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Autore: someeonelikeu    27/01/2015    3 recensioni
«Prima dimmi come ti chiami.»
Il ragazzo fece per estrarre una sigaretta dal pacchetto, ma una mano lo fermò.
Una voce maschile, con un accento norvegese ben nascosto, seguì il gesto immediatamente.
Cassiope sbatté la palpebre, realizzando poco dopo che il ragazzo stava parlando con lei e non con la sua amica riccia.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Skrik


L’ultima volta che Cassiope aveva controllato l’ora, la sera precedente,  aveva constatato che erano le cinque del mattino, poi era corsa a mantenere i capelli dell’amica che, per la quarta o quinta volta, era in bagno a liberarsi di tutto l’alcol bevuto. 
Melissa, come se non ci fosse l’amica che dormiva, parlava e rideva ad alta voce al telefono, in una lingua che poteva sembrare inglese.
Quando la bruna aprì gli occhi, costretta dal troppo rumore e dalla luce solare che invadeva la stanza – eppure, era sicura che una volta tornata a casa, la prima cosa che aveva fatto era stata appunto quella di chiudere le tende – davanti a lei c’era l’amica che sembrava arzilla come se avesse dormito per due giorni interi.
Cassiope allungò una mano verso il cellulare che aveva lasciato sul comodino: erano le 10.30.
La ragazza non sapeva a che ora si era definitivamente addormentata – anche perché non ricordava il momento in cui si era infilata il pigiama e stesa sul materasso – ma di certo sentiva che aveva un gran bisogno di richiudere gli occhi e riposare e, se fosse stato possibile, lo avrebbe fatto.; ma alla rossa non era venuto in mente che potesse andare in una delle tante stanze della casa a fare conversazione al telefono, al posto di svegliare l’amica che era stata in piedi  tutta la sera a causa sua.
 I capelli bruni della ragazza si mossero sul cuscino quando questa decise di alzarsi e andarsi a fare la doccia per svegliarsi completamente. 
«Grazie per essere stata molto silenziosa.» 
Disse con tono ironico e la voce ancora impastata dal sonno, ma Melissa non sembrò prestarle troppa attenzione. 
Quando uscii dalla doccia, la ragazza vide l’amica che cercava freneticamente dei vestiti nella valigia, gettandosi alle spalle magliette e pantaloncini.
La bruna finii di asciugarsi il corpo con l’asciugamano che la circondava, per poi indossare tutto ciò che le serviva. 
«Abbiamo appuntamento tra quaranta minuti con Kristoffer e gli altri al porto e io non so cosa mettermi!»
La rossa sembrava sul punto di impazzire.
«Niente appuntamento tra quaranta minuti, dobbiamo andare al museo Munch.»
Cassiope, questa volta, non avrebbe assecondato il volere dell’amica, ne era certa.
«Non essere noiosa! Il quadro lo puoi vedere in qualsiasi momento, su internet. Kristoffer invece no e se non me lo lavoro per bene, poi non ci finirò mai a letto.»
Rispose Melissa all’amica, infilando la maglietta che aveva scelto, per poi cominciare a truccarsi.
«Sei disgustosa, Mel. Io non vengo, avevamo deciso che saremmo andate al museo e io ci vado.»
Adesso la bruna era piuttosto stanca del modo di fare dell’amica che sembrava avere interesse solo per ciò che le interessava, senza mettere in conto anche i desideri dell’altra.
«Non venire, ci vediamo dopo, ciao!»
La rossa finii di sistemarsi i capelli e poi, presa la borsa, uscii dalla casa.  
Cassiope rimase impassibile, sorpresa dalla reazione dell’amica, poi andò anche lei a prepararsi, cercando di coprire al meglio i cerchi viola che le circondavano gli occhi verdi.


«Kris!»
Melissa, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, alzò la mano per farsi notare dal ragazzo che, seduto con i due amici su un muretto, stava per accendersi una sigaretta.
Al suono di una voce femminile, Kristoffer alzò lo sguardo e, alla vista della rossa, le sue labbra si alzarono in un sorriso.
Automaticamente si girarono anche Aleksander e Dennis.
La ragazza si avvicinò velocemente al gruppetto, per poi gettarsi tra le braccia di quello che sembrava l’unico ad attirare la sua attenzione.
«Cassiope non c’è?»
Chiese il biodo che aveva il palmo di entrambe le mani appoggiato sul muretto.
«Doveva per forza andare a vedere “L’urlo”, non sono riuscita a farle cambiare idea.»
Melissa, allontanandosi di poco da Kris, rispose.


