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Autore: idrilcelebrindal    26/01/2015    7 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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39 E se tutto deve finire nel fuoco
39  E se deve finire nel fuoco

Le ombre si allungavano verso est. Dal suo punto di osservazione favorito, sulla quercia, Neala ammirava il riflesso degli ultimi raggi del sole sulla neve; verso ovest, invece, il sole che calava oltre le Montagne Nebbiose riempiva di ombre le pendici scoscese ed innevate, su cui spiccavano, neri, i boschi.  Ccome sempre la contemplazione della natura aveva il potere di rasserenare la ragazza:  al momento quindi  era solo irritata anziché furente come quando si era arrampicata, con gesti bruschi e privi di grazia, sui rami, mugolando poi indispettita quando la quercia si era vendicata del suo comportamento irriguardoso rovesciandole nel collo un carico di neve gelata.
All’inizio era talmente fuori di sé da non riuscire ad articolare nessun pensiero, ma ora la sua rabbia era assolutamente ben diretta.
Potrei vomitare! Come può essere così mielosa, e sdolcinata, e smorfiosa, e… e…sbuffò alla ricerca di aggettivi adatti a definire il comportamento di Sybella.  Con tutto quello zucchero gli verrà il mal di denti, se continua ad ascoltarla mentre riversa su di lui tutte quelle moine!  E sarebbe un vero peccato, rilevò una parte della mente di Neala, rovinare quei denti bianchissimi e quella risata così… così … quando era arrabbiata le mancavano sempre le parole. Così… calda, ecco!
Le manca solo di strusciarsi contro le sue gambe facendo le fusa!
Neala era anche irritata con se stessa. Non riusciva a competere con Sybella nelle carinerie, prima di tutto perché le trovava odiose, poi perché si sarebbe sentitia un’assoluta idiota, ed infine perché sapeva che avrebbe solo fatto una figuraccia; d’altra parte la sorella, in quel modo, riusciva a catalizzare tutta l’attenzione dell’ospite, e Neala bolliva, e bolliva, e finiva per allontanarsi per non esplodere facendo la figura della pazza e mandando la mamma su tutte le furie.
Cambiò posizione perché un nodo del tronco le si era conficcato nella schiena.
La cosa peggiore era che le manovre di Sybella sembravano avere successo. Lui la guardava, eccome, e rideva per lei e gli occhi gli si illuminavano, e… e…
E perché mamma non dice niente per quel comportamento da smorfiosa?
Eh, sì: perché anche mamma sembrava approvare quell’atteggiamento, o meglio sembrava non disapprovare.
Ed io cosa devo fare?!  Approfittava sempre delle occasioni che si presentavano per parlare con lui, o mostrargli qualche animale interessante, o giocare a scacchi… l’unica cosa che Sybella non sapeva fare, e Neala gongolava di gioia maligna ogni volta che riusciva a far comparire la scacchiera e la sorella metteva, invariabilmente, il broncio. La maledetta riusciva anche a produrre un broncio assolutamente delizioso.
E poi qualcosa attirò la sua attenzione: verso sud, tra la Foresta ed il Fiume, ma più vicino al loro villaggio che a Campo Gaggiolo, si levò una densa nube di fumo nero.
Sta bruciando qualcosa.

Tad e i suoi vicini si stavano radunando nella piazza principale del villaggio. A sud il fumo si levava sempre più intenso, e dopo l’allarme dato da Neala è risultato presto evidente che doveva essere in corso una razzia di qualche genere, o in ogni caso un grosso guaio. Non poteva essere un piccolo incendio fortuito, perché sarebbe già stato domato da tempo.
Anche il Nano era lì. Ormai camminava, anche se con l’aiuto di un bastone: il guaritore aveva insistito perché non caricasse ancora il peso sulla gamba fratturata, ma lui spesso barava. La sua espressione mostrava  a chiare lettere la sua frustrazione per non poter essere d’aiuto, ed anche una certa preoccupazione.  Un attimo prima che Tad montasse in sella lo prese da parte.
“C’è qualcosa che non va, lo sai, vero?” Tad lo guardò intento.
“Pensi ad un trappola?”
Il Nano annuì.
“Se sono Orchi o Goblin, devono aver attraversato il Fiume a nord: l’altro guado è troppo lontano. Perché aggirare questo villaggio, perché non attaccare qui?”
L’Uomo annuì; capiva il problema, ma doveva comunque andare ad aiutare la gente a sud.  Posò una mano sulla spalla del Nano.
“Cercherò di mandare indietro qualche uomo appena possibile. Chiudetevi  nelle case e state all’erta.” Quindi guardò dritto negli occhi il Nano. “Lascio a casa il mio figlio minore; lui sa dove tengo le armi.”
“Fidati di me.”

