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Autore: Lem_    30/01/2015    1 recensioni
Kurt e Blaine si incontrano per la prima volta in una caffetteria di New York, entrambi troppo presi dai loro problemi, quando incontrano l'uno gli occhi dell'altro si rendono conto di non essere poi così soli al mondo. Come avviene tutto ciò? Un semplice scontrino caduto dalle tasche del troppo frettoloso Kurt.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La casa di Kurt era un rifugio perfetto per quella sera e Blaine sentiva che lo sarebbe stato per tutta la sua vita.
Blaine percepì davvero qualcosa di speciale nel momento in cui, nonostante fosse bagnato fradicio, mise piede in quell'appartamento.
Un'ondata di calore gli fece arrossire le guance, o almeno così credeva, quando in realtà si rese conto che era diventato un peperone a causa di Kurt, il quale gli aveva sfoggiato un sorriso stravolgente per farlo entrare in casa.
“Accomodati, scusa il disordine, ma pare che la mia coinquilina, nonché amica-rompiscatole se ne sia andata senza avvertirmi e senza risistemare il divano.”
“Tranquillo, casa mia è messa peggio.”
Kurt rise e a Blaine fecero visita le farfalle nello stomaco; non sapeva cosa aspettarsi da quel ragazzo, non sapeva cosa volesse diventare per lui, un amico, forse? Sapeva solamente di aver bisogno di qualcuno che gli sconvolgesse la vita, che lo facesse tornare a ridere e qualcuno su cui avrebbe potuto contare. Tutto questo riusciva a riconoscerlo in Kurt, nel suo modo di fare, nella sua risata, nel modo in cui sorrideva e agli angoli della bocca si formavano delle dolci fossette, nei suoi occhi: il colore del mare si era fuso con il verde corallo e ogni sfumatura dell'iride sembrava corrispondere al quadro più bello che avesse mai contemplato.
Blaine si rese conto di stare di nuovo fissando Kurt, per evitare di sembrare pazzo per l’ennesima volta cominciò a guardarsi intorno e ad esplorare ogni angolo della stanza che non fosse il ragazzo, impresa ardua, dato che questo si muoveva in continuazione tra il divano e il tavolino.
Stava osservando una foto su una libreria che ritraeva Kurt e un ragazzo più alto e robusto di lui, quando sentì una voce davanti a lui: “Okay, ho appena controllato il telefono e pare che Rachel, la mia amica, sia andata a casa del suo nuovo ragazzo o come diamine lo chiama lei. Tornerà domattina, come al solito. Ho fatto un po' di ordine qui, puoi sederti ora.” Kurt gli pose una mano sulle spalle e lo invitò a togliersi il cappotto bagnaticcio.
Blaine si avvicinò al divano e si sedette, così fece anche Kurt.
Un lieve imbarazzo si creò tra di loro, ma prima che potesse crescere, Blaine improvvisò: “Sei stato davvero gentile a farmi venire qui, grazie.”
Kurt sorrise e rispose con una voce calda e dal tono gentile: “Figurati, io di solito non esco mai con la pioggia, non so cosa mi sia preso stasera.” sbuffò e Blaine sorrise, ma presto quel sorriso si trasformò in una smorfia e poi in uno starnuto.
Kurt aveva iniziato a ridere nel momento stesso in cui Blaine aveva fatto una faccia buffa e poi aveva preso a starnutire tre volte di fila.
“Ehy, non è divertente! Credo di avere un po' di febbre.” disse Blaine portandosi la mano sulla fronte.
“Aspetta, controllo io.”
La mano di Kurt si posò sulla sua fronte e se Blaine non avesse saputo di avere la febbre, avrebbe giurato che tutto quel calore dentro di sé era stato generato dalla mano dell'altro.
“Sì, direi che sei un po' caldo” il volto di Kurt era a pochi centimetri dal suo e poteva sentire il sapore della cioccolata provenire dalle sue labbra.
Blaine cercò di rimanere calmo. Assolutamente calmo. Tentò di mettere insieme due parole e alla fine ne uscì un: “Sarà meglio che mi sbrighi, allora.”
“Ah no no no, puoi scordartelo! Tu rimani qui.” disse Kurt con fare protettivo.
“Voglio dire, a meno che tu non abbia davvero bisogno di tornare a casa, in quel caso beh si, ti dico come arrivarci, così potr-”
“Va bene, Kurt. Resto.” riuscì a dire velocemente Blaine, fermando la cascata di parole che uscivano dalla bocca di Kurt che sembrava essere andato in panico.
Kurt si rilassò visibilmente e i suoi occhi si fermarono su quelli di Blaine.

