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Autore: DarkYuna    29/01/2015    5 recensioni
Nel terrificante silenzio della notte, dove l’unico rumore proveniva dal battere terrorizzato del mio cuore, capii che quel giorno tanto temuto era infine giunto: l’esilio del Principe Nuada, lancia d’argento, figlio di Re Balor, era terminato e adesso la sua rivalsa si sarebbe compiuta.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Principe Nuada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. 






 
 
Il respiro caldo uscii dalla bocca come una piccola nuvoletta di vapore e si abbatté sul vetro freddo, accanto a me.  
Disegnai ghirigori immaginari sulla finestra opaca e fissai triste le gocce di pioggia che piangevano dal cielo e morivano sulla via bagnata.
I cinerei nuvoloni gonfi si raggrumavano alle pendici delle montagne di Manhattan e annunciavano che il temporale si sarebbe proteso per altre ore, se non giorni.
Strade colme di persone che sfidavano coraggiose il diluvio, correvano veloci e plasmavano un paesaggio inquieto, annoiato e distante da me.
 
 
Era un tempo da schifo e peggiorava la stanchezza accumulata nelle notti insonni, trascorse nel letto di Nuada, che aveva deciso di amarmi come un condannato a morte, pronto ad affrontare la sentenza capitale.
Conoscevo la ragione di quel comportamento, ma non riuscivo a sollevare la questione con lui, per timore di litigare e perdere tempo prezioso, che potevo impiegare in sua compagnia.
 
 
Dalle cuffiette, la mia band preferita, mi separava dal frastuono del mondo e mi strappava dalla tangibilità quotidiana: un piccolo toccasana, prima di tornare al nascondiglio.
La musica e le parole andavano a nutrire il dolore che si dibatteva al centro dell’anima, lì dove lo squarcio pulsava e sgorgava sangue come un rubinetto aperto.
Il cervello era perso altrove, nella bolla tetra ed opprimente dei pensieri, che lavorano ad una velocità impressionante, elaborando una moltitudine indefinita di riflessioni e mille piani diversi, che mai si sarebbero realizzati.
 
 
Cercavo una motivazione valida, per far desistere Nuada dalla folle impresa, che lo avrebbe probabilmente separato via da me per sempre. Perfino lui stesso, non confutava una percentuale di sconfitta, ma solo con Mr. Wink, credendomi addormentata, poiché non avrebbe avuto il coraggio di dirmi addio definitivamente e nemmeno io.
Non lo rivelava mai a parole, tuttavia provava amore per me, solo che non riusciva a dimostrarlo, non come lo facevo io… non come un normale essere umano. Le piccole attenzioni che mi serbava, erano la forma muta di quel che nutriva e a me bastava.
 
 
Sull’orlo di una crisi di nervi, tolsi via le cuffiette e mi distrassi, servendo ai tavoli e prendendo altre ordinazioni. Però la voce nella mente proseguiva il monologo scoraggiato, inventando e assemblando idee stupide e alienate, a cui Nuada non si sarebbe mai sottoposto.
 
 
Voleva vendetta e sangue, non amore e tranquillità.  Avrei potuto donargli solo i secondi, però lui ambiva ai primi.  
 
 
Adocchiai l’orologio nella sala dell’elegante ristorante in cui lavoravo da un paio di anni, subito dopo la morte di mio padre. La fine del turno si avvicinava, quando il palloncino dei miei lugubri pensieri di morte, fu scoppiato dalla voce sorpresa di Alexia, la cameriera che mi affiancava nel pomeriggio.
Il biondo platino dei capelli, mi ricordò quello di Nuada e mi ritrovai ancora una volta sospesa tra due mondi, che mi reclamavano a gran voce: da una parte la razza di appartenenza e dall’altra, lì dove il cuore esisteva e dove mi sentivo realmente me stessa.
 
 
Una decisione aspettava di essere presa. Non avrei potuto a lungo dividermi tra gli umani e colui che voleva distruggerli tutti.
 
 
Alexia era ferma sotto il televisore della cucina, colma di odori, colori e cibi diversi, cotti e pronti per essere serviti ai clienti; l’espressione scioccata era puntata sullo schermo luminoso e alzò il volume, tenendo una mano dinanzi la bocca.
 
 
<< Oh mio Dio! >>, mormorò attonita, agitata dalle immagini che si susseguivano veloci al telegiornale. << È terribile! >>.  
 
