Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Master Chopper    28/01/2015    6 recensioni
'Conosci i motivi per cui sono convinto che la collaborazione, l’importanza dell’alleanza e la fiducia debbano essere il nuovo cavallo di battaglia per la Famiglia.
Per tanto comprenderai la mia stolta richiesta di collaborare, nuovamente, a favore di questa causa che intendo portare avanti finché morte non me lo conceda:
In Giappone, precisamente nella mia città natale, Nanimori, ho lasciato da cinque anni mio figlio:
Tengoku Marco Sawada.
Confido nelle tue capacità, Reborn.
Tuo Eterno Amico, Sawada Tsunayoshi
VONGOLA X ‘
- CONCLUSA - Attualmente in corso su: ' [SoF] Saga dei Sette Peccati Capitali '
ATTUALMENTE IN REVISIONE. ATTENZIONE, ALLA FINE DELLA REVISIONE I CAPITOLI POTREBBERO ESSERE STATI MODIFICATI RISPETTO ALLA VERSIONE ORIGINALE. Capitoli revisionati: 3.
Genere: Azione, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stories of a Family [SoF]'
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Target Number 1: Coltelli, pistole, tridenti e... fiamme?!


Tengoku  Marco Sawada, un ragazzo cauto, non particolarmente ambizioso e dal carattere mite. Uno di quei tipi che attirano l’attenzione della gente con facilità, ma che difficilmente la conquistano.

Lui era totalmente consapevole di tutto questo, ma allora…


“ COME MI  TROVO IN CASA UN MAFIOSO DI FAMA MONDIALE ?!” Urlò a Veronica, seduta tranquillamente sul divano a bere un thé.
 
“ Calmati, non c’è niente di cui agitarsi più di tanto “ gli rispose lei, con aria corrucciata. Probabilmente le sue domande erano altre ma non sembrava che fosse Reborn ad agitarla…
 
“ Allora, Tenbaka !” il piccolo killer uscì dalla camera al piano di sopra, indossando una tutina da notte per neonati ed un morbido cappello di flanella.

“ Ho sentito che a scuola te la sei cavata male col prof, vero ?” lo guardò dritto negli occhi, con un enigmatico mezzo sorriso in volto.
“ Bh-bhe… credo di si …” il bruno era in iper-tensione, ma provò ugualmente a non svenire al sol pensiero di essere di fronte ad un sicario della mafia.

“ Male, molto male. Il rispetto verso gli altri è fondamentale per sviluppare la diplomazia. Se proprio vuoi dare sfogo ai tuoi ormoni non metterti in mutande davanti ad una classe intera.” Il moro fece spallucce, come se fosse una cosa da poco.

“ No! Non ho affatto quei problemi io!” il ragazzo era diventato rosso come un pomodoro maturo, mentre sudava ancora di più di prima sotto lo sguardo vigile di Reborn.
 
“ Bha! Allora vedi di svegliarti presto domattina: dovremo studiare un bel po’. ” Disse infine, avviandosi verso la cucina come se fosse casa sua.
 

Veronica, che durante quel siparietto era rimasta immobile, aspettò che il suo protetto tornasse in camera per poi alzarsi.
“ Come vanno le cose dal Decimo? ”

“ Bene. Da quando si è sposato, quel pelandrone si è dato una bella svegliata: ora la famiglia non risente più delle perdite di fondi di dieci anni fa.” Il bambino ora sorseggiava un bicchiere di caffèlatte, illuminato da una calda lampada posta sul tavolo.

“ Come mai… sei qui? Tsuna-sama e papà si erano accordati che dovessi essere io a tutelarlo fino alla maturità.”
 

“ Imbranatsuna voleva sapere se il figlio stesse bene, dopo l’accordo di non sentirsi più con voi fino al giorno prestabilito. Quindi l’ho vista come un’opportunità per rendere il moccioso degno del titolo del genitore.”

“ Io… non lo voglio. ” il volto della castana si rabbuiò.

