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Autore: elisbpl    30/01/2015    3 recensioni
New Jersey, Gennaio 2016.
L'idea sembrava morta, ma non lo è. L'idea è folle. L'idea è viva, sembra più viva che mai.
Ma come ha potuto un'idea così potente scorrere, andare via, trasportata dalla corrente? Semplice: non l'ha mai fatto. L'idea sa nuotare. E' stata brava a nascondersi in attesa di una nuova era. L'idea sopravvive.
E loro torneranno.
Sembri viva, idea.
Che ne dici?
___
[dalla storia:
"-Non scappare via. Non farlo più.
-Non lo farò. Giuro su ciò che vuoi che domani sarò ancora qui.
-Mi fido.
-L’hai sempre fatto.
-Lo so."
___
Sospirò e deglutì prima di parlare, questa volta a bassa voce, il tono tra il triste e il rassegnato: - Quindi, cosa vuoi fare, Gee?
Il cantante accennò un sorriso e parlò sicuro, le mani ancora sulle sue guance, guardandolo sempre fisso negli occhi: - Voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~Capitolo 5.
“Stand up fucking tall
Don’t let them see your back
Take my fucking hand and never be afraid again
We’ve only got once chance to put this at an end”.


 

Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
- Mi prendi per il culo? - Frank fece un passo indietro e si sottrasse al suo tocco, guardandolo storto.
- No! - Gerard alzò le mani e lo guardò spalancando gli occhi - No, Frank! Guardami! Non vedi come mi sono ridotto? Quando mai ho parlato così? Mi conosci! - sospirò e abbassò le braccia, lo sguardo e il tono di voce contemporaneamente - Mi conosci più di chiunque altro.
Frank spostò il peso da una gamba all’altra in silenzio mentre, probabilmente, stava soppesando le sue parole: - Se quei due ragazzi non mi avessero chiamato, ora non sarei qui. E tu non mi staresti dicendo queste cose. No?
- Cosa credi ci faccia io in New Jersey, una sera a caso di gennaio? - Gerard alzò di nuovo lo sguardo su di lui.
- Cazzo ne so io? Magari andavi a trovare i tuoi. Ma non stavi venendo da me. Non sei mai stato tu a venire da me - Frank allacciò di nuovo gli occhi ai suoi e lo guardò tristissimo. Il cantante si sentì invadere da una sensazione orribile. Lui… teneva a Frank. L’aveva sempre fatto. E nella vita non aveva fatto altro che deluderlo.
- L’intenzione era quella, io volevo parlare con te. Stavo solo prendendo tempo perché sono un cagasotto, ma voglio cambiare. Sono già cambiato. Ti prego, dammi un’altra possibilità - questa volta era arrivato davvero a supplicarlo.
- È che non voglio illudermi, Gee…
- So che non è giusto quello che sto facendo, ma sono stanco di scappare anche da me stesso. E soprattutto da ciò che provo, e, per questo, Frank, ascoltami. Se io stessi… - deglutì prima di riprendere a parlare, cercando di ostentare nella voce una sicurezza che non aveva - Se io ora fossi qui. In questo momento. In questo preciso istante della mia vita, della nostra vita, a… Ad aprirti il mio cuore, come non ho mai fatto. A dirti che lo so che nella vita ho fatto tante cazzate, ma so anche che la più grande, oltre a quella della band, l’ho fatta con te. A dirti che la persona della quale più sento la mancanza sei tu. Se fossi qui a dirti che, da quando sono andato via da te quella sera, mi sono indurito talmente tanto da non capirmi più nemmeno io, che senza di te non faccio altro che stare di merda, costantemente, e che non faccio altro che sognarti ogni volta che dormo… Frank, se ti dicessi questo, mi crederesti?
Il chitarrista rimase in silenzio, gli occhi ancora incollati ai suoi, e Gerard vide passare nel loro riflesso le scene di una vita intera, di una vita precedente, che sembrava passata per non tornare più, andata via da troppo tempo e talmente di botto da sembrare irreale. Poi lo vide annullare la già poca distanza tra i loro visi, e chiuse gli occhi quando le loro labbra andarono a scontrarsi.
Fu un bacio violento.
Frank gli prese il viso tra le mani e si strinse a lui, Gerard gli circondò il busto con le braccia come a voler confermare che non era nient’altro che quello, ciò che voleva, ciò che stava aspettando da troppo tempo. Dischiuse le labbra con un sospiro e fece intrecciare la lingua con quella del suo chitarrista quando lui andò a infilare le dita tra i suoi capelli e a tirarli con forza, come se avesse voluto fargliela pagare per tutto ciò che aveva passato per colpa sua. E aveva ragione, ma ormai a Gerard non importava più niente. Il passato non contava più, dal futuro non voleva aspettarsi niente: c’era solo il presente, le labbra di Frank sulle sue, c’era solo Frank, Frank, Frank. E, si rese conto davvero, quella volta, non aveva mai voluto nient’altro.
Si separarono dopo quella che parve a entrambi un’eternità, una deliziosa eternità, e Gerard poggiò la fronte contro quella del chitarrista, gli occhi ancora chiusi, i respiri affannati che si mischiavano.
- Perché mi stai facendo questo? - fu Frank il primo a parlare, senza accennare ad abbandonare la strana posizione in cui si trovavano.
- Non voglio più nascondere ciò che sono. Non voglio più fuggire - Gerard sospirò e aprì gli occhi per incontrare di nuovo i suoi - Ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti. Ho bisogno di te.
Frank scosse la testa e si allontanò, poi prese a camminare per la stanza, gesticolando esageratamente mentre parlava: - Gee, ma ti rendi conto che non abbiamo più vent’anni? Siamo padri di famiglia, cazzo. Non possiamo prendere e agire d’istinto, fare cazzate come se nulla fosse! Ti rendi conto del fatto che abbiamo spezzato il cuore a migliaia di persone tre anni fa, vero? Abbiamo spezzato i nostri cuori. Abbiamo detto che saremmo andati avanti, che avremmo fatto altre cose… Abbiamo detto troppe cose. E adesso vorresti dire alla gente che erano solo parole, parole al vento? Bene, fallo! E poi? E poi, chi ti crederà più, Gerard? Io? Io ti credo perché ti amo e l’ho sempre fatto, ma come puoi pretendere che persone che neanche ti conoscono…
- Frank - Gerard l’aveva raggiunto al centro della stanza e gli aveva afferrato il polso per fermarlo sia dal gesticolare che da quel fiume in piena di parole che si stava riversando fuori dalla sua bocca. Quanto gli era mancato, cristo. Gli mise giù il polso guardandolo cauto, come ad accertarsi che non avrebbe ricominciato a dare di matto - Mi… Mi ami ancora?
- Senti, Gerard - il chitarrista chiuse gli occhi e prese un grosso respiro - Davvero, ascoltami tu, ora. Sediamoci e parliamone con calma, magari davanti a un tè, perché credo che stia per venirmi un esaurimento nervoso.

