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Autore: LauraOBrien    28/01/2015    0 recensioni
George O'Malley prepara la valigia che lo porterà lontano da Meredith, lontano da un amore non corrisposto. Si sente un verme, un essere senza spina dorsale. Perché? Perché non lotta per quello che ama.
Meredith invece, lei non sa ancora quello che ama.
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Premesso che amo la Derek/Meredith, non posso negare che amo - o meglio, amavo- la George/Meredith. Questo è come avrei voluto che fossero andate le cose.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George O'Malley, Meredith Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Sollevo la valigia e la appoggio per terra, con delicatezza. Ho esaurito ogni traccia di rancore e adesso non voglio rompere più niente della mia vecchia vita, dei sogni che ho sognato, tutti premuti in quel guscio di plastica gialla. La trascino non senza fatica fuori dalla porta e la abbandono vicino allo stipite. Entro di nuovo nella stanza per verificare di non aver dimenticato nulla, e questo in effetti mi fa ridere perché è ciò che si fa normalmente nelle camere d'albergo. Sbuffo, sono riluttante e non poco. Alla fine mi decido, prendo un profondo respiro ed esco dalla stanza, con la convinzione di non metterci mai più piede. E poi per poco non inciampo su Meredith. Dapprima mi stupisco di un suo interessamento nei miei confronti, e sto già per mandare tutto al diavolo, disfare i bagagli e rimanere quando poi realizzo che probabilmente è qui per controllare che non le stia demolendo la casa. Non la guardo negli occhi, mi limito a stare in piedi di fronte a lei attendendo che si sposti. Però lei non si muove di un passo, e continua a fissare la valigia con un misto di amara rassegnazione, come se in un certo senso se la fosse aspettata, e di malcelata tristezza, angosciante a dire il vero. Mi si spezza il cuore, ancora. Non posso più resistere qui, devo scappare. Muovo un passo e afferro la maniglia con la mano sinistra, senza davvero guardarla. La presenza di Meredith è talmente elettrica e permeante che tutto il corridoio ne è pregno, e io non so dove puntare la bocca per riuscire a trovarvi un respiro di sollievo. Per ora sto ancora boccheggiando nell'intenso profumo di lavanda del suo balsamo, cercando di trovare aria che non sappia di Meredith. Guardo in alto per evitare che gli occhi mi tornino lucidi. Eppure so di per certo dall'intervallo tra un respiro e l'altro della ragazza che mi sta di fronte, che sta increspando la bocca, le sopracciglia corrugate, e non sa bene cosa dire. Faccio un passo nella sua direzione, sperando che si scosti ma pregando che non lo faccia. Si muove lateralmente, in modo impercettibile ma lo fa, e io mi rendo conto per la trecentesima volta che devo smetterla di lasciarmi umiliare così. Batto furiosamente le palpebre e con una voce che vorrebbe essere sicura e distaccata bisbiglio: «Serve qualcosa, Meredith?». Che schifo, non credo che sarei riuscito a farla tremolare di più neanche volendo. Sembro una ragazzina mestruata e mi sento incredibilmente in imbarazzo per questo e, oh, giusto, quando sono in imbarazzo arrossisco. Sono un disastro. «È una.. Valigia?» «Mmh, osservazione davvero acuta, Meredith.» Mi disgusto da solo non appena percepisco il sarcasmo e la cattiveria delle parole che mi sono appena scivolate dalla bocca, e mi disgusto il triplo quando la vedo esitare, ferita. Non se lo aspettava. Dovrei sentirmi soddisfatto, a questo punto, un minimo sfrontato per la piccola vendetta? Beh, invece mi faccio ribrezzo. Ho ferito Meredith e non era quello che intendevo fare. «George, ti prego.. Parliamo.» Sollevo lo sguardo, mi sento piuttosto sicuro di me, altero. Da sotto le sopracciglia, linee perfettamente dritte come le labbra, gli occhi baluginano nei suoi per la prima volta in quel giorno e sono freddi, esattamente come voglio io. «Ascolta, Meredith, di cosa vuoi parlare? Del tempo, dei tuoi hobby, della chirurgia? Di Stranamore? Oh, forse intendi parlare di quello che mi hai fatto ieri notte? Vuoi scusarti, vero?!» il mio tono di voce si alza pericolosamente, perdo il controllo e inizio ad urlare. «Non ho voglia di altre stronzate, Meredith! Ne ho avuto abbastanza per oggi, anzi, sai che ti dico? Ne ho avuto abbastanza PER SEMPRE!» Il pugno è stretto convulsamente intorno alla maniglia, i tendini in rilievo. Il piccolo, dolce, ingenuo O'Malley ha tirato fuori le palle, ma non sono poi così sicuro che sia un bene. Più io mi gonfio più lei si sgonfia, più io avanzo più lei indietreggia e la mia voce si fa alta tanto quanto la sua è bassa quando sussurra timidamente, impercettibilmente, guardando a terra: «Ti prego, George..» Oh mio dio, no, questo non può essere. Dov'è la Meredith forte, la