Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kyuri_Zaoldyeck    27/01/2015    1 recensioni
Kiri andava sempre più fiera di quella squadra, era consapevole però, che 2 mesi dopo si sarebbero separati mettendo fine al mito della Generazione dei Miracoli, e il pensiero la rendeva triste.
Tuttavia, i fatti del suo passato alla Teikou legati alla sua squadra del cuore racchiudevano gioie e dolori, che mai pensava si sarebbero riproposti anche nel suo presente, quando rincontrerà quegli occhi rosso fuoco che avrebbero capovolto la sua vita
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La lunga strada in salita che conduceva nelle campagne era estenuante. Kiri continuava a domandarsi cosa ci faceva su quella salita invece che nel suo letto, vestita come una senzatetto.

La tortuosa salita giunse a fine in una piccola distesa naturale, che faceva concentrare l’attenzione sul cielo stellato.
Proseguì sul sentiero fino ad una grande villa, alla quale era affiancato un campo da basket. Doveva essere quella.

Kiri trovò il coraggio per suonare il campanello, e lo premette velocemente, pentendosi subito del gesto:

-Casa Akashi, chi è?- chiese una dolce voce femminile, come se fossero le 5 del pomeriggio!

-Sono una vecchia compagna di scuola di Seijuro, mi scuso per l’orario- disse lei con voce colpevole.

-Un’amica del signorino? Molto bene, molto bene! Vieni pure, cara- “Amica?” si chiese Kiri. Pensava che probabilmente lei era l’unica ragazza ad aver messo piede lì dentro, ed era eccitata perfino la governante!

L’enorme cancello di aprì, la ragazza avanzò finchè non vide il portone aprirsi. Entrò, ritrovandosi nel grande salone principale, dove le aspettava una grande scalinata.

-è permesso?- chiese lei nel nulla del salone. Giunse da un’altra sala una signora sui sessanta vestita da cameriera.

-Eccoti, cara! Accidenti, sei davvero carina!- la cameriera la ricoprì di complimenti,
Kiri si sentiva come se fosse un angelo caduto dal cielo per lei. La accompagnò su per le scale in un corridoio buio sulla sinistra. Una linea di luce fuoriusciva da una sola porta del corridoio.

-è sicura che non sia di troppo?- chiese Kiri alla gentilissima governante.

-Non preoccuparti! So bene come vanno i giovani, come vanno certe cose- Kiri capiva sempre meno, di quali cose parlava?

-Credo abbia frainteso …- iniziò la frase Kiri, per poi essere interrotta.

-Cara, sta tranquilla, io mi chiuderò nella mia stanza e farò finta di nulla- sorrise.

“Ma cosa crede questa?” pensò inorridita Kiri.

La signora bussò allla porta e si affaccio dicendo che c’era qualcuno per lui. Poi sorrise alla ragazza e se ne andò.
Kiri tirò un sospiro ed entrò. Sentì la cameriera chiudere la porta dietro di lei.

-Che ci fai qui?- lui era lì, occupato sui libri, in quella stanza piena di mobili dal sapore antico.

-Grazie dell’accoglienza!- disse sarcastica lei.

-Sono serio, cosa vuoi?- ribadì lui, senza distogliere per un momento la testa dai libri.

-Volevo solo sapere se … c’era un valido motivo … per quei gesti. Volevi solo avvertirmi?- chiese lei gesticolando.

-Ti lamenti? Era solo un assaggio leggero di ciò che ti aspetta-

-Potevi anche evitarlo, sai?- disse lei arrossendo.

-Quel leggero approccio era per farti capire che Aomine non ci andrà così piano- lui prendeva quella cosa come già sicura, già programmata. Eppure lei era dubbiosa, Akashi non ha mai avuto torto, mai una volta.

-Cosa intendi?-

-Stai avendo dei dubbi se non ripensamenti riguardo ad Aomine-

-Ma non sono affari tuoi, esci da questa storia- sbottò lei. Lui si voltò di scatto dalla sua tavola imbastita di libri.