La notte era calata sul villaggio degli Uomini in riva al grande Anduin. Nessuno si aggirava per le stradine; le porte erano sbarrate e la gente teneva a portata di mano le armi: l’atmosfera era tesa.
Neala sedeva a tavola in silenzio, mentre sua madre posava al centro la pentola che mandava un delizioso profumo di stufato.
“Avanti ragazzi,” esclamò con una voce che voleva essere allegra, “cosa sono questi musi lunghi? Mangiate! Quando la pancia è piena, si vede tutto in modo diverso!”
La donna guardava con occhio critico le due figlie, il suo Giovane Tad, e l’ospite, e pregò in cuor suo che il problema al villaggio vicino fosse cosa da poco, e che gli uomini  tornassero presto. Sospirò. Non vedeva l’ora che quell’inverno disgraziato e sfortunato finisse; il clima era stato orribile, un sacco di pioggia quando avrebbero dovuto avere la neve, e un gelo terribile quando avrebbe dovuto già esserci profumo di primavera, con tutti i danni che questo avrebbe prodotto sul raccolto; Orchi che scorrazzavano dappertutto facendo danni e sporcando con i loro disgustosi rifiuti; e sempre, sempre, quel clima di allarme, stare sempre in guardia, ed i suoi uomini fuori, e quella paura che un giorno qualcuno potesse non tornare…
Non potè evitare di guardare di straforo il loro ospite. Lui se l’è certo passata peggio di noi,  pensò. Non aveva raccontato molto, ma il  suo stato nel momento in cui l’avevano raccolto diceva più di mille racconti. Sospirò. Sembrava così assurdo: quando lo sentiva ridere, quando vedeva quel viso così aperto e sincero,  quando ascoltava la musica o giocava a scacchi con Neala, era solo un ragazzo come tanti, ed era facile dimenticare cosa lui stesso aveva ammesso di essere:  un combattente, nato ed addestrato per la guerra, e per sopravvivere anche nelle condizioni peggiori. Un avversario potenzialmente letale. da qualche tempo era piena di dubbi su quel Nano, visto l'effetto che faceva sulle sue figlie; ma quella notte la sua presenza dava sicurezza.

La sera diventò notte, ma nessuno parlava di andare a letto. Il villaggio era silenzioso, le porte sbarrate; qua e là, le torce accese davanti alle porte illuminavano debolmente la notte. Qualche veterano si aggirava tra le case, scrutando le ombre.
Erano tutti irrequieti, e Neala si gingillò con l’idea balzana di cacciare un urlo improvviso.. giusto per vedere cosa sarebbe successo.  Ma cosa diavolo ti viene in mente? Come minimo a mamma verrebbe un infarto, Sybella strillerebbe come una gallina, Tad … beh, forse riuscirebbe a tagliarsi con la daga di papà, e lui…   guardò il “lui”. In piedi, davanti alla finestra, scrutava la notte attraverso la fessura tra le imposte. Era senza bastone, in quel momento, e la sua figura eretta e sicura era una presenza confortante.  Lui di certo non perderebbe la calma.
Ma avrebbe visto la disapprovazione in quegli occhi color del cielo, ed una smorfia sulla bocca appena ombreggiata dai baffi. Neala sapeva che avrebbe voluto solo sotterrarsi nel buco più profondo a sua disposizione.
“Quando finirà questa notte?” sussurrò.
Ed in quel  momento vide le spalle del Nano irrigidirsi.

