Quando mi addormentai, quella sera, precipitai in un mondo buio dove regnava la notte.
Stavo correndo disperatamente, assieme a due compagni... era un corsa contro un tempo tiranno e sempre più misurato, poi ci fu una battaglia, in un giardino, sotto due alberi gemelli che piangevano candidi petali. Una battaglia atroce e dolorosa nel corpo e nello spirito, dove mi macchiai di un empio atto sacrilego per avere le vittoria.
Al termine della battaglia non vedevo più nulla e mi reggevo in piedi a stento, poi avvenne un’esplosione di energia dal potere inimmaginabile... ed infine... più nulla.
Mi svegliai di soprassalto. La mente confusa continuava a ripercorrere sempre le stesse immagini e le stesse sensazioni.
Un dolce viso di bambino coperto di polvere, scintillanti occhi turchese e un irresistibile sorriso sornione, abbracci, strette di mano, pacche sulle spalle, risate, e poi... il buio... la sensazione del suo sguardo feroce, bruciante sulla pelle, le sue mani che si stringono intorno al mio collo, le sue lacrime che mi scivolano addosso e la frustrazione, lo straziante desiderio di parlare e spiegare le mie ragioni e il non avere voce per farlo.
E poi un nome... Milo...
Rimasi immobile, nella stanza buia, cercando di dare un senso a tutto questo quando vidi un’esile figura di ragazzo stagliarsi contro la sagoma luminosa della porta.
“Hyoga?”
“Va tutto bene?” sentii chiedermi la sua voce incerta.
“Chi è Milo?” chiesi.
Non rispose, ma si avvicinò al letto e vi si inginocchiò accanto e appoggiando le sue mani calde sulle mie dicendo:
“Domattina partiamo, andiamo in Giappone forse lì, grazie all'aiuto della Fondazione Grado, troveremo una risposta a tutto questo”.
Rimase immobile per un interminabile istante, a guardarmi... gli occhi color ghiaccio che brillavano illuminati dalla fredda luce della luna…