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Autore: Elly Priest    26/01/2015    1 recensioni
"Gagarin prese il suo viso fra le mani e la bació. Alya si irrigidí all' instante e si rifiutò di chiudere gli occhi.
Era troppo arrabbiata con lui, con se stessa. Con tutti.
Non voleva essere aiutata, non doveva. Era sempre stata forte e lo sarebbe ancora stata, anche senza di lui. Doveva mantenere la promessa a Katja. Questo, peró, non la faceva sentire meglio. Alya percepiva la propria anima che si lacerava sempre di piú. Di notte sognava l' amica che gridava aiuto. Di giorno passava le ore con i sensi di colpa.
Gagarin aveva ragione, ma Alya si rifiutava di volergliela dare. Gagarin voleva sistemare tutto, ma la percepiva rigida, distante. Si staccò all' improvviso. Lo sguardo della ragazza era gelido e lui ebbe paura di quello che c'era al suo interno. Non sapeva cosa dirle e rimase fermo, Alya giró i tacchi e si mise a correre.
Odiava lui, odiava se stessa. Odiava tutti."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Stai qui con me! Non andartene via come sempre, Alya!
-Gagarin... Non puoi capire..
La guardava con occhi sbarrati e intensi. Stringeva le mani tra le sue.
-Perché quando provo ad aiutarti ti tiri indietro? 
Alya non rispose, lo guardava e basta.
-La prigione ti ha cambiata.. Dov'è finita la ragazza sorridente e spiritosa che eri?
-Non c'è più! Non c'è mai stata! 
Alya tirò a sé le mani.
-Alya, devi andare avanti non puoi vivere per sempre con i sensi di colpa!
-Sensi di colpa? Sai bene cosa é successo e mi vieni a dire queste cose?!
Stava perdendo il controllo, tremava da quante emozioni doveva trattenere.
-Alya, farsi aiutare non é da codardi, ti amo e voglio che tu stia meglio!
-Codardi? Tu sei stato codardo, non ti sei battuto! Ti sei arreso ed é grazie a me se siamo ancora vivi! Sei stato debole, se avessi lottato Lei sarebbe ancora viva!!
Gagarin sentí un coltello piantarsi nell' anima.
-E adesso cosa c'entra!? Io non ero nemmeno lì quando Katja é morta! Guarda in faccia alla realtà! Ti sto perdendo Alya, e non sono sicuro di riuscire a continuare così. Il debole qui non sono io, sei tu ed hai bisogno del mio aiuto!
Alya sbottó all' improvviso.
-Gagarin, vaffanculo!
Fece per andarsene, ma lui le si paró davanti.
-No, io non me ne vado!
Prese il suo viso fra le mani e la bació.
Alya si irrigidí all' instante e si rifiutò di chiudere gli occhi. Era troppo arrabbiata con lui, con se stessa. Con tutti. Non voleva essere aiutata, non doveva.
Era sempre stata forte e lo sarebbe ancora stata, anche senza di lui. Doveva mantenere la promessa a Katja. Questo, peró, non la faceva sentire meglio.  Alya percepiva la propria anima che si lacerava sempre di piú.
Di notte sognava l' amica che gridava aiuto. Di giorno passava le ore con i sensi di colpa.
Gagarin aveva ragione, ma Alya si rifiutava di volergliela dare. Gagarin voleva sistemare tutto, ma la percepiva rigida, distante.
Si staccò all' improvviso. Lo sguardo della ragazza era gelido e lui ebbe paura di quello che c'era al suo interno. Non sapeva cosa dirle e rimase fermo, Alya giró i tacchi e si mise a correre.
Odiava lui, odiava se stessa. Odiava tutti. 


La casa di nonno Kuja era il posto a cui Alya teneva di più. La porta era sempre aperta, l' acqua del tè bolliva costantemente sul fuoco per chi ne aveva bisogno.
Entró lentamente nella cucina, l' odore del cifir le pervase le narici. Un odore familiare che sapeva di casa, che sapeva di famiglia.
La casa sembrava vuota, zia Svetlana era fuori a nutrire le galline.
Si appoggiò al lavello massaggiandosi le tempie. L' ennesima litigata con Gagarin: ne usciva sempre più distrutta.
Sentiva ancora il calore delle sue mani sulle guance. Alya sapeva di aver sbagliato tutto, era consapevole di essere diventata qualcosa che cominciava a farle paura.
Una porta si aprì ed uscì lui, capelli grigi ed espressione pacifica in faccia: Nonno Kuja.
-Ah, sei qui. Siediti pure, Alya!
Non sembrava sorpreso di vederla, anche se ormai la ragazza passava le giornate giù al fiume.
Non entrava in quella casa da un sacco di tempo e per questo Alya si sentí un po' in colpa. Era lì perché non voleva vedere nessun' altro, neanche i suoi amici. Nonno Kuja scosse la testa e servì il cifir, come sempre delicato e attento nei movimenti.
-Ah! Non c'è nulla di meglio che una buona tazza di té! Senti che buon profumo, Alya. É dolce e amaro allo stesso tempo, ha un buon sapore. Provalo, dai!
Alya obbedì bevendo qualche sorso.
-Buono, eh?
Annuí abbozzando un sorriso forzato.
-Nonno, nonno! Cos'é questo?
Alya annusó quella strana bevanda marrone.
Il naso lentigginoso si arricciò per l' odore forte.
-É la migliore medicina che esista, bambina mia. Si chiama cifir.
-Funziona anche quando si é tristi?
Nonno Kuja le posò una mano sui capelli castani.
-Soprattutto quando si é tristi, certo Alya.

