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Autore: Giuls_BluRose    28/01/2015    3 recensioni
MiraiUniverse
Raccolta incentrata particolarmente su Mirai Gohan e Mirai Pan
Tutti i deceduti a causa dei cyborg possono finalmente tornare in vita, compreso Gohan.
Pan ha ormai 16 anni e da qualche tempo disprezza il padre, tanto da non essere per niente felice del suo ritorno. Lo chiama con il suo nome e non "papà" e le cose si complicano dato che non lo vuole in casa.
Sarà il Saiyan a dover conquistare l'affetto e la fiducia della ragazza, ma sa che non sarà facile.
Alla fine però tutto sarà ricompensato quando una semplice parola scappa dalle labbra dell mezzaSaiyan: papà...
Dal testo:
CAP 1) Provava disprezzo perchè sua madre le aveva detto che era un vero testardo e anche quel giorno era andato a combattere contro i cyborg, anche se sapeva benissimo che le sue condizioni fisiche non glielo permettevano, lo disprezzava perchè aveva abbandonato lei e la sua amata madre,lo disprezzava perchè non aveva salutato per l'ultima volta Chichi e Giuma, lo disprezzava per non essere rimasto con lei...
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Mirai!Gohan, Mirai!Trunks, Pan, Trunks, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quell'orgoglio infantile che sfascia il cuore dell'eroe

Capitolo finale - “Il diciottesimo compleanno di Pan”

 

Mamma, mamma: chi è mio papà? Tutti i miei compagni il pomeriggio escono con i loro padri per andare a giocare al parco. E io? Dov'è il mio?”
Una bimbetta piccola, di massimo sei anni e con una folta capigliatura nera, aveva fatto capolino sulla soglia della porta di cucina, ponendo quell'ingenua domanda alla madre, che al tali parole sussultò è smise di cucinare.

Mamma, mi hai sentito?”

Pan si avvicinò a Videl e e le tirò piano i lembi della maglia, curiosa di conoscere la verità. La donna dagli occhi cerulei fissava un punto non ben definito fuori dalla finestra davanti a lei: la figlia non le aveva chiesto mai quasi nulla sul padre, ma sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Si girò verso la figlia sospirando piano e si sedette su una sedia prendendo Pan in braccio e guardandola negli occhi neri e profondi come quelli di Gohan.
“Vuoi sapere di tuo padre, piccola?”

la figlia annuì, desiderosa di sapere la verità: era tanto tempo che voleva porre quella domanda alla madre, ma, fino a quel momento, non aveva mai avuto il coraggio.

Videl chiamò a raccolta tutte le forze che aveva e , cercando di non dare a vedere il proprio turbamento, iniziò il racconto.

Gohan. Sai che tuo padre si chiama Gohan, sai questo e che non abita con noi. Tuo padre è un uomo fantastico, che ha sempre lottato per la pace della Terra e ci ama, ci ama veramente molto. Quando i due terribili cyborg avevano invaso la Terra e ci tenevano schiavi tuo padre non si è mai arreso e ha sempre combattuto con tutte le sue forze. Purtroppo non ce l'ha fatta, era troppo debole, quei terribili mostri hanno avuto la meglio e adesso tuo padre non è più con noi. Lui però non ci ha mai abbandonate veramente, è sempre rimasto con noi, nei nostri cuori e adesso ci veglia e ci protegge dal cielo, ma non ci abbandonerà mai.”

la donna cercava di non scoppiare a piangere mentre quell'amaro racconto usciva dalle sue labbra e si suoi occhi color del cielo si bagnavano di piccole lacrime.

La bambina fissava la madre, cercando di capire a pieno quello che le veniva detto. Non sapeva bene che cosa pensare, ma una strana idea si delineava all'interno della sua mente: suo padre aveva tradito la famiglia. Da quel che aveva capito Gohan non stava affatto bene quando affrontò la sua ultima battaglia, ma nonostante tutto decise di combattere ugualmente. Pan era piccola, ma molto intelligente e credeva che quello del padre fosse stato un gesto egocentrico: se davvero avesse amato la sua famiglia non sarebbe andato volutamente in contro a morte certa.

Pan non proferì parola, si limitò solo ad annuire in silenzio e a tornare in camera sua con un crescente odio verso il padre nel suo cuore e lasciando la madre stupita di tale reazione.

Papà”

La piccola giurò a se stessa che tale parola non sarebbe mai uscita dalle sue labbra riferita alla figura del guerriero corvino.

 

 

Una leggera brezza notturna entrava dalla finestra socchiusa della stanza e due occhi neri come la pece fissavano il paesaggio dei Monti Paoz. Pan non riusciva a dormire, troppe cose erano successe in troppo poco tempo, il ritorno del padre aveva sconvolto la vita della ragazza, che inizialmente non aveva preso bene quella nuova situazione. La corvina aveva passato del tempo con Gohan, anche se senza grande entusiasmo e con il passare del tempo aveva imparato a conoscerlo meglio. Aveva capito che il guerriero aveva un cuore dolce e puro, non avrebbe fatto del male ad una mosca.

