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Autore: Madleine_StBenedict    26/01/2015    0 recensioni
Sulle note di "We don't talk anymore" (Cliff Richard), una songfic che ripercorre la storia d'amore di due ragazzi troppo giovani per un sentimento così grande.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! E' la mia prima fanfic e in pratica anche il mio primo vero "esperimento di scrittura". So che devo migliorare e mi piacerebbe sapere che ne pensate e se vie è piaciuta! Buona lettura =)

Già non la sopporta più. Non sa perché ha accettato questo invito assurdo. E' vero che ci aveva un po' provato con quella ragazzina del secondo anno, ma era solo un modo per far ingelosire lei. Tentativo ovviamente del tutto inutile. L'aveva persa, ormai, era chiaro a tutti. Ma non era mai stato lasciato prima e doveva difendere o vendicare il suo orgoglio ferito.

Varca la soglia della palestra e si deve fermare lì, perché lì si è fermata June. Ora gli tocca anche farle da cagnolino. La vede allungare il collo alla ricerca delle sue amiche per farsi vedere entrare col suo trofeo e lui si gira con lo sguardo dall'altra parte, con aria scocciata, quando la vede. Sta ridendo con i suoi amici.

E' un incanto. Proprio come la prima volta.

 

Used to think that life was sweet – pensavo la vita fosse dolce

Used to think we were so complete – Pensavo fossimo così completi

 

Era iniziata l'anno in cui si era trasferito alla sua scuola. Lui stava con un'altra allora. - Dio santo – Claire. Da quando si era trasferito era sempre più difficile.

Poi l'aveva conosciuta. Per inserirsi in fretta nel gruppo si era offerto di aiutare il ragazzo dell'organizzatrice del Sadie's con la musica. Non l'avrebbe invitato nessuno, e comunque Claire non gli avrebbe permesso di accettare nessun invito. Così restò tutta la sera alla postazione del DJ. Verso la fine della serata gli si avvicinò con un'amica e gli fece i complimenti per la musica. Da lì iniziarono a parlare, o meglio, lui non riusciva a fare a meno di parlare con lei. Era così solare, divertente e...ingenua, ingenua di quella semplicità e di quella purezza che emanava ogni volta che sprigionava una delle sue splendide risate. La cosa buffa è che all'inizio, quando lui le parlava dei suoi problemi con Claire come per farle capire che ormai erano al capolinea, lei non faceva che dargli consigli su come riconquistarla o strategie per riuscire a vedersi più spesso senza farlo sapere alla madre di lui, che la odiava almeno quanto aveva iniziato a odiarla lui. Era in queste occasioni che tirava fuori il suo lato malandrino. Poi alla fine aveva chiuso e aveva iniziato a corteggiarla inequivocabilmente. Era una meravigliosa giornata primaverile quando, finalmente, prima dell'inizio delle lezioni, la trascinò dietro un albero del cortile esterno e la baciò per la prima volta. Da allora quello divenne il loro posto. Non poteva farne a meno. Era diventato dipendente da lei.

Poi, piano piano, la vide allontanarsi. Diceva che voleva passare del tempo anche con le amiche durante le pause, che ormai la davano per dispersa. Il declino iniziò quando dovette andare a Londra quei maledetti dieci giorni a trovare il padre.

 

I can’t believe you’d throw it away – Non posso credere che tu lo getti via

Used to feel we had it made – Sentivo che ce l’avevamo fatta

Used to feel we could sail away – Sentivo che potevamo navigare lontano

 

Sta ridendo con i suoi amici quando si gira e incontra degli occhi che la fissano. Si gira ignorandoli, ma quando si rigira sono ancora lì e la risata si spegne. Risponde allo sguardo, seria. Seria e divertita, perché ci avrebbe messo la mano sul fuoco che pur di trovarsi lì si sarebbe ridotto ad accettare l'invito di quella ragazzina, che, poverina, in fondo non aveva nessuna colpa se non di fare lo stesso errore che aveva commesso circa un anno prima. Parlare con lui all'inizio era bello, non aveva mai avuto un vero amico. Poi capì, anche grazie alle sue amiche, che magari ci potesse essere un altro tipo di interesse da parte sua, dietro le telefonate e le chiacchiere durante le pause, ma lei insisteva che era un amico, che già ce l'aveva la ragazza. Poi scoprì che aveva rotto e la prima reazione fu il panico. Ecco, Becks, ricorda, è del tuo primo istinto che ti devi fidare, e in quel caso era la fuga. Alla fine, però, aveva ceduto alle carinerie e alle attenzioni che le riservava. Non l'aveva fatto nessuno di portarle un fiore o di scriverle quelle frasi. Ormai era palese, prima ancora che accadesse lo sapevano già tutti che stavano insieme. Poi la cosa era iniziata a diventare soffocante. Le mancavano le chiacchiere tra ragazze e il più delle volte non aveva nulla da dirgli, dato che stavano insieme a scuola e il pomeriggio comunque o uscivano o la chiamava. Era semplicemente troppo. Amava la sua libertà e quando la riottenne per quel breve periodo si accorse che la amava più di quanto tenesse a lui. Sì, perché ancora non gli aveva dette nemmeno di amarlo. Così, quando tornò si risentì soffocare peggio di prima e le cose presero una piega orribile.

