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Autore: I follow my dreams    26/01/2015    4 recensioni
[...]
Il mostro mi scrutava da qualche metro di distanza, senza però andare oltre e 
sbuffava, quasi rattristato. 
- Finalmente hai aperto gli occhi.- 
- Pensavamo che fossi svenuta.- 
Alzai gli occhi e vidi due ragazzi, accanto all'albero che mi osservavano.  
- Io sono Castor.-  
- Io sono Pollux, benvenuta al Campo Mezzosangue.- mi sorrisero. 
Solo allora realizzai che erano due gemelli completamente identici. Li osservai 
ancora per qualche istante, senza riuscire a proferire parola, fin quando la vista 
non mi si annebbiò, e tutto divenne nero. 
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Atena, Chirone, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19. Fine.
 
Amore è la risposta.
 

 
 
 
 
 
 


Erano passati due giorni da quando ero tornata a casa di mio padre, e massimo due giorni e da sarei dovuta ritornare a casa, poiché a detta di Chirone, più tempo rimanevo fuori dal campo, peggio era per me, dato il mio scarso allenamento, e per mio padre.
Quella mattina, nel mentre che mio padre era a lavoro, stavo seduta su un puff verde scuro della libreria dietro casa, leggendo un libro sulla mitologia greca, quando sentii un tintinnio provenire dalla porta d’ingresso, segno che qualcuno stava entrando. Non alzai lo sguardo, talmente ero immersa nella lettura, anche se la storia di Medusa che stavo leggendo non era particolarmente interessante, fin quando quel qualcuno non si parò davanti alla luce e mi impedì di continuare la lettura.
- Mi scus-
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo dai capelli biondi che mi fissava con un sorriso sghembo dipinto in volto.
- Si?
- Castor..?
- Ma buongiorno, vedo che anche se è da un po' che non mi parli ti ricordi ancora di me.- il sorriso gli si allargò e notai una scintilla di divertimento che gli illuminava gli occhi, quando notò il mio imbarazzo.
- Dovevi rimetterti in sesto, e io dovevo venire a trovare mio padre.- fu la mia scusa.
- Concordo pienamente, – disse lui – ma dato che ora sono qui, ti andrebbe di tornare a parlarmi?
- Si..?- rise.
- Bene, allora lascia stare la storia e vieni con me.- mi prese per un polso, poggiò il libro sul puff, salutò il proprietario della libreria che ci guardava stranito e mi trascinò fuori.
- Che hai intenzione di fare?- tentai di liberarmi ma non ci riuscii, tanto era forte la presa.
- Rapirti.
- Ma che diamine?
- Tranquilla, ho già avvisato tuo padre che non tornerai prima di stasera a casa, e se opponi resistenza ti dovrò trascinare via con la forza, e tu non vuoi che lo faccia vero?
Dio quanto lo odio.
- Non ho intenzione di lasciarti libera oggi.
- Che ti prende?
- Avevo voglia di vederti.
Non l’ho sentito davvero, giusto?
- Mi sei mancata.
Eh andiamo piano.
- Sicuro di stare bene?
- Mai stato meglio. E per la cronaca dovresti dire che ti sono mancato anche io.
Diventai rosso pomodoro e lui mi guardò divertito.
- Per questa volta ti perdono, però adesso andiamo, c’e un posto in cui voglio andare.
Mi prese per mano e ci incamminammo verso la metro.
Ditemi che stavo sognando.
 
