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Autore: Clockworkgirl    29/01/2015    0 recensioni
Tutto inizia con una corsa nel bosco, che porterà la protagonista,Muirin, a scoprire un passato che non sapeva di avere. Si troverà tra due mondi non sapendo di appartenere a nesseno dei due.
spero vi piaccia!!! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correre per il bosco mi aveva completamente sfinito. Erano passate due ore da quando avevo lasciato la Casa per fare un passeggiata. Sarei dovuta tornare a breve, allontanarmi troppo non mi era concesso. Allora non conoscevo il motivo, ingenua com’ero. Credevo volessero farmi un dispetto. Tutte le sere sentivo provenire dalla Sala Grande dei discorsi concitati tra la mamma e Bea, la mia balia. Discutevano perché stavo crescendo e non volevano che mi mostrassi al mondo. Ero troppo giovane, dicevano.
Mi appoggiai al solido tronco della Grande Quercia, al centro della radura. Lentamente scivolai sul prato, sospirando profondamente per lo sforzo fisico. Mi lasciai cadere bruscamente all’indietro e quasi mi feci male sbattendo la testa. Sorrisi,era una giornata fantastica. Il cielo sembrava un dipinto: il sole chiaro splendeva nel centro, segno che ormai era mezzogiorno. C’erano poche nuvole vaporose che mi ricordavano la schiuma della vasca che mi prepara Bea tutte le sere. Uno stormo di rondini era appena passato sopra la mia testa. Decisi che quello era un posto perfetto per leggere un po’. Frugai nella tasca del mio vestito azzurro e tirai fuori il taccuino dei viaggi di papà. Mi piaceva leggere di tutte le avventure che aveva vissuto, in cui aveva conosciuto anche la mamma. Sognavo di compierle anche io, un giorno. Aprii una pagina a caso:
 
25 agosto 1984
Sneek, Olanda
Ho deciso di fermarmi in questa città per qualche giorno. Il tempo di rifocillarmi e riprendermi dalla spiacevole esperienza che ho avuto ad Amsterdam. La vecchia carrucola Filly non ce la fa quasi più, purtroppo. A breve dovrò comprarmi una nuova auto. Mi chiedo se i modelli di qui siano al pari di quelli italiani, che adoro. Lo scopriremo presto. Stamattina ho fatto una passeggiata tra i campi e sono finito ai piedi di un bellissimo mulino. Era alto più di 20 metri e le sue pale giravano a ritmo sostenuto per il vento. Un’esperienza entusiasmante. Credo che terrò altre ricerche sui mulini di qui.
L’esploratore Mario Boscarol
 
Era capitato un brano alquanto noioso purtroppo. Dov’erano l’azione e l’avventura che coloravano le pagine?! Quelle poche righe bastarono per cullarmi in un sonno tranquillo, accompagnato dal vento. Dimenticandomi completamente di tornare alla Casa prima che lo facessero Bea e la mamma, o si sarebbero accorte che mancavo.
Sognai di trovarmi in una caverna d’oro . La luce era abbagliante e ,come in molti sogni che facevo, non riuscivo a vedere chiaramente. Mi alzai in piedi cercando un uscita da quel sole sotterraneo. Ma, mi accorsi che dove io poggiavo i piedi o le mani, l’oro diventava pietra e svaniva. Presa dal panico cominciai a correre nella caverna sbattendo contro le pareti diverse volte. Mi ferii una spalla e colava del sangue. Lo sentivo scorrere caldo lungo al schiena. Piansi. Un po’ per il dolore, un po’  perché per causa mia era svanito tutto quello splendore. Ormai era tutto completamente buio. Sentii una goccia cadere al suolo, non sapevo se fosse sangue o lacrime. Dalla goccia caduta partì un raggio viola verso l’alto che illuminò tutta la caverna.
 
