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Autore: Jo_The Ripper    28/01/2015    2 recensioni
Raccolta di one shot slegate tra di loro, che abbracciano vari generi, situazioni e tematiche (nonché what if e possibile caratterizzazione OOC dei personaggi), scritte per lo più sotto impulsi ed ispirazioni del momento.
1. Dead man walking: “Si sentiva un cacciatore d'oro all'inferno, alla ricerca della vena fortunata.”
2. Once upon a dream: “Molly sogna, e nei suoi sogni Sherlock è ombra.”
3. Cold blooded (2° classificata al contest Film e telefilm: dimmi qual è il tuo): “Sono l’unico uomo a cui non potrai mettere un guinzaglio.”
4. Gluttony: “Tutto comincia con un capriccio.”
5. The sound of silence: “Mi sono spezzato, come un sasso che colpisce uno specchio e lo manda in frantumi.”
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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[Molly & Sherlock; slice of life di una possibile 4x01; introspettivo]

Once upon a dream


I know you, I walked with you once upon a dream
Lana Del Rey – Once upon a dream

Il laboratorio è silenzioso, calmo, carico di un’energia statica che lo rende un luogo sospeso nel tempo.
Molly ripone la tazza nel lavello, passandosi la lingua sulle labbra per catturare gli ultimi residui dell’ Earl Grey appena bevuto.
Esce dal cucinino e comincia ad attraversare il laboratorio con il solo suono dei tacchi di gomma delle sue scarpe sul pavimento a farle da eco.
Si stiracchia fino a sollevarsi sulle punte dei piedi e fa schioccare le dita delle mani. Osserva il tempo da una delle piccole finestre rettangolari della stanza: fuori il cielo si sta lentamente rischiarando.
Alza il collo per poter scrutare meglio l’esterno; le piace guardare il cielo, coglierne le più sottili sfumature, osservare le nuvole che lo attraversano pigre o contare le stelle.
Riconosce lo sfondo zaffiro sul quale si posano delicate pennellate di blu cobalto e ceruleo e, all’orizzonte, proprio dietro uno dei palazzi della City, una striscia blu reale che presto si tingerà dei caldi colori dell’alba.
I suoi occhi ritornano al laboratorio.
È stata una notte tranquilla, ha dovuto solo effettuare un esame in emergenza su un campione di tessuto prelevato in sede operatoria, poi tutto ha taciuto.
Osserva il familiare spazio, la sua seconda casa.
Si perde nella contemplazione dei dettagli che conosce così bene: l’odore dei detergenti di cui sono pregni i muri, gli agenti chimici disposti in pile ordinate sugli scaffali di metallo, il riverbero delle luci bianche sulle pipette e sui contenitori graduati, i guanti blu che fanno capolino dallo scatolo poggiato sul tavolo servitore.
E poi i microscopi, suoi fedeli alleati ed il freddo acciaio del tavolo autoptico, che sembra aver assorbito l’essenza di coloro che lo utilizzano come ultima sosta nel mondo dei vivi.
Tutto è familiare, tutto è casa.
Molly entra nel suo ufficio, non chiude la porta, si siede semplicemente alla scrivania e rilassa la schiena contro la spalliera di pelle.
Dondola per qualche minuto, passa le dita nei capelli raccolti in una coda di cavallo, pensa a tutto e niente.
Il suo turno finirà tra un’ora e mezza e potrebbe anche usare quel tempo rimanente per riposare prima di andare via.
Curva il busto ed incrocia le braccia davanti a sé, posando la testa nella piega del gomito. Il cotone del camice profuma di ammorbidente alla lavanda e disinfettante.
Socchiude le palpebre mentre fuori la città sta piano piano risvegliandosi dal torpore. Il sonno comincia a gravare su di lei, dopo giorni in cui non l’ha degnata della sua presenza.
Ha trascorso varie notti sveglia nonostante si sentisse esausta, a fissare l’oscurità della sua camera da letto con ogni sorta di pensieri che le bombardavano il cervello.
Ora, invece, nel cuscino delle sue braccia, con la sola compagnia del silenzio della sua mente, chiude gli occhi e si addormenta.
E sogna.

*

Molly sogna.
Sogna arazzi tessuti di stelle, caotiche nebulose, supernove esplosive che creano una ragnatela di colori sgargianti ed iridescenti.

Viaggia e  bagna i piedi nell’acqua salata dell’oceano, sente il rumore della risacca sulla battigia, guarda il sole senza che gli occhi le brucino. Raccoglie conchiglie madreperlacee e le rigira tra le dita, saggiandone la liscia superficie.

