Lei è lì, distesa su un letto di fiori.
Bianchi come la neve.
Splendenti come la luna.
Oh, quale meraviglia giace così indifesa?
L'aria è satura di pianto e tristezza.
L'oscurità avvolge con il suo mantello tutto e tutti, ma solo quel fragile corpo non viene sfiorato. La sua bellezza è un qualcosa di magnifico, direi innaturale.
I miei occhi non riescono a distogliere lo sguardo, le mie mani fremono nel voler toccarla, le gambe si muovono da sole come governate da una forza superiore al mio volere.
Un profumo di primule accarezza le mie narici. La guardo. Mi guarda.

"Perché un fiore così giovane è appassito così in fretta?"

Le mani sfiorano il suo corpo, mentre la mia mente si sforza di restare lucida. Un lamento dalla coltre di tenebre che cinge le colonne. Un lamento sommesso, quasi impercettibile, giunge alle mie orecchie. Il cuore non cessa il suo battere, come tamburi da guerra. Il fiato mi vien smorzato da odore di zolfo mentre dal grembo di quella creatura innocente emerge una luce dorata.

È lei, la vedo ancora una volta.

Si siede su quella lastra di pietra, mi guarda con quegli occhi smeraldi da far invidia alle gemme di una regina.
Le gambe mi cedono, il cuore batte sempre più lento e non respiro.

La vista è inutile ora, solo una corona di luce mi si para davanti. Sento le sue labbra incontrare le mie, calde e morbidi.

Lei è amore. Lei è tristezza.

Lei è vita. Lei è morte.
 

E tutto si dissolve in polvere.