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Autore: Anmami    29/01/2015    3 recensioni
Niente è più lo stesso dopo gli eventi del Grady. Beth se n'è andata portandosi via molte delle speranze del gruppo. In particolare quelle di Daryl che, svuotato e devastato, è alla disperata ricerca di qualcosa in grado di alleviare il suo senso di colpa per non averla protetta, una giusta punizione per aver fallito così miseramente.
Questa storia è un viaggio. Un viaggio attraverso il dolore, passando per la disperazione e la sconfitta, fino ad arrivare quasi in fondo al tunnel, fino a raggiungere un piccolo spiraglio di luce.
Dal testo:
"Beth finalmente riposava, avrebbe passato l'eternità in quel prato, circondata da fiori e all'ombra di un albero secolare. Da viva avrebbe adorato quel luogo.
Daryl aveva scelto con cura il posto, senza nemmeno interpellare Maggie."
"Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 3
 
PLEASE DON'T SAVE ME


Capelli biondi, certo sembravano un po' più corti di come li ricordasse, ma il colore era quello. Occhi chiari, o almeno così gli sembravano.
Lineamenti forse leggermente più spigolosi, ma poteva anche sbagliarsi. Fisico minuto, ma coperto da vestiti dal taglio decisamente maschile che non le aveva mai visto addosso.
Ricordava di essere precipitato in quel burrone e altrettanto chiaramente avvertiva il dolore alla gamba ed al braccio destro, conseguenti alla caduta.
Aveva aperto gli occhi anche se, per qualche motivo che non riusciva ancora spiegarsi, gli era impossibile muoversi.
Davanti al suo viso l'immagine di Beth, gli aveva dato una sola certezza.

Era morto e quello era il Paradiso.

-Beth?- azzardò Daryl sottovoce aspettando una risposta.
Si sentiva terribilmente sollevato, finalmente libero da quel calvario che tutti chiamavano vita.
-Oh Reno! Finalmente ti sei svegliato!- rispose la ragazza accanto a lui.

L'arciere cadde in uno stato di confusione più totale. Quella non era la voce di Beth e, a guardarla bene, quella persona, nonostante la vocetta leggermente stridula, sembrava più un ragazzo che una ragazza.
Un altro punto di domanda lo assalì, il suo nome era Daryl, non Reno.
Ruotando appena il collo e osservando bene la figura accanto a lui, constatò, senza ombra di dubbio, che si trattasse di un ragazzo.
Capelli biondi a spazzola, occhi chiari, corporatura esile. Vestiti di almeno tre taglie più grandi ed un'espressione strafottente stampata in viso.
Non chiese nulla, troppo confuso per capire e troppo stanco per continuare a tenere gli occhi aperti, si riaddormentò, o forse svenne, non lo capì perfettamente.

Dopo quelle che a lui sembrarono ore, ma che in realtà avrebbero potuto benissimo essere giorni, riaprì gli occhi e si trovò davanti di nuovo lo stesso ragazzo con quel suo maglione informe.

-Doc! Reno è tornato tra noi!- disse il biondino rivolto ad una terza persona presente in quella stanza.
Dopo qualche secondo si avvicinò un uomo con un lungo camice bianco che aveva tutta l'aria di essere un medico.
Aveva dei buffi occhiali con una montatura nera e le lenti piuttosto spesse, che a giudicare dallo scotch con il quale erano avvolti, dovevano aver avuto un qualche guaio.

-Reno? Che nome è Reno?- rispose l'uomo guardando il ragazzo con aria interrogativa.
Il biondo, dopo aver udito la domanda del dottore, scosse la testa incredulo e si colpì la fronte con il palmo della mano.
-Il gilet di pelle, l'aria tormentata da motociclista triste e solitario... andiamo Doc! Non ti ricorda niente? Renegade! Reno Raines! Ma la guardavo soltanto io la TV prima di tutto questo schifo?- spiegò il ragazzo come se fosse la cosa più ovvia e banale del mondo.
-Certo... che sciocco... grazie Jordan.- disse il dottore, ironico.
Daryl osservò la scena sempre più confuso, ma a quel punto più consapevole.

Era vivo e quello non era assolutamente il Paradiso.
 
Prima che potesse azzardarsi a parlare il dottore lo precedette.
-Salve, sono il Dottor Reynolds e quel patito di serie TV è Jordan. Come si sente?- chiese con voce gentile.
Non ottenendo nessuna risposta da parte del suo paziente, si rivolse al ragazzo esortandolo ad uscire per permettergli di visitare il nuovo arrivato.
-Ci vediamo tra poco Reno!- disse Jordan uscendo dalla stanza.