“Eh?”

“ Non voglio che Tengoku conosca il mondo della mafia, è ancora troppo giovane! Io preferirei che la responsabilità della Famiglia rimanesse nelle mani del padre. ” Parlò con fermezza, ma gli occhi tralasciavano che stesse per scoppiare in lacrime, nonostante l’aspetto da dura.

“ Fufufufu !” il bimbo, di risposta, rise sotto i baffi, per poi voltarsi con un’espressione di serenità.

“ Sei proprio il contrario di Dino: lui voleva rendere Tsuna un perfetto boss. Ma in comune avete la voglia di aiutare soggetti disgraziati come quegli imbranati dei Sawada. ” il piccolo, con un colpo di reni si rialzò da terra, avvicinandosi alla giovane donna sorridendo.
 
“ Meriti proprio di diventare Undicesima, Veronica Cavallone. “
 
 
 
 
 

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Martedì  26 Novembre. Ore 02.59.
 
Tengoku stava finalmente riuscendo a prendere sonno. Era un tipo sensibile, e a volte gli attacchi d’asma si facevano sentire anche a notte fonda, ma era sempre riuscito ad autogestirsi.
Eppure quello gnomo inquietante DOVEVA essere un sogno. Ma sì: si sarebbe svegliato in tremendo ritardo, avrebbe fatto il più possibile per vestirsi , ma comunque niente lo avrebbe salvato da un’insufficienza a scuola.
La solita vita di un imbranato totale.


Una calda lacrima gli rigò la guancia. Non si seppe dire se per la felicità che fosse stato un sogno, oppure di tristezza, ripensando alla sua inutile vita.
 
Riuscì finalmente ad addormentarsi.
 



Ore 03.00.
 


“ Svegliati Tenbaka !”
 
Reborn gli piombò sulla bocca dello stomaco con un drop kick ben piazzato.
Il poveraccio si piegò in due dal dolore, con la bocca serrata in una smorfia patetica. Dopo qualche secondo si accasciò al letto come un palloncino sgonfio, inerme e privo di sensi.
 
“ Ho detto alzati, o ti prendo a calci!”

E senza neanche finire di parlare, il Tutor cominciò a gonfiarlo di botte, spingendolo intanto verso l’uscita. Quando riuscì a farlo rotolare fino alla cucina, attraverso le scale, si fermò.
 

“Che cosa… vuoi da meeh?” il bruno, ansimante, allungò il braccio verso un possibile appiglio, ma il Tuto Hitman lo fermò prontamente, afferrandogli il polso e ritorcendoglielo dietro la schiena.

“AHI AHI AHI AHI !!” come colpito da una scossa elettrica, il malcapitato si contorse in tutte le  direzioni, ma la presa del killer era pari a quella di una tenaglia.
 
“ Sei un pappamolla. Ti ci vuole un po’ di allenamento… Tre giri della periferia di Nanimori basteranno come semplice riscaldamento.” Annunciò con aria seria il bambino. Nonostante l’assurdità dell’ordine, il tono con cui l’aveva assegnato non faceva trasparire l’ombra di uno scherzo.
 
“ M-ma non ci riuscirò mai in queste condizioni !” urlò spaventato Tengoku: non riusciva a farsi due isolati senza crollare, figuriamoci tre giri della periferia.

“ Oh, ma sarò clemente: ti aiuterò io. " detto questo il moretto lanciò in aria la sua ventiquattrore nera. Senza staccare gli occhi dal protetto allungò le braccia e aprì la valigetta, ancora in volo. Tirò fuori un paio di pezzi metallici di piccole dimensioni, per poi assembrarli con velocità inaudita. Quando il bagaglio cadde a terra, i misteriosi componenti avevano formato un mitra formato bambino.

“  Iniziamo. ” e con quella sentenza, centinaia di colpi scaturirono dalla canna dell’arma, mandando in panico il ragazzo e costringendolo , seppur le condizioni fisiche non favorevoli, ad eseguire uno scatto fulmineo verso la porta.
 