Le scocciava quasi ammetterlo, ma si era affezionata a quell'uomo buono e dolce, capendo che il suo astio era infondato e che Gohan non era morto per egocentrismo, ma per cercare in tutti i modi di proteggere la sua famiglia e l'intero mondo.
Più di una volta aveva avuto l'istinto di chiamarlo papà, ma il suo orgoglio glielo aveva sempre impedito: si era promessa da piccola che per lei sarebbe rimasto solo Gohan, il fidanzato di sua madre, ma con il suo avvicinamento vederlo nel ruolo di padre le veniva quasi spontaneo. Aveva mille idee per la testa, ma un improvviso rumore secco la riportò alla realtà e in un secondo puntò gli occhi nel luogo dal quale proveniva il suono. Sospirò appena e aprì del tutto la finestra sibilando qualcosa.

“Fai silenzio scemo! Sali muoviti, ma fai attenzione!”

Pan si fece indietro scuotendo la testa e un ragazzo si affacciò alla finestra volando incertamente: aveva i capelli castani spettinati, duo occhi profondi verdi come la speranza e un dolce sorriso sincero e imbarazzato.

“Ciao Pan”

“Deficiente! Che cosa ci fai qui in piena notte, disgraziato?!”
“Sei sempre così gentile con il tuo fidanzato, comunque avevo voglia di vederti.”

“Mettiamo in chiaro un paio di cose. Uno: non sei il mio ragazzo, non chiamarmi “tesoro”. E due:è piena notte e rischi di svegliare i miei genitori, sei un pazzo!”

“Pazzo di te mia quasi diciottenne”

“Pazzo e basta, ci vediamo domani a scuola, adesso smamma.”

La ragazza trattenne un sorriso e spinse via il giovane chiudendo subito dopo la finestra e la tenda.

Hikaru era un suo caro amico di classe, avevano legato molto e Pan aveva acconsentito a dargli delle lezioni private di volo. Si era accorta che lui provava qualcosa per lei e nel suo cuore la ragazza ricambiava il sentimento, ma non voleva ammetterlo. Trattarlo in modo poco gentile era il suo modo personale per dimostrargli affetto e Hikaru lo sapeva bene. Pan si stese sul letto con un sorriso sulle labbra, infondo le faceva piacere ricevere tutte quelle attenzioni e la presenza del ragazzo le sollevava l'animo. Alla fine decide di provare seriamente a dormire, dato che il giorno dopo doveva andare a scuola, così si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi, eccitata all'idea che mancava veramente poco al giorno del suo diciottesimo compleanno.

Nella stanza accanto Videl dormiva profondamente, mentre Gohan non riusciva a chiudere occhio e aveva rilevato perfettamente la presenza di quel ragazzo in casa propria: la famiglia conosceva bene Hikaru, varie volte era andato a pranzo da loro e si era fermato per stare con la ragazza e i due fidanzati avevano già fatto delle ipotesi che tra i due giovani potesse nascere qualcosa. Non era però la presenza del ragazzo a tenere sveglio il guerriero, ma ben sì l'idea che la sua bambina si stava facendo grande e pochi giorni dopo sarebbe diventata maggiorenne. Lui era stato assente dalla sua vita per quasi diciassette anni ed era con lei da solo qualche mese, ma da sempre aveva vegliato Pan e la sua famiglia dal cielo, non aveva mai abbandonato nessuno Gohan e la prima accoglienza da parte dell'adolescente lo aveva turbato e non poco. Per fortuna con il passare del tempo il legame tra lui e Pan era andato sempre via via migliorando, ma una cosa faceva particolarmente male al cuore di Gohan: la figlia ancora non lo aveva chiamato papà e quello sarebbe stato il suo desiderio più grande. Capiva perfettamente che non potesse essere facile da dire per quella giovane, ma avevano passato insieme tanto tempo e in quegli ultimi mesi Gohan aveva cercato di essere sempre presente e non far mancare mai nulla a Pan, eppure nulla, ancora quella magica parola non era uscita dalle labbra della testarda corvina. Sospirò pesantemente e si alzò dal letto per recarsi sul balcone a prendere una boccata d'aria: non appena uscì fuori la brezza gli scompigliò i corti capelli neri e il buio panorama si estendeva davanti ai suoi occhi. Sapeva che doveva fare ancora di più per sua figlia: il giorno seguente l'avrebbe portata a scegliere l'abito che avrebbe indossato per il suo compleanno e si era promesso che qualsiasi cosa avrebbe voluto comprare lui gliel'avrebbe acquistata, voleva che tutto fosse perfetto per quel giorno. Il compleanno di Pan si sarebbe svolto due giorni dopo e la ragazza di era trovata all'ultimo per i preparativi: oltre all'abito doveva ancora preparare tutto per la festa, che si sarebbe svolta semplicemente in quegli sterminati prati con la sua famiglia e i suoi amici, niente di eccessivo o particolare.
“Gohan”

Il giovane inizialmente non sentì che qualcuno lo stava chiamando tanto era immerso nei propri pensieri, lo sguardo fisso nel vuoto e le mani strette alla ringhiera del balcone, sembrava come in trans.

“Gohan!”

