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Autore: Love_Somebody    26/01/2015    12 recensioni
La persona più cara mi è stata portata via cinque anni fa. Un colpo, ne è bastato uno per farlo stendere esanime sull'asfalto.[...] La strada è la mia vita. Entrai dentro l'auto, le mani sul voltante, strette. Correre è diventata una passione. Girai le chiavi, il rombo del motore mi arrivò alle orecchie come un suono soave. Arriverò al traguardo. Partii, le ruote strisciarono e sentii il rumore fino ai timpani. La strada è nel mio cuore. Le luci abbagliarono la vernice nera dell'auto. Non si guida mai da soli... Il mio nome è Alex Taylor e cerco vedetta.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La persona più cara mi è stata portata via cinque anni fa. Un colpo, ne è bastato uno per farlo stendere esanime sull'asfalto.
Ricordo quella sera d'inverno, mi diceva di star tranquillo, che era fidato. Non lo era, una vipera non può mai essere docile se di natura selvatica. 

Un colpo a tradimento, alle spalle; il più meschino degli animali sarebbe più pulito negli affari personali, di soldi. E scappò via, la pistola a terra, io anche.
Svegliati, non lasciarmi, non lasciarmi... I miei sussurri non erano niente, parole mormorate al vento, portate via dalla fine pioggia. Quando uno se ne va, puntualmente, anche il cielo piange. 
In lontananza sentivo un ronzio fastidioso, un covo di api blu e rosse si stavano lentamente avvicinando. Non mi interessava, lo volevo indietro, volevo mio fratello con me. 
Andrà tutto bene, niente andò bene. Fui preso di peso dagli sbirri, ammanettato, mentre io tentavo disperatamente di divincolarmi, di tornare da lui. Mio fratello, mio fratello! Non sono stato io! Come avrei potuto uccidere una persona che ho amato più della mia stessa vita?
Non servirono le urla, non servirono le lacrime, nemmeno le parole. Mi buttarono dentro, in cella, dopo un interrogatorio durato più di una notte.
La pioggia si era intensificata, potevo sentire i battiti sulle mura di quella fortezza impenetrabile.

Ma loro non lo sapevano. Si erano basati su delle prove trovate, su una pistola a terra, su un uomo steso inerme sull'asfalto, privo di anima e di vita.
Solo io potevo sapere come erano andate le cose. Io e un'altra persona, colei che mi avrebbe aiutato ad uscire di lì.
« Possiamo fare un patto », alzai lo sguardo verso di lei. Era particolarmente bella, una donna in tutto e per tutto, il viso scavato da leggere occhiaie.
Non provavo niente, né tristezza, né felicità. Sentivo solamente le lacrime scendere lente come un vecchio che attraversa la strada. 
Il mio orgoglio stava andando a farsi fottere... davanti ad una donna. 
Alycia, si chiamava, accoglieva il mio silenzio e le mie lacrime; mi nascondevo, ma lei sapeva tutto. Sapeva della mia innocenza, della mia momentanea vulnerabilità, ma non diceva nulla, mi guardava, immobile e seduta.
«Io ho perso mio padre », che cosa mi doveva interessare? Il mio dolore non era come il suo, lei non era stata incolpata senza una precisa ragione, lei non si era trovata per cinque interi anni dentro ad una fredda cella, con solo pane e acqua - nemmeno tanto buoni -.
« So che non ti può importare. Quell'uomo ha ucciso mio padre come ha fatto con tuo fratello », anche lei si era ritrovata in mezzo a quella storia? Non le chiesi oltre, non ero in grado di parlare, la gola era come bloccata da un nodo pesante.
Faceva male, tremendamente. Era un peso insostenibile, volevo riempirmi di pugni, morire, morire, morire...
« Entrambi sappiamo che tu sei innocente. Per questa ragione ci aiuterai a trovare Folk e tu potrai prendere... » Si fermò, guardandomi. Odiavo quando qualcuno mi fissava, tanto da entrarmi dentro.
Stavo singhiozzando e non me ne ero reso conto; mi asciugai rapidamente le lacrime con la manica della giacca. Certo, la pelle di quest'ultima non le assorbì completamente, anzi, mi inumidì ulteriormente le guance. 
Il silenzio fu interrotto dai suoi passi, si avvicinarono fino a che non mi arrivò completamente accanto. Si sedette accanto a me, forse più cosciente della mia fragilità che sinceramente non pensavo di avere fino a quel punto. 
Alycia si chinò lentamente in avanti, gli occhi erano socchiusi e mi scrutavano, ma senza essere invadenti. Avvicinò la sua mano alla mia, dapprima sfiorandola e poi stringendola; mi voleva dare conforto e quel gesto riuscì a farmi calmare quel poco per smettere di piangere.
« Che cosa cerchi? » Quella domanda mi fece pensare, per qualche secondo, a ciò che io volevo fare. I miei occhi si abbassarono e guardai la scrivania su cui erano poggiati alcuni fogli sparsi.
« Vendetta. »
« L'avrai. »

 
***

La vendetta mi aveva accecato fino a non vedere la realtà delle cose. Avevo agito d'impulso, senza pensare più di una volta. E, ancora, ci rimisi io. Persi le staffe, la pistola in una mano, tremante, l'altra stretta in un pugno.
Alycia, no. Non te. Era stato capace di portarti via da me, di prenderti tra le braccia del fato. Un colpo, un altro. Un colpo che mi segnò cinque anni fa e che mi scalfisce anche ora.
C'eravamo trovati in una complicità d'amore, accordi, passione, fino a finire tra le lenzuola di un letto a fare l'amore. E tutto quello era svanito nel nulla, una nube di fumo, di vapore, condensata nell'aria e sparita per sempre.

