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Autore: thedgeofbreakingdown    29/01/2015    5 recensioni
Non è colpa mia ma sembra quasi che i guai mi seguano e ho anche la mezza impressione (la maggior parte delle volte) che il migliore modo per porne una fine, sia una bella rissa. Non che la prospettiva di mettere le mani addosso a qualcuno mi entusiasmi, solo è l'unico modo che ho per sfogarmi, per sfogare le mie frustrazioni e la vita di merda che mi ritrovo ad avere.
Mi aiuta anche andare al mare, stare da sola, sentire il suono delle onde sulla sabbia, ma il mare non c'è sempre.
Qualche coglione è sempre dietro l'angolo e parlo per esperienza.
Io sono Ariel Miller e ho sedici anni e -lo dico per voi- se pensate di avere una vita difficile, non avete mai conosciuto la mia.
Vivo alla Yancy Accademy nove mesi l'anno, almeno fino a che non arriva l'estate e vado a vivere a Montauk. In molti si chiedono come faccia a pagarmi la retta scolastica visto e considerato che quel cazzone di mio padre è stato solo in grado di scomparire e partire assieme ai Marins dopo essersi divertito con mia madre.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Come la protagonista di Footloose
 

E' una settimana che sono alla Avalon e mi rendo conto che il Campo Mezzosangue mi manca più di quanto voglia ammettere a me stessa.

Non che il mio sia un brutto istituto, anzi! Le aule sono spaziose, c'è addirittura una piscina con degli orari d'entrata e uscita che non rispetto, e le persone non sono poi così male seppur non abbia ancora fatto amicizia con nessuno.

Percy mi aveva proposto di andare dalla mamma, Sally, e per quanto ne desiderassi una, per quanto desiderassi tornare a casa per le cinque e trovarmi la merenda pronta, ho comunque rifiutato.

Non voglio essere un peso per nessuno, anche se questo nessuno è la mamma di mio fratello.

Percy si era anche offerto di pagarmi le quote ma ho rifiutato. Continuerò ad utilizzare il fondo che mi hanno lasciato mamma e Poseidone.

Me ne sono andata dal Campo il giorno della vigilia di Capodanno e mi dispiace un po' non averlo festeggiato con Als ma era meglio di così. Per quanto lì avessi la possibilità di utilizzare Onda, mi sentivo scoperta e vulnerabile.

Cammino per i corridoi con gli auricolari alle orecchie e un Ipod nuovo di zecca che mi ha rubato Connor Stoll per Natale e che mi ha dato la sera stessa che sono tornata dall'impresa. Credo di essermi affezionata a quel ragazzo più di quanto potessi pensare e sorrido, giocando distrattamente con il ciondolo a forma di goccia gelido.

Mi sento un po' sola ed è strano perché mi ero sentita così solo poche volte, quando mamma era malata e subito dopo quando è morta. Dopo due anni avevo imparato a conviverci e dopo essere stata al Campo e aver capito nuovamente che cosa voglia dire famiglia, mi sento quasi vuota.

Continuo a ripertermi che va bene così, quasi sia un mantra, e poi entro nell'aula di algebra anche se non ci capisco niente e i numeri fanno Skateboard sulle pagine.

Non mi piace l'Algebra ma mi piace la letteratura inglese e la storia medievale. Mi dispiace quasi un po' non studiare quella greca, forse perché, senza dubbio, con tutte le lezioni di Annabeth per una volta sarei la più preparata della classe.

Divido la camera con due galline, Sasha e Jennifer e una povera sfigata che, ovviamente, come il più schifoso dei cliché, è la loro servetta, Gale.

Mi sono chiesta più volte per quale motivo Gale continui a stare con loro ma poi ho capito il loro bisogno di avere qualcuno che le adori e la necessità di Gale di avere delle amiche, seppur la trattino come uno zerbino.

Ignoro chiunque la maggior parte del tempo e per quanto un paio di ragazzi abbiano deciso di avvicinarsi a me per sfoderare tecniche di abbordaggio viste e riviste, ho rifiutato tutti.

Fanculo a ragazzi, dopo Carter non mi sento di avere più nessuno.

 

È l'ora di pranzo e di solito non mangio niente perché, in confronto al cibo del Campo, questo precotto e scotto mi fa abbastanza schifo.

Mangio sempre da sola (qualche mela o la brioche la mattina presto), è una settimana che lo faccio anche se ieri ho optato per la piscina e, decisamente, è stata molto più producente di quel cibo assurdo.

