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Autore: Gotthardina88    28/01/2015    0 recensioni
Mirta è una delle più giovani ancelle di Thanatos, nonché l'unica ad avere origini umane. Ma chi era prima di diventare una delle ancelle del dio della Morte e di avere in dono la vita eterna?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hypnos, Nuovo Personaggio, Personaggi Lost Canvas, Thanatos
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Mirta era sdraiata sul prato a pancia in su, quando Hypnos arrivò.

-Dov'è Thanatos?- gli chiese, mettendosi a sedere a gambe incrociate.

-È andato sulla Terra- rispose il dio. -Tornerà tra poco- la tranquillizzò.

Mirta fece il broncio, poi incrociò le braccia.

-Ho capito- disse. -Vorrà dire che continuerò a giocare da sola- aggiunse, anche se era dispiaciuta di quella partenza improvvisa.

Iniziò a disegnare con il dito delle lettere e delle figure sui prati degli Elisi, quando d'un tratto sentì un tic tic metallico. Curiosa, alzò lo sguardo e vide una pallina dorata piena di gemme.

“Che bella” pensò, mentre quella strana palla, dopo essere rimbalzata sui gradini della scalinata, iniziò a girarle intorno, come se fosse dotata di vita propria.

D'un tratto si fermò, la guardò, poi cominciò a scivolare lungo la collina.

-Ehi, torna qui!- esclamò, correndole dietro, mentre il giocattolo continuava a scendere e a rimbalzare.

La palla però non dava cenno di volersi fermare. Mirta le corse dietro, fino a quando non si fermò davanti alla porta che conduceva nel sotterraneo del tempio di Thanatos.

-No, lì non posso entrare- disse, fermandosi. -Thanatos me lo ha proibito.-

La porta del sotterraneo si spalancò con un cigolio, come se qualcuno l'avesse spinta apposta e la palla continuò a cadere lungo le scale. Una forza irresistibile iniziò ad attrarla nell'oscurità.

-No, non devo entrare- si dibatté Mirta, cercando di resistere con tutte le sue forze e di ribellarsi, ma invano. Il suo spirito iniziò ad incamminarsi verso la scalinata del sotterraneo, come se qualcuno lo stesse tirando per mano.

Combatté con tutte le sue forze per evitare di farsi trascinare, ma alla fine, la forza misteriosa l'ebbe vinta su di lei e la portò giù per le scale. Non vedeva più la palla, ma ne sentiva ancora il ticchettìo metallico. Probabilmente era arrivata alla fine della scalinata.

Mirta si fece portare giù nel sotterraneo. Non tentò più di combattere, ma aspettò paziente che quella forza cessasse di trascinarla e la lasciasse libera.

 

Ciò avvenne quando arrivò in quello che sembrava una sorta di sacrario. La porta si richiuse dietro le sue spalle, poi delle candele si accesero all'improvviso.

La palla stava rimbalzando ai piedi di un tabernacolo d'argento, disseminato di diamanti e zaffiri.

Mirta, pur se atterrita dall'atmosfera spettrale che si respirava nel luogo, le si avvicinò.

Improvvisamente la palla si illuminò, poi si udì un boato fortissimo e il dio della Morte apparve davanti ai suoi occhi.

Mirta fece un passo all'indietro. Cercò di fuggire, per la seconda volta, ma con sua grande sorpresa non riuscì a passare attraverso la porta. Era bloccata.

“Perché siamo qui?” chiese a Thanatos. “E perché mi hai chiusa qui dentro?”

Il dio non rispose.

“Oggi sei stata molto imprudente con Ares” la rimproverò. “Mirta, non lo sai che lui è uno dei dodici e che, se l'avesse voluto, avrebbe potuto farti a pezzi?”

“Lo so, ma si è permesso di accusarti senza motivo” rispose. “Ed io questo non lo accetto.”

Thanatos fece un lieve sorriso, poi aprì la porta del tabernacolo d'argento e ne tirò fuori una coppa.

“Cos'è?” gli chiese, vedendolo togliere un panno da sopra il calice.

“È il motivo per cui ti ho attirata qui” rispose Thanatos, misterioso. “Ed è anche il motivo per cui ti ho resa momentaneamente corporea” aggiunse, prendendo la coppa con entrambe le mani ed avvicinandola alle labbra di Mirta. “Coraggio, apri la bocca e bevi”

“Cos'è?” gli chiese, incuriosita ed un po' dubbiosa.

“Non è un veleno” la rassicurò Thanatos. “Ma...un succo molto zuccherato, quasi come il miele” le spiegò con parole semplici.