Una mano mi scosse la spalla destra. Proprio quella che mi ero ferita nel sogno. La tonda faccia di Bea e le sue morbide forme inondarono io mio campo visivo. “Signorina! Si svegli! Ha infranto di nuovo la Regola! Si rende conto della gravità della sua sconsideratezza?! Ha sedici anni ormai, non possiamo continuare a cercarla per i boschi dieci volte alla settimana!!! Ormai credevo l’avesse capito!”
Mi ripresi subito dal torpore. Dandomi mentalmente della stupida almeno cento volte. Come avevo potuto addormentarmi? Sapevo benissimo ciò che sarebbe successo!
Mi feci forza e mi alzai in piedi aiutata da Bea. Guardai il cielo e mi accorsi che era ormai pomeriggio inoltrato. Incredibile! Nemmeno al fame aveva potuto svegliarmi! Mi appuntai mentalmente che sarei dovuta essere più attenta in futuro.
Ci incamminammo lentamente verso la Casa. Durante il tragitto Bea attaccò con la sua solita parlantina instancabile “Oh,signorina! Non sa come era preoccupata vostra madre a non vederla tornare! Questa volta ha davvero esagerato! Povera padrona! Con una figlia come lei che non la fa stare mai tranquilla!”
Bea continuò fino all’ ingresso della Casa ,dove io mi dileguai saggiamente nella sala da pranzo. Purtroppo,vista l’ora,mia madre era proprio lì, seduta a capotavola. Nello stesso instante in cui mi vide, saltò in piedi e mi venne incontro sfregandosi nervosamente le mani. Non aveva mai amato sgridami, ma,purtroppo per lei, era mia madre.
“Eri alla Grande Quercia?”mi chiese. Io annuii. Pur sapendo che la Grande Quercia si trovava oltre il territorio in cui mi era concesso girovagare. “Avrei dovuto immaginarlo.” Aggiunse. Andava a finire sempre così. Lei si sentiva in colpa e di conseguenza mi sentivo colpevole anche io. Era sicuramente un riflesso incondizionato del suo lavoro. Non che ne sapessi molto. Mi aveva detto di essere una psicologa. E fino a qui niente di strano,credo. Ma poi aggiungeva sempre “Per i Diversi che non si sentono accettati”. La lettera maiuscola la si intuiva dal tono più marcato che usava nel pronunciare quella parola. Diversi. “Chi sono?”mi chiedevo ogni volta. E mamma ,notando il mio sguardo vacuo, rispondeva alla domanda non espressa con un “Non preoccuparti,Muirin.Il momento giungerà e capirai.”  Così passavo le notte intere a pensarci su,senza mai trovare una risposta.
“Ti rendi conto di quello che hai fatto? E se ti fossi persa?!Nel bosco ci sono animali pericolosi!Hai pensato a me?! Cosa avrei fatto senza mia figlia?!” mi rimproverò ,alzando la voce.
“Non credo sarebbe stato un grosso problema vista l’attenzione che mi dedichi!”risposi. “Tu ed io non parliamo mai. E poi mi vieni a chiedere cosa avresti fatto senza di me!”
Senza spiccicare altra parola mi accomodai al mio posto, alla sua destra. Qualche secondo dopo Gherard, il cuoco, ci portò da mangiare. Adoravo i piatti di Gherard! Ogni volta che ne assaggiavo un boccone mi sembrava di essere sempre più vicina al paradiso. Speravo ardentemente che avrebbero avuto lo stesso effetto anche quella sera. Magari sarei riuscita a trattenere le lacrime che mi pungevano gli occhi.
Il cuoco mise in tavola un invitante pollo arrosto con patate. Il fumo che ne saliva mi inebriava ,solleticandomi le narici. Senza pensarci due volte mi buttai sulla mia porzione. Anche quella volta Gherard non mi aveva deluso.  Quando mi si avvicinò per chiedermi un parere sulla cena ,alzai il pollice della mano destra in segno di approvazione. Avevo da poco letto un libro sull’impero romano e la storia del “pollice verso” mi divertiva molto.  Gherard esibì il suo simpatico sorriso sghembo e fece ridere anche me. Salutai tutti per dirigermi nella mia stanza. Ma come avevo immaginato mia madre mi si parò davanti. Di lì una scena al quanto ridicola di me che cercavo di scappare e mia madre che eseguiva un perfetto placcaggio ,mantenendomi sulla soglia. “Dimmi” dissi, cercando di apparire il più seccata possibile. “Non andiamo a letto dopo un litigio senza esserci riappacificate, dai!” A quel punto era ovvio che aveva vinto lei. “D’accordo mamma” risposi, sfoggiando un sorriso sincero per poi abbracciarla. Dandole la buonanotte ,salii le scale per mettermi finalmente a letto e leggere un po’. Misi un pigiama di lino e mi spostai verso lo specchio per legare i capelli in una treccia. Notai che erano cresciuti ancora rispetto al mese prima. Ormai arrivavano alle spalle. E il colore nero intenso contrastava fortemente con i miei occhi verde smeraldo. Mi infilai nel letto e sognai.
  
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