 
Al notiziario, i giornalisti stavano intervistando un torreggiante ammasso di muscoli rossi, che parlava ai microfoni come se nulla fosse, quasi felice che il mondo mortale fosse appena venuto a conoscenza che, oltre gli esseri umani, questa terra, era popolata da ben altre creature, che si nascondevano nel buio. Dietro di lui una ragazza umana e un essere di colore blu, somigliante ad un pesce con le gambe, cercavano di sottrarsi dalle luci della popolarità.
 
 
Mi sentii d’un tratto come se fossi stata appena scoperta io stessa, meno umana di quel che potessi apparire, ma uguale nell’aspetto. Nessuno all’interno della cucina mi stava osservando, concentrati invece a studiare il comunicato sconvolgente.
La diversità si dibatteva al mio interno: fuori rimanevo una persona qualunque.
Provai a capire cosa fosse realmente accaduto, se il mondo sotterraneo era in pericolo, allorché un particolare sconcertante richiamò la rimescolata attenzione.
 
 
Identificai istantaneamente i due scrigni rettangolari neri, con il sigillo d’oro che, degli uomini in divisa bruna, stavano caricando su un camion della spazzatura e al contempo il numero alto delle vittime mi diede un forte capogiro, costringendomi a trovare appoggio al tavolino in ferro, dove erano posti i piatti colmi di viveri.
Nuada le aveva comprate al Mercato dei Troll quella stessa mattina, insieme a me e a Mr. Wink. Non avevo chiesto il contenuto di quei bauli, perché la risposta mi sgomentava. Lo stridere sinistro, era bastato per non indagare maggiormente.
 
 
Qualsiasi cosa fosse, aveva ucciso quelle persone durante l’asta ed era accaduto per mano sua. Ma non avrei pianto per questo.
Lo sgomento mi inchiodò a terra, incapace di parlare, pensare o semplicemente respirare e non ero nemmeno in grado di eseguire il semplice comando del cervello, di strapparmi via il grembiule per correre da Nuada, al nascondiglio.
 
 
La bile tossica rimase bloccata in gola, nel terrore puro di scoprire il corpo senza vita del Principe, riportato da Mr. Wink nel rifugio, in attesa del mio arrivo. Mi sarei tolta la vita, quella stessa notte.  
Stava bene? Era ferito? Lo avevano ucciso? E poi cosa? Se era vivo, mi sarei arrabbiata? Avrei chiesto spiegazioni? Sarebbe stato un addio definitivo?
 
 
Mi ero già dichiarata pronta a spalleggiare un assassino, solo che pensarlo era un conto e la realtà era un boccone amaro, che non riuscivo a digerire.  
Non avrei dovuto neppure pormi quelle domande inutili. Era nella sua natura e non era mai stato un mistero il fatto che, era nato per uccidere e che avrei assistito a questo terribile evento.
Non potevo e non volevo fuggire via, per sottrarmi alla promessa fatta a me stessa, decisa a stargli accanto, qualsiasi cosa fosse accaduta o che avrebbe compiuto.
 
 
La decisione spettava a me.
O restare tra la mia gente o lasciare ogni cosa ed entrare in un altro mondo, sorda e cieca all’olocausto in corso.  
 
 
La scelta era già presa.
Scrutavo uno ad uno i volti delle persone che avevano condiviso con me anni, risate, chiacchiere e problemi, immaginandoli morti, per volere di Nuada e la morsa attorno al cuore, ben presto si allentò, così come lo sconcerto di sapere chi era il responsabile del massacro di quei poveri innocenti.
 
 
Non mi importava di nessuno, se non di lui.
Perfino la mia salvezza contava zero e mi sarei sacrificata per salvarlo, da qualsiasi pericolo, che lo reclamava.
Si poteva amare sino a tal punto?
Si poteva amare un mostro?
Ero disposta ad assisterlo in questo squilibrio di sterminio, aiutandolo per giunta a camminare su una strada lastricata di cadaveri?
Sarei stata altrettanto colpevole e responsabile, nel sapere e nel non fare nulla per far cessare questo abominio.
 