C’era qualcosa, dietro quel cespuglio, dalla parte del fiume. Ne era sicuro. Qualcuno, non qualcosa. Seguì attentamente il movimento con lo sguardo, finchè non ebbe più dubbi.
Sapeva che sarebbe successo.
“Tad,” chiamò, con voce tranquilla, “prendi tutte le armi che hai. C’è un arco?”
“Che succede?” Neala non aveva saputo trattenersi, e si sorprese di quanto stridula risuonasse la sua voce.
“C’è qualcuno che si nasconde, là fuori.”
Tad non fiatò, e, aperto uno stipo, prese alcuni archi e spade. Il Nano li guardò: erano archi da caccia, non da guerra, ma erano meglio che niente. Anche le spade non erano gran che: niente a che vedere con l’acciaio nanico.
“Ragazze, venite con me, dobbiamo sprangare le finestre delle camere.”  La voce della donna risuonò controllata;  Sybella non lo fu altrettanto, e cominciò a singhiozzare.
“Smettila, Syb,” sbottò Neala, “ non è il momento per le sceneggiate.”
Il Nano ignorò entrambe, e si rivolse alla loro madre.
“Hai un posto più riparato di questa stanza? Andateci, e chiudetevi dentro.”  Forse servirà a qualcosa.

E poi, improvvisamente, non ci fu più tempo.

Maledizione a questa gamba!  L’infisso della finestra stava per cedere. Vide il Giovane Tad, dall’altra parte della stanza, mentre scoccava una freccia dietro l’altra dalla fessura delle imposte; lui aveva dovuto smettere ben presto, perché dopo pochi tiri il braccio non gli aveva più consentito  di tendere l’arco, che comunque non era mai stata la sua arma.
Avevano barricato la porta trascinandovi contro dei mobili, ma i Goblin fuori se ne erano ben presto accorti ed avevano lasciato perdere, attaccando invece le due  finestre. I grugniti ed i ruggiti che provenivano dall’esterno gli dicevano che gli aggressori dovevano essere un numero notevole… o forse il loro obiettivo era solo quella casa. O sono io?
Il pensiero lo aveva sfiorato più di una volta, ma non riusciva a darsi una motivazione convincente. Era fuggito, è vero, ma perché tutta quella fatica e quello spiegamento di forze solo per riprendere me ?
Sono sopravvissuto ad  una terribile battaglia, ad  una prigionia, ad una caduta rovinosa, al Fiume, per fare la fine del topo in un villaggio degli Uomini?
Impugnò più saldamente spada e daga, a cercò di caricare il peso sulla gamba sana. Non si sarebbe arreso, non dopo tutto quello che aveva passato! Più che mai, voleva tornare a casa. Proprio adesso che le cose sembravano andare bene, tutte le difficoltà  erano superate, doveva essere il momento per riposare! E dopo che qui, in capo al mondo, nell’ultimo posto che avrebbe immaginato, aveva trovato qualcosa che aveva cercato per tutta la vita…
In quel preciso istante l’infisso volò in pezzi con uno schianto di legno e vetri infranti, ed un Goblin si  precipitò attraverso l’apertura.
In un battito di ciglia la sua testa rotolò sul pavimento con un suono disgustoso, come un melone marcio. Sangue nero ovunque, e fu di nuovo sul campo di battaglia davanti ad Erebor.

Il suo corpo si muoveva senza bisogno  di alcun comando. Fendere, infilzare, decapitare tutte le creature che osavano oltrepassare l’apertura, divenne un esercizio meccanico; i cadaveri ostruivano il passaggio, rendendo difficoltoso l’ingresso a quelli dietro. La fine dei loro compagni rese quelli fuori più prudenti, e lui osò rifiatare un attimo… ed un secondo  schianto gli disse che anche l’altra finestra era stata presa. Il Giovane Tad volò in mezzo alla stanza, scaraventato via da un colpo di mazza, e due Goblin erano dentro.
La difesa era finita.

In quel  momento, la porta che dava sull’interno della casa si spalancò.
“Venite, presto!”  i due non se lo fecero ripetere due  volte; varcarono la soglia, e la porta fu sbattuta dietro di loro. La donna non perse tempo.
“Presto, accatastate questi mobili  contro l’uscio!”
“Ma le altre finestre?” chiese il Nano. La donna scosse il capo.
“Le abbiamo sprangate con sbarre di ferro fissate nelle pareti, e qui le mura qui sono in pietra. Non riusciranno a passare. Venite!”