 

Can you imagine how I feel today? – Puoi immaginare come mi senta oggi?

Do you know what you’ve done? – Sai che cosa hai fatto?

 

Ed ora lo guardava negli occhi con una determinazione che non aveva il giorno in cui gli disse che non ce la faceva più. Lui la prese malissimo e continuò a chiamarla per giorni, voleva sapere perché. Ma un perché da solo non sarebbe comunque bastato per prima a lei. Non provava quello che provava lui, aveva bisogno di spazio, chissà, magari era solo il momento sbagliato. In ogni caso cercava di non dargli troppe speranze, fino a che, finalmente, arrivò il giorno in cui sarebbe partita con i genitori e alle famiglie di amici, con ragazzi della sua età. A quel punto, con la scusa del paese straniero, smise di rispondere alle chiamate.

Questa determinazione, però, ce l'aveva nello sguardo quando al ritorno a scuola ricominciò a parlarle e a farle complimenti. Se quello che voleva era riallacciare il rapporto, allora che si scordasse proprio di lei. Lui parlava con le sue amiche e per lei era come se non ci fosse. Parlava di lei davanti a lei e per lei aveva la stessa consistenza dell'aria che lo circondava. Era così strano all'inizio, ma doveva farlo, o avrebbero finito per rifarsi del male.

 

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

It’s so funny why we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

But I ain’t losing sleep and I ain’t counting sheep – Ma non sto perdendo il sonno né contando le pecore

 

Si sente strattonare il braccio e, dopo che lei si è girata per continuare a parlare con gli altri, ora è costretto anche lui a distogliere lo sguardo. La accompagna dalle sue amiche e dopo cinque minuti di gridolini non ce la fa più e si allontana con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere.

 

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

Well, it really doesn’t matter to me – Beh non mi importa davvero

I guess your leaving was meant to be – credo che il tuo andartene fosse destino

 

Così iniziò a fare il belloccio in mezzo alle ragazzine. Dio, era così imbarazzante, ma non doveva farsi stigmatizzare come “ragazzo dal cuore infranto” per di più da quella che era sempre stata considerata “Miss Indipendent”. June era una “preda facile”. Stupida, smaniosa di attenzioni, frivola, con una forte attitudine alla civetteria e la voce leggermente stridula, ma la cosa diventava grave se in compagnia delle sue amiche.

Il problema era stato che si era illuso alla fine dell'estate che sarebbe stato facile riconquistarla e invece lei era diventata più forte, incredibilmente forte. Non era più la ragazza ingenua e pura che aveva conosciuto l'anno prima. Era una donna che non ammetteva repliche. Fu tremendo il secondo giorno in cui si avvicinò al suo armadietto per parlarle e passò di lì quell'impicciona della professoressa di geografia che con la sua odiosissima voce nasale chiese se stessero ancora insieme e lei, con una leggera insicurezza nella disse semplicemente “veramente...no. Ci siamo lasciati”.

Ci siamo lasciati! Lì capì che aveva sofferto anche lei. Se fosse stata una stronza qualunque non si sarebbe fatta il problema di dire che era stata lei a lasciare lui. Quindi pensò che avrebbe potuto farcela e riprendersela, ma quando il giorno dopo si presentò da lei sorridente e facendole dei complimenti, la sue espressione era tutta un'altra. Gli disse che non sarebbe successo. Che doveva andare avanti, che lei ci stava provando e doveva farlo anche lui. Sarebbero dovuti rimanere amici, almeno adesso avrebbero avuto ancora qualcosa, forse. Però anche quello per un po' era stato bello ed ora dovevano farci i conti.

Così, netto. Una perfetta combinazione tra un pugno nello stomaco e uno schiaffo sonoro in piena faccia.

