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Autore: bibersell    26/01/2015    0 recensioni
C’è una ragione per ogni cosa. Anche alla morte c’è una ragione. E anche all’amore perduto.
Se la morte ce lo porta via rimane sempre un amore. Assume una forma diversa, nient’altro.
Non puoi vedere la persona sorridere, non le porti da mangiare, non le arruffi i capelli… Ma quando questi sensi si indeboliscono, un altro si rafforza.
La memoria.
Essa diviene tua compagna. Tu l’alimenti, tu la serbi, ci danzi assieme.
La vita deve avere un termine, l’amore no.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un ricordo dimenticato
Stati d'animo
 

-Si, Meg-

Non ci potevo credere, avevo appena acconsentito a quella pazzia. Megan stava ancora esultando, batteva le mani e si manteneva a stento dal salire sul tavolo della mensa
ed urlare a tutti che quella sera sarei uscita con lei e Brad. Ormai quei due facevano coppia fissa. Era successo tutti così velocemente che mi sembrava quasi impossibile crederci. Erano anni che la mia migliore amica gli stava dietro e dopo una serata stavano insieme. Pazzesco.

-Devo chiamare subito Brad e dirgli di portare anche Daiv- disse Meg calmandosi e ricominciando a mangiare la sbobba che servivano alla mensa.

-Meg, non ho bisogno del cane da compagnia, possiamo benissimo uscire solo noi tre- afferrai la mela e l'addentai.

-Non dire sciocchezze Ray, e poi non si va mai al cinema in tre- continuò lei afferrando in cellulare e componendo in numero del suo ragazzo che era rimasto a casa perché quel giorno aveva l'interrogazione in letteratura inglese. Cosa non farebbero i ragazzi pur di evitare una valutazione. Dopo buoni dieci minuti di smancerie Meg arrivò al sodo.
Prima di attaccare aveva sorriso soddisfatta. -Tutto apposto. Stasera uscita a quattro- si alzò dal tavolo e prese il vassoio.
-Compito di francese alla sesta ora. É meglio se mi avvio- si giustificò la ragazza e, dirigendosi al cestino per gettare i rifiuti, urlò: -Ti passo a prendere alle sette e mezza. Fatti trovare pronta. E per cortesia metti in mostra quelle belle gambe che ti ritrovi, Daiv ne sarà contento-.

Bene, mezza scuola sapeva che sarei uscita con un tipo di nome Daiv.

**
Non avevo nessuna intenzione di seguire il consiglio di Megan e il jeans scuro e largo che avevo preparato sul letto prima di fare la doccia ne era la prova. Mi asciugai con calma e passai della crema sulla pelle. Indossai l'intimo e poi mi richiusi in bagno per asciugare i capelli. Erano lisci per natura e non necessitavano l'uso della spazzola. Dopo aver finito li sistemai con le mani e tirai indietro il ciuffo con una molletta.
Tornai in camera e infilai i jeans scuri e stracciati sulle ginocchia. Li coprii con una camicetta bianca leggermente lunga e larga. Aveva le maniche che arrivavano al gomito e i bottoni erano solo tre e arrivavano al seno. Ai piedi avevo sempre le solite All Star rosse e al collo la collanina coi mille pendagli. Mi guardai allo specchio e mi potei dire abbastanza soddisfatta del risultato.
Ero me stessa con quegli abiti larghi e sformati. Le gonne e i mini abiti non facevano per me e non mi sarei mai sentita a mio agio con uno di quegli addosso. E poi dovevamo andare a vedere un film non ad una serata di gala.
Presi dall'armadio un giubbetto di jeans e una borsetta a tracolla nera, una di quelle piccole e con la catenina in acciaio ed uscii.


Alle sette e mezza in punto ero sul portico di casa ad aspettare Meg che poco dopo arrivò col solito pick-up che era, o meglio, una volta era stato di suo fratello.
Scesi le scale e mi avviai alla macchina.

-Mi sembra di averti detto di mettere in mostra le gambe!- si lamentò Megan.

-Buonasera anche a te. Anche tu sei bellissima Meg- ironizzai chiudendo lo sportello dell'auto.