I Goblin sciamarono nella stanza devastata, e si schiantarono invano contro la porta massiccia. Le pareti non erano attaccabili, e si erano già resi conto che le finestre del retro presentavano, dietro le imposte in legno, delle fitte spranghe metalliche che non si lasciavano scalzare.  Anche la porta rivelò ben presto un’anima metallica: una griglia spessa tre dita che terminava nelle mura, contro cui le asce rimbalzavano senza scalfirla nemmeno.
Lo slancio dei Goblin si affievolì ben presto, smorzandosi nell’indecisione. E poi qualcuno ebbe un’idea.

Ben presto mobili e suppellettili furono accatastati contro la porta e le finestre esterne, e le fiamme si levarono da più punti.
“Se non vogliono soffocare, dovranno uscire,” sogghignò il capobanda,  mentre i Goblin in attesa brandivano le armi, “ ed appena escono, li stendiamo tutti!”
Dopo qualche minuto  il fuoco aveva ormai avvolto gli infissi ed aveva attaccato le pareti di legno della parte anteriore della casa.
“Ehm, capo…”  la voce del Goblin rivelava un po’ di tensione, “sarà sicuro rimanere qui?”
Il grosso ufficiale si guardò intorno e si rese conto che il suo subordinato non aveva torto. La  situazione stava sfuggendo loro di mano! E proprio in quel momento una sezione del soffitto decise di cadere, mentre le fiamme avvolgevano ogni cosa ed il fumo si faceva soffocante.
“Fuori di qui!”
Fu una corsa precipitosa, mentre il resto del tetto crollava fragorosamente ed il ruggito delle fiamme si alzava coprendo anche le grida dei Goblin.

Si fermarono a cinquanta metri di distanza, ed anche lì si avvertiva distintamente il calore che si sprigionava dall’incendio. Tutta la casa era avvolta da fiamme altissime; nella parte posteriore, le travi del tetto ardevano, e lingue di fuoco uscivano da ogni apertura. L’aria era piena di un denso  fumo nero, ed aleggiava anche un odore penetrante di carne arrostita.
“Capo…” azzardò il piccolo Goblin, senza fiato e con gli occhi sbarrati, mentre stringeve convulsamente il manico della sua ascia, “non credo che riusciremo a prenderlo, il Nano, vero?”
Mentre fissava malinconicamente il rogo davanti a lui, l’ufficiale guardò i pochi uomini che gli erano rimasti. Si grattò il mento con un artiglio; alzò lo sguardo e vide che la luna era ancora alta nel cielo.
“Ho sempre pensato che Moria fosse un bel posto per viverci, che ne dite? Niente incendi, niente fuoco laggiù…”

Sorgeva un’alba gelida, e la prima luce rischiarava il cumulo di macerie ancora fumanti che era stata la casa di Tad. Tutto quanto era legno o combustibile era stato consumato dal fuoco; i resti anneriti delle mura di pietra, o almeno quelle parti che la travi non avevano trascinato con sè cadendo, si levavano verso il cielo come denti storti.
Gli uomini avevano soccorso gli abitanti del villaggio vicino, vittime di predoni che li avevano privati di buona parte del bestiame e incendiato  alcune case, dileguandosi poi nella notte; ma mentre spegnevano gli incendi, si erano ben presto resi conto che qualcosa di grave era avvenuto proprio a casa loro. Con la massima velocità consentita dalla notte, erano tornati sui loro passi, per scoprire il disastro.  
Il calore era ancora talmente intenso che non era possibile avvicinarsi alle macerie.  Tad  e gli altri uomini, in un silenzio assordante, attesero.


Angolo autrice
Ecco il nostro tramonto al Villaggio della Gente del Fiume!
Dovevo movimentare un po’ la vicenda, no? Cosa ne dite?  
*GRAZIE!* a Vodia, Ardesiia, hally evans e la fedelissima jodie_always!
Uno specialissimo “BENVENUTA” ad Inuiascia.
E grazie a tutte voi, che avete permesso a questa storia di superare il traguardo delle 200 recensioni! Sono commossa.
Alla prossima
Idril
  
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