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Autore: A_Typing_Heart    30/01/2015    1 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il mattino seguente Tsuna fu svegliato da violenti colpi alla porta d'ingresso, ma prima che riuscisse a distinguerli per quello che erano le braccia di Haru lo strizzarono con la forza del terrore. Chi poteva essere a bussare a quel modo alla casa del generale dell'Haido?
-HARU MIURA, ESCI DA LI' IMMEDIATAMENTE!-
Tsuna era ormai del tutto sveglio e scambiò un'occhiata con lei. Mentre sentiva la voce preoccupata ma  cortese di Basil chiedere un momento per aprire la porta lui si alzò e si vestì in fretta. Il suo cuore batteva violentemente contro le costole, ma per nessun motivo al mondo avrebbe lasciato trapelare la paura.
-Per favore, signori, Sawada dono sta dormendo!- sbottò Basil aprendo la porta. -Con quale diritto gridate tanto a quest'ora? Che cosa state cercando?-
-Ha perfettamente ragione, mi scuso per l'irruenza del mio sottoposto.- s'intromise Kikyo, spingendo indietro l'uomo che aveva bussato. -Ma abbiamo ragione di credere che una delle domestiche sia qui, e a quest'ora dovrebbe trovarsi al lavoro.-
-Per un ritardo al lavoro gridate tanto e abbattete una porta di una residenza privata?- ribattè Basil, pacato ma indignato. -E qui non c'è nessuna domestica, ci siamo solo io e Sawada dono.-
-Permettetemi di dissentire.- disse il capitano, mostrando le scarpe di Haru a Basil. -Queste calzature per caso sono vostre o di Sawada dono? In questo caso chiederemo scusa e ce ne andremo immediatamente.-
Basil guardò i sandali, evidentemente confuso. Non si doveva essere accorto delle loro voci o dell'arrivo di qualcuno durante la notte e non sapeva che cosa dire. Tsuna varcò la soglia e li guardò con aria di sufficienza.
-Che cosa volete?-
-Ah, Sawada Tsunayoshi in persona... magari voi potreste dirci di chi sono queste scarpe.-
-Desidera comprarle, capitano?-
Il sopracciglio di Kikyo scattò per una frazione di secondo, ma il resto del suo viso non tradì la minima reazione. Per contro, il ghigno divertito di Tsuna si allargò.
-Sto cercando la domestica del capitano Zakuro, che non si è presentata al lavoro.-
-Oh, domestica? È così che chiamate le schiave adesso? Interessante scelta di lessico, non trovi, Basil?-
Tsuna era certo che Basil non sapesse nulla di Haru, che non l'avesse mai vista, che non sapesse che si trovava nella stanza accanto e che non avesse idea di che cosa uno di quei capitani le avesse fatto, ma la sua espressione divenne dura e fredda mentre incrociava le braccia guardando fisso Kikyo. Anche se si conoscevano da qualche settimana in quel momento gli pareva davvero di essere suo fratello, con una complicità affinata negli anni.
-Peculiare, Sawada dono.-
-Qui non c'è nessuna schiava e nessuna domestica.-
-Posso riformulare la domanda?- disse il capitano guardandoli a turno. -C'è forse una ragazza qui dentro... ad esempio, quella a cui appartengono queste scarpe?-
-Sì, ce n'è una.- rispose Tsuna. -Ed è intoccabile. Potete anche andarvene adesso.-
-Possiamo parlarne con lei?-
-Ovviamente no, capitano.-
-Insisto.- disse Kikyo, la cui calma cominciava a vacillare. -Ieri è stato fatto qualcosa di terribile a quella ragazza ed è nostra premura assicurarci che stia bene e garantirle che non succederà mai più.-
-Dev'essere un desiderio impellente per tempestare la porta in quel modo.- osservò Basil. -Sembrava quasi doveste catturare una terrorista, vi aspettate che crediamo a quello che dite?-
-Va bene così, Basil.- disse Tsuna. -Se è così, le chiederò se vuole ascoltare quello che avete da dirle... Haru, puoi venire qui un momento?-
Per un attimo pensò che non avesse il coraggio di farsi vedere, ma poi lei uscì da dietro il muro e li guardò. Era ovvio che aveva ancora molta paura, ma mosse lo stesso qualche passo verso di loro, restando tra Tsuna e Basil, dove più si sentiva al sicuro.
-Haru, questo capitano è venuto a cercarti e dice di voler sapere come stai.- disse Tsuna con un finto tono naturale.
-Mi avete obbligata a mettere la mano nell'acqua bollente.- disse lei tagliente, stringendosi la mano fasciata. -Come credete che stia?-
L'espressione di Basil andava ben oltre il disprezzo quando guardò di nuovo il capitano e il suo sottoposto irascibile. Dal canto suo Tsuna non sapeva esattamente che cosa fosse accaduto alla mano della ragazza e immaginarsi una scena in cui una persona, ancor peggio una ragazza, venisse obbligata a ustionarsi la mano e nessuno che la fermasse era nauseante. Per lui era poco meno che un crimine contro l'umanità.
