è salvo.
Ma sapevo che non era il mio a cambiare. Era il loro. Modificando il passato, il mio futuro non sarebbe mutato. Avevo solo scritto una storia diversa, un finale alternativo che avrei osservato da lontano.
Strinsi forte quei fogli che avevano cambiato il destino. Un'antica magia perduta che mi aveva permesso di tornare indietro e modificare il corso degli eventi.
Chiusi gli occhi quando sentii che il corpo non reagiva più, e che mi mancava la terra sotto ai piedi.
... non so quanto ci vorrà.
 
12 dicembre X841.
Ho vissuto troppo. Davvero troppo. E gli anni diventano insopportabili quando non hai più nessuno con cui viverli. Sono nata nell'anno X767. A rigor di logica oggi dovrei avere settantaquattro anni. Ma in realtà ne ho sessantasette, visti i sette anni persi durante l'esame a Tenroujima. Già... l'esame a Tenrou. La missione svolta con lui.
In ogni caso, ho quasi settant'anni e penso che sia un buon traguardo. Ho aspettato questo momento per tutta la vita. Sono pronta per andarmene. Lo sono sempre stata. Ma prima dovevo adempiere a quella promessa. E ci sono riuscita. Ho vissuto. Una vita non piena, non gioiosa come lo era un tempo, anche se  ci ho provato. Ho riso, ho pianto, ho aiutato molte persone. Non mi pento di nulla. Non ho rimpianti. Forse uno: quello di non essere morta al suo fianco. Il suicidio non l'ho mai preso in considerazione. Non ho potuto. Era troppo dolce, una medicina al di fuori della mia portata. Non potevo e basta; sapere che c'era una veloce via d'uscita dal quel pozzo di disperazione e non poterla usare avrebbe reso i miei giorni ancora più bui.
E ora finalmente è arrivato il momento di lasciare questo corpo che non mi appartiene, questa gabbia che mi porto appresso da troppo tempo. Mi sta abbandonando. È una cosa che so. Chi muore lo sente, ma non lo dice. C'è un momento, nel corso della propria vita, in cui una persona si rende conto del fatto che morirà. E nel suo profondo sa già come. Io me ne sono resa conto da anni.
Il mio cuore.
È già tanto che sia arrivato fino a questo punto. Non puoi perdere tutto ciò che hai e continuare indenne i tuoi giorni. Lo scotto c'è, e il dolore chiede un tributo. Non è più in grado di funzionare, il mio cuore. È oppresso da un peso di piombo che non ha fatto altro che ingigantirsi: ciò che è stato, ciò che non è mai stato, ciò che avrebbe potuto essere.
 Una fitta. Mi manca poco. Sorrido, e immagino la ragnatela di rughe che si manifesta sulla mia pelle ruvida, macchiata dal tempo e imbruttita dalle cicatrici.
Non disponibile- Maria, vieni qui - dico con voce tremante e flebile come la neve che cade all’esterno.
La giovane suora accorre e si accosta al mio letto. È un po' come me: ha perso tutta la famiglia da piccola. E allora ha deciso di entrare in convento, non avendo altro posto dove andare. È stata come una nipotina. È l'unica persona che rimpiango di lasciare qui. La mia mano si sposta lentamente verso il petto, vicino alla collana con il simbolo della mia gilda. Della mia casa. Del mio mondo.
- La prego non ci lasci, Levy-sama… - sussurra Maria.
Ma non ti lascerò andare, ...
- Promettimi che vivrai, non importa cosa accadrà - le sussurro. Le sto lasciando la mia eredità: affetto, esperienza. Le sto dicendo ciò che lui ha detto a me anni addietro. Una vita fa. La vita è un ciclo che si ripete. Una promessa che ne sostituisce una ormai adempiuta. Maria inizia a piangere silenziosamente, proprio come feci io quella volta. Le parole mi sgorgano dalla gola pacatamente, ma vere come non mai: - Vorrei stare con te un po' di più, ma ora devo incontrare qualcuno.
Mi dispiace lasciarla. Un altro dolore che mi schiaccia il cuore, i cui battiti sono già distanti e sommessi. Le stringo la mano con le mie, callose e indurite dal tempo.
Respiro lentamente e chiudo gli occhi, sorridendo un'ultima volta, per incoraggiarla.
E poi il mio cuore batte per l'ultima volta. Il macigno libera il mio cuore, e io mi sento fluttuare. Sono libera.
Sono libera!
Prima che l'eco del solenne rintocco del cuore si spenga attraverso le pareti del mio vuoto corpo, il mio cervello ricorda per l'ultima volta. Si permette di ricordare, perché ormai non soffre più. E rivive quel pomeriggio con lui.
Quello in cui era cambiato tutto.
... caro aspetta e guarda.
 