Un tono di voce leggermente più alto e il diretto interessato si voltò di scatto pronunciando quasi d'istinto un nome.

“Videl, sei sveglia?”

La sorpresa però fu molta quando si accorse che non era stata la donna a chiamarlo, ma bensì Pan, che timidamente cercava la sua attenzione.

“No, non sono mamma, sono io”
“Si, scusa Pan, solo che le vostre voci si assomigliano molto adesso”

Si scambiarono un leggero sorriso, poi la ragazza si avvicinò al padre e lo guardò un attimo, per poi portare gli occhi alle colline e lasciare che il vento le accarezzasse la pelle e i capelli.

“Non riesci a dormire?”
“No, neppure tu come posso vedere, Gohan”

“Stavo pensando, tu invece piccola? Che scusa hai?”

La corvina non rispose, ma scrollò leggermente le spalle e continuò a fissare il verde scuro dei prati.

“Non vuoi dirmelo?”
“Non lo so neppure io sinceramente, so solo che non riesco a dormire”

“Posso parti una domanda, Pan?”

“Certo, dimmi pure”

“Che cosa ci faceva Hikaru qua a quest'ora?”

Pan sussultò appena inghiottendo a vuoto, mentre una leggera risata usciva dalle labbra del guerriero.

“Sono stata beccata, eh?”
“Esattamente, ma tranquilla: non dirò nulla a tua madre”

La ragazza fece un sospiro di sollievo, sapeva che Videl non apprezzava particolarmente le visite notturne.

“Grazie”
“Di niente, ma che cosa ci faceva?”

“Aspetta, prima dimmi come hai fatto ad accorgerti di lui”

“Sono un Saiyan, riesco a percepire le aure a chilometri di distanza”

Pan sospirò appena: giusto, Gohan era un Saiyan e si era completamente dimenticata che era come uno stalker ventiquattro ore su ventiquattro.

“Giusto, dimenticavo che sono controllata perennemente”

“Si, e per emme dice la verità”

“Dai, scemo”

Risero piano entrambi, poi Gohan allungò le mani verso quelle della figlia e le fece cenno di seguirlo; andarono nella stanza da letto della ragazza e si sedettero sul suo letto, uno di fronte all'altra.

“Adesso rispondi Pan, che cosa ci faceva?”
La ragazza lo guardò un attimo negli occhi, poi scrollò nuovamente le spalle sorridendo e gli rispose.

“Nulla di che, è solo uno scemo ed era venuto a trovarmi, ma l'ho cacciato via subito”

“Ah, come sei scorbutica! Potevi invitarlo a rimanere a dormire dato che si era fatto tutta quella strada per te”

“Certo, poi domani mattina mamma cacciava di casa tutti e tre, non mi sembra la soluzione più conveniente sai?”
Gohan alzò un sopracciglio alla riposta della corvina e decise di chiedere delle spiegazioni.

“Perchè tutti e tre? Che cosa c'entro io scusa?”

Pan rise divertita a quell'ingenuità del genitore e rispose alla domanda facendogli la linguaccia.

“Perchè lo avevi sentito e non ci avresti detto nulla, saresti stato nostro complice”
Rise di rimando pure il corvino, la furbizia della ragazza era tale e quale a quella di Videl, su quello non c'era ombra di dubbio, aveva lo stesso spirito pepato.

“Giusta osservazione Pan”

“Eh”

“Okay, adesso sono curioso: è il tuo fidanzato per caso?”
La figlia arrossì di colpo e senza proferire altre parole entrò sotto le coperte e se le alzò fino alle orecchie, provocando l'immediata risata del padre, che si sdraiò dietro di lei e continuò a provocarla.

“Allora?”

“Buonanotte Gohan”

“Dai rispondi. Non ci sarebbe niente di male eh. In fondo hai quasi diciotto anni ed è normale che ti piaccia qualcuno e poi Hikaru è un bravo ragazzo e saremmo felici di averlo come parente”

“Ho detto buonanotte!”
Gohan rise ancora e, ostinato e curioso come un bambino, la abbracciò da dietro iniziando a raccontarle una piccola storia, mentre quelle braccia calde procuravano una bellissima sensazione di protezione e amore nel corpo e nel cuore di Pan, che era addolcita anche dal comportamento del padre.

“Sai, anche io diedi delle lezioni di volo a tua mamma e anche di combattimento. Ci siamo conosciuti in un periodo non proprio bellissimo come ben sai, il mondo era invaso dai cyborg e regnava nella disperazione. Salvai tua madre da morte certa, la presi tra le mie braccia un secondo prima che C17 potesse colpirla, la strinsi forte a me e la portai qua, lontana da quei terribili mostri. Abbiamo legato subito io e Videl , ci trovavamo in perfetta armonia insieme, ma lei aveva bisogno di imparare a combattere per potersi difendere un minimo. È così che tra noi è scattato l'amore, tra una lezione di volo e un calcio, in modo molto spontaneo e naturale. L'amore è un sentimento bellissimo Pan, non devi vergognarti di mostrare i tuoi sentimenti per quel ragazzo. Vedo come ti guarda e vedo come tu guardi lui: c'è sicuramente qualcosa e quindi il mio consiglio è quello di non fartelo scappare, è perfetto per te piccola”

Pan sorrise, ma non poteva permettersi di sciogliersi tra le sue braccia, così scherzando tirò una leggera gomitata al petto del padre e gli rispose in modo quasi corrucciato.