Non aveva mollato la mia mano per un secondo, ogni volta che la aprivo la stringeva sempre più, come se fosse di vitale importanza stare così vicini.
Non che la cosa mi dispiacesse, ma mi metteva un po' in soggezione.
Per tutto il tragitto da Brooklyn sino a Manhattan non parlammo, lui continuava a sorridere (anche ai passanti il che era inquietante) e io ero imbarazzatissima e alternavo sguardi nervosi alle nostre mani e al suo volto.
Quando arrivammo nella 5th Avenue finalmente potei riprendere a respirare, dato che tra la gente ero riuscita a staccarmi da lui.
- Dove stiamo andando?-
- Avevo voglia di fare una passeggiata nel parco, poi devo portarti in un posto che ti piacerà molto.- mi sorrise furbescamente.
- Mi fai venire ansia quando fai così.
- Stai tranquilla, non ti porto in nessun posto malsano, e contando che è sabato sarà un po' affollato.
Meglio così.
- Sì, meglio così.- mi guardò e sorrise.
Che fai ora, mi leggi nel pensiero?
Antipatico.
- E dimmi, come hai fatto a venire senza che Chirone ti uccidesse prima?
- So essere convincente quando voglio.- il che non mi rassicura per niente.
-  Ah, capisco.- calò un silenzio per me alquanto imbarazzante, lui continuava imperterrito a sorridere e camminare in direzione del laghetto principale di Central Park.
Appena arrivati si fiondò su una roccia piatta spiovente sull’acqua e mi mollò, indecisa sul da farsi.
Ero molto tentata di lasciarlo lì e andarmene. Oppure spingerlo in acqua, così, per divertimento.
- Non hai intenzione di venire?- disse.
- Stavo pensando.. Vuoi cadere in acqua o rimanere da solo?
- Dio, quanto sei antipatica.- si tirò su a sedere e mi guardò con una smorfia in volto.
- Perché mi fissi?
- Perché mi piaci.
Lo guardai sconcertata, incapace di parlare o di muovere un qualsivoglia muscolo. Avevo sentito bene?
Al mio sguardo confuso sorrise e si alzò, per poi venire ad abbracciarmi.
- Hai sentito quello che ti ho detto giusto? Non ho bisogno di una risposta.- tentai di sciogliere l’abbraccio. – Ho bisogno solo di rimanere così per ancora un po'..- a quelle parole le mie braccia si mossero istintivamente e le strinsi attorno alla sua vita.
- Anche così va bene?- chiesi io.
- È ancora meglio.
Il tempo sembrava essersi fermato, tanto ero felice.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, ne avevo intenzione di saperlo, volevo solamente che quell’abbraccio non finisse mai.
- È ora di andare, vieni.- mi prese per mano e ci incamminammo silenziosi verso l’uscita del parco.
Non avevo la minima idea di dove stessimo andando, anche perché non stavo minimamente badando alla strada, l’unica cosa a cui davo importanza erano le nostre mani, ancora strette, e al suo volto.
- Perché mi fissi?
- Perché sei bello.
- Lo so, prova ad essere più originale.- si mise a ridere.
- Ti odio.- bisbigliai io.
- Mi ami?
- Ti odio.- lo guardai male.
- Ma quanto siamo romantiche.- rise e circondò le mie spalle con un braccio.
- Muoviamoci, che sennò dobbiamo fare troppa fila.
- Dove stiamo andando?
- Al Metropolitan.
 
Quando entrai dentro il Metropolitan volevo mettermi a piangere.
Ammetto che non è propriamente il luogo più romantico del mondo, ma era sicuramente il mio posto preferito in tutta New York. Lo conoscevo a memoria, sapevo ogni singolo angolo, di ogni singola sala, ovviamente quelle che più mi interessavano.
- Lo sapevo che ne saresti stata contenta. – rise. – Posso chiederti un favore?
- Tutto quello che vuoi.- mi aveva portato al Metropolitan, come minimo gli avrei concesso un favore.
- Considera questa giornata come un appuntamento.
Okay, forse non tutto.
- Appuntamento?
- Il primo nostro appuntamento.
Ammetto che suonava piuttosto allettante, però non l’avrei mai ammesso.
Per tutta risposta mi avviai verso la biglietteria, sorridente.
- Ciao Eleni! Era da un sacco che non venivi, stavo cominciando a preoccuparmi.- mi girai e vidi Logan, un ragazzo di vent'anni che faceva la guida li, che avevo conosciuto la prima volta che ero andata al museo, e che casualmente era stata la mia guida anche la volta successiva. Eravamo ormai diventati amici, e in genere ogni volta che andavo al museo chiamavo lui che si liberava mezz’oretta per farmi fare un giro nelle nuove sezioni, o nelle mostre temporanee.
- Non sapevo neanche io che sarei venuta qui, sono venuta con-
- Il suo fidanzato.- Castor mi mise un braccio attorno alle spalle e lo squadrò da capo a piedi.
- Quindi ti ha portato qui per farti una sorpresa? Mi dispiace per te, ma Eleni conosce questo posto a memoria, talmente tante sono state le volte che l’abbiamo visto assieme. Ormai potrebbe fare lei la guida qui.- rise sarcastico, ma notai nel suo sguardo un non so che si infastidito, a guardare il braccio di Castor.
- Bene, allora sarà più che felice di farmi da guida, lei.
- Buona serata.- disse Logan, per poi lanciarmi uno sguardo strano e andarsene.
- Non saremo dovuti venire qui..- sussurrò Castor.
- Andiamo, devo farti vedere una cosa, scommetto che non sei mai venuto qui.
Lo presi per una mano e lo trascinai verso la sezione orientale, nonché una delle mie preferite.
- Pensavo mi avresti portato in quella greca..
- Quella sarà la prossima infatti.- gli sorrisi, tentando di risollevargli su il morale. – E comunque grazie.
- Di cosa?- sentii il suo sguardo penetrante sulla pelle.
- Siamo arrivati, entriamo.
 
