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Autore: Dimea    28/01/2015    1 recensioni
Eccomi tornata, un'altra volta.
Premetto che questa è un ANTI EdWin e una PRO RoyEd, ma ho dovuto inserire un minimo della prima coppia...
La storia si svolge in un ipotetico futuro.
Edward ha riavuto i suoi arti, Roy è Comandante Supremo e Winry ,oltre ad essere un'ottima meccanica di Automail, sta cercando di convincere Ed a compiere il Grande Passo.
Ma il nostro Acciaio, oltre a non essere molto convinto, è stufo di lasciare che il destino scelga per lui.
Scelte...
La vita è gremita di scelte, giuste o errate che siano...
Spesso non vengono prese a mente lucida...
Spesso si ha paura...
Paura di sbagliare...
Paura di scegliere...
Paura di amare...
Paura di andare incontro a terribili conseguenze...
A volte lasciamo che le scelte scelgano noi, anche se noi non lo vogliamo...
Non ci ribelliamo per non ferire...
Accettiamo un destino stretto e vuoto per rendere felice, anche solo un istante, qualcuno accanto a noi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti, Winry Rockbell | Coppie: Edward/Winry, Roy/Ed
Note: Otherverse | Avvertimenti: Triangolo
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Dopo più di un anno dall'ultimo capitolo, eccomi qui.  Sperando di non deludervi.
Buona lettura a tutti.
Sfidando lo Specchio



I am Vindicated
I am selfish
I am wrong
I am right
I swear I'm right
I swear I knew it all along
And I am flawed 
But I am cleaning up so well
I am seeing in me now the things you swore you saw yourself
So clear
Like the diamond in your ring
Cut to mirror your intentions
Oversized and overwhelmed
The shine of which has caught my eye
And rendered me so isolated, so motivated
I am certain now that

[Vendicated -dashboard confessional]

 Sin da bambini viene insegnato,  
se non quasi imposto,
che l'importante è partecipare...
Ma solo da adulti scopriamo,
che in alcuni casi,
partecipare non serve a nulla...
Si può solo vincere, con qualunque mezzo.
Un bravo giocatore sa quando barare.
Conosce il momento giusto per colpire l'avversario.


Per la prima volta ti sentivi padrone del gioco.
Non era più lui a mantenere le redini, e la cosa rendeva il gioco più eccitante.
In quella strana fortezza stavi ritrovando una parte sopita di te.
Troppo tempo avevi speso per gli altri, senza mai concentrarti su te stesso. Senza mai sentirti vivo.
Respirare e consumare ossigeno non ti bastava più. L'avevi fatto per sette anni, dal giorno del tuo esame.
Forse Mustung non aveva tutti i torti: era ora di diventare un po' egoisti.
Sette anni di letargo sentimentale. Ti eri parecchio arrugginito in questo periodo.
Troppo dolore era passato dalle tue membra.
Troppe lacrime avevi versato la notte.
Troppo odio era entrato di peso nel tuo cuore.
Osservasti ancora l'uomo davanti a te, mentre il tassello del cubo scivolava nella tua tasca.
-Quindi?- Azzardasti - attendo una risposta...-
Lui sorrise.
Mustang era in trappola e sapeva di esserlo. Un solo sgarro alle regole e tu saresti scivolato via.
Ma il dado era tratto e lui non poteva sottrarsi. Non poteva farlo ora.
-Affare fatto-
Il suo tono ti aveva fatto tirare un sospiro di sollievo: pareva quasi divertito.
Gli voltasti le spalle, sghignazzando, e tornasti alla tua poltrona.
-Quindi, Acciaio,- ti richiamò il tuo superiore -cosa posso fare?-
-A parte tornare al lavoro, dice?- lo sfidasti
Ti lanciò un'occhiata truce, prima di rituffarsi nelle scartoffie.
Sapevi che non alludeva al lavoro, lo sapevi eccome... regola numero due " niente contatti... senza il tuo permesso".
-Acciaio, Quindi solo Tre regole, giusto?- Chiese serio, enfatizzando il numero, il moro.
Quella domanda ti parve strana, non poco, ma ti limitasti ad annuire. Ma il suo sorriso trionfante ti fece rabbrividire.
Sprofondasti di nuovo in quella poltrona, ed i tuoi nervi ebbero la meglio.
La notte in bianco ti aveva provato non poco.
Ti addormentasti in quel giaciglio, acciambellandoti come un gatto, e svegliandoti all'ora di pranzo.
A giudicare da quel poco a cui il tuo superiore si era avvicinato durante il pasto, lo stomaco doveva ancora risentire della sbronza della sera prima.
Dopo il frugale, se non inesistente, pasto, Mustang si buttò sul lavoro.
L'intero pomeriggio passò tranquillo, in quella silenziosa biblioteca, dopo quella strana domanda.
Il che ti rese leggermente inquieto. Conoscevi troppo bene il tuo superiore, sapevi che una banale domanda, nascondeva intenti ben precisi.
Provasti a non pensarci, per il semplice fatto che per una volta avevi sfiorato un barlume di speranza... e già questo ti bastava.
Il sole cominciava ad incendiare il cielo, quando il Flame rialzò la testa dalla scrivania, proponendo una passeggiata.
-Una cosa?!?- ti limitasti a chiedere
-PASSEGGIATA, sei sordo o devo scandire le lettere?-sibilò tagliente, il moro
Cercasti di non ribattere, più per la tua salute che per altro, e lo seguisti fuori.