Gajeel mi aveva portata nel suo posto preferito. Era il campo di una vecchia fattoria abbandonata. Un luogo fuori dal tempo che apparteneva solo a noi. Sembrava un piccolo paradiso, con quegli alberi lussureggianti e imponenti e quell'erba perfetta, verde e brillante. Uscivamo insieme già da un po', ma non c'era stato ancora nulla di ufficiale. Ci stavamo conoscendo, insomma. Io era già profondamente, irrimediabilmente e terribilmente innamorata di lui. Lo ero ormai da tempo, ma me ne resi conto solo in quel momento. E quella consapevolezza mi fece innervosire un poco. Però la calma innaturale della natura e il suo atteggiamento rilassato mi avevano aiutata a tranquillizzarmi. Non sapevo cosa provava lui per me. Era interessato, di questo ero certa. Gajeel non era il tipo che sprecava tempo ed energie per qualcosa di cui aveva scarsa considerazione. Ma quanto era interessato? Solo più tardi, in quella giornata perfetta, scoprii quanto lui mi amava. Un sentimento profondo quanto il mio, se non addirittura di più. E la mia vita divenne perfetta.
Non disponibilePrima di quello, però, ci sedemmo su una panchina, circondati dal verde, dal mulino, dalla fattoria e dal cielo. Quel cielo di un azzurro screziato come non l'avevo mai visto. Come mai lo rividi. Un cielo limpido che racchiudeva tutto il nostro futuro. Io avevo le spalle irrigidite dalla tensione per ciò che stavo per dire. Volevo sapere cos'ero per lui, ma non avevo mai, in tutta la mia vita, preso l'iniziativa. Respirai profondamente.
- Hey, Gajeel.
- Huh? – mugugnò lui senza guardarmi. Masticava un pezzo di metallo in una maniera che avevo sempre trovato irresistibile.
E da oggi in poi, ...
- Mia mamma diceva sempre che quando muori ci sarà sempre qualcuno ad aspettarti in cielo.
Mi ricordo che sorrisi a quelle parole. Mia mamma era andata via da moltissimo tempo. Mio papà aveva smesso di aspettarla.
- Sì,... così? - mi spronò Gajeel pacatamente. Forse aveva capito che volevo dirgli qualcosa di importante. Aveva anche smesso di mangiare.
- Così mi chiedevo, ci sarà qualcuno ad aspettare me quando morirò?
Ancora oggi non so perché glielo chiesi. Forse era il piccolo paradiso in cui ci trovavamo ad avermi influenzata, o la vista di quello sconfinato cielo. So solo che fu la cosa migliore che potessi fare.
Non disponibileDopo un silenzio interminabile, rotto solo dallo stormire delle foglie e dai nostri respiri che vibravano all'unisono, Gajeel rispose. - Be', dipende da chi morirà per primo, io o te.
Girai la testa di scatto, completamente impreparata a quelle parole. Sarei stata pronta a tutto, ma non a quello.
- Se muoio per primo, io ti aspetterò, Gamberetto.
… fino a che ti vedrò ancora, ...
Sorrisi. Era il meglio che potevo aspettarmi da lui come dichiarazione. E mi bastava. Era pronto ad aspettarmi, se mai fossimo stati separati. E Gajeel non era un tipo paziente.
Spostare la mano affinché si posasse sopra alla sua, grande e forte come lui, fu il gesto più naturale del mondo. E il più giusto.
-  Lo prometti? - bisbigliai.
- Sì - rispose solennemente. Era tremendamente serio. Un Dragon Slayer mantiene sempre le promesse.
 