-Grazie. Non credi che il rosso mi doni?- si elogiò dando peso alla mia battuta. Però dovevo ammettere che era davvero bella e quel vestito a fondo nero decorato con minuscoli fiorellini rossi esaltava ancora di più la sua bellezza felina. Le braccia erano coperte da una giacca di cotone rossa e ai piedi portava delle comode ballerine nere. Era davvero bellissima. I capelli neri ricadevano lisci lungo tutta la lunghezza della schiena e nonostante fossero scuri sembravano brillare di luce propria. Io al suo confronto sfiguravo con quei panni che cadevano da dosso e quei capelli corti che non coprivano le imperfezioni del viso. Sembravo un vecchio foglio coi tratti della matita consumati dal tempo.

-Eri così carina la settimana scorsa con quel vestito azzurro, non capisco perché ti ostini a mettere questi brutti pantaloni- disse Megan fermandosi al semaforo. Era appena scattato il rosso.

-Meg lo sai che non mi piacciono i vestiti e poi sono scomodi. Quella roba non fa per me- borbottai accendendo la radio e selezionando la stazione.

-Lo so, ormai la tua è una causa persa. Ma sai come si dice "tentar non nuoce"- fece spallucce per poi premere sull'acceleratore una volta scattato il verde. Giocai ancora un po' con le stazioni radiofoniche finché l'auto non fu invasa dalle note di "make me wanna die".

-Meg, the pretty reckless. Non ci credo, noi adoravamo questa canzone- gridai esultando e sentendo il sediolino dell'auto stretto. In quel momento volevo solo alzarmi e ballare.

-Alza il volume- disse Meg battendo le mani sullo sterzo e scuotendo la testa.
Feci come mi aveva detto e inizia a cantare a squarcia gola scuotendo la testa e facendo finta di suonare la chitarra.

-Your eyes, your eyes, I can see in your eyes- ulrai -You make me wanna die- urlammo insieme. Continuammo così fino alla fine della canzone. Cantavamo e ridevamo contemporaneamente. Muovevamo la testa improvvisandoci rocchettare e inventandoci buona parte delle parole.

**
Erano le otto di sera quando varcai con la mia migliore amica le porte del cinema. In lontananza vedemmo subito Brad. Insieme a lui c'era anche Daiv, come già sapevo, ma la cosa che mi fece rimanere scioccata era che con lui c'era una ragazza. Non una qualsiasi, ma Jen, la cheerleader della Jefferson. La stata Jen che ci aveva invitate alla sua festa la settimana prima. Anche l'espressione di Megan era cambiata e questo voleva dire che nemmeno lei sapeva niente.
Si avvicinò a Brad e gli sussurrò all'orecchio con voce non molto bassa:- Che ci fa quella qua?-

In tutta risposta lui alzò le spalle. -Non chiederlo a me, io non sapevo nulla-

A rompere quel momento di leggero imbarazzo fu proprio la causa di tanto disagio: Jen.
-Allora che film vediamo?- Sorrise avvicinandosi maggiormente a Daiv.

La osservai meglio e davanti a tanta perfezione estetica mi sentii in imbarazzo. Anche lei quella sera indossava in vestitino a manica corta di un rosa molto chiaro che cadeva morbido. Ai piedi portava delle scarpette di tela bianca e sulle spalle un giubbotto di jeans scuro. I capelli biondi tagliati a caschetto erano stati lasciati liberi.
Gli occhi scuri erano contornati da una matita verde che dava luce allo sguardo. Tra lei e Meg non sapevo chi attirasse più sguardi e io, coi miei pantaloni larghi e la mia camicetta, mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Per non parlare del fatto che fossi rimasta senza accompagnatore. Mi trovai a dare ragione a Meg, al cinema non si vai mai non accompagnati.

-Io proporrei una commedia- disse Meg.

I ragazzi annuirono ma Jen non sembrava d’accordo.
-Perché non guardiamo un horror? Altrimenti questi due baldi giovani a cosa servono?- disse ridendo e sperando di riuscire a concludere qualcosa con Daiv.

-Ho sentito dire che Oculus sia davvero un bel film- disse Daiv dando corda alla cretina che gli stava a fianco. Non potevo farci nulla, mi stava troppo antipatica.

-Per me va bene, voi che dite?- chiese Brad rivolgendosi a me e Meg.

-Anche per me- dissi semplicemente evitando appositamente di dire che gli horror erano i miei film preferiti.
Meg annuì e tutti e cinque ci avviammo alla cassa per fare i biglietti.