Mi sento un po' debole e mi riprometto di andare in acqua. La testa mi gira e i rumori attorno a me sono ovattati anche se non so bene per quale motivo.

Ho lo stomaco chiuso e anche quando tento di portarmi alle labbra un panino che non sembra neanche così male (anche se la fettina è scotta), lo allontano di colpo.

Non mi va di mangiare, magari stasera uscirò e prenderò una pizza.

È una settimana che non metto piede fuori dall'istituto se non per cambiare plessi delle aule o andare in piscina.

Credo di aver bisogno di vivere un po'.

Anche se non ne ho molta voglia.

Mi alzo dalla panca lasciando il vassoio sul tavolo perché la testa mi gira ancora di più e non mi va di portare ulteriori pesi, se non quello del mio corpo.

Mi concentro sui capelli che sbattacchiano sul mio viso mentre cammino, il rumore delle All Star sul pavimento laccato e le unghie che si conficcano nei palmi delle mani.

Sbatto gli occhi cercando di cancellare le macchie nere davanti ai miei occhi.

Mi infastidiscono e non riesco a toglierle.

Sulla porta stanno entrando un gruppo di ragazzi del football e ne conosco un paio che hanno lezione con me.

Mi aggrappo agli occhi castano chiaro di un ragazzo che mi è familiare e inclino la testa mentre le macchie nere aumentano e la testa mi gira sempre di più.

Per un secondo, ma uno soltanto, spero che quegli occhi castano chiaro si scuriscano un po' di più e che quei capelli non siano così corti ma lunghi, lunghi e scuri.

Poi le gambe cedono e non so bene se qualcuno farà in tempo a prendermi o no.

 

Mi sembra passato un secondo quando mi sveglio, aprendo gli occhi di scatto. Grugnisco per la fitta alla testa che mi colpisce con forza e sbatto le palpebre un paio di volte mettendo a fuoco una stanza bianca e una finestra alla mia destra, una porta -probabilmente del bagno davanti a me- e un mobile che, sicuramente, custodisce i medicinali.

Non mi ci vuole molto per realizzare che sono in un'infermeria.

Respiro profondamente e quando sento una porta aprirsi mi volto di scatto, osservando il ragazzo che è appena entrato nella mia stanza.

È bello, incredibilmente bello con i capelli castani tagliati corti, gli occhi un po' più chiari e la pelle diafana. Il fisico snello è imbottigliato in un golfo grigio che lo abbraccia perfettamente, così come i jeans scuri che sono talmente perfetti per lui che sembra glieli abbiano cuciti addosso.

Realizzo poco dopo che è l'ultima persona che ho visto prima di svenire per non aver mangiato per sette giorni.

- Ehi – mi saluta e, per un attimo, il suo sorriso chiaro mi abbaglia. – Ti sei svegliata.

Si sistema nella sedia accanto a me e mette sulla coperta marrone che mi avvolge il corpo una busta di cartone con il logo dello Starbucks.

- Per quanto sono rimasta svenuta? – gli domando, e la mia voce incredibilmente roca un po' mi sorprende.

Lui mi sorride ancora togliendo dalla busta un bicchierone caldo che emana profumo di caffé e poggiandolo sul comodino accanto a lui. – Qualche ora. A quanto pare non mangi da un po' quindi ti ho preso un muffin al cioccolato – dice frugando nella busta e alzando poi lo sguardo su di me. – Non sapevo che ti piacesse quando sono uscito ma so per esperienza che i muffin al cioccolato piacciono a tutti.

Mi sistemo meglio sul cuscino e gli regalo un sorriso portandomi la busta sul grembo e pescando l'enome muffin al cioccolato.

Lo guardo leggermente restia e lo stomaco brontola per qualcosa, anche se non ho capito che cosa.

Ne stacco un pezzo piccolo e poi me lo porto alle labbra masticando piano per paura di vomitare.

Il ragazzo mi guarda e io lo osservo ancora cercando di ricordarmi inutilmente il suo nome.

- Comunque, piacere, – dice buttando giù un sorso di caffé e poggiando il bicchierono sul comodino, – io sono Boris – allunga una mano verso di me e io gliela stringo leggermente circospetta sorprendendomi di quanto sia morbida.

Non sono abituata affatto a questo tipo di mani.

- Ariel – dico e stacco di nuovo un pezzo del muffin con due dita mentre lui mi guarda curioso.