*

Ho appena chiesto ad un ragazzo che non conosco di rimanere a casa mia per la notte. Ma davvero Kurt? Davvero? Cosa diamine ti prende! Ti avrà preso per una stalker o un maniaco o chissà cos'altro.
Kurt guardò Blaine negli occhi e tentò di comporre una frase con un pizzico di senso logico, così da non risultare matto, anche se forse era troppo tardi.
“Come fai di cognome, Blaine?”
Blaine sorrise a quella richiesta e Kurt pensò che se fosse così facile farlo sorridere, avrebbe continuato all'infinito pur di vederlo fare continuamente.
“Anderson, Blaine Anderson, e tu?”
“Io Bond, Kurt Bond.”
Entrambi risero rumorosamente e Kurt aggiunse: “Sembravi davvero James Bond! Comunque Kurt Hummel.”
Dopo aver rotto il ghiaccio con quella risata, iniziarono a parlare dei loro passatempi e delle loro passioni: Kurt aveva intuito che Blaine amava indossare papillon, ne aveva uno dai colori particolarmente vivaci quella sera, giallo con delle strisce verde scuro. Blaine invece, prese in giro Kurt per il suo foulard al collo, anche se in realtà lo trovava adorabile, ma non poté trattenere una risata non appena quest'ultimo gli mostrò la sua collezione di foulard di ogni tipo, ordinati rigorosamente per colore.
“Ehy, tu hai i tuoi papillon e io i miei foulard, Anderson!”
“Ovviamente, Hummel.” rispose Blaine con tono scherzoso, nonostante avesse qualche linea di febbre sembrava stare bene, ma Kurt non ne era molto convinto così propose di preparargli un thè caldo.
I due iniziarono a sorseggiare il thè, rimasero in silenzio per almeno cinque minuti e poi fu Blaine a riprendere a parlare: “i tuoi thè sono sempre così particolarmente speciali e gustosi?”
Oh dio, ha detto che sono speciali. I miei thè sono speciali. É un sogno vero? Sto sognando sicuramente. Che poi non sono neanche riuscito a capire se sia gay o no, a volte sembra flirtare con me, a volte no. Aspetta, ma io non so cosa diamine voglia dire flitare. Dio mio devo fare meno il complessato.
Kurt fece un sorriso di approvazione e gli guardò le labbra per un momento, finché Blaine non ricominciò a parlare.
“Da quanto sei a New York?”
“Circa un anno e mezzo, sono qui con la mia amica Rachel e frequentiamo insieme la NYADA.”

Le parole venivano fuori leggere, come se quei due si conoscessero da sempre.
Kurt sembrava aver trovato finalmente le note perfette per comporre la sua melodia e sapeva che quelle note erano le parole calde di Blaine, i suoi sorrisi ed i suoi occhi di cui non era ancora riuscito a definirne davvero il colore.
“Tu invece?”
“Io studio musica alla Juilliard School, è una scuola difficile, ma spero di riuscire presto a far uscire un mio album.”
“T-tu scrivi canzoni?” disse Kurt sorpreso.
“Sì beh, mi piace molto suonare la chitarra, ma soprattutto il piano e quando inizio a sentirmi meglio suonandoli, le parole mi appaiono nella testa e ho il bisogno di scrivere e scrivere.”
Kurt non lo sapeva. Non sapeva il momento esatto in cui aveva smesso di vedere ed iniziato a guardare veramente Blaine.