Molly sogna, e nei suoi sogni John è acqua che scorre placida e serena. Il suo moto quasi sonnolento placa le turbe dell’anima, rassicura e tranquillizza. Ma lei sa che, quando una forza agisce su di essa e turba la sua misurata quiete, l’acqua si ingrossa e spazza via ogni cosa con la sua furia.
- Sono acqua le lacrime di rabbia e dolore di John dopo il suicidio di Sherlock. -

Si lascia alle spalle le onde ritmiche e dolci dell’oceano e  corre su un pendio scosceso, fino a raggiungere un campo appena arato, costeggiato da ulivi e tassi in fiore.
Le zolle di terra sono sollevate, pronte per la semina.
Le osserva, si inginocchia e vi immerge le mani all’interno, come faceva da bambina. Al tatto sono umide e morbide.

Molly sogna, e nei suoi sogni la signora Hudson è terra.
La riconosce perché madre amorevole, generosa, dal ventre accogliente e tiepido. Ospita i semi e li cresce e cura con pazienza ed amore. Molly accarezza la terra, la fa sua, si bea della sua protezione.
- È l’abbraccio consolatorio dopo la rottura con Tom. -

Ma deve andare via, il sogno continua a trascinarla verso nuove mete.
Vede una colonna di fumo bianco sollevarsi dalla cima di una vetta innevata.
Una pira sta ardendo.
Le fiamme guizzano in lingue dalle sfumature vermiglie, aranciate e gialle, crepitano sul legno, lo consumano.

Molly sogna, e nei suoi sogni Greg è fuoco.
Fuoco della giustizia che punisce i criminali, che redime, che protegge e riscalda. Si avvicina e allunga i palmi inglobando dentro sé un po’ di quel nucleo di calore.
- È l’ardente tenacia con cui da’ la caccia a Jim dopo il suo ritorno. -

Poi, improvvisamente, si blocca, il corpo percorso da un brivido gelido. Sposta lo sguardo nella macchia degli alberi e scorge un indefinita sagoma scura.

Molly sogna, e nei suoi sogni Sherlock è ombra.
L’ombra nera che si muove fluida
- Passi sicuri nel corridoio dell’ospedale, mani nelle tasche del Belstaff scuro. -
e che lei individua solo con la coda dell’occhio.
Il fuoco si spegne ma resta solo il fumo.
E Molly sa che lui è ancora lì.

Molly sogna, e nei suoi sogni Sherlock è fumo.
Fumo che la circonda avvolgendola completamente.
Lo respira, facendolo penetrare a fondo nei polmoni.  La riempie, si impossessa di ogni angolo di lei.  Sherlock è una figura dai labili contorni inconsistenti ed inafferrabili di fumo.
- Sa che c’è ma non potrà mai toccarlo. Binari paralleli destinati a non incrociarsi mai. -

Molly sogna e, nei suoi sogni, emerge dalla nebbia creata dal fumo.

La terra che calpesta è rossa, brulla ed arida, scricchiola sotto il peso dei suoi piedi, si sbriciola in granelli di polvere. Non ci sono più alberi, solo grossi monoliti di pietra grigia e bianca, crepacci e insenature sul suolo.
Davanti a lei compare una fontana a due piani, ricoperta di rampicanti secchi. L’acqua, che dovrebbe sprizzare dalla sommità e riempire le due vasche è prosciugata.
Molly è inquieta, il cuore comincia a batterle nel petto mentre attraversa quel deserto sotto un cielo di uno strano colore ametista.
Nell’aria volteggiano fiocchi di cenere di un fuoco ormai estinto.
- È paura di veder morire le persone a lei care. -

Molly sogna, e nei suoi sogni Sherlock è morte. Lo vede svettare su una pila di corpi, seduto su un macabro trono di vite spezzate.

- La vita di Sherlock è intrecciata alla morte: la cerca, la brama, la sfida, la usa. -

La guarda solo per un istante e lei trema.  Si circonda il busto con le braccia e stringe forte.

- Cerca la pace di John, il calore di Greg, il conforto della signora Hudson. -


Vorrebbe sollevare lo sguardo ed affrontarlo ma lo sforzo è talmente gravoso e insostenibile che le ginocchia cedono e cade.
La terra sotto di lei si sgretola e viene inghiottita nell’oscurità.
Galleggia, come una novella Alice nella tana del Bianconiglio.

Atterra in un cimitero di vecchie lapidi.
Croci celtiche e pietre coperte di muschio si stendono a perdita d’occhio nell’erba verde.
Molly sente le lacrime pizzicarle gli occhi, le lascia cadere.