“ Elasticità muscolare degna di suo padre. Ma il suo record a questa età era di quattro giri inseguito da Hibari. Vediamo se possiamo superarlo, eh  Tenbaka? “
Quella domanda senza risposta svanì nel vento, lasciando posto ad urla di terrore e spari.
 

 
 
 
 
 
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Nel mentre, anche un’altra persona non aveva intenzione di dormire:
 
“ Juuichidaime ♪ Juuichidaime ♪ Juuichidaime ♪ “
 
Una voce femminile canticchiava nel parco giochi, deserto a quell’ora. Osservava con sguardo perso le nuvole che iniziavano a colorarsi di giallo ocra, per l’arrivo dell’alba nuova.
 
“ Finalmente ! Non vedo l’ora di entrare nella Family. Aye!”
E con entusiasmo si alzò saltando, lasciando che i lunghi capelli neri sciolti venissero scompigliati dalla brezza autunnale.
 
 


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Ore 07:10
 
" Anf… Anf… pietà… !"

Tengoku Sawada stava strisciando lontano dal suo Tutor, ormai impossibilitato dal muoversi.
 
Reborn di risposta gli piantò addosso uno sguardo freddo e, con voce tagliente gli disse:

“ Non tutto nella vita avrà pietà di te. Se non diventerai forte, non sarai degno di avere il diritto di chiedere pietà . Quindi se non ti piace questo stato di cose alza il culo e cresci, così potrai dirmelo in faccia e avere il coraggio di opporti !”


Parlò con fermezza, senza stringere i pugni o alzare eccessivamente il tono di voce, ma riuscì comunque a trasmettere il messaggio in una maniera che fece gelare l’aria intorno.
 
“ Non... ho deciso io tutto questo …” con un flebile respiro, il bruno spezzò il silenzio creatosi.
 
“ Non ho deciso io che tu dovessi venire qui a darmi degli ordini, quindi ora prendi i tuoi bagagli e sparisci dalla mia vita di Tenbaka! Non mi importa se resterò così, ma solo l’idea che un moccioso mi faccia venire certi rimorsi mi fa incazzare !”
Altre lacrime colarono copiose dagli occhi del giovane. Era ovvio che non parlava seguendo il cuore, ma era la rabbia della realizzazione della sua vita a muovergli le labbra.
 

“ Uh. E’ un buon inizio. Ma ce ne vorrà di tempo prima che un moccioso alzi la voce contro di me “
E con un colpo veloce, Reborn calò l’impugnatura del mitra contro la fronte del quindicenne, facendolo ripiombare nel mondo dei sogni.
 
 



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“ Sawada?”
 

"Uhm… mitra… fiamme… papà.”
 

“ Sawada ?!”


“ZzZzZzZzZzZzZzZz !”
 

“ SAWADA !!”

La voce del professore risvegliò bruscamente l’alunno, facendolo cadere all’indietro con violenza dalla sua sedia.
 
Lo stordimento, unito alle risate dei compagni di classe, non aiutò molto il ragazzo, trovatosi magicamente nella sua aula durante la prima ora di lezione.
 
“ E’ pregato di non dormire a lezione, Tengoku. Per quello c’è la notte …”
Il professore, rassegnato tornò alla sua cattedra, pronto ad incominciare la lezione.
 

Intanto il diretto interessato era ancora disteso per terra, incominciando a capire la situazione in cui si era trovato.
Doveva essere svenuto, oppure si era addormentato già lì. In entrambe le ipotesi non riusciva ricordare il momento in cui era entrato a scuola.

 
“ Ten ?”
Una voce lo distolse nuovamente dai pensieri confusi, e una mano delicata lo aiutò a reggersi in piedi.
 

Tengoku sorrise: era stata Azura, una studentessa di un anno più grande di lui. Da un mese ormai, erano diventati amici e non passava giorno in cui non si scambiassero un sorriso. Non era certamente una cima nello studio ma cercava di aiutarlo coi compiti, venendo spesso a casa sua.