 
Quella mattina passo molto in fretta, passammo il tempo a discutere sulle varie opere arte, gli mostrai le mie preferite, e ogni qualvolta vedeva qualcosa che non gli piaceva faceva espressioni buffe che mi facevano ridere. A metà del nostro giro lo portai in un androne che conteneva solo una statua in bronzo dorato, di Artemide, che aveva ispirato tanti miei disegni.
Non so bene cosa ci trovassi in quella statua di così bello, però mi incantavo sempre ogni volta che la vedevo.
Usciti dal museo  (notando qualche sguardo penetrante da parte di Logan) andammo a mangiare un hotdog al parco per poi andare dal primo Starbucks a prendere un frappé.
- Che bella giornata.- esclamai guardando il cielo puntellato dai grattacieli della Quinta.
- Che ti va di fare adesso?
- Non hai nient’altro programmato per oggi?
- Si ma non è ancora ora.- sorrise ambiguo.
- Devo preoccuparmi?
- Non c’è bisogno.- rise.
Facemmo un giro tra i negozi della quinta, dovette sorbirsi tutti i negozi di trucchi e le prove di vestiti, fin quando non si fecero le sei e decidemmo di andare a Time Square e svaligiare lo store della M&Ms.
- Ora direi che possiamo andare.- mi prese per un polso e mi trascinò alla stazione della metro più vicina, tentando in tutti i modi di non farmi vedere la destinazione.
- Perché sei così misterioso?
- Perché è una sorpresa, più o meno..
- Eh va bene..
Rimanemmo quasi venti minuti buoni in metro, per poi riuscire ad uscire, insieme ad una fiumana di gente.
Saliti gli scalini della metro mi coprii gli occhi con una mano dato che mi stavo accecando con la luce di un lampione, per poi essere trascinata da Castor via.
- Devo tapparti gli occhi ora.- rise per poi posarmi le mani sugli occhi e spingermi in avanti. – Vai dritta.. Attenta al fosso.. Stai ferma!
- Ma insomma! Sei tu che mi devi guidare, io non vedo!
- Non ti scaldare, siamo quasi arrivati.
Sentii una leggera brezza in viso, e finalmente potei poggiare le mani su un muretto, o così mi sembrava.
- Ora puoi dirmi dove siamo?
- Aspetta un secondo..- sentii la pressione sugli occhi farsi più leggera, poi potei di nuovo vedere.
Mi aveva portato sul ponte di Brooklyn.
Io lo odio.
- Come facevi a saper-
Vidi le sue braccia passarmi di fronte agli occhi, nel mentre che teneva nelle mani una strana cosa luccicante.
- Stai ferma un attimo.- disse per poi poggiarmi qualcosa di freddo sul collo.
- Ma che-
- Spero ti piaccia.- guardai in basso e notai un piccolo ciondolo a forma di civetta che pendolava dal collo.
- Ma tu sei matto..
- Sono solo un po' romantico.. quando voglio.
- Non ci voglio credere.- mi girai per poi abbracciarlo più stretto che potei. – Grazie.. Per prima, per oggi, per tutto.
Si staccò da me, mi guardò negli occhi e, prendendomi il volto tra le mani, mi baciò.
Volevo morire, di gioia.
Grazie.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il grande amore ci fa paura perché ci mette in una situazione di pericolo, perché si diventa vulnerabili; si perde la corazza che abbiamo nei confronti del mondo. Perché in amore si da tutto e si può anche perdere, perdere tutto. – F. Ardant
 






