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Autore: highfunctioningtimelady    28/01/2015    5 recensioni
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Sherlock rivela a John un 'piccolo' segreto.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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''John, sto partendo,'' Sherlock chiamò dal salotto. Sarebbe partito per il Galles in poco più di mezz'ora per andare a prendere William. 
''Sei sicuro di non volere che ti accompagni?'' chiese John, raggiungendo il detective in salotto. 
Sherlock finì di abbottonarsi il cappotto e prese la sua sciarpa. ''Sì, sono sicuro. Potresti farci trovare qualcosa da mangiare, se proprio vuoi renderti utile. A William piace il pollo fritto, sai prepararlo? Soltanto pezzi senza ossa''. 
''Penso di sì, non dovrebbe essere difficile,'' John rispose, ''Dovrò andare a fare la spesa, però''. 
''Perfetto,'' giunse immediata la risposta dell'altro, ''Ti manderò una lista via sms. Almeno avrò qualcosa da fare sul treno''. 


Quaranta minuti dopo Sherlock era già sul treno per Merthyr Tydfil, la città natale di Agatha. Fortunatamente il treno non era molto affollato, cosa che Sherlock trovò immensamente piacevole. Scrisse una lunga lista della spesa e la mandò a John, promettendo che gli avrebbe restituito i soldi appena tornato a casa. 
Durante il viaggio Sherlock pensò molto. Amava William più di ogni altra cosa al mondo, ma avrebbe mentito se non avesse ammesso che l'idea di tenere il bambino con sé, sempre, lo terrorizzava. Non gli aveva mai fatto mancare niente, aveva passato quasi ogni weekend e parte delle vacanze estive e Natalizie con lui, ma non era mai stato un padre a tempo pieno, non per più di una settimana consecutiva. Lui e William avrebbero dovuto costruire una routine quotidiana completamente nuova, cosa che, se difficile per Sherlock, sarebbe stata a dir poco traumatica per un bambino di quattro anni, specialmente dopo la morte della madre. 
Ad ogni modo, venne distratto dalle sue preoccupazioni dalla vibrazione del suo telefono. Un messaggio da John. 

John

Ancora una volta quell'uomo era riuscito a sorprendere Sherlock, cosa molto rara. Era stato incredibilmente comprensivo e aveva immediatamente accettato il fatto che il suo coinquilino stesse per portare il figlio di cui gli aveva tenuto nascosta l'esistenza a vivere con loro. Non solo, aveva anche offerto il suo aiuto e sembrava sinceramente intenzionato a fare una buona impressione al bambino. 
Un paio di giorni prima lui e Sherlock andarono in libreria per comprare un libro per William. John aveva proposto 'Lo Hobbit' e, dopo aver ascoltato un commento di John al racconto, Sherlock pensò che il libro fosse adatto a suo figlio. 
L'idea di leggere a William per farlo addormentare fece sorridere Sherlock. Il terrore stava lentamente andandosene e stava essendo sostituito da un senso di tenerezza, insolito per Sherlock, e quella curiosità che lo spingeva a cercare di ricavare più informazioni e insegnamenti possibili da ogni esperienza. 


Quattro interminabili ore dopo il treno si fermò nella stazione di destinazione. La casa di Agatha non era molto lontana da lì, sarebbero bastati circa venti minuti per raggiungerla a piedi, e un po' di moto e d'aria fresca gli avrebbero certamente fatto bene. Sherlock era stato in quella casa soltanto una volta, circa tre anni prima. Era una bella casa, non molto grande ma in una buona area, una di quelle aree che il detective avrebbe definito 'noiose', ma perfette per crescere un bambino. L'unica volta che Sherlock fece visita a Agatha a casa sua fu anche l'unica volta che vide i suoi genitori, Harold e Claire. Poteva ancora ricordare lo sforzo che dovette fare per trattenersi dal dedurre il vizio di gioco del padre di Agatha e la cotta per l'insegnante del corso di cucina di sua madre. Mai come in questa occasione Sherlock fu grato di non essere stato sé stesso. 