Così morì Levy McGarden, ultima sopravvissuta alla strage di Fairy Tail. Gilda che veniva ricordata ogni anno in occasione della sua scomparsa, che a decenni di distanza non era ancora stata soppiantata.
Spirò nel silenzio di una camera della cattedrale di Caldia, con le mani strette in quella di Maria, la sua unica persona cara.
Se ne andò con il sorriso sulle labbra, crogiolandosi nel dolce ricordo del suo primo bacio. Un bacio che profumava di vento e aveva il sapore di metallo. Un contatto che aveva tanto sognato. Un tacito accordo come dimostrazione del loro amore.
Questa fu l'ultima cosa che il cervello di Levy McGarden ricordò. E che la fece sorridere nella morte.
Lei aveva mantenuto la promessa.
Era tempo che Gajeel rispettasse la sua.

Non disponibileLo percepì prima di vederlo. Era sdraiata da qualche parte.
Erba.
Dei fili d'erba le solleticavano le gote. Ma a Magnolia era inverno, faceva freddo.
Le sue guance.
Lo sapeva, era consapevole del fatto che erano di nuovo lisce e morbide come anni prima.
Come una vita prima.
Il suo viso non era più deturpato dalle cicatrici.
Un'ombra si frappose fra lei e il sole. - Oi, Levy!
Quella voce.
Inequivocabile, sebbene fosse passata un'eternità da quando l'aveva udita l'ultima volta. Levy aprì un occhio, uno solo, a causa della luce intensa. - Mh?
... ti starò amando.
Gajeel.
La sovrastava. Sopra di lei, la guardava con una smorfia di disappunto. Odiava aspettare.
Le era mancata così tanto la sicurezza che solo lui riusciva a trasmetterle quando la bloccava con il suo corpo. E i ricordi delle sue carezze infinitamente dolci, a letto, le fecero inumidire gli occhi.
- Cavolo, sei sicuramente una dannata e pesante dormigliona - si lamentò.
Ma a lei non importava. - G-Gajeel??? - balbettò con le lacrime che premevano per uscire. Non riusciva a credere che fosse davvero lì.
Non disponibileAmami.
Non attese risposta. Si mise in ginocchio fra le sue gambe e lo strinse forte a sé. Premette il suo corpo contro di lui per recuperare tutto il tempo perso.
E intanto lui piangeva, inerme.
Levy sapeva anche quello, senza bisogno di guardare.
Avevano tutta l'eternità per stare insieme. Tutto il tempo del mondo in quel piccolo pezzo di paradiso che assomigliava al loro luogo speciale, quello con il mulino.
Ma lì l'erba brillava, come loro.
Lì il tempo non c'era. Era tutto perfetto, realmente perfetto.
Finalmente erano insieme, a casa.
Per sempre
.
 
 
 

“Se arrivi lì prima di me,
 non rinunciare a me.
Ti incontrerò quando avrò sbrigato tutte le mie faccende,
non so quanto ci vorrà.
Ma non ti lascerò andare,
caro aspetta e guarda.
E da oggi in poi,
fino a che ti vedrò ancora,
ti starò amando.
Amami.”
 

MaxBarbie’s
Cioè…io ADORO queste immagini. Chissà perché le storie drammatiche riescono sempre a trasmettere un sacco di emozioni. Io non so se ci sono riuscita. Penso che bastino le immagini. È la prima storia triste che scrivo. E, per quanto fascino abbiano, una scrittrice una volta disse che “nella vita reale non è così”. Meglio osservare la disperazione in libri e film piuttosto che provarla sulla propria pelle. Penso di saperne qualcosa.
Ma basta deprimersi. Con molto disappunto constato che l’inglese in poche parole esprime concetti che in italiano possiamo lontanamente far capire con frasi chilometriche. In breve, quel “I’ll be loving you”, letteralmente “ti starò amando”, non è esatto in italiano. Non del tutto almeno. Noi diremmo: “Ti amerò”. Ma quell will più –ing danno un senso di continuità. Insomma, l’amore era dentro ai nostri beniamini per tutto quel tempo, mai sopito, anzi. Non hanno smesso un attimo di pensare l’uno all’altra.
Mi ritiro, a domani con un capitolo felice dell’altra ff^^ Scusa per l’ora FairyLove^^”
MaxBarbie


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