“Non sono piccola”

“Si che lo sei, per me e tua mamma resterai sempre la nostra piccolina”

“Allora non pulisco più la mia camera”

Gohan la guardò confuso: e quello che cosa c'entrava adesso?

“E perchè mai?”
“Perchè sono piccola”

Sorrisero entrambi e Gohan scosse la testa arreso. In un modo o nell'altro la ragazza sapeva sempre come giocarlo.

“Gohan?”
“Si?”

“Puoi dormire qua con me?”

Gli occhi del corvino si illuminarono a tali parole

“Certo, con immenso piacere”

“Grazie, buonanotte Gohan”

“Buonanotte Pan”

L'uomo la strinse forte a sé e baciò i capelli corvini, mentre Pan sorrideva felice e si addormentava accoccolata al caldo tra le braccia del padre. Gohan sorride dolcemente e la cullò per tutta la notte, consapevole che la ragazza aveva iniziato a volergli veramente bene per quello che era.

 

La mattina seguente fu Videl la prima a svegliarsi, a causa del suono leggermente acuto e fastidioso della sveglia e, di malavoglia, allungò il braccio per spegnerla e puntò i suoi occhi color del cielo dalla parte opposta del letto, per svegliare pure Gohan. Si stupì di non vederlo accanto a lei: dove diavolo si era andato a cacciare quello scimmione del suo fidanzato? Poi si ricordò che pure lei sapeva percepire le aure, così si concentrò leggermente e captò la presenza di suo marino in casa, così non si preoccupò e si alzo dirigendosi verso il bagno per farsi una doccia. Arrivata nella stanza si sfilò gli abiti ed entrò sotto il getto di acqua calda, mentre un sorriso si delineava sul suo volto: erano successe così tante cose in poco tempo e la sua vita, come quella di sua figlia, era stata cambiata completamente. Amava che il suo adorato Gohan fosse tornato a casa così dopo tanto tempo ed era ancora più felice che il rapporto tra lui e Pan fosse migliorato, anche se le dispiaceva un po' che la figlia non chiamasse papà il guerriero, ma sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto, abbattendo quel suo infantile orgoglio.

Poi si accorse che non sentiva altri movimenti in casa e Pan doveva alzarsi per andare a scuola, così spense il getto d'acqua e chiamò la figlia ad alta voce, che infatti non aveva sentito la sveglia e ancora era tra le braccia di Morfeo, stretta al padre.

Non appena la ragazza sentì il suo nome mugolò, senza rendersi conto di che cosa stesse succedendo, poi realizzò che doveva alzarsi se non voleva fare tardi e aprì di scatto gli occhi prendendo il telefono per vedere che ore fossero.

7:25, era già tardi, così la giovane scattò a sedere sul letto e si liberò dall'abbraccio paterno per correre in cucina a fare colazione e poi prepararsi velocemente.
Gohan aveva il sonno pensante e non si accorse di nulla, neanche di quando Pan, presa dalla fretta, tirò su velocemente lo zaino e colpì al petto l'uomo: la ragazza subito si abbassò per chiedergli scusa, ma poi, vedendo che dormiva e non si era accorto di nulla, sorride e si abbassò fino alla guancia per baciarla e poi corse giù per le scale, salutando la madre e spiccando il volo verso scuola.
In casa quindi erano rimasti solo Videl e Gohan e la donna, non vedendo scendere il marito a fare colazione , si diresse verso la camera della giovane per vedere che cose stesse facendo. Un dolce sorriso intenerito si aprì sul suo volto quando vide la scena: il ragazzo era nel mondo dei sogni stretto al cuscino con un sorrisetto sulle labbra e Videl non potette fare a meno di intenerirsi e si sdraiò accanto a lui nel letto carezzandogli piano la guancia. Gohan, sentendo quella lieve pressione, istintivamente prese tra le sue mani quella della consorte la stringe al petto, senza però dare il minimo segno di volersi svegliare.

“Gohan...”
La donna dagli occhi cerulei lo chiamò piano, ricevendo in risposta solo un mugolio, che la fece divertire: erano le otto e doveva alzarsi perchè Videl aveva una piccola cosa da riferirgli.

“Gohan svegliati”

“Mh...”

“Gohan!”

La donna alzò il tono della voce e il giovane allora si svegliò di scatto, cadendo per poco si sotto dal letto.

“Che?”

Si stropicciò gli occhi con le mani e sbadigliò cercando di capire che cosa stesse succedendo, mentre Videl rideva piano e lo attaccò a sé.

“Giù dal letto pigrone, ti sei forse scordato che domani è il compleanno di tua figlia?”

Lui la guardò e si strinse a lei guardandola leggermente imbronciato come un bambino.

“Si che me lo ricordo, infatti oggi pomeriggio devo accompagnarla a scegliere il suo abito per la festa di domani”

“No, sta proprio qua il punto”
“Mh?”

