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Autore: Zoichi Kuronin    27/01/2015    1 recensioni
Supponiamo che due adolescenti "normali" si ritrovino catapultate in un altro mondo al loro parallelo assieme a due gemelli speciali, cosa mai potrebbe succedere? Vi rispondo io: un guaio dietro l'altro!
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Debitto, Jasdero, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avevano deciso di comune accordo che, anche se la villa fosse stata enorme quanto la piramide di Cheope non avrebbero in nessun modo fatto una faccia sorpresa o in qualche modo strabiliata. Dovevano mantenere un profilo serio e professionale.
Miki era riuscita a far indossare (con le unghie e coi denti ovviamente) il frac ai due gemelli. Con Jasdero era stato piuttosto facile, fu Devitto l'osso duro.
- Sei riuscita a farli vestire come si deve?- domandò di ritorno dalla stanza da bagno quella che a prima vista i ragazzi scambiarono per una sconosciuta.
- K/E...Kusa/Erba?!- urlarono tutti increduli.
Le gambe perfettamente lisce e chiare ricoperte per tre quarti da delle parigine e dalla gonna molto corta, la parte superiore sul punto di esplodere da tanta abbondanza nascosta dalla divisa piuttosto sporca gettata in una tinozza d'acqua. Le labbra erano di un rosa chiaro e travolgente, gli occhi dorati ornati da una matita nera sottile, le guance lievemente rosse da tutti quegli strani sguardi.
- Devitto - con grazia lo prese per l'orecchio indicandogli il completo da cameriere comprato qualche ora prima -indossalo subito-
Il moro era ancora a bocca aperta. Quella era davvero Erba?

- Lo avevamo promesso...-
- Già, ma nonostante tutto...-
- CHE FIGATA!!!- urlarono i due gemelli.
- Potete dirlo forte - disse la blu sistemandosi la cravatta, non avrebbe indossato quel completino da fanatico degli ecchi nemmeno sotto le peggiori torture. A costo di andare in giro nuda come un verme.
- E io che volevo vederti vestita da ragazza- sbuffò la rossa piegandosi per sistemarsi la scarpa.
- Non ci pensare nemmeno Kusoshika-
A sentire il suo vero nome avvampò raggiungendo il colore dei suoi capelli stessi. - M...Miki!!! Non chiamarmi Kusoshika!!- strillò nascondendosi il viso tra le mani. Bella amica! Sperava solo che gli altri non avessero...
- Il tuo vero nome è Kusoshika?- troppo tardi. "Gli altri" in questione si rotolavano a terra reggendosi la pancia dalle risa.
- Piantatela coppia di imbecilli! Non che i vostri nomi siano tanto normali!-
- Meglio di Kusoshika!- ribattè Devitto -I tuoi devono essere stati davvero ubriachi il giorno in cui hanno deciso il tuo nome-
I suoi ... già non aveva ancora pensato che i suoi genitori da quando era capitata lì. Quando sua madre sarebbe tornata di sicuro sarebbe morta d'infarto poi avrebbe chiamato papà che avrebbe aumentato ancora di più la tensione facendo schizzare le paure della moglia a livelli stellari. Probabilmente avrebbero telefonato anche al padre di Miki implorandolo di perdonarli per essere stati degli incoscienti. Avrebbero sguinzagliato l'intera polizia giapponese se fosse stato necessario. Si immaginava soprattutto il loro dolore e le loro lacrime. Tante, tantissime gocce salate e amare per non averle trovate.
- ...sa ... Kusa, hey?- la mano che le si poggiò sulla spalla era quella della sua migliore amica, così calda e grande. I mesi che separavano le loro nascite erano più o meno otto e spesso recitavano la parte della "senpai maschiaccio" e della "kohai imbranata". Una volta avevano dovuto perfino smentire delle voci riguardante una loro relazione. Erano sempre assieme sia a scuola che fuori, conoscevano alla perfezione ogni paura, ogni punto debole, ogni neo dell'altra.
- Scusa Miki... ero un attimo assorta nei pensieri- ammise abbozzando un sorriso.
- Allora asciugati le lacrime sei ridicola- il moro le schiaffò un fazzoletto proprio in faccia facendole uscire un mugolio di spavento.
- G...grazie- Devitto si sciolse lievemente la cravatta andandosene verso la porta.

- Sono felice che siate venuti per l'annuncio, ultimamente è difficile trovare camerieri ben disposti e preparati- il padrone di casa fece una riverenza e il moro tossicchiò un insonorizzato "gay" avvertito solo dal piccolo gruppetto che gli stava dietro. La ragazza accanto gli tirò una gomitata tra le costole.
Il castano che stazionava di fronte a loro prese la mano di Kusa e le diede un bacio creando una reazione a termometro.
- Più di tutto sono a dir poco onorato di avere tra il mio personale una bella ragazza come voi- a quei complimenti i capelli della rossa erano decisamente troppo pallidi per star dietro alla colorazione della pelle.
- Sisì ... l'onore è tutto nostro... lasciate che ci presentiamo...- la blu tirò indietro l'amica con un lieve strattone per evitare che si fondesse - il mio nome è Michael e sono il fratello di Kusoshika.- indicò la cameriera ancora nel mondo dei bei occhi verdi - Quei due invece sono Devitto e Jasdero... sono i nostri...-