- Come la protagonista di Footloose?– chiede in un sorriso e io lo guardo ancora.

Adesso so per certo che io e questo ragazzo diventeremmo amici, perché è il primo che parla del film del preferito di mia madre e non di quello stupido cartone animato della Disney.

 

E ripensadoci, mi accorgo che quel giorno di gennaio avevo avuto assolutamente ragione.

Adesso è passato un mese da quando sono arrivata alla Avalon e Boris e le sue origini tedesche sono sempre assieme a me.

Mi aiuta a studiare, mi spiega storia, inglese, algebra e chimica praticamente sempre anche se lui ha un sacco da studiare per un test del giorno dopo.

Mi accompagna anche in piscina e nuota con me la mattina alle sei e la sera dopo il coprifuoco, mi viene a prendere in camera la mattina per accompagnarmi a lezione anche se, magari, il suo plesso è dalla parte opposta del campus.

La cosa migliore è che mi fa ridere e io non gli piaccio.

Siamo amici, mi abbraccia ogni due per tre ma non ha preteso altro. Esce con altre ragazze e le lascia perdere subito appena mostrano il primo segnale di gelosia nei miei confronti.

Non so perché lo faccia anche se è da un mese che mi prometto di chiederglielo e, alla fine, non lo faccio mai.

Sento Percy, Annabeth e Als almeno una volta alla settimana anche se è un po' un casino con Boris che mi sta sempre appresso.

Non che questo mi dispiaccia.

Quando sono con lui rido sempre di più, sorrido anche di più e ha messo un sacco di foto nostre su Facebook e Instagram facendomi vedere il numero di “mi piace” sempre alto perché, “io sono popolare, sirenetta”.

Quando sono con lui non penso neanche a Carter ma è quando sono da sola che arriva il peggio.

Quando sono da sola non c'è nessuno a farmi distrarre e la mia mente vaga, portandomi tra le sue braccia, sulle sue labbra, sotto il suo corpo e contro il suo petto.

Carter mi manca ogni giorno di più e mi odio per non riuscire ad odiare lui almeno la metà di quanto odio me stessa.

Dovrei farlo, dovrei odiarlo perché con me non è mai stato sincero eppure, quegli occhi pieno di me quando abbiamo fatto sesso (sempre se di sesso si trattava), non riesco davvero a dimenticarmeli.

A si, ovviamente Percy non è riuscito a far finta di niente e si è scontrato con Carter. Mi è anche dispiaciuto essermi persa un combattimento del genere, voglio dire, uno dei figli prediletti di Ares contro mio fratello e la sua immunità. Tipo una seconda guerra di Troia includendo il fatto che si sono quasi ammazzati solo per me.

Ho sgridato Percy, non avrebbe dovuto fare una cosa del genere, litigare con Chirone e inimicarsi Dioniso ancora di più solo per una mia causa ma poi, gli ho sorriso e lui ha capito che gli stavo silenziosamente dicendo “ti voglio bene”.

E gliene voglio davvero.

 

Guardo fuori dalla finestra la pioggia che picchia furiosa contro il vetro e mi chiedo che diavolo stia succendo sull'Olimpo, considerando che tempeste così non ne vedevo da tempo.

Le fronde degli alberi fuori dalla scuola sono tutte tirate verso sinistra, segno che il vento è più forte di quanto pensi e sorrido quando un lampo illumina il campo da football sul quale da' la mia camera.

Sasha sta litigando con Gale per lo smalto mentre Jennifer deve essere ancora sotto la doccia a giudicare dallo scroscio dell'acqua che sento da lì.

- Passami il rosso carminio – ordina quella voce petulante e sbuffo osservando per un attimo il suo riflesso dal vetro.

È seduta sul suo letto -quello più vicino allo specchio- con un ginocchio piegato su un asciugamano -di Gale, ovviamente- pronta per mettersi quello smalto di cui tanto parla.

Sento un rumore di boccette e dei passi leggeri prima di uno strillo che è un misto tra una furia e un gatto imbestialito, ergo, Sasha si è arrabbiata.

È una persona coerente, comunque. Ha sempre qualcosa di cui lamentarsi a ogni ora del giorno e della notte.

- Questo è rosso perla! – strilla e mi volto di scatto osservandola mentre agita al boccetta sotto il naso di Gale che la guarda con gli occhi verde scuro spalancati e terrorizzati, – io avevo detto rosso carminio, razza di idiota.