 
Espirai e con il fiato, dalla bocca, uscì del tutto la ragione, così come il concetto di cosa fosse sbagliato o meno: Nuada viveva, gli altri morivano, la terra tornava sotto il suo dominio e io restavo con lui, fino a quando la mia natura mortale me l’avrebbe permesso.
Questo importava e mi sarei battuta per far sì che il piano riuscisse e lui fosse finalmente felice.
 
 
Sciolsi adagio il nodo del grembiule bianco, per non attirare l’interesse ed approfittai della confusione del telegiornale. Sgattaiolai via dalla porta di servizio.
Non sarei più tornata, quindi non mi sarei dovuta preoccupare di inventare una patetica scusa, volta a giustificare quel comportamento furtivo, ed evitare di perdere il posto di lavoro… il mio posto adesso, era al fianco del Principe Nuada.
 
 
Corsi sotto la pioggia battente, abbandonando tutto ciò che per me era umano e imboccando un percorso tenebroso, costellato di lacrime, sangue e irta di pericoli mortali.
Completamente zuppa, tremante ed esausta, scesi nel sotterraneo di Manhattan e continuai a filare lesta, i muscoli bruciavano e imploravano pietà, l’ossigeno nei polmoni sfregava e il freddo pungeva, ma non mi sarei fermata, almeno fino a quando non avrei raggiunto il nascondiglio per constatare che Nuada fosse vivo e non ferito gravemente.
Pregavo qualsiasi divinità in ascolto, che me lo lasciasse per sempre e che non potessi mai vederlo morire.
 
 
L’attacco di panico venne meno, non appena irruppi a perdifiato nel rifugio e la figura alta, longilinea, possente, abbigliata di nero ed integra del Principe degli Elfi, prese forma nel mio campo visivo. Ruppi ogni indugio e timore e mentre lui si voltava, stupito del mio inatteso arrivo in anticipo, mi gettai tra le sue braccia accoglienti e scoppiai in un pianto frenetico.
 
 
Ora ero a casa.
 
 
Era vivo e benché lo stessi stringendo con tutta la forza a mia disposizione, la paura che gli fosse accaduto qualcosa di brutto era stata così alta, da non permettermi di credere alla tangibilità.
 
 
<< Sonia. >>, sussurrò, meravigliato da quella condotta singolare, accarezzandomi i capelli e venendo a conoscenza delle angosce, che mi avevano spinta ad affrontare il diluvio. << Non dubitare mai delle mie capacità: sono più che in salute. >>.
 
 
Tirai più volte su con il naso, singhiozzando forte, incapace di fare altro, se non aggrapparmi a Nuada e constatare se stesse dicendo la verità o volesse solo calmarmi, con bugie.
 
 
Intrappolò il mio mento tra il pollice e l’indice e m’indusse ad alzare il viso, per incontrare gli occhi splendenti, sorridendo deliziato per quella preoccupazione esagitata, nei suoi confronti.
<< Non potrei mai mentirti. >>, affermò tenero e sfiorò la mia bocca gemente, in un bacio leggero, volto solo a restituirmi la calma che avevo smarrito. Un tocco delicato, che servì solo a farmene desiderare di più, come un’eroinomane con la droga più nociva. 
 
 
<< Non lasciarmi mai sola. Ti prego. Sei l’ultima persona che mi rimane. Dopo di te, ho perso tutte le persone che amo. >>, farfugliai affranta, asciugando le lacrime e provando a darmi un contegno.
 
 
L’espressione di Nuada cambiò brusca e la sgradevole sensazione che stesse per darmi una brutta notizia, mi ammutolii.
<< Stanotte resterai qui. I Bogart ti terranno compagnia. Ho bisogno di scambiare parole con mio padre e voglio che tu stia nell’unico luogo, che reputo sicuro. >>. Mi diede le spalle e proseguì a prepararsi per l’importante evento, come stava facendo, prima che lo interrompessi.
 
 
Un paio di piccoli Bogart erano seduti accanto al fuoco e si litigavano una lattina vuota di Coca Cola, stridendo in una lingua che non padroneggiavo. 
 
 
Questa era la prova: l’esilio di Nuada era terminato.
 
 
Aveva appena rotto un’antica tregua tra gli elfi e gli umani, uccidendo delle persone. E se stava tornando tra i suoi simili, di certo Re Balor, non gli avrebbe mai perdonato questo disumano peccato, men che meno l’assurdo intento di voler riprendersi la terra, che gli spettava di diritto.
Nuada non avrebbe cambiato idea, così come suo padre.
Quello non era un semplice avvicendarsi di opinioni, solo spargimento di sangue e morte certa.
 