Meredith strafottente, la Meredith che se ne frega e combatte? Quella che ha sbattuto Karev contro il suo armadietto e l'ha insultato con regale e impeccabile ferocia? No, questo sussurro non può essere uscito dalle labbra di Meredith Grey. Vacillo, mi limito a stare zitto e a lasciarla parlare. «George, ti prego, cerca di non farti un'idea sbagliata e ascoltami attentamente fino alla fine.» Annuisco, le sopracciglia corrugate, e lei espira, tremando con forza. «George, so di aver profondamente sbagliato e di averti ferito, di averti umiliato. È stato un enorme sbaglio, ho fatto una cosa orribile, sai che mi dispiace davvero molto e--» Si interrompe, probabilmente perché mi è sfuggito un singhiozzo. Le rispondo rantolando, la voce incredibilmente roca. «Sai cosa mi fa star male? Il fatto che a ogni persona dici di aver fatto 'una cosa orribile', di aver commesso uno sbaglio colossale, e tutti quanti ti assecondano! Sia per aiutarti, per consolarti che per darti contro, parlano di questa 'cosa orribile'. Perché tutti danno per scontato che sia una cosa orribile?! Perché. Ogni. Fottuta. Persona. Ne parla. Come fosse. una cosa. Orribile. Perché?! Per me non è stato orribile, per me non è stato uno sbaglio! Sono stati i momenti più belli della mia cazzo di vita e non riesco a sopportare che la gente.. Insomma, cosa ho io che non va? Per essere il fare sesso con me definito tanto orribile?! Sono l'unica persona al mondo a pensare a quanto sia stato bello e importante e non "una cosa orribile"! Perché io l'ho amato esattamente come amo te e la gente ridendo del mio amore mi pugnala, mi ferisce.» Eppure Meredith è strana, sembra quasi che non capisca quello che sto dicendo. Corruga le sopracciglia e spalanca leggermente gli occhi, increspando le labbra. «George.. Ma che cosa stai dicendo?» Sulla mia faccia si delinea il miglior sorriso sadico che io abbia mai fatto. Di solito la gente di fronte a situazioni di difficoltà reagisce in due modi: o scappa e cerca di non pensarci, oppure semplicemente le affronta con coraggio e le prende di petto. E io continuo a fissarla con un gran sorriso amaro e gli occhi lucidi, mentre cerca caracollando di elevarsi ma sta cadendo sempre più in basso. «George.. È questo ciò che hai pensato?» «È questo ciò che ho sentito.» Meredith esita e non mi guarda negli occhi neanche un istante; sembra stupita, sconvolta e incredula. Scuote la testa impercettibilmente mentre sussurra: «Non era quello che intendevo.. Non era quello che volevo dire! George, io mi scuso per una cosa orribile che ho fatto ma quella cosa non è stato fare l'amore con te!» Patetico. Dondolo la testa, inarcando il sopracciglio e sfoderando il miglior sorriso, anche se il naso mi trema per lo sforzo di trattenermi dal piangere. «Ah, sì? E allora cosa è stato?» «.. Il mettermi a piangere subito dopo. È stato umiliante, per te quanto per me. E lo starmene lì mentre tu uscivi dalla stanza come una furia senza darmi il tempo di spiegare, e forse hai fatto anche bene, perché non avrei saputo cosa dire.» Prendo coraggio, le faccio la domanda che mi sta tormentando di più, con un tono imperioso. «Perché piangevi?» «Perché volevo volerti, ma non ci riuscivo.» Mi spiazza, mi chiedo mentalmente se sono davvero così pietoso da far sentire una persona in dovere di volermi. «..E perché adesso stai piangendo?» Già, ora Meredith piange. Non tanto, a dire il vero, solo un attimo. Ha chiuso gli occhi e una lacrima le è fiorita tra le lunghe ciglia dell'occhio destro, scivolandole dritta e perfetta lungo la guancia rosata. Ha la voce roca. «Perché adesso ti voglio.» Alza timidamente lo sguardo, e io al momento non riesco a capire. Il cervello mi scricchiola nella testa cercando di mettersi in moto ma non ci riesce perché tutto il sangue è al cuore che pompa furiosamente, e alle guance che mi sento scottare. Batto le palpebre, cerco di concentrare lo sguardo nei suoi occhi ma non riesco a vedere niente, è tutto sfocato e indistinto e credo di starmi strozzando col mio respiro. O forse sono i crampi allo stomaco, le farfalle non lo solleticano con le ali ma ci affondano i denti, facendo addirittura male. Espiro forte e veloce, come un colpo di pistola o una risata storpia o il principio di una serie di singhiozzi. Più la terza, in effetti, dato che sento gli occhi farsi gonfi e doloranti. Mollo la valigia e serro il pugno lungo il fianco. «Meredith.. Tu.. Io.. ?» «Adesso ti voglio e tu te ne stai andando.» Si vede che sente nel profondo che quello che ha detto non è abbastanza, anche se le è costato parecchio sforzo. Prende un profondo respiro. «Non pensavo di dover fronteggiare una scelta fino a quando non mi sono accorta di averla fatta, stamattina, mentre ti guardavo scappare con il lenzuolo avvolto intorno ai fianchi. Fino a poco prima ero convinta