Dieci minuti dopo erano entrambi seduti sul divano con una tazza fumante in mano, l’idea di mangiare cinese presa e buttata nella spazzatura assieme ai contenitori del ristorante da asporto. Nessuno dei due aveva proferito parola, se non per i circostanziali “Quanto zucchero?”, “Quasi niente” e “Almeno i biscotti li mangi, vero?”, e ora erano di nuovo in silenzio, e Gerard riusciva a sentire il battito del cuore di Frank forte quasi quanto il proprio.
- Stai meglio? - gli chiese a un certo punto, la voce bassa.
Frank si prese un po’ di tempo per rispondere. Probabilmente non voleva lasciarsi scappare più nessuna cazzata, perciò stava ragionando sulle parole da usare per rispondergli. Forse stava cercando delle parole carine per non ferirlo troppo: alla fine, Frank conosceva Gerard, nonostante tutto, e doveva aver capito quanto gli fosse costato dire tutte le parole che gli aveva detto, e che stava continuando a digli, da quando si erano rivisti. Ma decisamente Frank non avrebbe dovuto avere paura di ferirlo: Gerard era sempre stato così stronzo, e l’aveva ferito così tante volte… Probabilmente, pensò, dopo tutto quello che aveva fatto, non meritava altro che un grandissimo calcio in culo anche solo per essersi permesso di pensare cose del genere, e per aver attraversato il paese principalmente per andare a rompere il cazzo al povero chitarrista che ormai aveva una vita nella quale lui non c’entrava niente, e quello era troppo buono come al solito. Non se lo meritava neanche un po’.
Frank continuava a tacere, e Gerard avrebbe giurato di poter sentire il ronzio forte e allo stesso tempo confuso dei suoi pensieri. Chissà che ragionamenti stava facendo. Forse stava cercando un modo di ritirare tutte le parole che aveva detto poco prima. Quel ti amo…
Il cantante rabbrividì e decise di concentrarsi sul biscotto che stava inzuppando nel tè. Vedeva i granellini di zucchero del biscotto sciogliersi nella bibita amara, e pensò che, dopotutto, era una strana metafora della sua vita: lui era il tè, amaro, e aveva deciso di essere così da quando ne aveva memoria. Gli era stato chiesto più volte se avesse voluto dello zucchero, ma lui aveva sempre rifiutato, forte e fiero del suo sapore. E poi, poi era apparso nella sua vita quel fottuto biscottino con i granellini di zucchero sopra, e lui gli aveva permesso di spugnarsi nel suo tè. Lo scambio non era stato equo, però. Il tè aveva permesso allo zucchero del biscotto di addolcirlo, e non aveva fatto altro che uscirne più debole, non aveva più il sapore duro di un tempo. E il biscotto si era spugnato nel tè amaro, aveva perso la sua dolcezza, la sua innocenza, ed era diventato simile al tè, e ora arrivava anche a capire come ci sentisse a essere così fottutamente amari.
Bella merda.
- Ci sto.
- Mh? - Gerard batté le palpebre perplesso e portò lo sguardo dal biscotto che ormai stava affondando nella tazza tra le proprie mani al viso di Frank, che ora lo guardava con un’espressione… Sicura?
- Ho detto che ci sto. Cazzo, Gerard, un po’ di entusiasmo. Hai attraversato il paese per questo, no? - evidentemente Frank stava provando a mantenere una certa serietà, visto che cominciò a bere qualche sorso del suo tè dolce e il sorrisetto che stava trattenendo lo nascose dietro la tazza.
- Ma cosa… Frank, sul serio? Sul serio? - Gerard invece per poco non rovesciò la sua, di tazza - Sei un fottuto biscotto, Frank, cazzo!
- Eh?
- Niente - il cantante camuffò una risata, posò la tazza col tè per terra e si sporse a prendere il viso di Frank tra le mani per lasciargli un bacio sulle labbra - Sei sicuro? Perché non accetterò ripensamenti.
Frank fece una specie di smorfia, il viso ancora schiacciato tra le mani di Gerard: - Fa’ in modo che io non ci ripensi.
- Lo farò - lo lasciò andare e si tirò in piedi, per poco non batteva le mani per la felicità - Questo è un cazzo di nuovo inizio. Voglio riparare tutti i miei errori. Davvero - tornò a guardarlo sorridendo, gli occhi che quasi brillavano.
- Sicuro che non sia passato a trovarti il fantasma dei Natali passati o qualcosa del genere? No, perché sei proprio stravolto, Gee - il chitarrista non poté far a meno di lasciarsi contagiare dal suo sorriso.
- Voglio spiegarti tutto, ma ora non è il momento, davvero. Abbiamo un bel po’ di cose da sistemare.
- Tipo? - Frank finì il suo tè e si alzò a sua volta, prese le tazze di entrambi e andò a posarle sul ripiano della piccola cucina.
- Tipo un bel po’ di cose che riguardano noi, i nostri impegni, la nostra serietà e magari anche il nostro essere padri di famiglia, eh. Ma possiamo pensarci con calma, a tempo debito. Ora abbiamo una missione di vitale importanza da compiere.
- Gee, hai intenzione di continuare a lasciare le frasi in sospeso ancora per molto oppure puoi evitarmi la pena di cercare di indovinare le diecimila idee che ti passano per la testa?
Frank rise e Gerard sbuffò, ma anche lui ridendo: - Non è neanche così difficile se ci pensi.
- Ah, sì? E allora svelami questo arcano tanto ovvio, perché sto diventando abbastanza curioso di sapere di cosa tratta questa missione di vitale importanza.
- Be’, direi che, per riformare una band, abbiamo bisogno dei membri della band che vogliamo riformare.
- Vuoi dire che…?
- Sì, voglio dire che devi prendere le chiavi della macchina, perché stiamo per autoinvitarci a casa di Ray.