- Non trattarla così – ordino continuando a fissare la pioggia che scroscia con potenza.

- Fatti gli affari tuoi – sibila in mia direzione, in tutta risposta e salto giù dalla finestra atterrando sulla moquette con un leggero tonfo.

- Tu non trattarla così e poi mi faccio gli affari miei – le dico tranquilla voltandomi verso Gale e togliendole la boccetta di smalto dalle mani piccole e che un po' le tremano.

Le sorrido rassicurante e lei mi guarda come se fossi pazza anche se poi allenta la presa e mi lascia poggiare lo smalto sulla scrivania sotto la finestra.

Sasha respira a sbuffi lenti, enfatizzando la sua rabbia, e con i capelli a onde bionde e il volto rosso mi ricorda un po' una vacca di Apollo. Mi chiedo che farebbe se le agitassi un telo rosso davanti.

- Senti, Ariel – e sembra quasi uno sforzo pronunciare il mio nome, – stasera devo uscire con Sean e ho bisogno di essere ancora più perfetta quindi, adesso – da come mi parla sembra che mi consideri una bambina di cinque anni e le sorrido a labbra chiuse, inclinando un po' la testa. – Dammi lo smalto. – Ordina perentoria allungando una mano verso di me.

Faccio finta di pensaci battendomi l'indice contro il mento un paio di volte e trattenendo un sorriso per la sua evidente rabbia. – No, prenditelo da sola.

Sasha ringhia e poi si alza di scatto dal letto, stringendo i pugni lungo i fianchi. Faccio un passo verso di lei. Se mi vuole fronteggiare, allora che lo faccia bene.

Ho davvero bisogno di picchiare qualcuno e ora che ci penso, è da un po' che non lo faccio.

- Non mi sfidare – sibila e le rido in faccia tornando poi a fissare i suoi occhi azzurro cielo.

- Altrimenti? – la schernisco e prevedo un secondo prima la sua mano destra che scatta verso la mia guancia.

Le blocco il polso e Gale sussulta per la sorpresa. Quando la osservo con la coda dell'occhio vedo che si è messa due mani sulla bocca per non urlare.

Stringo il polso di Sasha un po' più forte e poi glielo piego, torcendole il braccio all'indietro.

I suoi occhi azzurri si riempono di lacrime e io le sorrido leggermente guardandola dall'alto mentre lei si contorce, cercando di seguire la direzione del polso.

- Sei tu che non devi sfidare me – le sussurro in un orecchio e poi le lascio il polso di scatto spingendola da un lato e andando verso la porta.

Mi abbasso di scatto e la spazzola rosa che mi ha tirato dietro va a sbattersi al legno, facendomi ridere.

- Magari la prossima volta – dico, sorridendole da sopra la spalle e il suo ringhio è l'ultima cosa che sento prima di chiudermi la porta alle spalle e uscire nel corridoio poco illuminato.

E da una parte, la ringrazio anche perché, seppur per pochi secondi, sono riuscita a non pensare a Carter. 


Angolo Autrice: 
Ehiiila<3 
Sono super puntuale, dite la verità ahaahah con un capitolo di passaggio ma comunque puntuale. Era necessaria un po' di calma seppur Ariel sia totalmente persa per la prima settimana, tanto che non mangia nulla. Sta talmente male che non vede neanche il motivo di prendersi cura di sé stessa e, per questo, sviene. Viene aiutata da Boris che, anche sa da questo piccolo capitolo spero vi piaccia comunque, per lei non prova niente se non amicizia. Lo giuro su Dio ahahha 
In ogni caso, ecco svelato il mistero del nome di Ariel ahahah Boris è il primo che pensa al film Footloose (che personalmente adoro. Guardate il remake che a mio parere è molto più bello dell'originale ahaha) e alla sua protagonista, invece della Sirenetta della Disney. 
Ho rotenuto necessario un po' di normalità in un contesto mitologico per cui, ecco qui un paio di stronze e la povera sfigata che viene ovviamente aiutata da Ariel ahahah 
E niente, spero mi lascerete un parere anche se il capitolo è infinitesimo e spero di riuscire a farmi perdonare col prossimo che è senza dubbio più entusiasmante^-^ 
Alla prossima, lo prometto! 
Vi adoro, 
Love yaa<3
x

P.s. sotto vi lascio le foto di Boris, Gale e Sasha:**



      




     
  
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