Dopo aver controllato la linea giusta della metropolitana, Cassiope si infilò in uno dei vagoni.
Contò le stazioni: la terza sarebbe stata la sua.
La ragazza si guardò un po in giro: c’era gente di tutta l’età e un silenzio quasi rilassante.
Arrivata a destinazione, uscì velocemente dalla stazione, per poi seguire le indicazioni per il “Munch-Museet”.
Entrò velocemente nel museo e, dopo aver fatto la fila per il biglietto, si ritrovò finalmente immersa nei colori e nella genialità di quello che lei poteva definire il suo pittore preferito.
Camminò lentamente per i corridoi  del museo, prestando attenzione ad ogni quadro, soprattutto a quelli che non conosceva; le era sempre piaciuto conoscere cose nuove.
I corridoi le sembravano quasi infiniti, ma quando si ritrovò in una stanza più ampia, i suoi occhi furono inevitabilmente attratti da un quadro dalle forme morbide e tondeggianti: “L’urlo”. I suoi piedi si mossero in direzione del dipinto che tanto aveva aspettato di ammirare dal vivo. 
«Amo la morbidezza delle linee di questo quadro.»
Una voce maschile interruppe il silenzio: Dennis.
Cassiope si girò verso il ragazzo che intanto le si era  affiancato e che aveva gli occhi puntati sul capolavoro di Munch.
«Lo sguardo dell’uomo rappresenta perfettamente il senso di disperazione che si prova a vivere in questa città. Certo, ora Oslo ti sembra meravigliosa, con i suoi parchi e le sue architetture, ma d’inverno, quando è tutto ghiacciato e la mattina si esce che è ancora buio, puoi sentirti abbastanza depresso.»
Le parole del ragazzo erano tinte di armonia e realismo. 
«Cosa ci fai qui? Melissa mi ha detto che aveva un appuntamento con voi al porto.»
Cassiope non si mosse, girò solo il viso verso Dennis che, adesso, la stava guardando negli occhi.
«A proposito di quello: è stato piuttosto scortese da parte tua non presentarti. Non mi è mai capitato che una ragazza preferisse una giornata con Munch ad una con me.»
La ragazza, scosse leggermente il capo, non riuscendo a non farsi scappare una leggera risatina: il Dennis con cui stava parlando in questo momento – pensò -  non sembrava lo stesso Dennis dello scorso pomeriggio.  
I due ricominciarono a camminare direttamente verso l’uscita, senza soffermarsi a guardare gli altri quadri esposti.
«Ieri mi sembravi molto più silenzioso e chiuso. È successo qualcosa che ti ha fatto cambiare idea?»
Non appena uscirono dal museo, i capelli castani di Cassiope si mossero al vento.
«Forse volevo vedere come sei da sola, come sei quando non devi fare da baby-sitter a Melissa.» Rispose il biondo con la sua solita disinvoltura.



Melissa se ne stava seduta sotto un albero tra le braccia di Kristoffer che, a sua volta, aveva la schiena  appoggiata contro il tronco.
Aleksander, seduto di fronte ai due, non la smetteva di sbuffare. 
«Ho chiamato Helga e Grethe, stanno arrivando.»
Intervenne il bruno. Melissa si girò verso di lui, come per chiedere spiegazioni.  
«Sono due nostre amiche.»
Prima che Aleks potesse aggiungere altro, Dennis e Cassiope si sedettero affianco ai tre, formando un piccolo cerchio. 
«Hei» Cassiope salutò in norvegese – che non era poi tanto diverso da un qualsiasi saluto in italiano – muovendo la mano e sorridendo.  
La rossa si avvicinò all’amica appena arrivata, stampandole un bacio sulla guancia per poi ritornare da Kris. 
«Rimasta soddisfatta da “Skrik”?»
Aleksander era il più gentile dei tre – pensò la bruna dopo la domande.
Sorrise, annuendo con il capo.
«Dal vivo è qualcosa di spettacolare. Munch era davvero un genio.»
Detto questo, la ragazza si stese sull’erba, lo sguardo rivolto verso il cielo sereno e le immagini del quadro che ancora le attraversavano la mente.

«Hei!»
Dopo qualche minuto di silenzio, Cassiope sentii delle voci femminili.
Raddrizzò la sua schiena e si trovò davanti agli occhi due meravigliose ragazze bionde che stavano posando le loro labbra sulle guance di Dennis, per poi passare ad Aleks e Kristoffer.
«Queste sono le vostre amiche italiane?»
La bruna non capì cosa aveva detto una delle due “Barbie”, ma dal modo in cui aveva indicato lei e Melissa, era chiaro che stesse parlando di loro due.
Lanciò uno sguardo interrogativo a Dennis, che intanto era concentrato a esaminare il fondoschiena di entrambe le nuove arrivate.
«Helga, Grethe, lei e Cassiope e lei è Melissa.»
Il biondo presentò le due “straniere” in inglese, ovviamente.
Quando Cassiope si trovò a stringere la mano di Helga e Grethe, forzò un sorriso – anche solo il modo in cui camminavano le dava fastidio.
Entrambe si sedettero ai lati di Dennis.
«Allora, stasera c’è una festa a casa di Konstantin, venite?»
Helga aveva un sorriso così bello da risultare fastidioso.
«Certo!»
Era sempre Kristoffer a rispondere, ma mai si preoccupava di ciò che pensavano gli altri.
Aleksander annuii con il capo, mentre Dennis rimase in silenzio.
«Ci divertiremo.» Helga si avvicinò all’orecchio di Dennis, sussurrandogli qualcosa che Melissa e Cassiope non riuscirono mai a sapere.
«Ovviamente potete venire anche voi due!» Il sorriso di Grethe era sempre bellissimo, ma era vuoto di perfidia e pieno di ingenuità, a differenza di quello dell’amica.


 
  
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