Gohan la guardò confuso, senza capire: come non doveva portarla a scegliere il vestito?

“Ieri sono uscita e ho preso io un bel vestito che le starà d'incanto, adesso te lo faccio vedere e se ti piace glielo darai oggi pomeriggio come regalo, ci stai?”

“Si, direi di si, ma sai che Pan ha gusti difficile: le piacerà davvero?”

“Glielo facciamo vedere e lo scopriremo”

Il guerriero corvino annuì piano e si alzò dal letto per vedere quel famigerato abito per il diciottesimo; Videl si alzò con lui e si diresse nella sua camera da letto e aprì l'armadio prendendo una scatola color turchese e portandola sul letto.

“Sta qua?”
“No amore, no: qua dentro c'è un serpente che non appena aprì la scatola ti salta addosso”

Gohan rise piano e le fece la linguaccia: ecco da chi aveva preso tutto quel pepe Pan.

Videl aprì la scatola e tirò fuori un abito color rosso ciliegia lungo fin sotto il ginocchio, decorato con delle rose cucite su una spallina e in vita una piccola cintura creata con dei brillantini. Era molto carino e Gohan sorrise vedendolo: pensava a sua figlia con quell'abito e le piaceva alla sola idea, gli era bastato un solo sguardo per innamorarsene anche lui.

“Che cosa ne pensi?”
“Mi piace, mi piace veramente molto e credo che effettivamente starà molto bene su Pan”

“Perfetto: allora abbiamo anche il consenso del padre?”
“Certamente”

Si sorrisero e la donna mise apposto il vestito riponendolo nuovamente nell'armadio, poi si girò verso l'uomo in modo interrogativo.

“Gohan?”
“Si amore?”

“Ma a te sta bene che Pan domani metta i tacchi vero?”
Gohan ci pensò un attimo su, poi mise la mani sui fianchi cercando di mettersi in una posizione solenne e guardò la consorte negli occhi.

“Ad una sola condizione”
“Ovvero?”

“Che non mi deve superare in altezza!”

Videl rise a quelle parole e si avvicinò a lui abbracciandolo dalla vita e guardandolo negli occhi color della pece.

“Certo, perchè lei di neanche un metro e sessantacinque può raggiungerti con dei tacchi, tu che sei quasi due metri”

Il corvino pensò che effettivamente aveva detto una cosa con poco senso logico e rise appena imbarazzato, prendendo la donna per i fianchi e la portò sul letto, facendo accigliare la ragazza.

“Che stai facendo?”
“Niente, non fai un po' di coccole al tuo futuro maritino?”

“No, dobbiamo pulire casa adesso, le coccole dopo”
Lui mugolò piano, ma la donna rise e si staccò andando in cucina, facendo segno al corvino di seguirla, che fece quello che gli era stato detto a testa bassa, facendo ridere ancora di più la donna, anche se in modo molto intenerito.

 

Nel mentre Pan era seduta al suo banco e cercava di seguire quella noiosissima lezione di matematica: provava in tutti i modi a capire quello che la professoressa stava spiegando, ma la sua attenzione era catturata quasi completamente da Hikaru, che non aveva smesso neanche un secondo di fissarla dall'inizio della lezione. Non è che tutte quelle attenzioni le dessero noia, solo che si stupiva che quel ragazzo ci provasse con lei in modo così aperto e spacciato, dato che solitamente era molto timido.

Ogni tanto Pan lo guardava di rimando il ragazzo e gli faceva segno di girarsi e seguire la lezione, ma lui faceva di no e continuava a guardarla sorridendo, dato che alla fine la ragazza si arrese e sospirò iniziando a prendere alcuni appunti.

Al suono della campanella che segnava l'intervallo Hikaru si avvicinò a Pan e le sfiorò la spalla, catturando la sua attenzione.

“Cosa vuoi? E' tutta la lezione che mi fissi”
“Non posso? Sei così bella”

“Grazie, ma adesso vuoi dirmi che cosa vuoi?”
“Acida e bellissima. Comunque, volevo chiederti di uscire”

“Non sono acida, sono diversamente dolce e la risposta la sai già”
“E' un si?”
Pan sospirò divertita e scosse la testa: alla fine anche lei lo adorava e proprio non ce la faceva a dirgli di no, così annuì piano sorridendo e vide delinearsi un immenso sorriso sul volto del ragazzo, che la fece addolcire.

“Grazie Pan!”
“Di niente, ma adesso la smetti di fissarmi per le prossime ore?”
“Mh...no!”
Pan rise appena e lo guardò negli occhi color speranza per poi aprire le braccia, nella quali il ragazzo subito entrò in un abbraccio stringendola a sua volta a sé.

“Promesso allora che usciamo un giorno?”

“Si Hikaru, promesso”
I due si sorrisero e il ragazzo le diede un leggero bacio sulla guancia, per poi udire il suono della campanella di fine ricreazione e staccarsi dalla compagna e guardarla felice.