 

It’s down to you now you wanna be free – tocca a te adesso tu vuoi essere libera

Well, I hope you know which way to go – beh spero che tu sappia che strada prendere

You’re on your own again – ora sei di nuovo per conto tuo

 

Cambia la musica e iniziano le danze. Gli amici che stavano parlando con lei si allontanano per andare a scatenarsi in pista e lei resta lì, si avvicina alle bevande e prende del ponch, l'unica cose che ha qualche probabilità di essere corretta con qualcosa di alcolico. Guarda le coppie divertirsi insieme e si chiede che fine abbia fatto Isabel, l'amica con la quale aveva deciso di andare al ballo. Per dedicare una serata a loro stesse, niente ragazzi, niente drammi. Peccato che adesso stava al telefono con il suo ragazzo, al primo anno di college. A quanto pare nessuna delle due è riuscita a salvarsi dai drammi.

Si rigira verso l'ingresso e vede che lì è rimasto solo il gruppetto delle ragazze del secondo anno. Spera per lui abbia trovato qualcosa di meglio da fare. Torna a guardare la pista, ma guarda a se stessa. A dove si trova adesso. Non qui, nella palestra, ma chi è adesso.

A volte sarebbe così facile tornare da lui, quando si sente sola. Sa di avergli fatto male, ma è ancora fresco anche il suo di dolore, che quell'estate, per sfogarsi, aspettava che il respiro della sorella si regolarizzasse, così che potesse finalmente piangere liberamente. Sarebbe incredibilmente facile, ma non sarebbe giusto. E in fondo sa anche che non è quello che realmente vorrebbe. Vorrebbe la felicità. Per entrambi. E sa che se cedesse, anche solo per un attimo, non farebbe che allontanare quell'obiettivo da entrambi. No, non lo farà mai. Lo ha già detto a lui ricordandolo ancora una volta a se stessa. E' stato troppo il dolore rispetto a quella misera porzione di felicità che avevano ritagliato.

Era solo per questo che aveva intrapreso la battaglia del mutismo. Era più facile eliminare del tutto le parole, piuttosto che starle a soppesare una per una, per non dire una cosa di troppo e trasmettere il messaggio sbagliato. Sperava solo che prima o poi lui lo avrebbe capito.

 

And don’t come crying to me when you’re the lonely one – e non venire a piangere da me quando sarai tu quella sola

Remember what you’ve done – Ricorda cosa hai fatto

 

Raggiunse il tavolo dei drink e la trovò lì con in mano ciò che era andato a cercare, ne aveva bisogno. Si gira a guardarla ancora un attimo e non può fare a meno di pensare a quanto fosse fiero un tempo di stringerla come sua ragazza, mentre ora è solo l'oggetto del suo disappunto, della sua frustrazione e del suo orgoglio ferito. Lei si volta a guardarlo di rimando e così stavolta è lui a distogliere lo sguardo per primo. Vuole vincerla lui almeno questa battaglia. Fa giusto in tempo a vedere rientrare l'amica che le si avvicina ridendo a accennando alla musica, che a quanto pare deve ricordare loro qualche cosa di divertente perché la costringe a lasciare il bicchiere sul tavolo accanto a lui e a raggiungere la pista. Nel frattempo June deve essere riuscita a trovarlo – certo, deve essere stato difficile dopo che l'aveva lasciata dicendole che andava a bere qualcosa – e subito nota che sta bevendo qualcosa di trasgressivissimo. Così vede il bicchiere accanto a lui e, credendo che lo avesse preparato per portarglielo, lo prende e lo beve tutto di un sorso, prima che lui potesse dirle qualsiasi cosa. Si ferma a guardarla mentre beve dal suo bicchiere. Lo prende per un braccio implorandolo di andare a ballare con tutte le altre coppie, così la accontenta, raggiungono anche loro la pista ma prima di iniziare a ballare si ferma per darle un leggero bacio sulle labbra, che, come le sue, ancora sanno di ponch. Poi iniziano a ballare a un ritmo leggermente più lento rispetto alla musica quando, lo sa, il cuore di June starà battendo almeno diecimila volte più veloce. Tra la folle scorge la sua testa muoversi facendo volare i capelli, ancora un ultimo sguardo e mentre lo abbassa sorride, appoggiando la testa vicino ai capelli della sua accompagnatrice.

 

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

But I ain’t losing sleep and I ain’t counting sheep – Ma non sto perdendo il sonno ne contando le pecore

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

It’s so funny how we don’t talk anymore – E’ così divertente il modo in cui non ci parliamo più

  
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