Quella era davvero una bella mattina.
Ero felice, lo ammetto.
Mi svegliai a causa del cinguettio degli uccellini, che quella mattina erano più allegri del solito, tanto quanto me.
Mi tirai su dal letto e strinsi tra le mani il ciondolo, che da lì a quella parte era stato sul mio collo per esattamente un mese.
- Harry, sveglia!- gli tolsi il lenzuolo, lasciandolo al freddo. – Dobbiamo andare a fare colazione.- lo sentii mugugnare qualcosa, poi si decise anche lui ad aprire gli occhi.
- Perché così presto..
- Non è presto, è l’ora giusta, vieni andiamo.
Dieci minuti dopo eravamo sul vialetto verso la mensa, io allegra come una pasqua, Harry assonnato che a malapena si reggeva in piedi.
- Mi spieghi perché sei così felice?- mi sbadigliò in faccia.
- È una bella giornata.
- Che giorno è?
- Dovresti ricordartelo.
- Ho sonno.
- Non è una buona giustificazione.
- Eleni!- sentii la voce di Cly provenire dal tendone della mensa.
- Giorno.- le sorrisi.
- Muoviti, ti sta aspettando.- a quelle parole sorrisi e mollai un Harry confuso per avviarmi a passo svelto verso la direzione indicata dalla figlia di Ermes.
- Si può sapere che succede?- chiese Harry a Cly.
- Come non te lo ricordi? È un mese che sta con Castor oggi. – disse la ragazza con uno strano luccichio negli occhi.
- Quel maledetto.. Scusa Cly, vado anche io!
- Ma.. – rimase un po' perplessa nel vedere mio fratello correre come un forsennato nella mia direzione. – Odio essere ignorata.- ringhiò lei per poi avviarsi.
 
Harry nel frattempo mi aveva raggiunto al tavolo, dove, con suo evidente sollievo, mi trovavo da sola, senza fidanzati intorno.
- Eleni!
- Sei arrivato finalmente. – dissi uccidendo una povera salsiccia con la forchetta.
- Buongiorno. – sentii la voce di Castor da dietro le spalle di mio fratello. – Mi dispiace interrompervi, - non è vero – ma Eleni ha un appuntamento con me oggi. – mi prese per un polso e mi alzai. – A stasera, fratellastro.
 
E così passammo tutta la giornata in spiaggia, parlando del più e del meno, e chissà, forse il futuro ci avrebbe riservato altri giorni come quello, oppure saremo tornati in missione nuovamente, ma in qualunque modo sarebbe andata, l’avremo affrontato insieme.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Salve gente.
 
Sinceramente non so da dove iniziare, è tutto così surreale, non ci credo ancora, ho finito la mia prima long.
Partiamo dall’inizio.
Il primo capitolo che pubblicai era una calda giornata d’agosto e ora siamo in una fredda giornata d’inverno e tutto grazie a chi? A voi ovviamente.
Davvero, non credo di avervi ringraziato abbastanza per il supporto che mi avete dato, siete stati indispensabili per la riuscita di questa storia, e vorrei che voi lo sapeste. Vi sono infinitamente grata.
Ora mi viene da piangere.
Vorrei dare un ultimo consiglio ai miei protagonisti se permettete, come una sorta di arrivederci.
Ad Eleni, spero vivamente che tu possa risolvere tutti i problemi che ti affliggono, spero che con l’aiuto di Castor tu riesca a capire la persona stupenda che sei, che col tuo carattere solare mi hai aiutato, anche in modo paradossale dato che sei una mia invenzione.
A Castor, che col tuo carattere burbero sei il mio protagonista perfetto, perchè a te non ti si addicono gli schemi. Spero che col tempo imparerai a raddolcirti e a prendere la vita con un sorriso, che non devi niente a nessuno e nessuno deve niente a te.
A Pollux, che sei come il mio guru, il mio modello di comportamento, spero che (la tua Castor-assuefazione svanisca) possa riuscire a diventare chi vuoi, allontanandoti da chi ti lega.
A Cly, ho tentato in tutti i modi di farti più dura, più tosta, ma ho fallito miseramente haha spero che il tuo romanticismo, la tua positività rimangano sempre vivi nel tuo animo e ti guidino verso una strada migliore.
Ad Harry, che considero davvero come mio fratello, nonostante tutti i problemi che potrai mai avere in futuro, sappi che Eleni ci sarà sempre.
E a tutti voi lettori, un grazie di cuore,
Lora.
                                                
  
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