Il fatto che scrivesse canzoni lo aveva davvero emozionato, voleva saperne sempre di più su quel ragazzo dalla chioma mora, così senza nemmeno accorgersene, si erano fatte le tre di notte e i due stavano ancora parlando.
In realtà, l’ultimo a parlare fu Kurt: “e quindi sì, Sue Sylvester stava davvero per sabotare il  nostro viaggio a New Yo-” Blaine si era addormentato.
Kurt rimase a guardarlo per alcuni minuti, posò lo sguardo sulle sue ciglia nere e lunghe e pensò a quanto potessero sembrare ridicole, ma a lui piacevano un sacco.
Guardò attentamente le sue mani, erano snelle e lunghe, tipiche di un pianista, guardò le venature che partivano dal dorso della mano e si nascondevano sotto la maglia nera a maniche lunghe. Quanto avrebbe voluto vedere dove finiva il loro percorso, lo immaginò nella sua mente e facendolo arrivò ad alzare la testa fino ad intravedere le sue labbra.
Carnose e rosso fuoco, un effetto della febbre? Cosa importava, avrebbe voluto baciarne ogni singolo punto.
Blaine si mosse e Kurt andò in panico per un momento, poi si accorse che stava ancora dormendo e tirò un sospiro di sollievo, andò nella sua camera e prese una coperta, tornò e la stese un po’ sul corpo di Blaine ed un po’ sulle sue gambe, poi prese il cellulare e scrisse a Rachel:
Quando torni domani mattina fai piano perché abbiamo ospiti, okay?
Da Rachel:
Ospiti?? KURT HAI TROVATO FINALMENTE UN RAGAZZO? OMG, no allora a questo punto non ritorno a casa, tanto la casa di Finn è quasi vicina alla NYADA, posso andarci da lì.
Divertiti e raccontami tutto domani! (I dettagli sconci sono ben accetti :-*)
Kurt scosse la testa leggendo quel messaggio, Rachel era davvero  incredibile.
Era la più fastidiosa/punsecchiante/egoista ragazza che avesse mai conosciuto, eppure andavano così d’accordo. Facevano entrambi parte del Glee Club della loro scuola a Lima ed erano entrati in competizione da subito, facevano gare per ottenere gli assoli e si urlavano contro la maggior parte del tempo, ma poi, una volta stesi sul letto a guardare la loro serie tv preferita, iniziavano a scusarsi l’uno con l’altra e davano il via ad uno spettegolare infinito su alcuni loro compagni di corso.
Rachel l’aveva salvato dai bulli, l’aveva fatto maturare e di questo gliene sarebbe stato eternamente grato.
Con un piccolo ma sincero sorriso in volto, Kurt si addormentò.