-FIDANZATI???!- protestarono i tre ringhiando contro il "maschio improvvisato".
- Avevate opzioni migliori?-
- Cugini, conoscenti, colleghi- propose Devitto - In questo modo però diventerai gay-
Miki si sistemó i ciuffi ormai corti davanti allo specchio. Si sentiva finalmente libera dopo quel taglio.
- Beh... ormai è fatta, d'altro canto non penso che crei a quello qualche problema, piuttosto Kusa...- si interruppe lanciando uno sguardo alla bella signorina che le teneva la testa appoggiata sulla spalla facendole i complimenti - Adeline ha detto che devi portare gli asciugamani puliti in camera del capo-
Gli occhi le brillarono.
- Ordine e pulizia!- recitò allegra affondando l'abbraccio sulla blu. La loro solitudine era la loro forza, sin dal primo incontro.
- Buon lavoro!-
Adeline era la capo-cameriera, una ragazzina alta dalle lunghe trecce nere e gli occhiali tondi. Era stata buona e paziente, aveva indicato ogni stanza possibile immaginabile.
La rossa imboccò dalla lavanderia esterno il primo corridoio a destra. Aprì due o tre porte rimanendo sbalordita dallo sfarzo impeccabile di ogni singolo angolo. Anche i rari granelli di polvere emanavano un'aura splendente e regale.
Salutò con un cenno due sue colleghe salendo la lunga scalinata.
Durante il terzo corridoio del pomeriggio inoltrato di quel suo primo giorno di lavoro si ritorvò a dover imprecare a bassa voce. Il vestito era impigliato ad un candelabro strappando una piccola parte, ma niente che un colpo d'ago non possa far scomparire.
Promemoria: mai andare a lavorare con vestiti così corti. Si vedevano quasi le mutande!!
Camminò col dorso a muro per alcune scale, due sale da ballo ed un salottino.
Diede lo sprint finale piombando in camera nel momento più sbagliato di tutti.
A quella visione (per quanto celestiale) dovette tassativamente avvampare sentendo un certo caldo. L'odore che aleggiava le faceva giarare vorticosamente la testa.
- S...signore... i...io chiedo umilmente scusa!!- l'imbarazzo le aveva fatto cadere tutti gli asciugamani e dovette abbassarsi a raccoglierli.
Chiudendo gli occhi attraversò quello spazio che la separava dell'armadio, pareva di essere in una strada infinita.
- Non volevo farvi arrossire signorina- si scusò avvicinandosi pericolosamente. Non era il fatto che era a torso nudo che faceva diventare paonazza Kusa, era piuttosto l'atmosfera che veniva a crearsi con tutto il bouquet di odori che le impediva di pensare lucidamente.
Lei si mise una mano sul viso respirando affannosamente. Da quando l'aria non c'era più?
- D...devo anda... -
- Rimanete- la fermò con voce suadente costringendola in pochi passi alla parete -insisto-
La mano dell'uomo le accarezzò la gamba avvicinandosi sempre più fino a far sentire il suo respiro.
- St...sta...- in pochi millesimi di secondi si ritrovò distesa sul letto enorme che era incredibilemtne morbido. Era come se tante braccia la tenessero ferma mentre le mani di quel tanto (sbavato) adorato "padrone" le attraversavano di carezze l'intero corpo.
- Andrà tutto bene, so che è ciò che vuoi ...- che fine aveva fatto la cortesia del "voi"?
- T...ti stai sbaglia...- un dito le si appoggiò delicatamente sulle labbra rosa dopo quella ripassata di trucco sul quale aveva impiegato qualche quarto d'ora.
- Non serve che provi a negare, non devi avere paura, sono qui con te bellissima- sussurrò facendole venire una scarica di brividi che peggiorarono la situazione facendo cogliere segnali diversi all'altro, stazionava sopra di lei con un sorriso tendente più che altro al folle, con occhi profondi illuminati da una luce accecante di desiderio.
Il colpo secco le strappò il vestito raggiungendo il seno che, fortunatamente, era abbastanza grande da impedire altri strappi improvvisi, ma a quel castano bastava anche solo una piccola parte di gonna e si sarebbe sentito appagato.
L'odore aveva appena preso forma, le entrava nelle narici attaccandosi ai polmoni, ansimò disperatamente in cerca di aria e l'altro la prese come un altro segno.
- KUSA!- la voce del moro le arrivò quando ormai i sensi di nausea avevano raggiunto un livello di sopportazione fin troppo alto perfino per lei.
- Dev...- si sentì portare verso l'alto, lo stomaco sbatté contro una spalla (credo) e poi la vista partì lasciandole godere di una visione nera.
"Se devo morire, fa in modo che i miei amici si dimentichino di me" pregò scivolando nell'oblio.

L'uomo si sistemò il guanto con i denti annodando meglio la cravatta nera.
- Sei pronto?- curiosò la piccola sbucando alle sue spalle, salendoci pure. Lui le diede un buffetto sulla guancia, per quanto possibile dalla sua posizione annuendo.
- Ti aspetto fuori-
Rimasto solo toccò lo specchio sorridendo compiaciuto, la missione stava procedendo fin troppo tranquillamente, era d'obbligo un po'di pepe no?

ANGOLO DI ZOICHI:
Lo so, lo so Kusa sta facendo troppo la protagonista lasciando in ombra Miki, ma ancora per poco perché nel prossimo capitolo sarà la nostra blu a sorprenderci!
Arrivesorci e recensite!
P.S. Grazie Naikekagamine ;)
   
 
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