Rasserenata, Mirta posò con fiducia le labbra sul bordo del calice, poi il dio inclinò leggermente la coppa e lasciò che il nettare, mescolato al suo sangue, scorresse nella ragazzina.

A mano a mano che andava giù, Thanatos vide che poco per volta la sua anima cambiava colore, diventando ancora più splendente e vivida, mentre i suoi poteri crescevano e il suo corpo acquisiva vigore. Quando terminò il contenuto della coppa, Mirta era completamente trasformata.

Thanatos allontanò il calice dalle sue labbra, poi le fece una carezza sulla guancia per assicurarsi che tutto fosse andato come sperato. La vide alzare gli occhi e guardarlo, stupita.

-Riesco a sentire di nuovo le carezze- disse, socchiudendo gli occhi per assaporare meglio il suo tocco. La mano del dio della Morte era fredda, ma anche morbida e gentile. -Cosa c'era veramente in quella coppa?- domandò.

Thanatos allontanò la mano dalle sue guance, rimise il calice nel tabernacolo e lo chiuse con le chiavi. Di sicuro non sarebbe tornato ad usarlo: Mirta sarebbe stata la prima e l'ultima, perché se si fosse sparsa la voce tra le altre anime che le aveva concesso parte della sua natura divina, si sarebbe sollevata una rivolta. Per questo che nemmeno lei doveva sapere quello che era appena successo.

Non vista, Mirta fece un lieve sorriso.

“Avevo visto giusto quando ho detto che in fondo eri un buono” commentò, attirando di nuovo la sua attenzione. “Ti prometto che non ne farò parola con le altre anime, né ora né in futuro, ma rispondi almeno a questa domanda: perché hai deciso di farmi un dono così grande?”

Improvvisamente e senza dirle il nulla, il dio la prese in braccio e la strinse contro di sé.

Le accarezzò i capelli, scoprendo quanto fossero morbidi e setosi, ed anche quanto Mirta apparisse piccola tra le sue braccia. Mirta si accoccolò di più contro di lui e sospirò.

“Va bene, se non vuoi dirmelo, non insisterò” accettò Mirta.

Thanatos la rimise a terra con delicatezza, poi la guardò con occhi critici. Mirta indossava ancora gli stessi abiti che aveva sul letto di morte, ma se doveva presentarla alle altre ancelle e farne la sua consigliera personale, non poteva permettere che andasse in giro così.

E lui se decideva di fare una cosa, andava fino in fondo e la faceva bene.

Le posò un dito sulla fronte, poi si concentrò. Un alone di luce circondò il corpo di Mirta, facendola momentaneamente sparire, poi la ragazzina ricomparve, non più con addosso il sudario, ma con un bellissimo peplo bianco, serrato in vita da una cintura ad'argento con un pentacolo come fibbia.

Mirta, sempre più stupita, guardò i calzari d'argento e i gioielli dello stesso metallo che le ornavano le braccia, il collo e i polsi. Si toccò i capelli e scoprì che erano intrecciati con delle perle e che due perle le pendevano anche dai lobi delle orecchie.

Avvertiva solo una sensazione di dolore in mezzo alla fronte e se la toccò. Scoprì che aveva un pentacolo in mezzo alla fronte, come Thanatos.

“Vieni ora, ti presenterò alle altre”

“Le altre?” chiese Mirta.

“Le altre ninfe della mia cerchia ristretta” rispose Thanatos. “Tu però avrai una responsabilità ancora più grande”

“Quale?”

“Dovrai fare quello che hai fatto prima quando eri un'anima” rispose.

“Ma hai detto che non ti piace che ti legga nel pensiero!”

“Sì, ma sei anche intervenuta tre volte, e prima che la mia impulsività mi causasse qualche danno” rispose. “Anche se la prima volta non ti ho ascoltata, e difatti ne ho pagato le conseguenze”

“Quindi sarei una specie di braccio destro?” domandò.

Il dio della Morte ci pensò a lungo prima di rispondere.

“Diciamo di sì” disse, poi le posò una mano sulla fronte. “Fai tesoro delle mie parole e del regalo che ti ho concesso, Mirta. E soprattutto, non farne parola con nessuno: tu sei stata la seconda umana dopo Psyche ad aver ottenuto l'immortalità, e la prima ad averla ricevuta dalla mia mano, ma sarai anche l'ultima.”

Mirta chinò il capo.

“Te lo prometto, Thanatos” disse, solenne. “Non rivelerò a nessuno quello che è successo qui. Grazie.”

   
 
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