Non era molto alta, forse poco meno di lui, gli occhi erano azzurro cielo e pieni di energia. I capelli erano rossi e li lasciava cadere all’indietro, boccolosi . La divisa della scuola metteva in risalto il fisico esile, ma nonostante le apparenze era più forte di molti maschi delle prime.
 
“ Grazie, Azura-chan. ” lui era sempre stato un tipo timido, soprattutto con il sesso opposto, ma lei era forse la sua unica amica in città.
 

“ Scusa se ti faccio una domanda che potrà sembrarti strana ma, come ho fatto a venire a scuola?” il dubbio lo stava angosciando da quando aveva ripreso conoscenza. C’era la minima possibilità che tutto quello che ricordava fosse stato solo un brutto sogno.

“ Ti ha portato Veronica-sama, come al solito. A proposito: all’entrata non mi hai neppure salutata. Sei andato in classe con una faccia da sonnambulo !” quasi urlando, la rossa gli lanciò un’occhiata offesissima, gonfiandosi le guance in segno di rabbia.

“ Scusa, scusa. Ti assicuro che non volevo farti arrabbiare !” il ragazzo arrossì di colpo, mettendo le mani avanti e agitandole nervosamente.


“ Signorina Schlmit e signor Sawada ?” il burbero insegnante, da loro soprannominato Suneo per la bocca da papera, li richiamò con un ringhio. Non si sapeva il perché, ma gli piaceva chiamare gli studenti ‘Signori e Signorine’. Neanche fossero ad un colloquio di lavoro.
 
 
 Con una faccia sempre più imbarazzata, il bruno si mise a sedere, sistemando i suoi quaderni sul banco. Poi, di sfuggita notò qualcosa di bianco sul polso sinistro. Era un cerotto.
Anche il braccio era ricoperto di lividi e le unghie erano un po’ rovinate.

Con l’ansia che aumentava, prese le forbici dall’astuccio e, guardandosi nel riflesso rabbrividì: la fronte era fasciata.
In quello stato di agitazione molte domande si affollarono nella sua mente:

- Perché nessuno parla di quello che ho fatto ieri ?-
- Non ero stato sospeso per un paio di giorni ?-
- Perché mi sento così stanco nonostante mi sia appena svegliato ?-

 

Era nel panico.
Ma fortunatamente l’ennesimo richiamo del docente lo fece distrarre fino alla fine delle lezioni, seppur il tarlo del dubbio continuasse a vivere dentro i suoi pensieri.
 
 

Appena varcata l’uscita, si diresse spedito verso casa, riguardando freneticamente i medicamenti di cui non ricordava niente.
 
“ Teeen !” una voce parecchio familiare lo chiamò: Azura e lui percorrevano quasi sempre la strada del ritorno insieme.
 
“ Oi, Azura-chan !"
" Basta con questo ‘chan’, lo sai che non sono abituata a sentirlo.” Rise imbarazzata la rossa.
Camminarono fino alla via principale, che conduce alle case di entrambi, ma la videro talmente affollata dal traffico che decisero di tagliare per un altro vicolo.
 
Tengoku si sentiva osservato dall’amica, ma non come al solito: non stavano più parlando e la sua andatura stava rallentando.
Dopo qualche metro si fermò di colpo, abbassando la testa e stringendo i pugni.
 

“ Era una cosa che avevo notato già stamattina. ” Dal tono di voce non pareva nervosa, anzi, arrabbiata.

“ Chi è stato a farti quelle ferite? Quelli della banda di Kevin !?”


Si girò, mostrando il volto contorto dalla rabbia.
“Gli avevo detto che se avrebbero di nuovo provato a toccarti gli avrei spaccato la faccia e tutte le ossa del corpo !”
Con il pugno destro colpì un albero sottile, facendolo vacillare come una foglia al vento.

