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Autore: pewdiekairy    28/01/2015    1 recensioni
Tutti conosciamo la storia terrificante di Slenderman,un mostro che rapisce i bambini per poi ucciderli. Ethany ha solo 13 anni,ha la strana facoltà di vedere le anime perdute e porta su di sè un terribile destino:incontrerà il mostro e la natura del loro rapporto sarà in mano alla ragazza. Potrà salvarlo,ucciderlo,ignorarlo... ma questo lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voglio pubblicare ogni settimana ma non so se ce la farò a causa di beghe scolastiche :( comunque spero che vi piaccia il secondo capitolo anche perché qui si comincia ad entrare nel vivo :D

Capitolo 1: Una strana filastrocca

La prima cosa che Ethany sentì svegliandosi fu la maglietta del pigiama impregnata di sudore e l’atavica certezza di aver fatto un sogno terribile. Non proprio un bel modo per iniziare la giornata, ma rientrava nella classifica dei risvegli “normali” di Ethany. Era abbastanza raro che riuscisse a passare una notte dormendo come si deve, considerato che andava a letto molto tardi e che si sentiva osservata ogni minuto della giornata: tutto questo era iniziato da quando sua madre l’aveva portata da quella stupida zingara e a poco a poco quello che aveva sentito aveva condizionato la sua vita fino a farla diventare paranoica. Poi ci aveva fatto l’abitudine, o quasi. Ma non era una sensazione normale, di questo era certa. Ethany cercò di rilassarsi e di far passare la brutta sensazione legata al sogno, facendo vagare lo sguardo sulla scrivania in cedro sulla quale era accatastata in bella vista la più vasta collezione di penne, matite e gomme dell’intero universo, sul suo meraviglioso letto in legno con le nuvolette azzurre dipinte sulla testata, sulle tende di mussola bianca con i ricami a punto croce e sul suo computer ultramoderno, ma il suo sguardo si appuntò su un cassetto della scrivania dove era custodito un foglietto di carta che conteneva una bizzarra filastrocca. Ethany si passò la mano tra i capelli biondi, sospirò e si mise seduta sul letto, poi vide l’ora che segnava la sveglia sul comodino: 5:45. ”Al diavolo”, pensò.
Proprio un bel modo per iniziare la giornata. Si distese e chiuse gli occhi per un attimo, poi ci ripensò e si catapultò al computer per scoprire, sperava, il senso di quella dannata poesia. Non potè fare a meno di ripensare a quella serata, immersa nel caos e nel profumo.
* 1 anno prima, alla fiera di paese *
“Guarda Nyny! C’è di tutto! Anche le ciambelle per bambini golosi!”, disse Johanne. ”Mamma, evita, ti prego. E poi ti ho detto che non sono più una bambina! Vuoi mettermi in imbarazzo davanti a tutti?”, sbuffò Ethany indignata. Aveva detto “tutti” ma in realtà intendeva solo il ragazzo che le stava davanti. Kiam ridacchiò. “Va bene, allora ci vediamo dopo”, disse, strizzò l’occhio a Ethany, salutò sua madre e con noncuranza si avviò verso la foresta. Ethany sorrise. Sarebbero andati nella vecchia foresta con tutti i suoi amici e avrebbero dimostrato che le leggende che circolavano su di essa erano solo dicerie. O almeno così avevano intenzione di fare. Doveva solo dire a sua mamma che avrebbero fatto un giro lì attorno tutti insieme, e lei non si sarebbe preoccupata. Sua madre si tranquillizzava sempre quando diceva che era con Kiam. Forse perché aveva già 17 anni e quindi lo considerava maturo e responsabile. Non sapeva, né lo sapevano i suoi genitori, che dietro quei capelli neri e gli occhi verdi si nascondeva un vero e proprio ribelle. Fecero ancora un giro e ammirarono le vasche dove, con solo un dollaro, potevi pescare dei pesciolini e se ci riuscivi te li portavi a casa. Poi passarono anche dal gelataio e dal venditore di maschere di cartapesta. Quando Ethany vide che si stavano avvicinando ad un antro scuro, istintivamente si fermò. “Tesoro, che c’è?” ”N-niente mamma. Vieni, andiamo dal venditore di pretzels”, disse Ethany mentre la prendeva per un braccio e scuotendo la testa si avviava verso la bancarella dalla quale proveniva un delizioso profumo. Ma sua madre continuava a dirigersi verso l’antro. “Perché non andiamo di qua invece? Ho sentito che prevedono il futuro e l’ho sempre evitata prima perché c’era troppa fila, ma ora non c’è nessuno!”, sorrise lei entusiasta. Ethany aveva una brutta sensazione, ma pensò che era meglio assecondarla se voleva ottenere il permesso di gironzolare.