*

Erano le 8.30 quando iniziò a suonare il cellulare di Kurt con “All the single ladies”.
Si erano addormentati la notte prima uno su una spalliera del divano, uno sull’altra, ma inspiegabilmente il mattino seguente Kurt si ritrovò proprio sulla pancia di Blaine.
I due sobbalzarono sentendo il cellulare, Kurt si rese conto della sua strana posizione e le sue guance presero fuoco come quelle dell’altro.
“Oddio scusami, io- io mi sono addormentato lì e non so come sia arrivato fino qui!”
si sbrigò a dire alzandosi frettolosamente dalla pancia di Blaine. Quest’ultimo era ancora mezzo addormentato e gli sorrise rassicurandolo.
Kurt si mosse verso il telefono e rispose. La voce squillante di Rachel dall’altra parte del telefono poteva sentirsi fin dall’altra parte del mondo.
“Dove sei finito? La lezione è cominciata da un’ora, la Tibideux è infuriata!”
Kurt riorganizzò le idee per un momento.
Aveva fatto davvero tardi per la prima volta in vita sua. “Oh, scusa Rachel, è che mi sono addorment-” non lo fece finire che subito quella gli strillò nell’orecchio tanto che Kurt dovette allontanare il telefono.
“Va bene, va bene” si fermò un attimo. “Comunque ho detto a Carmen che stavi un po’ male” disse con voce più calma, come se si fosse appena ricordata qualcosa. Poté quasi sentire il sorriso formarsi sul suo volto.
“Grazie Rach. Ti raggiungo subito”. Kurt premette il tasto rosso sul suo cellulare.
Durante la chiamata non si accorse che Blaine era già sulla soglia della porta con il cappotto, l’ombrello e il suo cappello verde. Questo gli sorrise caldamente e si rivolse a lui con un fare completamente nuovo, come se passare una serata insieme li avesse fatti passare ad un livello successivo ed i loro cuori fossero un po’ più vicini, un po’ meno soli.
“Grazie di tutto Kurt, devo andare anche io adesso, mi piacerebbe rivederti qualche giorno”.
Successe tutto in un secondo, Kurt stava per replicare, quando Blaine si chiuse la porta alle spalle ed un pezzo di carta bianca cadde a terra come una soffice piuma.
Si piegò per prenderla e si rese conto di avere tra le mani lo scontrino della pasticceria “Coffee and Chocolate” dove aveva visto Blaine la prima volta, la sera prima.
Sopra il prezzo risaltavano 10 cifre scritte palesemente di fretta.
Gli aveva lasciato il suo numero di telefono.
Kurt inizialmente provò una gioia immensa, talmente incontenibile che una leggera risatina ed un verso incomprensibile uscirono dalla sua bocca, passò il pollice su quei numeri, ma immediatamente un’emozione che conosceva benissimo e che stava evitando da anni, tornò a fargli visita: paura.
Paura di innamorarsi di una persona che per qualche motivo poteva non ricambiare, paura di non sapere come amare, di non riuscire a superare un rifiuto, paura di ricadere in quella voragine in cui era stato spinto dai bulli della sua scuola.
Perché Kurt Hummel era questo: un insieme di emozioni contrastanti, un’insalata ben condita con ansia, malinconia, paranoia, egocentrismo, ma anche amore, tanto amore da dare e gioia nel riceverlo. Ma ripensò subito a Blaine, a quanto bello fosse il suo sorriso e a quanto i suoi occhi assomigliassero al più caldo dei soli.
Così si ricompose, pensò che forse, per una sola volta, avrebbe potuto rischiare.
Salvò il numero in rubrica e si affrettò a scrivere un messaggio a Blaine.
Questo è il mio numero, Blaine Anderson, ci vediamo.
P.s. prima o poi dovrai spiegarmi come hai fatto a tornare a casa senza sapere quale strada prendere!

Il cellulare vibrò subito dopo.
Blaine:
Veramente ho preso in prestito una tua cartina della città, la prossima volta te la restituisco ;)
Kurt sorrise ed in un attimo, tutti quei pensieri negativi che si erano fatti spazio nella sua testa cominciarono a scomparire pian piano, come il sole al tramonto dietro un maestoso albero. Decise di farsi una doccia veloce ed ebbe di nuovo il tempo per riflettere su quello che gli stava succedendo, si mise addosso dei pantaloni rossi aderenti che avrebbero fatto morire di asfissia ogni singola porzione delle sue gambe nelle prossime ore, una camicia bianca e l’immancabile foulard, ovviamente rosso e bianco per abbinarlo ai pantaloni.
Prese la borsa con gli spartiti e il necessario per la lezione, le chiavi di casa e rivolse un sorriso allo scontrino che mezz’ora prima aveva posato delicatamente sul mobile accanto alla libreria, come fosse una reliquia. Decise di metterlo nel portafoglio.