-Deduco che ha funzionato-

-Ovvio … figuriamoci se Tetsu aveva ragione- disse lei tra sé

-Che diceva Tetsuya?- chiese lui.

-Che eri soltanto geloso … come tutti gli umani … ma tu non sei umano!-

-Un sentimento così inutile? Non esiste per me- disse rivoltsandosi. Lei sbuffò inziando a guardarsi in giro, per poi cambiare totalmente argomento.

-Che fai sempre qui tutto solo?- chiese più tranquilla.

-Quello che sto facendo adesso- disse senza guardarla.

-E non ti senti solo qualche volta?- chiese lei timidamente.

-Cosa sono queste domande? Mi sento come te, siamo uguali, ricordi?- anche Kiri non aveva più i genitori, e spesso capitava loro alle medie di capire gli uni i sentimenti dell’altro, condividevano quella solitudine dolorosa, anche se lui non la mostrava mai, nascondeva tutto dietro quella dura corazza.

- Beh, io mi sento sola, spesso- lui non rispose per un po’ .... poi riprese l’argomento precedente.

-L’ho fatto perchè tu capissi quello che può succederti, e per metterti la paura addosso … per evitare che qualcuno ti faccia del male in quel modo orrendo- disse, come una specie di confessione.

-Perché solo tu hai il diritto di farmi del male, vero?- si accigliò lei.

-No, non ne ho il diritto nemmeno io … più che uscire da questa storia, dovrei uscire dalla tua vita, ma il primo passo fuori dalla porta devi farlo tu- disse lui rimettendo la testa sui libri.

Non esisteva speranza con un essere come lui, Kiri ormai aveva perso le speranze da molto, ma almeno ora era a conoscenza del motivo, e questo le bastava. Aprì la porta e se ne andò, spazientita.

Scese le scale del salone, e intravide su un mobile color mogano, un foglio bianco, non poteva certo passare inosservato. Lo voltò, scoprendo che si trattava di una foto.

Quella foto che avevano fatto tutti insieme per il club di basket, in cui lei si era infiltrata al fianco di Akashi, mettendogli un braccio al collo, prima che lui la scannasse per quel gesto, lo scatto era avvenuto. Sul foglio di carte c’era quella foto, solo tagliata, c’erano solo lei e Akashi.

Lei sorrise, erano i tempi in cui fare quei sorrisi le riusciva davvero facile.

Ricordò poi la prima volta che rivide il rosso, teneva in mano un foglio delle stesse dimensioni, quando Kuroko insinuava fosse “triste”.

Ripercorse le scale fino alla stanza di Akashi, e tradendo le sue stesse intenzioni, rientrò, trovandolo alla finestra. Poggio la foto sul suo tavolo.

-Questa deve essere tua- Lui non mostrò alcuna sorpresa.

-Dove l’hai presa?- disse nervosamente.

-Era caduta sul pavimento, nel salone … è così importante per te?- chiese lei accennando un piccolo sorriso. Lui la fulminò con lo sguardo, lei spense immediatamente il sorriso:

-No, puoi anche prendertela tu se ti piace, a me non interessa, soprattutto se deve stare sempre nella borsa.- ormai certe parole non la colpivano più, lo conosceva molto bene per offendersi. Inoltre, le ultime parole le fecero capire che quella foto così insignificante, la aveva sempre con sé.

Lei sorrise ancora, poi uscì di nuovo, senza dire una parola e se ne andò a casa.
Erano quasi le 2, era esausta ma felice, forse per aver rivisto quella foto, o forse perchè lui la teneva con sé, perchè era importante per lui.

Kiri aveva paura che lui ricordasse quanto lei fosse innamorata di lui alle medie, aveva detto a sé stessa che avrebbe cessato questo amore incompreso e non corrisposto che aveva.

Era stata brava, era stato doloroso, ma ci era riuscita bene, a nasconderlo nel profondo del suo cuore.

Eppure quella notte, per la strada in discesa, sentiva di nuovo qualcosa di dolce che saliva dal profondo del suo cuore.
   
 
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