L’insegna fuori recitava: ”Madame Du Font, lettura della mano e profezie”. L’interno era buio. La luce che filtrava dall’esterno non era sufficiente a rischiarare l’ambiente, ma Ethany poteva distinguere le pareti della tenda e un tavolino con qualcosa appoggiato sopra. Ethany sbattè gli occhi incredula: dove prima c’era solo oscurità si era materializzata letteralmente dal nulla una figura che lentamente avanzava verso una sedia. L’ingresso si chiuse con un morbido fruscio e agli angoli avvamparono dei bracieri, illuminando il volto della donna. Ethany si trattenne dallo spalancare la bocca: sembrava vecchia di cento anni, ma c’era un guizzo nei suoi occhi azzurri che sembrava denunciare una muta sfida al tempo che l’aveva ridotta in quello stato. Il volto era una ragnatela di rughe e quando sorrise quelle si incresparono, facendola assomigliare sempre più alla nonna brutta di Dracula. Indossava una bandana avvolta sul capo e una tunica nelle stesse tonalità psichedeliche, che assecondò le sue movenze mentre camminava. Si sedette e invitò loro due a fare lo stesso. Ethany e sua madre si accomodarono mentre lei poneva le mani su una sfera che si accese di riflessi verdognoli. Silenziosi sussurri parvero levarsi da essa, e quando Ethany si avvicinò potè distinguere chiaramente alcune figure che vorticavano lì dentro, per poi disfarsi e riformarsi come in una macabra danza. Il suo cuore cominciò a galoppare, mentre sua madre sembrava rilassata e tranquilla, addirittura le sorrise. Sua madre cominciò: “Vorrei sapere cosa mi riserva il futuro, Madame”. Quella non la ascoltò nemmeno e appuntò gli occhi su Ethany, che in preda al terrore distolse lo sguardo. Il sorriso della vecchia parve accentuarsi. “E’ lei”, mormorò con una voce che sarebbe potuta appartenere ad un morto redivivo, indicando Ethany. “Cosa? No, mia figlia è troppo piccola per saperlo. Voglio che legga il mio futuro”, insistè, ma la donna proseguì imperterrita a sussurrare cose incomprensibili e ad un certo punto parve cadere all’indietro sulla sedia, senza più vita. Ethany urlò e sua madre fece per alzarsi per verificare le condizioni della donna, ma quella si riprese subito: aveva un’espressione terrificante, spiritata.
“E’ lei che vedrà sorgere chi pace non ha,
vedrà l’uomo senza volto e resisterà.
La attende un compito epocale:
segnare la sconfitta o la vittoria del male.
Non disperare, giovane fiore:
tu sarai il giudice che forse farà sbocciare in lui l’amore.”
Detto questo, la stanza sembrò venir risucchiata via ed Ethany e sua madre si videro catapultate in strada senza sapere come ci fossero arrivate. “Mamma…”, singhiozzò Ethany. Sua madre era sconvolta. “Ethany, shhh, va tutto bene, io non immaginavo… calmati, ti prego…”, continuava a sussurrare mentre le asciugava le lacrime. A poco a poco, Ethany si calmò. “Forza, cerchiamo di far decollare questa bella serata!”, cercò di farla sorridere sua madre. Ethany sfoderò il miglior sorriso del suo arsenale e disse: “Posso andare con Kiam e i suoi amici qui intorno?”, chiese, sapendo che sua madre non avrebbe detto di no. ”Mi raccomando state attenti. E divertitevi!”, urlò mentre lei si allontanava trotterellando.
Ethany si avviò verso il limitare della foresta dove aveva appuntamento con Kiam e gli altri. Ma loro non erano lì. Ethany voltò la testa da una parte e dall’altra per vedere se fossero in un altro punto, ma non vedendoli trasse le sue conclusioni. “Se ne sono andati senza di me!”, pensò, “E grazie a loro ora farò la figura della fifona che ritardato apposta per non andare!”. Sbuffò. Non se lo aspettava proprio da Kiam. Va bene, lei era solo una ragazzina, ma lui l’aveva sempre rispettata e non sarebbe mai andato via senza di lei! Ethany si avvicinò ancora di più alla foresta. Gli alberi fitti e l’oscurità non permettevano di vedere più di qualche metro di foresta e lei cominciava a spaventarsi sul serio. Ad un certo punto udì un grido dietro di lei e si voltò spaventata. Kiam e la sua banda si erano sicuramente appostati lì per spaventarla! Fece una pernacchia nella loro direzione e disse: ”Se pensate che mi spaventi per così poco, allora avete preso un granchio!”