« Aly... » mi chinai a terra; Gary, il mio bersaglio, era sfuggito. In quel momento non mi interessava particolarmente, ero troppo agitato nel vedere la mia donna a terra. 
« Aly, andrà tutto bene, andrà tutto bene... » sussurrai al suo orecchio, abbracciandola e singhiozzando di nuovo. 
Lei mi scrutò, i suoi occhi marroni erano spenti, come il corpo: freddo. Aveva i brividi, li sentivo. Appoggiai il capo al suo, respirando sulle sue labbra e sentendo la fronte umida bagnarmi i capelli. 

« Alex... » la sua voce mi fece sobbalzare e improvvisamente sorrisi. Un sorriso quasi rilassato, ma al contempo nervoso e preoccupato. Non potevo perdere anche lei, non potevo.
Come cinque anni fa, le sirene si fecero sentire in lontananza. Strinsi di nuovo Alycia al mio corpo, come per proteggerla, darle calore.

« Ce ne andiamo, Aly, ce ne andiamo », mi alzarono di peso mentre Aly fece un cenno di no con la testa. Mi lasciarono, strattonai e andai di nuovo verso di lei, abbracciandola. Non potevo lasciarla andare, nemmeno per un secondo. Era una parte di me che non dovevo perdere.

 
***

I giorni passarono e così i ricordi. Accarezzai l'immagine di mio fratello, di Alycia. Uno sbiadito frammento che taglia quanto una lama in pieno petto. 
Alycia se n'era andata orgogliosa, avevano fatto di tutto, dicevano, ma non avevano combinato niente. Andrà tutto bene, ci sono io , Aly! E la intravedevo, con l'ultimo sorriso sulle labbra che ho guardato mentre la portavano dentro una stanza. Ci sono io... Giorno, notte, giorno, notte. Niente. Nessuna notizia, nessun avviso. Fino a che, ricorderò per sempre, alle 02:37 venne fuori una donna con il grembiule bianco e la mascherina. Non potevo vederne l'espressione, ma i suoi occhi dicevano più di mille parole.

« Abbiamo... »
« Non mi interessa », dissi ad un tratto. Volevo vederla, toccarla, poterla guardare un'ultima volta. Mi accompagnò in stanza e corsi immediatamente verso di lei.
« Aly, Aly... » sussurrai. Non mi sentiva. 
« Aly, sono qui! Aly sono io! » Niente, nessun rumore, nessun movimento. Rimasi immobile, le labbra strette, gli occhi sbarrati. Non poteva essere, non ci volevo credere.
Per la seconda volta in vita mia scoppiai a piangere. Le strinsi la mano in cerca di un calore, di un movimento qualsiasi, ma non ebbi niente, se non il rumore delle macchine che ancora pompavano ossigeno.


Mi pulii le mani. Buttai lo straccetto a terra, sporco di nero d'olio. Con passo lento aprii il portone del garage, il bagliore del sole pomeridiano penetrò senza troppi ripensamenti. 
Rimasi per un attimo a fissare l'enorme cortile e mi voltai, osservando l'auto da corsa dietro di me. 
La strada è la mia vita. Entrai dentro l'auto, le mani sul volante, strette. Correre è diventata una passione. Girai le chiavi, il rombo del motore mi arrivò alle orecchie come un suono soave. Arriverò al traguardo. Partii, le ruote strisciarono e sentii il rumore fino ai timpani. La strada è nel mio cuore. Le luci abbagliarono la vernice nera dell'auto. Non si guida mai da soli... Il mio nome è Alex Taylor e cerco vedetta.

 

Angolo autrice: questa storia è partecipante al concorso Together with our feelings.
Vi spiego un po' qual è la trama e il risultato di questa One Shot. Era nata per essere pubblicata come Missing Moments in una long che sto creando ma mi sono imbattuta in questo contest e non ho potuto farne a meno. Il tema è quello di un videogioco, The Crew, e a parte il nome di Alex Taylor, tutto il resto è puramente inventato - sì, anche il personaggio che parla, nonostante tutto lo è -. 
La trama è: Alex cerca di raggiungere Gary, assassino del fratello, per ucciderlo. Per farlo, ha bisogno di gareggiare con altre persone, in altri paesi. E' aiutato dall'FBI e quindi da questa ragazza - che nell'opera originale è tutt'altra donna -. E il tutto gira intorno a gare, crew (ossia l'equibaggio, la band) e il nemico da eliminare.
Ma non è un fandom, è completamente un'originale!

Capitolo betato da Shinkari
   
 
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