“Adesso torniamo ai banchi o il professore ci uccide tutti e due se non ci trova seduti, sai come è fatto”
“Okay, ma tu smetti di fissarmi, mi metti in soggezione”
“Uffa, ma sei così bella”

“E invece mi metti in soggezione, quindi smettila o ti ritrovi una penna puntata nel braccio”
Il tono leggermente minaccioso della compagna lo fece intimorire allora Hikaru le disse che avrebbe smesso, facendo sorridere sadicamente Pan.

“Bravo ragazzo”

Il professore entrò in quel momento e iniziò quasi subito a spiegare, mentre Pan rientrò nel suo mondo personale: gli piaceva quel ragazzo e voleva dargli una opportunità, anche se forse doveva rivedere il suo modo di comportarsi con lui.

Quella giornata per la corvina sembrava non finire mai, le parole della spiegazione le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro, non sapeva neppure lei a che cosa stesse pensando, ma la poetica Ottocentesca proprio non le interessava in quel momento. La mente di Pan era altrove, lontana dai mormorii della classe che si andavano pian piano affievolendo. Forse pensava a suo padre, che stava facendo così tanto per lei, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo; forse pensava a sua madre, che continuava a ripeterle di dare un'opportunità a Gohan, perchè voleva che si venisse a creare una perfetta armonia familiare; forse pensava proprio a Hikaru, il primo ragazzo che le aveva fatto battere il cuore in maniera diversa, il primo ragazzo che l'aveva fatta innamorare, anche se non lo ammetteva.
Sospirò più volte, mentre distratta sfogliava le pagine del libro e coglieva spezzoni di spiegazione, continuava a fissare l'orologio e sperava che il tempo passasse in fretta, dato che all'uscita doveva vedersi con il padre per andare a comprare il suo abito per il compleanno e non vedeva l'ora di passare del tempo sola con lui. Non era una ragazza che amava particolarmente i vestiti, ma per una volta aveva deciso di seguire ciò che le diceva la madre e di rendersi più femminile, infondo sapeva che diciotto anni si fanno una sola volta nella vita.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della campanella e, dato che quel giorno la sua classe usciva un'ora prima a causa della mancanza di un professore, Pan sistemò velocemente la cartella e uscì dall'edificio cercando con gli occhi Gohan. Lo vedi appoggiato con la schiena ad un muretto davanti alla scuola, con gli occhi bassi su un libro e lo sguardo interessato; la ragazza attraversò la strada e arrivò vicino al padre, che non si accorse di lei tanto era preso dalla lettura.

“Che cosa stai leggendo di così tanto interessante Gohan?”
Il guerriero, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo e sorrise vedendo la ragazza accanto a lui.

“Scusa, niente di che, un libro di scienze”

“Interessante...”
Il tono leggermente sfottente della mora fece sorridere tutti e due.

“Allora, andiamo a fare compere?”
“No Pan”

Lei lo guardò senza capire.

“Come no? Mi avevi detto che andavamo a comprare l'abito, io non ne ho”

“Fidati di me piccola, adesso però andiamo a magiare che ho fame”

“Strano”

pan gettò gli occhi al cielo divertita e, continuando a non capire il perchè non fossero andati a prendere l'abito, seguì il padre in volo fino alla loro casa.

“Mamma che cosa ha preparato per oggi?”
“Pesce credo, pesce e verdure”

“E ti bastano?”
“Ehm...”

“Ecco”

Gohan si grattò la testa imbarazzato e Pan rise piano: con l'appetito da Saiyan che aveva non gli bastava quello che Videl cucinava, ma la donna preferiva tenerlo contenuto nel cibo, altrimenti avrebbe speso una fortuna solo per lui.
Arrivati a casa la tavola era già imbandita e subito i due vollero gettarsi a capofitto sul desinare, ma la donna lì rimproverò amorevolmente.

“Che cosa credete di fare voi due? Andatevi a lavare le mani o non toccherete neppure un morso di pane!”

Padre e figlia abbassarono la testa come due cuccioli bastonati e fecero quello che era stato detto loro, lasciando Videl a ridacchiare in cucina.
Il pranzo si svolse come tutti i giorni: Pan raccontava quello che le era successo a scuola, Videl non faceva altro che rimproverare Gohan per le cattive abitudini che aveva e il corvino...bhe, lui faceva solo quello che qualsiasi altro Saiyan avrebbe fatto davanti a del buon cibo: dava di matto.
“Sai mamma, oggi Hikaru mi ha chiesto di uscire”
“Serio?”

“Si”
“E tu che cosa hai risposto?”
“Che per me non c'erano problemi, basta che facesse il bravo ragazzo”
Videl sorrise felice a quella notizia: sapeva che era un bravo ragazzo e aveva capito che tra loro sarebbe nato sicuramente qualcosa.
“E tu amore? Non dici nulla a tua figlia?”
Gohan, sentendosi chiamato in causa, alzò gli occhi e rispose scrollando leggermente le spalle.

“Hikaru è un bravo ragazzo, secondo me non c'è di che preoccuparsi e poi se sono felici loro lo sono pure io”
“Mamma?”
“Si Pan?”
“Gohan ha detto che non mi portava a prendere l'abito per domani, perchè?”

La donna dagli occhi cielo sorrise leggermente e rispose alla domanda postale dalla figlia.