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Angolo Autrice:
Okay, è la prima volta che scrivo dopo il capitolo ma tranquilli, non accadrà praticamente mai più perché sono TROPPO pigra per mettermi a scrivere altre cose oltre alla storia (e perché so che, a differenza mia, nessuno legge mai ciò che le autrici scrivono nell’angolo autrice LOL)
Volevo dire solo un paio di cose e poi giuro che non rompo mai più, a meno che non succeda qualcosa di grave (???) per cui debba farlo (e speriamo di no, va’)
Allora, la prima è che avrete notato che aggiorno un po’ ad cazzum, e sarà sempre così, perché dipende da quando ho il tempo di scrivere e soprattutto di pensare (visto che ho talmente tanti impegni che a volte non trovo il tempo neanche per guardarmi allo specchio e sputarmi in faccia e vbb lol) eee niente, vi chiedo scusa per questo.
Poooi, l’html. Allora, io non so se la storia è graficamente leggibile, perché sono costretta ad aggiornare dal minicessopc di mia sorella con l’editor di efp e GIURO che non c’è niente di più odioso di queste due cose messe insieme lol E NON AVETE IDEA DI QUANTO MI FACCIANO INCAZZARE AAAAAAAAHHHH ma va be'. E quindi boh, se volete che trovi un qualche altro modo per rendere la grafica più visibile, fatemelo sapere e mi ingegnerò.
Tutto qui, credo.
Infine, i ringraziamenti: allora voglio ringraziare le quattro deliziose personcine che hanno recensito gli scorsi capitoli, le tre che hanno messo la storia nelle ricordate, le sette tra le seguite e le dieci tra le preferite (potrei piangere okay) e comunque grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ovviamente i ringraziamenti particolari vanno alle FANTASTICHE personcine di twitter che mi hanno spinto a pubblicare questa storia e che mi spronano a continuare (minacciandomi ma vbb). Quindi un abbraccio alle patate del gruppo Cereal Killers (perché i messaggi nei cereali di Ray >>>>>) e anche alle patate del gruppo per la lettera a Frank (che in questo momento si chiama Frankie curioso bc L’ICON LOL *pedoluna*) e OBV a tutte le persone di twitter in generale che leggono questa ff e che mi picchieranno se non la smetto di scrivere cazzate.
Siete fantastiche. Tutte.
Giuro che non scriverò mai più un angolo autrice. Mai più. Adios.
-Elis♥

(se lasciate qualche recensione non mi offendo anzi lalalalalala grz vvb ve se ama chau)

  
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