-Ha un buon gusto, un ottimo odore e fa sentire meglio per qualsiasi cosa..
Si sedette davanti a lei. Nonno Kuja la metteva sempre un po' in soggezione, ma la sua presenza era piacevole.
-...Eppure rimane sempre e solo acqua calda!
Una conversazione futile, ma a lei non serviva né compassione né pietà e queste erano due cose che, per fortuna, Nonno Kuja non riservava a nessuno.
Tra loro seguì il silenzio, rotto solo dal fuoco che scoppiettava nel camino.
Nonno Kuja la osservava attentamente.  La sua bambina, ormai, era cresciuta: le curve avevano raggiunto i posti giusti, lo sguardo era più maturo e tagliente. Si stava trasformando in una donna.  Una donna bellissima, a suo avviso.
Nonno Kuja sapeva molto bene cosa stesse passando Alya, perché anche lui aveva patito le stesse cose. La sofferenza di una grave perdita poteva segnare in modo indelebile le persone più fragili. Alya era una di queste: fuori una roccia, dentro una tempesta di emozioni.
Il suo era un grido di aiuto e doveva essere ascoltato prima che fosse tardi.
Lei e Gagarin erano due gocce d'acqua e lui lo sapeva molto bene. Erano fatti della stessa stoffa: testardi, ma forti. Questo creava inevitabilmente contrasto. 
Nonno Kuja, però, sapeva che si amavano intensamente e questo non poteva, anzi, non doveva passare inosservato.
-So già tutto quel che é successo, ho appena parlato con Gagarin.
La ragazza bevve un sorso dalla tazza, guardava le venature del tavolo. Si sentí sprofondare, la rabbia aveva lasciato il passo ad un vuoto che la distruggeva.
-C'è qualcosa che vuoi chiedermi, Alya?
La ragazza si bloccò all' improvviso, non disse nulla.  Nonno Kuja la conosceva abbastanza da sapere i suoi pensieri.
"Cosa devo fare?"
Alya alzó lo sguardo.
-La risposta alla domanda che tu non vuoi farmi é molto semplice...
Nonno Kuja abbozzó un mezzo sorriso e si alzò.
-Vieni, Alya, devo mostrarti una cosa.
Salirono insieme le vecchie scale di legno che portavano nella mansarda.
Appena aprirono la botola, tutte le piume vorticarono attorno. La piccionaia era rimasta uguale a quando se n'era andata, nonno Kuja era appassionato di colombi da quanto lei ne aveva memoria.
Alya era praticamente cresciuta in quella piccionaia, con Nonno Kuja che le raccontava storie e racconti Siberiani, ma soprattutto a parlare di quei piccoli volatili.
-Le colombe sono creature sacre e intelligenti... Ricordatelo Alya!
La bambina gli sorrise mentre accarezzó le piume dell' uccellino.
-Sí, nonno...
Lesse lo sguardo di Alya, trasparente e dolce.
-Posso tenerla, nonno?
Nonno Kuja rise di gusto.
-Certo, bambina mia... É tua!

Nonno Kuja prelevò un bellissimo esemplare di colomba da una delle gabbie, l' animale tubava tranquillo. Era del Tagikistan, Nonno Kuja si faceva mandare apposta alcuni esemplari per mischiare le razze e selezionare gli esemplari più forti.
Anche la ragazza condivideva quella passione, in fondo.
-Non é una creatura magnifica? Così bianca e innocente... Vuoi farla volare tu?
Alya la prese tra le mani mentre Nonno Kuja estraeva un maschio. Si sporsero dalla piccola finestra della mansarda.
-Pronta? Alya annuí. All' unisono, lanciarono i colombi nel cielo. Si esibivano in volo, tra capriole e volteggi. Era una scena che l' aveva sempre affascinata: la colomba non sapeva volare senza il compagno, l' aiutava ad atterrare senza il pericolo di cadere giù.
All' improvviso capí.
Nonno Kuja colse il luccichio nei suoi occhi castani.
-La colomba non può volare da sola, mai.
Alya si girò verso di lui.
-E se la colomba non volesse aiuto?
Nonno Kuja la guardò con intensità, Alya si sentiva scrutare l' anima da quegli occhi blu.
-Allora é destinata a mor
   
 
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