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Autore: Deliquium    28/01/2015    5 recensioni
«Mi state mettendo alla prova?»
«Vedila così... Essere un Saint di Atena non è cosa da poco, tu lo sai molto bene, Angelo. E la costellazione che veglia sull'Etna non è una costellazione come tutte le altre...»
«Il Cancro, lo so.» Angelo si era gonfiato in petto. Sapeva tutto del Cancro. Era il suo segno ed era stata la costellazione di Manigoldo.
«Già, il Cancro.» aveva confermato il vecchio greco, con un sospiro.
Storia di come il Saint di Cancer divenne la Maschera di Morte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Aetna


[ Rosalia ]


Deathmask si guardò attorno.
I cani erano scomparsi, risucchiati dall'oscurità.
C'era riuscito. Aveva spalancato le Porte dell'Ade.
I suoi pensieri.
Il Cancro comanda sulle anime.
Egli è padrone della Vita e della Morte.
L'euforia lo attraversava come ondate elettriche.
«Vi aspetto»
Grazie ai cani di Adranòs, era riuscito a scoprire dentro di sé, la sua vera forza.
«Strati di Spirito» ridacchiò.
Un nome antico. Un nome tramandato in tutte le lingue del mondo. Tante, quanti avevano vestito l'armatura del Cancro.
quel maledetto mi aveva detto che mi amava
mein sohn mein sohn
je n'ai pas fait rien de mal
Gli spiriti emersero dalla roccia.
Deathmask sollevò un braccio, il dito puntato verso l'alto.
Sentiva il cosmo fluire dentro di lui, attraverso di lui. Non si era mai sentito così potente.
Io sono forza e sono potere.
Io comando la morte.

I suoi occhi erano dilatati nella follia mentre gli Strati di Spirito lo circondavano.
vorrei che tutti morissero
è così doloroso
fa male
Adesso riusciva a capirli. Com'erano chiare le loro voci. Parlavano tutte le lingue del mondo e lui le capiva tutte.
«Venite da me,» gridò.
Le labbra stirate in un ghigno.
save me please
uccidili voglio che tu li uccida
che siano maledetti
oh signore abbi pietà della mia anima
dov'è la mamma non trovo più la mia mamma
Implorazioni. Disperazione. Solitudine. Paura. Dolore.
Eccola la morte.
Eccolo il suo volto.
Deathmask scorgeva un vuoto spaventoso. La morte non era in quegli spiriti, era oltre loro. Era dove loro si rifiutavano di andare.
Un tempo, lontano, molto lontano...
… percorreva le strade portando con sé le anime disperate, gli spiriti che restavano tenacemente aggrappati alla vita. Erano per lo più soldati, morti ammazzati, condannati...
Ma quel tempo è finito. Adesso è tempo di andare.
Il buio lo circondò.
La morte.
Il mistero più grande.

«E così questo è l'Oltretomba?» disse a sé stesso.
Non appena aveva cominciato a guardarsi attorno, capì di esserci già stato in passato.
No, non come Manigoldo... molto prima... molto, molto tempo prima...
Il cielo rosso sangue, le rocce nere. Il paesaggio arido e senza vita. E quella voragine enorme. Quel pozzo senza fondo.
L'occhio del nulla.
Gli spiriti presero a gridare e a implorare.
salvami ti prego
non voglio andare
ayuadame
che tu possa marcire all'inferno
Gli spiriti presi dalla disperazione si aggrappavano a lui.
«Siete morti! Morti!» Deathmask li afferrava uno a uno e li sbatteva a terra. Con i calci li mandava verso la voragine. «E' lì che dovete andare! Lì...»
Questi maledetti, prima mi fanno quasi impazzire e adesso che li porto dove vogliono andare...
Ma gli spiriti continuavano ad aggrapparsi a lui.
Deathmask non ce la faceva più. Restò immobile, mentre pensava a qualche altra mossa, e tanto bastò perché si rendesse conto che gli spiriti si aggrappavano a lui perché la voragine li attirava.
A uno a uno, quelli che lo tenevano stretto lasciarono la presa, e furono trascinati via.
Angelo scoppiò a ridere.
La morte non da scampo. Non si può sfuggire alla morte.
Attorno a se vedeva centinaia, no migliaia e migliaia di spiriti. Alcuni tentavano di fuggire, ma la maggior parte camminava ordinatamente, in fila.
Rassegnati.
Restò a fissare quelle file per un po'.
Poteva anche andarsene. Ormai aveva capito il mistero degli Strati di Spirito e sapeva che avrebbe potuto mandare un'anima nell'aldilà in un pensiero. E ciò significava che poteva strappare l'anima anche da chi era ancora in vita.
Serrò le labbra in una linea sottile e strinse i pugni.
I suoi denti cozzarono gli uni contro gli altri.
Il cuore aveva cominciato a battergli forte...
Rosalia.
Un sussurro?
Un pensiero?
La sua bocca si era aperta?

Rosalia camminava insieme a tutti gli altri. Rassegnata alla morte. Aveva capito subito che era lei, non appena l'aveva scorta, anche se nella morte le anime tendevano ad assomigliarsi. Ma lui ricordava bene Rosalia... I suoi capelli come colate di petrolio. L'andatura fiera.
Angelo allungò la mano verso di lei...

L'orrore.
Il terribile destino della morte.
Il buco nero verso cui le anime – Rosalia -  precipitavano.