 
<< No! >>, sbottai e la voce raggiunse picchi isterici altissimi. Lui proseguiva imperterrito, indossò sul tronco superiore una lorica corvina, per poi stringere il nodo della cinta in tessuto rosso, proprio sotto lo stemma reale dorato. << Non ti lascerò andare da solo. >>.
 
 
La spada d’argento prillò scattante e rapida tra le mani leggiadre, per poi essere ancorata nel fodero al fianco sinistro.
<< Non sarò solo. >>, commentò asciutto. << Mr. Wink mi accompagnerà. È un buon combattente. >>. Lo sforzo di quietarmi, fallì penosamente. Non volevo sentire ragioni.
 
 
<< Puoi portarti anche un carro armato e i bazooka dietro, non m’importa: io verrò con te! >>, ripresi ostinata.
 
 
Nuada smise di muoversi, fermo ed immobile nella durezza della postura elegante. Il vestiario scelto rendeva la figura snella, agile e raffinata. 
<< Vado da mio padre a dichiarare guerra agli umani e porto con me un’umana? Non sono molto credibile, non trovi? >>. Finalmente affrontò la mia cocciutaggine, restando però con un’espressione lieta, serena e divertita da tanta caparbietà.
 
 
Riuscì a zittirmi con il semplice raziocinio delle parole veritiere, ma non potevo cedere e non l’avrei fatto. Questa battaglia dovevo vincerla io a qualsiasi costo.  
Inarcai le sopracciglia e raddrizzai le spalle.
 
 
<< Puoi uccidermi davanti a loro, per far capire che fai sul serio… ma non andrai senza di me. >>.
 
 
Una cascata di emozioni si riversarono sul volto cereo, intanto che assimilava il significato tetro della frase.
Stupore. Incredulità. Irritazione. Mestizia.
E cosa anche?
Amore?
Forse, ma non ne ero certa e sarebbe stata una magnifica menzogna in cui credere. M’illusi che fosse spinto anche da quella ragione, per volermi lontana dal rischio, d’altronde aveva chiesto espressamente a Mr. Wink di portarmi in salvo, in caso qualcosa fosse andato storto.
 
 
Da sotto la lorica estrasse un pugnale, dall’elsa intarsiata di ricami dorati e adagiandola su entrambi i palmi, me la porse con un inchino del capo, nemmeno fossi una creatura a cui portava uno sconfinato rispetto.
 
 
<< Qualsiasi cosa accada… >>, iniziò a dire, alzando lo sguardo autorevole fino a me, << … voglio che tu usi quest’arma per difenderti da chiunque provi ad attaccarti. So che non hai mai combattuto e ucciso, ma tu sei più importante di chiunque altro su questo mondo. Anche più di mio padre e mia sorella Nuala… hai trascorso con me la solitudine del mio esilio. Se dovessi cadere in battaglia… >>.
 
 
Feci per contraddirlo, ma lui poggiò due dita sulla mia bocca, per far cessare la protesta.
 
 
<< Voglio che tu fugga via con Mr. Wink. Lui saprà dove portarti e tenerti al sicuro. >>.
 
 
Scossi la testa e me ne accorsi solo quando Nuada provò a farmi ragionare. Nella mente, immagini cruente, vedevano il Principe trafitto da una spada e crollare su stesso, spirando poi in un lago di sangue.
Il cuore si spezzò nell’istante preciso, in cui la lama lo trapassava da una parte all’altra e fui sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.  
 
 
<< Mai! >>, urlai e la voce risuonò nel rifugio, come un boato, soffocata poi dal fragore della metropolitana alle mie spalle.
 
 
Era tutto sbagliato e Nuada lo sapeva perfettamente.
Io.
Lui.
Noi.
Questa guerra.
Il proposito di reclamare la terra.
Il voler sterminare la razza umana.
 
 
Vi era molto più da perdere, che da guadagnare. Il prezzo era alto e, almeno io, non ero in grado di pagarlo, dato che, se lui fosse morto, con lui avrei smesso di vivere anche io.
Non ero in grado di tutelarlo e non riuscivo a pensarlo da solo, davanti ad una consistente milizia, che volevano fermalo a tutti i costi.
 