Esattamente venti minuti dopo Sherlock stava bussando alla porta di casa. Fu Harold ad aprire, che lo accolse con una stretta di mano. Sherlock gli fece le sue condoglianze, prima di abbracciare Claire e fare lo stesso con lei. 
''Dov'è William?'' Sherlock chiese non appena si sedette al tavolo della cucina con una tazza di tè fumante davanti a sé. 
''Nella sua stanza, sta disegnando,'' rispose Claire, che sedeva di fronte a lui, ''Credo stia facendo un disegno per te''. 
Sherlock sorrise per un momento. ''Come sta andando?'' 
''Meglio di quanto ci saremmo aspettati,'' rispose la donna, ''William è molto sveglio, ha compreso perfettamente la situazione. Devo ammettere che mi sbagliavo, parlargli della malattia è stata sicuramente una scelta saggia da parte tua, Sherlock. Ad ogni modo, ha qualche problema quando arriva il momento di andare a dormire''. 
''Lo immaginavo,'' Sherlock rispose, annuendo lentamente. ''Spero di riuscire ad aiutarlo in qualche modo. E' già pronto per partire?'' 
''Abbiamo messo i vestiti che usa più spesso in un trolley, insieme ad i suoi documenti e alcuni tra i suoi giocattoli preferiti. Il resto ve lo spediremo a Londra,'' rispose Claire. ''Oh, ho messo nella valigia anche un album di fotografie, in caso William volesse vederle''. 
Sherlock non era sicuro di voler vedere quelle foto né di volerle far vedere a suo figlio, almeno non subito, ma ringraziò comunque e finì il suo tè. 


''William, tesoro? Vieni a vedere chi c'è,'' Claire disse, aprendo la porta della camera di suo nipote. 
Il bambino, che era seduto per terra, alle prese con un foglio di carta e dei pastelli colorati, alzò immediatamente la testa e guardò sua nonna con un'espressione curiosa sul volto. Quando non vide nessuno con lei, guardò oltre le sue spalle e intravide una figura familiare, alta e magra. ''Papà!'' William gridò balzando in piedi e correndo verso Sherlock con un enorme sorriso stampato in faccia. 
Sherlock non fece in tempo ad accucciarsi per poter abbracciare suo figlio che il bambino era già attaccato a lui, abbracciandogli le gambe con tutta la forza che possedeva. 
''William,'' Sherlock disse in un tono dolce, cercando di liberarsi dalla presa. 
William lasciò andare le sue gambe ma non si mosse. Guardò in su e sorrise ancora, aspettando che suo padre lo prendesse in braccio. 
Sherlock lo accontentò immediatamente e lo tirò su. ''Mi sei mancato,'' disse prima di stampargli un bacio sulla guancia, ''Hai preparato la tua valigia, come ti ho detto di fare per telefono?''
''Sì,'' rispose il bambino, annuendo energicamente. ''Ho tutti i miei libri preferiti. E i VD''. 
''I DVD,'' Sherlock lo corresse. ''Bravo. Saluta i tuoi nonni adesso''. 
William andò ad abbracciare i suoi nonni non appena Sherlock lo mise giù. 
''Non dimenticare il disegno,'' Claire gli disse con un sorriso. ''Andiamo a prenderlo''. 
Claire prese suo  nipote per mano e lo accompagnò a prendere il disegno e la sua valigia, tornando in salotto da Sherlock dopo pochi secondi. 
William porse il disegno a Sherlock, che lo osservò attentamente. Il disegno rappresentava William e Sherlock in quella che il bambino immaginava come la casa di Sherlock. Somigliava più a un castello piuttosto che un semplice appartamento. Si poteva dedurre che quello fosse l'appartamento, comunque, dal fatto che sullo sfondo ci fosse disegnata una faccina sorridente gialla. William non era mai stato nell'appartamento di suo padre, tutto ciò che sapeva al riguardo era quello che Sherlock gli aveva raccontato e fu proprio per questo che il detective fu sorpreso nello scoprire che suo figlio ricordava ancora un così piccolo dettaglio. 
''E' bellissimo, William, grazie,'' Sherlock disse, chinandosi per baciare il bambino. ''Pronto per andare?'' 


Sherlock e William salutarono i genitori di Agatha che si allontanavano in macchina. Avevano insistito per accompagnarli alla stazione, non prima di aver impacchettato del cibo e delle bibite per William, in caso gli fosse venuta fame durante il viaggio. 
''Il viaggio è un po' lungo, forse ti annoierai,'' Sherlock avvertì suo figlio, ''Ma se vuoi puoi dormire''. 
''Non ho sonno,'' il bambino rispose, in un modo che ricordava impressionantemente quello di suo padre. 
Salirono sul treno, che stavolta era un po' più affollato, e trovarono i loro posti. 
''Tu sai che c'è un'altra persona che vivrà con noi, giusto?'' Sherlock disse dopo un po'. ''Il mio amico John, te ne ho parlato''. 
William annuì ma non disse nulla. 
''Va bene?'' Sherlock chiese cautamente.
William annuì di nuovo e Sherlock sospirò. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, William non sembrava affatto contento. Ma il detective sapeva che suo figlio avrebbe adorato John immediatamente. 
O così sperava. 

***

[[Salve! Primo vero capitolo di questa ff. Fatemi sapere che ne pensate, ci terrei molto! :) Cercherò di aggiornare il prima possibile. ]]
  
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