 “ Ma no, Azura-chan !”

- Cacchio, non posso mica dirle che c’è un mafioso che mi tratta come uno zerbino !- pensò il ragazzo. Era in una situazione disperata: se l’amica fosse andata dalla famigerata banda con quell’intento, loro le avrebbero dato il ben servito, senza preoccuparsi minimamente del fatto che era una femmina.
 

Ma improvvisamente, mentre cercava in fretta di trovare una scusa...

“ Scusate, avrei una domanda. ”
 
“Eh?” I giovani si voltarono, abbandonando le loro preoccupazioni.
 
A chiamarli era stata una ragazza alta sul metro e settanta, molto bella e dal fisico delicato, con poco seno. I capelli erano neri,  lunghi e ondulati, con una frangetta. Indossava la divisa della Nanimori High School e li stava guardando dalla sua altezza con dei luminosi occhi color zaffiro.
Sulla guancia, tra il collo e le labbra, faceva capolino una piccola cicatrice a forma di ‘x’.
 
“ Mi sapreste dire dove posso trovare il Boss della Famiglia Vongola ?” chiese con dolcezza, inclinando la testa di lato e spiazzandoli con un sorriso innocente.
“ Sapete, è da due giorni che sono sulle loro tracce e ho dovuto viaggiare dall’Italia fino qui. ”
 

Al ragazzo quasi non venne un colpo: I Vongola? La Famiglia che, secondo il nano, era governata da suo padre Tsunayoshi ?
Aveva studiato il problema della mafia nel mondo, ma non immaginava che avessero mandato qualcuno dall’Italia al Giappone. Questi Vongola dovevano essere davvero importanti.
 
“ B-Bongore ?” la rossa rifletteva la sua confusione lampante.
-Che diavolo è questa parola buffa? E perché ci dovrebbe essere una famiglia con quel nome ?-

 

“ Sì, certo. Non c’è bisogno che fate gli indifferenti: sono stata mandata dal Boss dei Varia perché mi considerava pronta per divenire una vera alleata della Famiglia. Il mio nome è Akane Mizuno, piacere. Il vostro?” gli chiese porgendogli la mano.
Era rilassata e trasmetteva serenità, ma l’alone di disagio che si era creato attorno a lei era palpabile.
 
“N-non capisco cosa vuoi dire …” Azura era molto confusa. Varia, Vongola: ma che cacchio erano, roba da mangiare? Eppure la mora era sicura di quel che diceva e quell’ultima risposta la fece tentennare un po’.
 

“ Oh, avanti! Ti ho detto che sono tua alleata. Tu sei Azura Schlmit, del Primo Anno. Ti sei trasferita da sei mesi a Nanimori, ma ti sei fatta valere riducendo in briciole il capitano della squadra di calcio, Tzushi. Una come te è nella scuola dove so che c’è il figlio di Tsunayoshi, quindi è impossibile che non ti abbia già presa.” Ripresasi dallo stordimento, le strinse la mano con vigore, mostrando un sorriso smagliante a trentadue denti.

“Ma n-noo” la poveretta, per via della differenza notevole di altezza, venne agitata come un bastoncino in quel saluto vigoroso e decisamente poco giapponese.
 
Anche il ragazzo era scosso, ma per motivi diversi: aveva detto tutte quelle cose, quindi era impossibile che i suoi dubbi fossero infondati. Ma, anche quella volta, una voce disgraziatamente familiare li distrasse dai rispettivi ‘impegni’:

“Ciaoss Akane!”

Reborn sedeva su di un vaso, a gambe incrociate. Nessuno sapeva da quanto era lì, ma probabilmente da molto vista la tazza di caffè ancora fumante tra le mani.
 
“ Ciao Reborn !” Akane ricambiò il saluto in italiano, mollando la presa dalla, ormai sfinita, Azura.