Lo stesso giardino verde speranza, che la mattina ti aveva aiutato a schiarire le idee, ora pareva un angolo d'inferno.
Le sfumature che il sole gettava sulle fronde, ricordavano le peggiori fiamme degli inferi.
Quello spettacolo lasciava senza fiato... tra l'incantato ed il terrorizzato.
-Vengo qua quando devo pensare- ammise Roy -ha un che di familiare, mi sento... libero di lasciare correre i ricordi.-
E non faticavi a capire il tipo di ricordi.
Ishibar e La Grande Guerra avevano lasciato una voragine nell'anima di quell'uomo... non era difficile intuirlo, ma tu ci avevi messo anni a capirlo.
Poche volte si era aperto tanto con te.
Certo, non l'aveva mai fatto a parole... ma i suoi gesti parlavano chiaro.
E per la prima volta ti sentisti simile lui.
Le parole della sera prima, tornarono a galla.
Lei è il più grande egoista del mondo
Forse no...
Quelle parole bruciavano... ma non solo per lui.
Cieco, follemente cieco, ecco cosa eri stato.
Ti eri concentrato sul tuo dolore... Forse il vero egoista eri tu, con lui.
Lui se ne stava lì, silente, a contemplare l'orizzonte...
E tu lì, impassibile, lo fissavi, quasi come fosse la prima volta.
-Mi spiace per quello che ho detto ieri sera, non avrei dovuto...-
-Ci siamo già chiariti...- cercò di tagliare corto lui
Nei suoi occhi si rifletteva lo spettacolo grottesco del parco.
-No, non ci siamo chiariti.- ti impuntasti.
Lui si voltò verso di te.
-Perchè...-
-Perchè IO sono l'egoista.-Sussurrasti lasciandolo sbigottito - Sono venuto qui, pensando solo a ciò che mi stavo trascinando dietro, cercando di cancellare un percorso che ho scritto con gli errori... senza pensare che non ero l'unico.-
Mustang rimase in silenzio per un secondo, poi distolse lo sguardo.
-Fullmetal, lascia che ti dica una cosa... Sono quasi morto troppe volte, per la guerra, per i tradimenti subiti, per la solitudine... ma tu sei quello che mi ha ferito maggiormente.-
-Questo cosa significa?-
-Che probabilmente tu saresti stato l'assassino, se l'amore fosse in grado di uccidere-

Continua...



   
 
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