*

Blaine aveva impiegato almeno due ore per arrivare a casa, la cartina di Kurt non era stata tanto d’aiuto, o forse il problema era il suo scarso senso dell’orientamento o ancora, forse il problema era la costante presenza di Kurt nei suoi pensieri.
Per tutto il tragitto aveva pensato a lui, a come fosse stato gentile, al suo the caldo per farlo riprendere, alla sua mano posata sulla sua fronte, ai suoi occhi azzurri come il cielo.
Erano ormai le dieci e mezzo e Blaine si ritrovò finalmente davanti al portone di casa, entrò e sprofondò sul divano beidge in mezzo alla sala, era venerdì e quindi non aveva lezione, così pensò di suonare un po’ il pianoforte per rilassarsi, ma non appena si alzò, qualcuno bussò alla porta.
Quando la aprì, Blaine si ritrovò di fronte al suo ragazzo: capelli castani pettinati con un ciuffo all’insù e quegli occhi verdi penetranti, così diversi da quelli di Kurt.
Lo fece entrare e Sebastian poté leggere disapprovazione nei suoi occhi.
“Che ci fa qui?” esordì Blaine, quasi volesse accusarlo di violazione di domicilio.
Il ragazzo dagli occhi verdi era visibilmente a disagio, come del resto lo era stato nelle ultime settimane, Blaine se n’era subito resto conto, ma non avendo il coraggio di parlarne, si era limitato a prendere le distanze.
Ormai cosa era riamasto di loro due? Sinceramente, a Blaine importava poco, Sebastian era cambiato e pensò che forse anche lui stesse cambiando, perché con Kurt aveva avuto il coraggio di essere se stesso e di dimostrarsi  un ragazzo più sicuro, per quanto non avesse mai pensato di esserlo. Kurt, ecco che ci ripensava di nuovo.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal castano che con voce sicura gli disse: “Passerò una settimana a Parigi, vado a trovare i miei per un po’, così possiamo festeggiare il ringraziamento insieme.”
“Sai, non posso portarti con me perché, si beh...” aggiunse farfugliando.
“Certo, capisco, tranquillo Seb, devi stare con la tua famiglia, no?” disse Blaine quasi in tono sarcastico, come se dopo così tanto tempo lui non ne facesse ancora parte.
“Esatto, beh sì, io vado.”
I due si dettero un bacio a stampo, Blaine quasi si sforzò nel farlo, ma non lo dette a vedere, in fondo era andato a salutarlo e non l’aveva lasciato senza sapere niente come l’ultima volta, quando doveva andare a Madrid con degli amici.
E poi aveva una settimana per pensare, riflettere e magari raccimulare un po’ di coraggio e dire a Sebastian che no, non poteva andare avanti così, l’avrebbe quindi lasciato.
Sebastian scese i tre scalini della casa di Blaine e si voltò per fargli un cenno con un mano.
Blaine rientrò e come fulminato da un’idea geniale, prese il telefono e scrisse a Kurt.
Central Park stasera alle sette, ti va? Devo restituirti la cartina!
Quella della cartina era una scusa tremendamente palese, ma a Blaine non importava, voleva solo rivedere Kurt.
Due minuti dopo vibrò il cellulare.

Kurt:
Solo se passiamo da Coffee and Chocolate per una cioccolata. E dei dolci.

Blaine rise e digitò immediatamente:
Ovviamente.






Angolo dell'autrice:
Salve belle personcine, so che sono mooolto in ritardo, di una settimana tipo, ma sono stata impegnatissima e ho avuto parecchi compiti in classe ç_ç Quindi dovete perdonarmi ;;
Per voi ho sfornato il secondo capitolo, spero vi piaccia e che la storia vi inizi a sembrare più interessante, perché per quanto ho in testa io, lo diventerà piano piano capitolo per capitolo.
Non ho dimenticato il genere 'angst' eh eh, ce ne sarà da penare qui!
No vabbe, scherzo *evil face*
Spero vi piaccia;
grazie alle persone che hanno recensito, a tutte queste visite e alle persone che hanno messo la storia nelle 'seguite', vi amo tanto çç
Stasera esce la 6x05, siete pronti? Credo che morirò per eccesso d'amore e shipping domani ç_ç
Un bacione.
 
  
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