Angelo si guardò le mani percorse da tremiti.
Ormai stava diventando più difficile respirare e lui cominciava ad avvertire una leggera sonnolenza.
Capì di essere stato nell'aldilà troppo tempo.
Espandé il suo cosmo e attraversò nuovamente il confine dell'oltretomba per ritrovarsi nel mondo dei vivi.

Quando uscì dal vulcano, la luna era una falce che splendeva nel cielo e Petre sedeva sulla sua roccia. Quella sulla quale si era seduto negli ultimi tre anni in cui Deathmask aveva vissuto sulle pendici dell'Etna.
Abbassò lo sguardo ad ammirare il pettorale del cloth che indossava. Sembrava essere stato forgiato proprio per lui. Perfetto.
«Allora, Angelo, dimmi... Hai compreso l'essenza del Cancro?»
Deathmask strinse i denti, infastidito dall'udire il Maestro pronunciare il nome che lui aveva deciso di abbandonare, ma decise di lasciar perdere.
Ancora poco e avrebbe raggiunto il Grande Tempio per prestare giuramento e allora avrebbe dato un unico nome e con quello lo avrebbero conosciuto nei secoli a venire.
«L'essenza del Cancro, maestro?» ripeté, resosi conto di non aver risposto.
Petre attendeva.
Le labbra di Deathmask si piegarono in un ghigno.
«Non è ovvio, maestro?» disse. «Il Cancro è morte, è l'atrocità del nulla. E la morte, Maestro, la morte non ha voce.»
Petre chiuse gli occhi. Un istante, solo un istante e Deathmask vide le lacrime brillare al chiarore della notte.
«Perché, maestro?» fece il Saint di Cancer, mentre avanzava verso di lui di qualche passo.
La sua voce tremava di rabbia e dolore.
«Che cosa vedete attorno a voi, maestro? Io non vedo nient'altro che morte. Non c'è speranza... non c'è salvezza. C'è solo il vuoto, Maestro. Io l'ho visto quel vuoto... tutto è meglio di quel vuoto.»
Un singhiozzo e poi un altro ancora. Deathmask si piegò su se stesso. Angelo si piegò su stesso. L'armatura era così pesante, adesso. Lo stomaco... lo stomaco gli faceva male.
La mano di Petre sulla sua spalla pesò come un macigno.
Angelo sollevò la testa verso l'uomo.
Petre lo aveva visto piangere così tante volte. Lo aveva visto piangere di rabbia e frustrazione. Aveva causato le sue lacrime e le aveva lenite.
«Quando?» domandò in un sussurro.
«La notte di Sant'Egidio. Il giorno prima che affrontassi la prova.»
«E non mi avete detto nulla?»
Angelo si era alzato e aveva fatto qualche passo indietro, allontanandosi da Petre.
«Non potevo dirtelo, mi disp...»
«Era là... con i morti. Potevo portarla indietro... Potevo riportarla qui.... Non mi serviva più. Le ho detto che doveva lasciarmi in pace. Le ho detto che non m'importava niente di lei. Non mi importa niente. È solo una puttana. L'ho vista.... era lì e io...  »
«È stato un incidente, Angelo.» lo interruppe l'uomo infilandosi in un respiro.
Angelo sbarrò gli occhi.
«Hai presente la via fuori da Linguaglossa, quella che porta qui?»
Angelo annuì, svuotato.
«Era uscita. Stava camminando a bordo strada. L'auto è sbucata fuori da una curva. E' stato un incidente, Angelo. L'uomo che la guidava si è fermato a prestarle soccorso, ma...»
«Perché era lì, su quella strada? Cosa ci faceva lì?» trovò la forza di chiedere.
«Stava tornando a casa. Era stata da sua zia, che abita da quelle parti.»
Angelo si allontanò.
Non riusciva a fermare le lacrime. Sentiva che stava perdendo con esse una parte di sé. Se lo sentiva. In quelle lacrime c'era il ragazzo che aveva amato Rosalia e l'aveva disprezzata per vergogna. C'era quello che aveva abbassato la testa davanti a Vito e quello che si faceva picchiare giù a Linguaglossa.
C'era ciò che era... e ciò che non voleva mai più essere. Per questo non fermò quelle lacrime... Le pianse tutte, perché quando il sole sarebbe sorto, mai più una lacrima avrebbe solcato il suo volto.

L'auto sobbalzava dolcemente, diretta a Catania.
Deathmask riposava sul sedile posteriore, a braccia incrociate. La testa appoggiata al finestrino. Gli occhi chiusi.
Petre gli aveva detto addio davanti al Buco. Con gli occhi arrossati dalle lacrime.
L'aveva deluso.
Non aveva compreso.
Ma che ne sapeva lui, dell'essenza del Cancro? Lui che non era nemmeno stato in grado di ottenere un misero cloth di bronzo.
Aprì gli occhi.
Due pietre che fissavano la linea bianca e l'erba che cresceva a bordo strada.
Si scostò dal vetro.
Sullo sfondo, l'Etna si allontanava...

… se c’è una cosa che gli abitanti di Linguaglossa sanno è che à montagna non dorme mai, ma a volte si scuote e la sua voce è la voce di Dio


Note dell'Autrice - Rosalia muore in modo del tutto casuale, investita da un'auto. Non si è uccisa, non l'hanno uccisa. Una morte semplice, e terribile per la sua fatalità.
Rosalia doveva morire. Il suo nome era un nome di morte e Aetna è nata come tentativo di dare una motivazione ai comportamenti futuri di Deathmask. Quelli a cui si è abituati: il disprezzo per la vita altrui, i volti alle pareti della Quarta Casa, la legge del più forte e via dicendo …

   
 
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