“ Sembra che tu abbia preso un granchio: questi non sono alleati dei Vongola, ma la Famiglia Tenbaka, che stava per attentare alla vita del figlio del Decimo. ” il piccolo si sedette su di una poltroncina-Leon, gustandosi il caffè con totale calma.
 
“Un nome più finto no, eh ?!” urlò Tengoku, agitando la mano, visibilmente arrabbiato.

- Perché ha detto questo? Questa tipa sembrava affezionata ai Vongola, se penserà questa cosa allora…- pensò, pregando che l’ipotesi rimanesse tale.
 
“ Cosa ?”
E invece aveva pensato bene: la ragazza ora mostrava un’aria minacciosa ed inquietante. Con lentezza avvicinò la mano destra alla schiena e con rapidità estrasse un piccolo oggetto, puntandolo di fronte a sè.
 
Il bruno lanciò un grido: un foro di proiettile si trovava al centro della sua folta ‘capigliatura’, scompigliando il ciuffo bianco.
 

I ragazzi corsero immediatamente al riparo, mentre numerosi fischi si avvicinavano pericolosamente a loro. Con terrore constatarono che quella che aveva usato era una pistola nera di piccolo calibro, impugnata ad una mano, mentre nella sinistra stringeva un coltello dalla lama seghettata.
 
 
“ La scuola d’armi del coltello e della pistola. Una tecnica che si raffina nella scuola mafiosa Vongola. Fate attenzione. ” li avvisò Reborn , mentre ora si era dato alla lettura di un quotidiano giapponese.
“Che cosa fai? Questa è tutta colpa tua !”
Sbraitò lo studente, disperato.

“Ten… ?”
La ragazza dai capelli rossi stava tremando, mentre era accostata vicino al compagno, dietro una vettura abbandonata. Era spaventata, ma lo sguardo non vacillava, segno di una grande volontà.
“Non so in che cazzo di guaio mi hai cacciato, ma se sai qualcosa di più di me, sbrigati a mettere le cose a posto !”
 
Ma una risposta non arrivò mai: il bruno venne tirato indietro dalla mafiosa, che intanto si era avvicinata, e ora la sua gola era a pochi millimetri dall’arma da taglio.
 
“Che cosa volevate fare al futuro Undicesimo, eh ?!” gli chiese ringhiando minacciosamente Akane.
 

“ Allora, Azura, non vuoi salvare il tuo amico ?” domandò intanto il bambino, lanciando in aria un bastone d’acciaio dalla punta acuminata: una lancia di un metro e quaranta.
 
“ Co-cosa ci dovrei fare con questa ?!” la ragazza parve scossa, ma vedendo l’amico urlare, non rispose di sé e attaccò.
Durante l’affondo scagliato, dall’estremità della mazza fuoriuscirono , da parti opposte, due tubicini orizzontali. Anche da questi, spuntarono delle punte, più lunghe della principale.

  Da una semplice lancia era diventato un tridente.
 
L'assassina, spaventata dal cambio di programma improvviso, si allontanò velocemente, sparando un colpo per terra, col risultato di far spostare ulteriormente gli avversari.

" Che… cosa è successo ?!” si chiese sbalordita la ragazza, osservando la nuova arma dai riflessi metallici. Lo stupore, però, durò poco: venne attaccata frontalmente da rapidi fendenti orizzontali e, data la scarsa abilità nel maneggiare una lancia, finì per sbilanciarsi e cadere di lato.
 
Fu subito alla mercé della bruna, che la colpì al braccio con un calcio, disarmandola.
 
“E tu Tenbaka, vuoi essere da meno ?” lo provocò nuovamente il sicario dalle basette a vortice.

- Ha ragione: Devo salvarla e tirarci fuori da questa situazione! Ma come… ?-


I pensieri del ragazzo vennero interrotti improvvisamente e poi… il buio.
 


Il suono dello sparò riecheggiò nella via, seguito dal tonfo di un cadavere.

Dello studente della Nanimori High School, non rimaneva che un corpo morto e con un buco in fronte, da cui sgorgava copiosamente del sangue.


