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Autore: Tarisha    26/01/2015    0 recensioni
Serie: Cuore di Draco.
N° 9
inserita nello svolgersi della storia narrata nel libro "Harry Potter e i doni della morte"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'CUORE DI DRACO'
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FUGA DALL'OMBRA

 

 

Il sole.

 

Lo aveva cercato assetato perché non ne poteva più di quel gelo che continuava a dimorare dentro di lui.

 

Si era liberato della austera giacca e si era steso sull'erba. I raggi del sole piovevano su di lui che cominciò a sbottonarsi la camicia.

 

Gli occhi chiusi, il respiro calmo, lasciava che il vento spazzasse via residui di ombre. Ascoltava il fruscio degli alberi, lo scorrere quieto di un ruscello poco lontano...

Respirava piano.

 

Era libero.

 

Libero.

 

Grazie a lui.

 

Lo aveva salvato da una morte orribile. E ancora una volta se ne chiese il perché.

Doveva riconoscergli un coraggio ed una forza d'animo non comuni.

Era leale, possedeva il senso dell'onore. Era fedele a se stesso.

Doveva accettarlo.

Potter era meglio di lui.

 

Respirava piano ricordando gli ultimi giorni vissuti nell'incubo.

Aveva eluso la sorveglianza dei suoi genitori e si era scagliato su Hogwarts alla ricerca di lei. Per accertarsi che fosse ancora viva.

 

E l'aveva vista. Indomabile Hermione. Chi poteva tenerle testa?

Aveva combattuto contro di lui, ma che importava? Era viva.

 

Non era riuscito a lasciare la scuola. Non aveva potuto. Era rimasto nel castello, nascosto nell'ombra, con i suoi compagni, con lei, perché se non poteva combattere con loro non avrebbe combattuto contro di loro.

Non contro di lei.

 

Ma tutto era precipitato nel buio quando aveva visto il corpo di Potter fra le braccia di Hagrid.

Aveva provato dolore. E si era osservato con attenzione, stupefatto. Dunque era legato anche a lui? Non riusciva più a capirsi.

Era rimasto inerte, incapace di provare rabbia. Non ne aveva più. La sua morte lo aveva lasciato senza forze.

Ma l'umiliazione era venuta dopo.

Quando l'Oscuro Signore lo aveva abbracciato.

 

Un abbraccio agghiacciante.

 

Aveva chinato la fronte davanti a lui.

E lei aveva seguito ogni suo gesto.

 

Si passò una mano sugli occhi per spazzare via lacrime inopportune.

Era andata così. Non poteva più porvi rimedio. Ma odiava che lei portasse come ultimo ricordo di Draco Malfoy quella scena terribile.

 

Le lacrime non si fermavano e lui allontanò la mano lasciando che gli lavassero il volto, scintillando ai raggi di un sole che faticava a riscaldare il suo corpo gelido.

 

Poi era esplosa la speranza.

 

Dannato Potter! Me l'avevi fatta!

 

Si era mosso d'istinto per raggiungere lei e combattere, insieme a lei, ma la mano della madre lo aveva artigliato trascinandolo via.

«Basta! Andiamocene!» aveva sibilato.

 

Basta.

 

Si, forse aveva avuto ragione. Voldemort avrebbe potuto costringerlo a combattere contro i suoi compagni, i suoi insegnanti.

Avrebbe potuto costringerlo a uccidere lei.

 

Basta.

 

Si era allontanato dalla battaglia con sua madre e suo padre.

Ma come aveva esultato il suo cuore nel sentire il caos scatenarsi alle sue spalle!

«Ammazzalo! Ammazzalo quel figlio di puttana, Harry! Ammazzalo!»

 

Sorrideva sotto il sole che scavava dentro di lui per raggiungere bui recessi, paure nascoste, capacità mai scoperte, doti celate a lui stesso.

 

Se Potter lo avesse sentito pronunciare quelle parole avrebbe creduto che non era Draco Malfoy a parlare ma qualcuno che si stava divertendo alle sue spalle grazie alla Pozione Polisucco.

 

Perché Draco era cattivo. Era un Serpeverde. Era un Malfoy. Era un Mangiamorte.

Non poteva provare ammirazione per Harry Potter.

Non poteva essergli grato.

 

Rabbrividì.

Il sole era ardente, avrebbe dovuto bruciargli la pelle troppo bianca, ma ancora non raggiungeva il suo cuore, la sua anima.

 

In quell'istante dubitò che ci sarebbe mai riuscito.

Perché la vita ormai per lui era un lungo sentiero di solitudine.

 

Infilò la mano nella tasca del pantalone e tirò fuori la foto di lei.

Luminosa e bellissima lo salutava con dolcezza.

Si posò la foto sul petto.

E il sorriso da canaglia balenò sulle sue labbra tiepide.

 

Era viva.

Lui era vivo.

Erano liberi.

 

E maledizione! finché era in vita tutto poteva accadere!

 

Tutto!

 

Glielo aveva insegnato Potter.

 

E chi era lui per mettere in dubbio Potter?

   
 
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