“Diciamo che lo abbiamo già preso”

Pan inarcò un sopracciglio.

“Senza dirmi nulla?”
“Scusa amore, ma so che ti piacerà molto appena lo vedrai, sembra proprio fatto apposta per te”
“Speriamo o domani mi presento in pigiama”

I due genitori sorrisero, mentre la ragazza li guardava leggermente imbronciata perchè non le era stato detto nulla.

“Me lo fate vedere almeno?”
“Certo piccola, vieni con noi”

I tre si alzarono da tavola e si diressero nella stanza da letto matrimoniale, dove Videl prese la scatola contenente il vestito destinato alla ragazza.

“Guarda, eccolo qua”

Estrasse il vestito rosso e lo fece vedere alla ragazza, che lo scrutò attentamente e lo prese tra le mani facendo segno di andarsi a cambiare per provarlo.
Non appena la ragazza entrò nella propria stanza mise l'abito sul letto e lo osservò con spirito critico: doveva ammettere che era un bell'abito e che tutto sommato le piaceva molto, specialmente quei piccoli dettagli come le rose e i brillantini che lo rendevano più elaborato e particolare.

Sorrise al pensiero che i suoi genitori avesse almeno azzeccato i suoi gusti e con una gioia nel cuore lo indossò per vedere come le stava e avevano scelto bene pure la taglia: l'abito le stava veramente alla perfezione, non le era né troppo lungo né troppo corto e il colore le donava.
Uscì dalla sua stanza e andò da Gohan e Videl per farsi vedere: i sue, appena la videro, la guardarono dolcemente constatando che il vestito la vestiva a pennello e le sorrisero per farle capire che a loro piaceva molto.

“Allora, come sto?”

“Benissimo tesoro, sembri una vera principessa”

Pan sorrise imbarazzata e li guardò ringraziandoli, fermandosi un attimo pensosa.

“E le scarpe?”
Gohan rise leggermente e la guardò dandole delle scarpe con il tacco che si abbinavano all'abito e al colore dei suoi occhi.

“No, non se ne parla. Io le scarpe con il tacco non le indosso o cado”

Accigliò lo sguardo e fece sorridere la donna, che le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.

“Non sono altissimi e sono certa che neppure li sentirai dopo qualche minuto che li avrai ai piedi”
“Ne sei sicura mamma?”
“Sicurissima tesoro”

Pan sospirò leggermente arrendendosi ai tacchi, capendo che ovviamente con quell'abito non poteva di certo indossare un paio di scarpe da ginnastica. Prese le scarpe e portò tutto in camera sua, chiudendosi dentro sospirando e iniziando a fare i compiti per il giorno seguente.

 

Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Il rumore delle lancette dell'orologio continuava a rimbombare nella testa della ragazza, era quasi mezzanotte e lei non riusciva a chiudere occhio: qualcosa di non ben definito le ronzava in mente e non le permetteva di riposare e non era il pensiero che sarebbe diventata maggiorenne entro pochi minuti, ma neppure lei riusciva a capire bene di che cosa di trattasse.
Fissava lo scuro soffitto e sbuffava di tanto in tanto per il fatto che il sonno non voleva arrivare e che quindi la mattina dopo non sarebbe stata in piena forma per la scuola e la festa di compleanno il pomeriggio.

Sbuffò ancora più rumorosamente e si voltò di lato quando sentì rintoccare il cambio del giorno e si fece mentalmente gli auguri per il suo compleanno, maledicendo però quella notte.
Sentì bussare leggermente alla porta e capì che erano i suoi genitori che erano andati a farle gli auguri, quindi mugolò per fare capire loro che potevano entrare e sorrise divertita quando vide la porta aprirsi e suo padre entrare con una torta in mano con le candeline accese e sua madre che le cantava gli auguri.

“Voi due siete tutti matti”

“Tantissimi auguri piccola, buon diciottesimo compleanno, benvenuta nel mondo degli adulti”

“Eddai, così mi fate sentire vecchia!”

La ragazza fece la finta offesa e i due genitori risero posando la torna sul comodino della ragazza e abbracciandola forte, mentre Pan sorrideva felice e stringeva a sua volta Pan e Gohan.

“Mamma, Gohan: io direi che la torta a mezzanotte non è proprio il massimo della leggerezza, che ne dite se la mangiamo a colazione?”
Gohan mugolò leggermente contrariato, mentre Videl rise e diede una gomitata nel fianco del marito dando corda alla figlia, che rise di rimando per il comportamento infantile del genitore nei confronti della negazione del cibo.

“Pan è tardi, che ne dici di dormire adesso, festeggiamo domani per bene”

Videl sorrise dolcemente alla figlia e le carezzò la testa, mentre la ragazza annuiva.

“Io vorrei parlare un attimo con te però”

Gohan guardò la ragazza negli occhi e un leggero sorriso si delineò sul suo volto, mentre Videl capì le intenzioni del marito e uscì dalla camera dopo aver dato il bacio della buonanotte alla figlia.

“Dimmi Gohan”

“Adesso quindi hai diciotto anni...”
“Così sembra già”

Pan fece leggermente la linguaccia al padre, che scosse la testa arreso dall'umorismo pungente della ragazza.