Daryl tentò di muoversi, ma non riuscendoci, si accorse di avere braccia e gambe legate al letto.
-Mi dispiace per quello, una precauzione. Quando Jordan l'ha trovata in quel fosso era in un lago di sangue e non sapevamo se fosse stato morso, lei capisce no...?- spiegò il dottor Reynolds.
Come risposta ottenne soltanto un cenno del capo. 
-Allora... posso sapere il suo nome o preferisce che continui a chiamarla Reno?- chiese il medico allentando le cinte per liberare l'arciere e accennandogli un sorriso.
-Daryl.- rispose lui, secco.

Il dottore lo visitò, cambiandogli la benda intorno al polpaccio destro e ricucendo un punto che si era strappato sul braccio.
Quando ebbe finito, il ragazzo tornò nella stanza sedendosi accanto al letto di Daryl ed iniziò a fissarlo.
L'uomo, sentendosi a disagio, si voltò dall'altra parte e solo allora si rese conto di non sapere dove si trovasse né dove fosse la sua balestra.
Agitato si mise a sedere, con una certa fatica e si guardò intorno in cerca di risposte.
-Che ti prende Reno? Non è abbastanza comodo il tuo letto?- chiese Jordan, parandosi di fronte a lui.
-Dov'è la mia balestra?- si limitò a domandare Daryl ignorando completamente il quesito ricevuto.
-Tranquillo, è di fianco a te, vedi? Lì a destra, sul pavimento. Non siamo quel genere di persone.- rispose Jordan tentando di tranquillizzarlo.

Si voltò verso la direzione indicatagli e, trovandovi la sua arma ed i suoi effetti personali, si calmò leggermente, anche se il non sapere dove si trovasse faceva sì che il senso di inquietudine non si placasse del tutto.
Jordan, forse vedendolo in difficoltà, decise di fornirgli ulteriori spiegazioni.
-Vedi Reno, ero in spedizione con un gruppo e ti ho trovato agonizzante in mezzo a sangue e fango, non eri un bello spettacolo ad essere sincero, ti ho portato qui, il dottor Reynolds ti ha curato e... beh... eccoti! Tu però ti starai domandando: esattamente dov'è qui? Dico bene? Beh ci troviamo in una vecchia zona militare, era un centro di addestramento o una cosa del genere, cancelli, spessi muri di cinta, un posto sicuro insomma. Il capo, nonché il fondatore di tutto si chiama Patrick, lo conoscerai presto. Sai, era un patito di alieni e roba così ed ha deciso di chiamare questo posto "Area 51", una stupidaggine secondo me. All'inizio erano solo in cinque, ora siamo in sessanta, anzi sessantuno contando anche te.- spiegò Jordan, parlando talmente tanto velocemente da far quasi girare la testa a Daryl.

Non aveva mai conosciuto nessuno che parlasse così tanto o forse la sua percezione era leggermente sfalsata dopo i giorni passati da solo nel bosco.
Avrebbero fatto bene a lasciarlo in quel burrone, avrebbe senz'altro preferito morire piuttosto che ritrovarsi in mezzo a gente che non conosceva.
Tuttavia doveva arrendersi all'evidenza, lo avevano salvato e ciò voleva dire essere in debito, che voleva dire riconoscenza che significava doversi sdebitare.

L'ultima cosa che avrebbe voluto.

-Oh che scemo! Non mi sono presentato! Sono Jordan.- disse il ragazzo allungando la mano verso l'arciere.
Lui però non accolse l'invito a stringerla, si limitò a sdraiarsi ed iniziò a fissare il soffitto.
-Avresti dovuto lasciarmi morire.- affermò Daryl con un filo di voce.
Jordan non osò ribattere, forse offeso dalla totale mancanza di gratitudine, o forse colpito da quelle parole e dalla profonda tristezza che sembravano nascondere. Si avviò verso l'uscita, ma prima di lasciare l'uomo solo con i suoi pensieri, fece un ultimo tentativo.
-Le cose accadono sempre per un motivo, Reno, non dimenticarlo.-

-Daryl.- disse l'arciere, forse stanco di quel nomignolo, per lui senza senso, affibbiatogli da Jordan.
Il ragazzo restò in silenzio, rifletté per qualche secondo e poi scosse la testa.
-Daryl eh? No, non hai per niente la faccia da Daryl, credo che continuerò a chiamarti Reno.- affermò il biondo, sghignazzando e lasciando la stanza prima di ricevere una qualsiasi risposta.
  
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