. Ben, un moretto con gli occhi nocciola che si era sempre distinto per la stupidità, le lanciò un’occhiata: ”Non si sa mai che livello di paura possono raggiungere le ragazzine”, disse con un sorriso da sadico. Forse era uno di quelli che dopo aver fatto gli esperimenti di dissezione sulle rane ci si era appassionato ed era passato a soggetti più interessanti. Ethany rabbrividì. Si avviarono verso la foresta e subito avvertì un gelo che non aveva niente a che fare con l’autunno. Era paura, di quella che ti fa rizzare i capelli e tremare le ossa. Era successo qualcosa di terribile in quel bosco e ora l’aura maligna di quell’episodio si ripercuoteva su tutto il territorio circostante. Un ragazzo gridò. Tutti accorsero per vedere quello che era successo. Il ragazzo era bianco come un lenzuolo. “Qualcuno… ho sentito come una mano che mi afferrava la spalla!”. Tutti trasalirono e Ethany sentì una sorta di lamento, come un uomo che piangeva. “Un uomo … ANDIAMO VIA!!! DOBBIAMO SCAPPARE SUBITO!”, Ethany cominciò ad urlare e a correre verso le bancarelle della fiera, ma un grido disumano la fece voltare: il ragazzo che prima aveva urlato ora giaceva in una pozza di sangue, trapassato da un … tentacolo che apparteneva ad una figura molto alta, vestita di un completo nero con camicia bianca e cravatta rossa. Il volto era bianco come la neve e privo di qualsiasi espressione nonché dei tratti somatici. Ethany rimase a guardare scioccata il sangue che impregnava la terra del bosco. La pozza si allargava a poco a poco ed era ovvio che per il ragazzo non c’era più niente da fare. La creatura si voltò verso di lei ed Ethany sentì l’impulso di scappare, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa sentì la voce dell’essere che le parlava. Era dentro la sua testa, e lei era raggelata. “Così sei tu. E tu dovresti decidere la mia sorte? Che ironia … nessuno che ho deciso di uccidere si è mai salvato, e tu non farai eccezione”. Ethany si voltò e cominciò a correre, ma non ce ne fu bisogno. Una strana figura luminescente apparve accanto a lei mentre correva e le disse di fermarsi. Ethany non sapeva perché, ma decise di ascoltarla. Si voltò e vide a pochi metri da lei la creatura. I suoi amici erano scomparsi. La figura luminescente si avvicinò all’essere e parlò: “Anche se volessi, non puoi farle del male, è inutile che ci provi”. Slender – Ethany adesso l’aveva riconosciuto dalle leggende popolari – rispose infastidito: “Mi stai sfidando? Non ti conviene. La squarterò pezzo per pezzo e la aggiungerò alla mia collezione, e farò lo stesso con i suoi amici nel bosco”. Ethany sussultò: “Papà …” ”Ciao Ethany. Non devi preoccuparti di quello che succederà ora: tu puoi vedermi perché sei speciale. Fino ad adesso non ti eri resa conto delle tue capacità, ma adesso la profezia ha reso tutto chiaro. Non devi avere paura, anche se il nostro amico, qui, non è molto …” Slender si era stancato di aspettare e si avventò contro Ethany: lei rimase allibita vedendo uno scudo trasparente bruciare le mani del mostro mentre cercava di forzarlo. “… paziente”, concluse James. Il mostro urlò di frustrazione: un verso che non aveva niente di umano. Ethany si voltò e scappò, piangendo per gli amici che non poteva salvare. Aveva troppa paura ed erano troppi per proteggerli tutti. Non sapeva nemmeno se poteva estendere la sua protezione a loro e non era il momento di fare esperimenti. Avvicinandosi a loro li avrebbe messi in pericolo a prescindere. Corse a perdifiato fino al limitare della foresta. Ritrovò sua madre e tornarono a casa. Durante il viaggio di ritorno si chiese come avrebbe fatto a spiegare quello che era successo, ma nei giorni seguenti nessuno sembrava ricordare Kiam o Ben o gli altri. Ethany era sconvolta e piangeva sempre nel suo letto, risvegliata da incubi orribili. Sua madre attribuiva il tutto allo spavento che avevano subito e non fece mai domande su dove era andata. E un anno era passato.

*Angolo dell’autrice *

Ciaooooo XD spero che questo capitolo sia di vostro gradimento come il prologo. Volevo citare in questa fic anche DarkInk e i nostri sogni assurdi XD ed EternalSunrise perché mi ha proposto il gioco migliore del mondo (e Riku *^*) in chiave “mondo normale” che io non sarei mai riuscita ad immaginare :D

   
 
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