Inutile dire che io finii seduta alla fine della fila di poltrone. All'inizio c'erano Brad e Meg seguiti da Daiv e Jen. Infine c'ero io.
Non appena il film iniziò Jen si getto su Daiv dicendo di avere paura. E meno male che aveva proposto lei di vedere un horror.
I primi minuti di film erano stati già coinvolgenti e mi preparai a vedere un film che speravo non mi avrebbe deluso. Nemmeno dieci minuti dopo l'inizio, Jen iniziò a chiedere chiarimenti a Daiv che non sembrava affatto infastidito dalla situazione. Dovevo ammettere che anche io avevo impiegato qualche minuto per capire che i due bambini non erano i fratelli dei ragazzi ma solo il ricordo di loro da giovani, ma non servivano spiegazioni lunghe dieci minuti per capirlo.
Alla prima scena violenta Jen si coprì gli occhi e nascose la testa nel petto del ragazzo che le stava accanto dicendo di avere paura. Quei due mi stavano dando fastidio e non riuscivo a seguire il film.
Sentii un urlo nella sala e capii di essermi persa una parte importante per guardare quei due. E dire che sembrava davvero un bel film. Cercai di concentrarmi maggiormente ma Jen prese ad urlare proprio nella parte più importante non facendomi capire nulla.

E no però, mi ero stancata. Mi voltai verso di loro per parlare. -Se il film non ti interessa puoi anche andartene, nessuno ti costringe a vederlo- entrambi si girarono dalla mia parte e rimasero interdetti, ma Jen si riprese quasi subito.

-A me interesse il film- rispose atona voltandosi verso lo schermo.

-Si, come no, a te interessa qualche altra cosa- sussurrai e vidi Daiv sorridere scuotendo la testa. Beh, almeno era consapevole dell'effetto che faceva su certe ragazze.

Cercai di vedere il resto del film ma quei due ormai avevano attirato la mia totale attenzione. Le mie orecchi erano tese a captare ogni forma di dialogo tra i due. Se non mi volevano far seguire il film, mi sarei costruita il mio piccolo cortometraggio personale.

-Daiv, proteggimi, ho tanta paura- disse la ragazza avvinghiandosi al braccio di lui proprio quando la protagonista del film si stava avvicinando allo specchio maledetto e vide riflessa la madre.

-Oh mio Dio, non mi guarderò mai più allo specchio- continuò lei mangiucchiandosi le unghie. Per essere una a cui non interessava il film, era abbastanza presa. Io mi avvicinai lentamente al suo orecchio sfruttando il buio e il silenzio della sala nel momento di massima tensione del film e urlai nell'orecchio di Jen il semplice e classico buh!
Lei saltò dalla sedia urlando e andandosi a sedere sulle gambe di Daiv e portandogli le braccia al collo. Forse avevo peggiorato la situazione, ma la sua faccia nel momento del salto era stata esilarante.
Scoppiai a ridere prendendomi occhiatacce da tutti. Solo una pazza poteva ridere vedendo un film horror. Cercai di controllarmi portando la testa fra le gambe e l'attacco di risa mi passò, ma era rimasto il sorriso sbarazzino sulle labbra.
Mi voltai verso o due e vidi che Jen era tornata al suo posto ma era talmente schiacciata al corpo di lui che sembravano un tutt'uno.

Daiv mi guardò e parlò muovendo solo le labbra. -Sei tremenda- poi sorrise continuando a fissarmi. Io lo guardai di rimando e sorrisi a mia volta in quella fioca luce del cinema.


Poco dopo iniziarono i titoli di coda e noi ci alzammo dalle poltroncine consci che nessuno dei cinque aveva seguito interamente. Quando uscimmo dal cinema una ventata d'aria fredda ci colpì e mi strinsi nel mio giubbotto troppo leggero. Il cielo era completamente scuro, non si vedeva nemmeno una stella.
Erano le dieci passate e i ragazzi sarebbero andati a mangiare qualcosa; era arrivato il momento di andare per me. Non volevo mangiare in pubblico rischiando di sentirmi male e dover correre in bagno. Sapevo che una volta che il vomito sarebbe venuto a farmi visita difficilmente se ne sarebbe andato.