“T-Teng …” la compagna di classe rimase a bocca aperta, lasciando che le lacrime colassero non appena si rese conto dell’accaduto.

“ Ma non ho fatto niente …” anche Akane rimase sconcertata: la pistola aveva la sicura, era impossibile che un colpo le fosse partito. SI rialzò dalla posizione in cui si trova per avvicinarsi al corpo.
 

Poi, il suono di uno strappo e un urlo che fece tremare anche gli alberi :
“RINASCITAAAAA !!”
 
Tengoku, ora in mutande, era saltato da quello che sembrava un involucro vuoto, agitando i pugni in aria.

“SALVERO' AZURA-CHAN A COSTO DELLA VITA !”

 
E, senza aspettare altro, attaccò l’avversaria con una serie di diretti ultraveloci, da lei evitati con difficoltà.

Dopo qualche secondo Mizuno cambiò tattica: impugnò la pistola a due mani, mentre teneva il manico del pugnale attaccato a quello dell’arma da fuoco, rivolgendo la lama verso il basso.

Fingendo un fendente orizzontale costrinse il nemico ad indietreggiare, ma bloccò la discesa del braccio stabilizzandolo di fronte a se, per poi sparargli  un proiettile dritto al cuore.
Grazie alla prontezza di riflessi il colpo vene evitato e Sawada si lanciò in un calcio volante di pianta, intenzionato a finire il duello.


Ma, invece della ragazza colpì il muro di una palazzina abbandonata, facendo crollare le fondamenta.
 
Akane vide i mattoni dell’intera parete crollargli addosso, come una gigantesca onda di pietra. Trovandosi già vicina alla casa, non poté fare niente per allontanarsi e venne travolta.


‘La… mia fine … ’ pensò, prima di chiudere gli occhi.
 

“PRESE!”
Quell’urlo spacca timpani la risveglio da quello che pensava sarebbe stato il suo ultimo sonno.
 
Tengoku era di fronte a lei, mostrandogli le spalle, mentre manteneva tra le braccia e addirittura tra i denti, decine di mattonelle. Tutto intorno era stato sepolto dalle macerie, tranne quei quattro metri quadri che li circondava.

Quando la fiamma arancione si spense, il ragazzo crollò a terra, in preda a scariche dovute al dolore muscolare.

“Mi fa male tuttooo !!” gridò, rivolgendo la testa al cielo.

Improvvisamente, Azura piombò tra i due, con il tridente tra le mani in posizione di guardia. Lo sguardo era animato da un vigore impressionante, lasciando immaginare che avrebbe dato tutta se stessa in quella battaglia.
 

Ma, inaspettatamente…
 

“ Undicesimo, ho sbagliato tutto !”

Quella che prima era intenzionata ad ucciderli, ora ,inginocchiata e in lacrime, chiedeva perdono?


“ Giuro che non l’avevo riconosciuto! Non ho superato la prova perché non sono ancora degna di diventare sua adepta. La prego, mi permetta di diventare una sua picciotta per renderla il boss più importante della Famiglia !!” Lo stava supplicando in ginocchio, mentre gli altri due la osservavano con lo sguardo di uno che ha visto volare un maiale.


“ Uff… l’importante è che siamo tutti vivi… uff !" sospirò di risposta il ‘Futuro Boss’, per poi svenire circondato dalle macerie.
 

Intanto Reborn li osservava da lontano:

“ E così ti si guadagnato la fiducia di due persone contemporaneamente. Fai passi da gigante, Tenbaka. " sorrise, come un padre che nota i progressi del figlio.
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTORE:
 
Welcome back! Come va? Vi sembra che sia passato molto dal primo capitolo XD? Questo è stato scritto in un giorno solo, quindi forse vi farà schifo (in questo caso sarei d’accordo con voi).
 
Alla prossima X3!
P.S Ora Tsuna ha trentacinque anni.
 
   
 
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