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Autore: unastellaincompresa    28/01/2015    0 recensioni
Le lentiggini che le ricoprono le gote, la chioma sottile e vellutata color ruggine, che le ricade sulle spalle delicatamente, le iridi talmente profonde da leggerle, quasi, nell'anima. Quel colore, Oceano Mare. Tutte le sfumature del mare in un due sole iridi. C'era qualcosa che non virava per la Giusta direzione. Due occhi incatenati in un mondo di dannati, e la luna da testimone ad un qualcosa di innaturale. Lei,che era tutte le sfumature del mare, aveva trovato molto probabilmente la sua luna. Ad una sola condizione. Mettere a dura prova la sua vita. Un angelo che cercava di cadere troppo precocemente. Finché si desidera scappare, si verrà accecati dalla propria volizione. La luna, vedrà ciò che nessuno non riuscirà mai a vedere. Il tramonto lunare stava iniziando.
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Passi dopo passi, e la melodia tintinellante di quella radio continuava il suo ronzio raccapricciante che lentamente raggiungeva l’udito della ragazza.

Lily.

Stella. Piccola stella incompresa, incompleta.

Fin troppo mancante al suo combaciante.

Un locale che non avesse una radio ad alto volume era a dir poco raro in quel viale.

Eppure continuava a camminare, senza degnarsi del pensiero di poter tornare a casa, al suo punto d’origine.

Eppure continuava a fissare un punto, fisso, quasi come attirata da quest’ultimo.

Lo raggiungeva, lo stava raggiungendo come se la stesse chiamando.

Quel mare che ospitava all’interno delle sue iridi si stava schiudendo man mano che la ragazza desiderava mettere a fuoco la sua veduta, ed il soggetto che la stava chiamando.

Le braccia conserte, che non si lasciavano prendere da quel vento che lottava contro una forza che si opponeva ad esso.

Quel labbro che si stava lasciando torturare da quei denti. Quel sangue che stava uscendo da esso.

Quelle labbra non erano piu’ tremanti e tutto cio’ era curioso.

Aveva in indosso un maglione, scuro, pesante, accompagnato da un pantaloncino striminzito che persone come lei erano in grado di indossare.

Nascondeva qualcosa sotto a quegli indumenti, sotto a quell’indumento pesante.

Tremava prima.

Aveva quelle labbra, quelle fessure che si schiudevano e chiudevano ogni tanto. Fremevano di timore.

Timore di non resistere.

Quel timore che t’avvolge e non ti abbandona piu’.

Che ti stringe, ti fa mancare l’aria fino a svenire.

I sensi ed i ricordi non hanno piu’ valore.

Nulla ha piu’ valore in quella dimensione.

Nemmeno tu.

Nemmeno lei.

Nessuno.

Aveva uno sguardo inchiodato in qualcosa piu’ grande di lei e di tutto cio’ che ha posseduto in precedenza.

Il buio si stava inoltrando nel suo sguardo, ed oramai la musica e quel ritmo asfissiante stava diventando solamente un vecchio e sgualcito ricordo. Un ricordo di qualcosa che e’ esistito ma che non vale la pena valorizzare e ricordare.

E nemmeno scrivere, su questo pezzo bianco.

Le braccia si sciolsero rapidamente quasi stessero aspettando cio’ che avevano atteso da tempo, fin troppo remoto oramai.

Era quasi fatta, e la voglia, l’ardore di placare quell’insicurezza regnava in lei da anni, secoli.

Si.

Sembrava avesse vissuto secoli prima, in un secolo lontano, trascurato, che nessuno quasi apprezza piu’ come una volta.

Probabilmente aveva ancora sbagliato a nascere.

Non era quella la vita che desiderava vivere.

Ma dato il fatto che era stata costretta a restarci e sopportarla, desiderava fare qualcosa che non avrebbe mai fatto in un’altra vita.

Stava ad un passo dalla risposta ed un rumore snervante fa capolino dalla tasca dei suoi pantaloncini.

Non ha fatto altro che limitarsi a roterare le pupille che si ritrovava ed avvicinare il telefono all’orecchio, in modo da poter avere una voce in capitolo nella questione ed ascoltarne il contenuto.

-Penso dovresti fare tuo ritorno a casa, sai? Tuo padre arrivera’ a momenti, e farti trovare ancora fuori passato il coprifuoco penso sia una mancanza di rispetto. Fa’ presto.- Nemmeno il tempo di poter rispondere, accennare una risposta tempestiva che la tutrice di Lily aveva gia’ parlato, fiatato e messo un punto alla questione. Uno sbuffo e nient’altro.

Non desiderava dire nient’altro a se stessa, se non ignoranza e diffidenza nel cospetto degli interlocutori che si improvvisavano ad intraprendere una conversazione di alto rendimento nei suoi confronti.

Che peccato.

Che ipocrisia.

Avere a che fare con un mondo di queste dimensioni, e con tutta gente avente un cervello di una proporzionalita’ pari a zero, e’ davvero costernante.

Guardava quel posto, quel buio come si guardavano le ultime righe d’una lettera d’addio, le ultime righe di un libro che t’aveva coinvolto, come si guardava il mare schiantarsi contro gli scogli e dissolversi nell’indifferenza totale.

Sarebbe tornata.

Proprio come il mare sarebbe tornato ad infrangersi e finire.
   
 
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