 
Scrollò impercettibile il capo, afferrandomi per le spalle, scuotermi energico e farmi comprendere bene i suoi ordini.
<< Devi! Devi lasciarmi andare e fuggire con Mr. Wink! Se cadrò, voglio essere sicuro che tu viva altrove. Giuralo sul tuo onore, Sonia. Giuralo! >>.
 
 
Respiravo a fatica, addolorata per quella promessa fasulla che stavo per pronunciare. L’amavo e non sarei mai scappata via, anzi, mi sarei aggrappata al corpo senza vita del Principe, fino a morire di dolore. Speravo che, almeno, Mr. Wink si sarebbe messo in salvo, così di questi anni, lui avrebbe conservato i ricordi per sempre nel cuore.
 
 
Nuada allacciò la mano alla mia, avvisato ora della menzogna, dell’insopportabile dispiacere che mi dava e le riflessioni desolanti che sfociavano dentro di me, come un mortale veleno.
 
 
<< Non mentirmi, Sonia. >>, pregò e il suono vellutato della voce morbida, fu come un balsamo sulle ferite dell’anima.
 
 
Presi il pugnale e lo infilai nella tasca interna del giaccone, preparata a difendere lui, più che la sottoscritta.
 
 
<< Non chiedermi di vivere senza il mio cuore, allora. Non me ne andrò senza di te. Mai! >>.
 
 
Una luce strana sfilò fulminea in quelle iridi zafferano e finalmente parve recepire quanto sconfinate fossero l’amore e la lealtà nei suoi confronti.
 
 
Sorrise tenero e tamburellò l’indice sul naso, adoperando un’indulgenza, mai sperimentata in precedenza.
 
 
<< Sei umana solo nell’aspetto fisico e per un fortuito scherzo del destino. Ma non appartieni neppure a questo mondo, mio essere celestiale… non vi è corruzione in te o avidità, solo luce che riesce a scaldare anche il mio gelo perpetuo. Mia impavida Principessa. >>.
 
 
“Mia impavida Principessa.”.
 
 
Sbattei le palpebre e non riuscii a credere alle mie orecchie.
Lo sgomento e il supplizio, vennero momentaneamente domati dall’incontenibile felicità, dettata dai termini che mi aveva regalato e per il modo in cui ora mi valutava.
Da un pezzo avevo smesso di indossare le vesti da essere umano e nel tempo, era divenuta simile a Nuada, più che un elfo stesso.
 
 
Sorrisi raggiante e lo baciai con trasporto.
Un bacio forte, infuocato, delicato, che reclamava tutto e niente, bisognoso di spingersi oltre e toccare vette inesplorate, fino a far girare la testa, come una potente droga, di cui diventare irrimediabilmente dipendenti.
 
 
Nuada era la cura e la malattia stessa, ed io avevo bisogno di entrambe, come l’aria per i polmoni.
 
 
I passi pesanti all’interno del piccolo tunnel, che anticipava il rifugio, spezzarono il momento idilliaco e nell’istante dopo, il Principe degli Elfi, era di nuovo spietato, crudele e pronto alla battaglia.
 
 
Mr. Wink apparve nel nascondiglio, grugnendo e ciondolando, goffo nel corpo alto e appesantito, con nessuna fattezza umana nell’aspetto fisico. Pronto a difendere Nuada e aiutarlo nella battaglia, amico fedele di mille avventure.   
 
 
Lui annuì deciso, segno che non vi era più tempo di indugiare e bisognava agire oramai.  
<< È ora di tornare a casa e verificare, quanto quella sia ancora casa mia e quanto, le persone che vi abitano, siano la mia famiglia. >>, disse il Principe deciso e risoluto, eppure, una nota amara nel tono, tradì il timore nascosto, che niente sarebbe stato come lo ricordava e che una funesta verità l’attendeva.  









 
Note: 
Eccomi qui con il secondo capitolo. 
Sono molto contenta che il primo vi sia piaciuto e spero anche questo. Mi ero dimenticata di dire che, anche se pubblico lentamente, la ff sarà pubblicata tutta e mai interrotta, perciò non vi preoccupate, che non la lascerò a metà! 

Ringrazio tutte le persone che mi hanno commentata e ai fantasmini che hanno solo letto in silenzio!

La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.
DarkYuna.  



 
 
  
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