“Sai vero che in pratica non è cambiato nulla?”

Pan si accigliò.

“In che senso?”
“Nel senso che anche se adesso sei legalmente maggiorenne in te non è cambiato nulla. Adesso potrai prendere la patente e guidare, potrai e avrai maggiori responsabilità, potrai firmarti le giustificazioni da sola se farai forca a scuola, ma questo non credo che ti convenga”

I due risero piano insieme.

“Il punto però è che tu dentro sei sempre la stessa Pan di sempre, sei sempre la stessa ragazza buona e dolce, la stessa caparbia e orgogliosa. Rimarrai sempre la ragazza con il cuore d'oro e il carattere pepato come quello di tua madre, la stessa di sempre, mia figlia, la mia piccola Pan, nel bene e nel male”

La corvina sorrise alle parole del padre e una strana sensazione cresceva sempre di più in lei, qualcosa di non ben definito si stava sciogliendo in lei e un desiderio sempre maggiore cresceva nel suo cuore.

“Pan?”

La ragazza alzò lo sguardo negli occhi del padre e annuì piano.

“Ti voglio bene figlia mia”

A quelle parole qualcosa in lei si ruppe e non potette fare a meno che lanciarsi istintivamente tra le braccia di Gohan e si strinse forte a lui, che rimase senza parole da tale reazione, ma molto lieto di abbracciarla e tenerla stretta a sé. Aveva aspettato tanto il momento che la ragazza si fidasse a tal punto di lui da lasciarsi stringere tra le braccia e adesso lo stava facendo, volontariamente si era stretta a lui e ciò non poteva renderlo più felice.

Le voleva veramente molto bene, l'amava con tutto il suo cuore e vedere come erano cambiate le cose in pochi mesi lo rendeva più sereno, ma mai in quel momento si sarebbe aspettato quello che stava per accadere.
Pan restò stretta a lui, ma alzò lo sguardo fino a guardarlo dritto negli occhi color della pece e una leggera lacrima uscì dai suoi occhi, mentre delle parole uscivano spontanee dalle labbra.

“Ti voglio bene anche io, papà
Papà, per la prima volta lo aveva chiamato papà e Gohan non poteva credere alle sue orecchie, era come se stesse vivendo un sogno, un bellissimo sogno dal quale non voleva risvegliarsi più per tutto il resto della sua vita. Dalla tale emozione si commosse pure lui e strinse al cuore la figlia più forte che poteva, mentre iniziava anche lui a piangere e sentiva Pan stringersi forte a sua volta.
Quella notte entrambi avevano avuto il loro tanto agognato dono, quello di riunirsi veramente come una famiglia. Pan era riuscita ad abbattere quel suo infantile orgoglio che le impediva di chiamarlo come avrebbe dovuto e Gohan era riuscito a farsi amare ed accettare per quello che era veramente e nessuno dei due avrebbe saputo chiedere di meglio.
Erano felici, si stringevano commossi e sorridevano insieme, mentre la ragazza ascoltava felice il battito cardiaco del padre.
Famiglia. Finalmente quella parola poteva essere veramente pronunciata per quel trio affiatato e imprevedibile.

 

“Possibile che debba arrivare sempre tardi, accidenti”

Pan correva lungo il vialetto dalla scuola, sapendo perfettamente che la campanella di inizio lezione sarebbe suonata in pochi minuti e non voleva prendersi una sgridata proprio il giorno del suo compleanno.
Vide con la coda dell'occhio un ragazzo di sua conoscenza sull'altro ciglio della strada e si accorse che aveva qualcosa di colorato in mano.
Hikaru la salutava con la mano, con un dolce sorriso sulle labbra e in mano un enorme mazzo di rose rosse, quelle preferite da Pan; la ragazza si sentì sciogliere il cuore capendo che quel regalo era per lei e sentì che esso accelerava, facendola arrossire leggermente.
Non voleva però dargliela vinta neppure il giorno del proprio compleanno, così fece finta di non notarlo e iniziò a correre velocemente verso l'entrata con un sorriso sulle labbra, il ragazzo che la rincorreva per darle il mazzo di rose e nell'aria l'odore di un dolce amore adolescenziale.

 

-The End-




 

Note dell'autrice:
*si fa avanti piano in punta di piedi*
Ecchime qua (?)
Non so perchè, non so percome, ma ho finito questa storia dopo secoli, yuppi **
Okay, non mi linciate per la pena del tutto, grazie.
So che questo capitolo è mooooooolto lungo, ma mi piaceva pubblicarlo tutto insieme e poi è per un evento speciale!
Lo dedico tutto al mio amore Rohan, oggi è il suo compleanno, quindi tanti auguri a lei. Auguri amore, Shimai-Chan, ti voglio un bene dell'anima!
Spero che il capitolo piaccia a lei e a tutti e no nho messo il banner perchè mi si è impallato il sito, uffa ewe
Non ho altro da dire, spero che la storia vi sia piaciuta e che il finale sia decente.
Un bacione e a presto.

Giulia Pierucci
 

 

   
 
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