Nemmeno a farlo a posta, Brad parlò prima di me. -Conosco un posticino che fa della pasta al forno eccezionale. Non è distante-

Pasta? Alle dieci di sera? Ma cosa ti dice il cervello? Certo, uno grande e grosso come te riesce a digerirla certa roba, ma non io che faccio fatica a mangiare del semplice brodo vegetale.

-Ragazzi, io passo- dissi incrociando le braccia al petto per il freddo. -Domani devo alzarmi presto, è meglio che adesso vada. Grazie della serata- continuai e mi avvicinai a Meg per salutarla.

-Come torni a casa?- Era stato Daiv a parlare.

Mi voltai verso di lui e lo guardai in viso. -A piedi- risposi solamente.

-Ma è buio, non puoi camminare da sola. Prendi le chiavi del pick-up di Meg, poi la riaccompagna Brad- la voce era normale, priva di qualsiasi sentimento, ma dalle sue parole sembrava preoccupato per me.
Arrossi leggermente e non seppi cosa rispondere.

-Ray, se vuoi ti do le chiavi dell'auto- disse Meg salvandomi da quel momento di mutismo.

-Grazie Meg, ma preferisco non guidare- dissi gesticolando. Non avevo la patente e Meg lo sapeva. Avevo provato a guidare l'auto di mio padre nel parcheggio di un supermercato e non era andata bene. A furia di provare ero migliorata ma non avevo mai preso la patente, mi sembrava inutile prendere un pezzo di carta che sarebbe servito al massimo un paio di mesi. Meg era l'unica a conoscenza di tutta la verità e le fui grata per il suo silenzio.
-Allora vado, ci vediamo domani- salutai tutti i mi allontanai di qualche passo.

-Aspetta- sentii urlare da lontano. Mi voltai e vidi che Daiv stava chiedendo qualcosa a Brad e questo tirava fuori dal pantalone le chiavi di una macchina. Vidi Jen guardare male Daiv ma lui la salutò con un bacio sulla guancia e poi corse verso di me.

-Mi hanno insegnato a non lasciare mai sola una ragazza alle dieci di sera. Non posso andare contro gli insegnamenti dei miei- disse facendo spallucce e io sorrisi semplicemente non sapendo cosa dire. Lui camminava avanti e io lo seguivo. Si fermò d'avanti a una Range Rover nera. L'auto di Brad. Il ragazzo mi aprì lo sportello e io lo ringraziai.
Quando entrò anche lui in un dubbio mi assalì. -Ma tu come torni a casa?- chiesi voltandomi verso di lui.

-Con questa- disse semplicemente. -Più tardi Brad la verrà a prendere da me-

Annuii semplicemente e pensai che Jen era rimasta sola con i due fidanzatini. Mi venne da ridere.

-Che c'è?- chiese Daiv mettendo in moto l'auto.

-Nulla. Pensavo a Jen che è rimasta da sola. Non dovevi andartene, eri uscito con lei- poggiai la testa al finestrino rilassandomi.

-É lei che è voluta uscire con me. Le avevo detto che dovevo venire al cinema con voi e lei si è autoinvitata- disse sulla difensiva mettendo la retromarcia e uscendo dal parcheggio.

-Comunque sia, è stato poco carino da parte tua- mi portai le gambe al petto cercando di trovare calore.

-Non era meno carino lasciar camminare te da sola?- mi rivolse un'occhiata per poi lasciare definitivamente il cinema e immettersi nel traffico serale.

Dopo un po' lui si tolse la felpa e me la diede rimanendo a mezze maniche. -Questa scena l'ho già vista- mormorò riferendosi alla sera del Lunaparck.

-Grazie- dissi mettendomela sulle gambe tipo coperta. Era davvero calda.

-Non accendo l'aria calda perché morirei. Al contrario di te non soffro affatto il freddo- si poggiò col gomito alla portiera dell'auto voltandosi verso di me. Eravamo fermi nel traffico.
Sentivo il suo sguardo su di me e rabbrividii ancora di più. -Dai, non fa così freddo- ridacchiò vedendomi rannicchiarmi ancora di più.

-Forse- risposi. -Ma non fa nemmeno così caldo da rimanere a mezze maniche-

-Touché- portò la mano sul cambio e inserì la retromarcia. Fece un'inversione e di infilo in una stradina poco illuminata. Poco dopo uscimmo dal viale e imboccò l'autostrada.