di aver già scelto Derek, ne ero assolutamente certa. Però quando ti ho visto mentre ti allontanavi ho provato un dolore molto diverso.. Insomma, tu ci sei sempre stato per me, in ogni momento. Da quando ci conosciamo sei una costante della mia vita e non me ne sono mai davvero resa conto.. Fino a oggi, che rischio di perderti per sempre. Di solito, scegliere mi richiede fin troppo tempo. Eppure sento che questa volta la mia scelta l'ho qui, davanti a me. Ho fatto la mia scelta, George, e sei tu.» Non riesco a fare uscire nemmeno un suono dalla mia bocca, so di per certo che la sto aprendo e chiudendo come un pesce rosso, e molto probabilmente ho gli occhi sgranati. Non riesco a respirare per via dell'enorme, calda risata che mi ostruisce la gola. So di avere gli occhi lucidi e le guance in fiamme. Meredith ha aspettato fin troppo una mia risposta che di certo non sarebbe arrivata troppo presto, visto lo stato in cui mi trovo. Allora solleva una mano freddissima fino a sfiorare con la punta delle lunghe dita la mia guancia infuocata. Prende un respiro, la invidio, a me l'aria per quanto ci provi mi si blocca nei polmoni. La sua presa sulla mia guancia si fa più salda, preme le dita nella mia carne e se ne serve per attirarmi al suo viso. Le nostre labbra si incontrano e io non capisco più niente. Diavolo, mi sembra di non aver mai baciato nessuno in vita mia! Non mi ricordo come si fa, come ci si muove, quando si respira, la direzione, il ritmo, come si comincia.. Mi sono perso. Ma lei dischiude le labbra e in un attimo é come se la stessi baciando da anni senza avere mai smesso: una sensazione avvolgente e familiare, mi sembra di conoscere la sua bocca e la sua lingua da quando sono vivo, mi sembra che tutta la mia vita verta su questo momento, il suo unico scopo sia incentrato nel baciarla e nell'amarla. Lei si aggrappa alla mia guancia e preme il viso sul mio; io sorrido, forse le faccio solletico ma non importa. Sono pazzo, completamente pazzo di lei. I suoi capelli, il suo profumo.. Sono ovunque, mi avvolgono, mi intrappolano, mi imprigionano dolcemente. Rispondo al bacio, chiudo gli occhi e mi ci immergo, mi perdo dolcemente, come suonare il pianoforte.. All'inizio hai paura di sbagliare, controlli ogni tasto, ogni nota, ogni posizione più volte che puoi, ma poi la musica entra a far parte di te in maniera completa e irreversibile, e tu sciogli le dita sulla tastiera e non pensi più a niente, sei fuso con la musica e con tutto quello che comporta, irretito da ciò che stai creando e che ti vortica intorno.. Non pensi nemmeno a respirare. Non pensi più a niente quando suoni perché è la musica che porta le tue mani, e il ritmo e l'abitudine e la passione.. E in un delirio di note, di tasti, di ritmi e di posizioni, sapere esattamente che cosa fare l'attimo prima di pensarlo, perché nel tempo di un paio di note è entrato a far parte di te esattamente come il battito del tuo cuore. E con Meredith è così. Porto le mie mani a stringersi intorno ai suoi fianchi sottili, attirandola a me e traendola più vicina possibile. Meredith si scioglie, è come se fosse felice. L'istante dopo, la verità mi colpisce, enorme, potente e definitiva come uno schiaffo in pieno viso: Meredith È felice. Meredith è felice di baciarmi, e di stare con me in questo momento. Porto una delle mie mani più su, verso la curva della schiena, per sorreggerla mentre mi sporgo verso di lei piegandomi e spingendola verso il pavimento. Sento i suoi capelli scostarsi uno a uno dal mio viso e ricadere all'indietro. Siamo persi, siamo persi! Sento dei passi disinvolti, delle ampie ma leggere falcate ciondolanti, Meredith invece a quanto pare no. Poi quel qualcuno si arresta. So di per certo che è Izzie, e se non fosse già di per sé la cosa più ovvia del mondo me ne sarei accorto dal fatto che i passettini si fanno frettolosi e si nascondono dietro l'angolo. "Woah.." È un sussurro ma lo sento, e so anche cosa sta pensando: 'Ma questi due non avevano appena.. Mica non si parlavano più ..? Perché sono sempre l'ultima a sapere le cose..?', esattamente come so che la sua testa bionda fa capolino dall'angolo del corridoio. Guardona.. Sorrido ancora più forte, mi viene da ridere. Sto per esplodere dalla gioia, un gigantesco fungo atomico. Meredith si stacca all'improvviso, con urgenza, e io sto già per preoccuparmi quando lei sorride e, come se fosse la cosa più normale del mondo, butta lì un: «Ti amo, George O'Malley!» In preda allo shock, riesco solo ad aggrapparmi di nuovo alle sue labbra, sussurrando uno sconvolto: «Oh, mio Dio..!». E il corridoio torna di nuovo completamente silenzioso. Completamente, tranne che per la vocina di una ragazza dall'angolo, che si strozza col suo stesso "Porca vacca!".
   
 
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