Molly sogna, e nei suoi sogni suo padre è legno.
Legno di una fredda bara.
Chiude gli occhi e sente il rumore della cassa che viene chiusa ed il suo cuore perde un battito.
Ripercorre con la mente la superficie liscia e le leggere scanalature, si sofferma sulla corona di fuori intrecciata, posta al centro del sarcofago.

Molly sogna, e nei suoi sogni sua madre è una corona di fiori.
Fiori colorati e vivaci, che coprono la tomba di suo padre.
- Si completano nella morte così come quando erano in vita. -

Molly si terge le lacrime dal viso con il dorso della mano e si lascia quel luogo di riposo eterno alle spalle, un timido sorriso indirizzato alla memoria di coloro che le hanno dato la vita.
Si dirige verso un dirupo che dà sul mare che si agita sotto di lei.
La visuale è pulita e libera, la spuma delle onde le solletica il viso, l’orizzonte è infinito.
Chiude gli occhi, allarga le braccia e salta.

Molly sogna, e nei suoi sogni lei è vento.
Brezza gentile, fredda bora, caldo scirocco, impetuoso maestrale. È soffio di vita che alimenta il fuoco, smuove l’acqua, disperde i semi nella terra.
Vento che trascina via il fumo e cancella l’ombra.
Il cielo si riempie di nubi plumbee gravide di pioggia.
Roboanti tuoni e fulmini lo attraversano. Grosse gocce cominciano a cadere sempre più fitte sulla sua pelle.

Molly sogna, e nei suoi sogni Sherlock è tempesta che si sposa con il vento, che può placarla o fomentarla.

- È il lampo dell’intelligenza nei suoi occhi, la velocissima conduzione elettrica di impulsi nervosi di milioni di neuroni in moto, l’irruenza arrogante della sua personalità. L’energia inesauribile della sua mente brillante. -


Molly sogna, e nei suoi sogni sente qualcosa di caldo posarsi sulle spalle.
Non importa la pioggia che cade sul suo corpo inzuppandole i vestiti, non sente freddo.

Molly sogna, ma il suo sogno sta per finire.
Le palpebre hanno un fremito, le apre con lentezza misurata, cattura ultimi attimi di quel sogno a cui il cervello si sta già affannando a trovare un senso logico.
Nella stanza, ad occhi aperti, non è sola.

Molly si sveglia e vede Sherlock davanti a lei.
La osserva, un sopracciglio arcuato, la schiena ritta e le mani intrecciate dietro di essa.
Molly si sente a disagio: c’è qualcosa di molto intimo nell’essere osservati mentre si dorme e si sogna (specie se chi hai sognato si trova proprio davanti a te).
Si tira su dalla sua posizione e solo allora si accorge di cosa ha sulle spalle.
“Buongiorno.” Dice semplicemente e, con le dita, tira a sé il lembi del cappotto di Sherlock.
Lui si muove ed è come se una statua prendesse vita.
“Cosa hai ricavato dal tuo sogno, Molly Hooper? Niente di costruttivo, dato che i sogni sono soltanto frammenti della nostra attività psichica notturna.” Afferma saccente.
Molly lo guarda comprensiva, si alza e gli restituisce la giacca. La sua voce non è fievole ed impastata, ma decisa e solenne.
“E a quelli che credono che le avventure siano pericolose io dico: provate la routine. Vi uccide molto più velocemente.”
Sherlock stira le labbra in un sorriso, recupera il Belstaff e lo appende. Volta la schiena e si dirige verso il laboratorio a prendere posto davanti al microscopio.
Molly lo osserva e davanti a lei sfilano le immagini del sogno: Sherlock è ombra, fumo, tempesta. Morte.
Sherlock è tutto e, allo stesso tempo, non lo è.
Molly si muove silenziosa verso la porta del laboratorio, il commiato con il detective non è necessario.
È sicura che lui sappia già.
Imbocca a passi veloci il corridoio ed esce dall’ospedale.
Il vento del mattino di Londra le solleva i capelli facendoli danzare.
Fuori splende il sole.

***
Solo lavoro e niente divertimento rendono Jo una ragazza annoiata.
Sto studiando per gli esami, comprendete una povera anima affranta che cerca di destreggiarsi in un corso integrato di sei, tremende materie.
Vogliatemi bene ugualmente e lasciatemi un pensierino consolatorio <3
P.S.: purtroppo l'ispirazione non è stata sognare Sherlock, ma credetemi se vi dico che mi piacerebbe davvero tanto farlo in loop continuo!
  
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