-Scorciatoia- spiegò Daiv. -Al centro c'era troppo traffico, per di qua facciamo prima- Annuii di nuovo prendendo a giocare con la radio, ma non trovai nulla di buono.

-Nel cruscotto ci dovrebbero essere dei cd- disse Daiv indicandomi dove cercare. Trovai un paio di cd di band a me sconosciute, ma uno attirò la mia attenzione. Era di Mandy Moore. Lo misi nello stereo e aspettai che la dolce voce della cantante inondasse l'abitacolo.

So I lay my head back down And I lift my hands and pray

-To be only Yours, I pray to be only Yours. I know now you're my only hope- canticchiai abbandonandomi al sediolino. Mi sentivo stranamente a mio agio.

Sing to me the song of the stars Of Your galaxy dancing and laughing and laughing again

-When it feels like my dreams are so far Sing to me of the plans that You have for me over again- canticchiai di nuovo disegnando stupidi cuori sul finestrino dell'auto.

Quando la canzone finì un senso di pienezza e di vuoto assoluto si impadronito di me. Era una sensazione strana. Daiv interruppe il silenzio levando il cd.

-Qui ci vuole qualcosa di allegro. Passami un po’ il cd dei Maroon5- disse uscendo dall'autostrada. Gli passai il cd che aveva chiesto e lui lo mise subito.

-Dove hai detto che abiti?- chiese.

-Non te l'ho detto- Lui si girò verso di me e mi guardò con un sopracciglio alzato e spingendomi e continuare, ma io non dissi nulla.

-Allora- sospirò -Dove abita signorina?

-E se non volessi dirvelo?-
Da quando eravamo passati al voi? La situazione si faceva intrigante.

-Paura?- sorrise malizioso.

-Perché non dovrei averne? Chi mi dice che non sei un maniaco che vuole uccidermi e nascondermi nel cofano dell'auto di un suo amico facendo ricadere su di lei le accuse?- sostenni lo sguardo.

-Ottima intuizione Watson, ma hai dimenticato un dettaglio. Avrei potuto ucciderti prima invece di farmi chilometri in più per accompagnarti a casa visto che abito proprio alle spalle del cinema-

E adesso che cazzo gli rispondo?

-Okay, mi fido- dissi semplicemente. -Tre case dopo quella di Brad- Sorrise e accelerò leggermente.


Dieci minuti dopo eravamo fermi nel vialetto di casa. La musica era spenta e il totale silenzio torreggiava.
-Grazie per il passaggio, mi dispiace che ora devi tornare indietro- dissi aprendo la portiera.

-Non preoccuparti.- rispose pensieroso.
Scesi dall'auto e dalle gambe mi cadde la sua felpa. L'avevo dimenticata. La presi e feci per ridargliela.

-No, tienila pure. Nel caso ti venisse un attacco di freddo acuto, sai cosa mettere- mi strizzò l'occhio sorridendomi leggermente. Richiusi la portiera e sentii il motore partire.

Quando stavo per salire le scale del portico sentii chiamarmi. Mi girai e vidi la testa di Daiv che faceva capolinea fuori dal finestrino. Stava facendo segno di avvicinarmi.
Quando lo raggiunsi lo vidi guardarmi intensamente con sguardo serio. Mi sentivo in imbarazzo.

-Domenica un mio amico partecipa ad una mostra e mi aveva chiesto di invitare qualche amico. Non so, magari ti piacerebbe venirci. Con me.-
Era un invito quello? Era stato il discorso più impacciato che avessi mai sentito.

-Okay-

Avevo davvero risposto così? Ero peggio di lui.

-Grande. Allora ti passo a prendere alle sei, è di pomeriggio- sorrise imbarazzato.

-A domenica- lo salutai prima che mettesse in moto e partisse.

-Dio, che figura- blaterai. -Questa la devo assolutamente raccontare a Meg-



Gif del bellissimo Daiv!

Eccomi qui, questa volta sono stata veloce.
Allora cosa ve ne pare? Io aspetto sempre vostri pareri. Fate sentire la vostra voce popolo si efp!
Come vi sembrano i due protaginisti? 
Nel prossimo capitolo ci sarà il loro primo appuntamento, se così possiamo definirlo. Una mostra! Chissà cosa succederà. 
Al sesto capitolo!
-bibersell


 
  
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