-Il ministro è molto contrito per quello che ha fatto e chiede perdono... vi chiede di tornare al lavoro se la vostra ferita ve lo permette e ha un regalo per voi se avrete la gentilezza di incontrarlo.-
-Il ministro Midorikawa è un mostro!- sbottò lei. -Tutti voi siete dei mostri! Siete rimasti a guardare e a mangiare mentre mi faceva del male e lo avete sempre fatto, non uno di voi bastardi che gli dicesse che stava esagerando! Ma voi siete come lui, non potete rendervi conto di quanto sia crudele!-
Il soldato arrabbiato emise un ringhio e si avvicinò minaccioso, allungando la mano verso il collo di Haru. Basil fu reattivo a trascinarla qualche passo indietro fuori dalla sua portata, ma Tsuna fu ancora più veloce. Afferrò il polso dell'uomo, lo piegò verso l'esterno facendogli fare un sinistro scricchiolio e lo atterrò sferrandogli un calcio all'altezza dell'orecchio. Il soldato gemette e si accartocciò sul pavimento tenendosi la testa.
-Che sta succedendo, qui?-
Iemitsu Sawada entrò nella sua stessa casa lanciando penetranti occhiate a chiunque. Basil si rilassò appena un po', ma Tsuna era se possibile ancora più allerta, i muscoli tesi come quelli di un gatto che soffiava sentendosi minacciato. Spinse Haru un passo più indietro mettendosi davanti a lei.
-Generale... noi... noi siamo venuti a cercare la domestica, signore.-
-Che cosa dovrebbe fare una domestica in casa mia?-
-Si nasconde!- sbottò Tsuna. -Si nasconde dalla feccia di individui che tieni a lavorare per te, gente che suggerisce e sostiene leggi brutali contro i criminali e poi si crogiola nella stessa malvagità che dice di combattere! Persone che tu consideri fidate e leali sono sadici e torturatori!-
Basil guardò Tsuna con una strana aria, come se si rendesse conto di non averlo mai davvero conosciuto. Probabilmente era proprio quello che pensava, dato che lo credeva una persona di animo gentile e di grande dolcezza e ora ne poteva vedere la furia. E di rabbia gliene stava montando dentro sempre di più. Afferrò non troppo dolcemente il polso di Haru e le tolse le bende. Le ferite avevano assunto un brutto colore scuro.
-Questo è quello che fanno i tuoi capitani e i tuoi ministri per divertimento mentre prendono il tè!-
Iemitsu fissò la mano di Haru senza che il suo volto o i suoi occhi mostrassero qualsiasi tipo di emozione. Se fosse disgustato, indignato o arrabbiato era impossibile capirlo. Haru singhiozzò e Tsuna le lasciò bruscamente la mano, convinto di averle fatto male, ma in realtà la ragazza era solo furente quanto lui. Puntò l'indice sano contro Kikyo con una tale energia che se avesse potuto lanciargli contro una maledizione quella l'avrebbe sicuramente colpito.
-Siete delle bestie! Abusate delle bambine dopo averne chiuso i genitori in carcere e le usate come bambole! Ordinate e comandate, ricattate e brutalizzate! E quel povero bambino, quella bestia orrenda lo tratta come fosse un cane, legato, ammanettato e picchiato e nessuno dice niente!- strillò lei con tutta la voce che riusciva a tirare fuori. -Quello che avete fatto a me è niente, niente in confronto a quello che fate ai bambini!-
Tsuna dovette trattenerla per evitare che si scagliasse contro Kikyo, anche se probabilmente lei sarebbe stata l'unica a farsi male. La strinse cercando di calmarla e scoccò un'occhiata intensa a suo padre. Nello stesso momento Basil mise la mano sulla spalla di Haru come conforto e anche i suoi occhi azzurri cercarono Iemitsu. Intimamente, Tsuna sfidò suo padre a ignorare una richiesta come quella, fatta da entrambi i suoi "figli", di fronte alla vittima di tanta spietata violenza. Ma più i secondi passavano senza che lui avesse reazioni, più il figlio si sentiva come se qualcuno stesse lentamente calpestando un fragile germoglio da qualche parte dentro di lui.
-Papà...-
Entrambi i Sawada si stupirono di quanto la voce di Tsuna fosse uscita debole e spezzata. Ma aveva bisogno di credere che l'unico membro rimasto della sua famiglia avesse ancora un cuore, lo stesso cuore che aveva amato Nana Sawada per trent'anni. E in quel momento non lo sentiva, aveva soltanto una gran paura. Paura di scoprire che era soltanto un'illusione, che in realtà lui stava combattendo da solo le sue battaglie, e che presto avrebbe perso anche quell'unico sostegno.
-Papà!-
-Sawada san, dica qualcosa.- soggiunse Basil accorato.
Iemitsu spostò gli occhi prima sul figlio, poi sul suo protetto, prima di scivolare sulla mano di Haru. Senza dire una parola voltò loro le spalle e con un passo insolitamente lento uscì dalla porta. Lo stesso capitano Kikyo non aveva idea di cosa pensare: guardava dal generale ai ragazzi più volte con espressione confusa, come se guardasse una partita di tennis senza conoscere il gioco. La tensione era palpabile, Basil era tanto teso che stringeva la mano sulla spalla di Haru come se trattenesse un fuggitivo, ma lei non se ne rendeva nemmeno conto.
-Generale!- saltò su infine il tenente furioso. -Mi ha colpito! Suo figlio mi ha colpito, ha aggredito un ufficiale di milizia! Dev'essere arrestato!-
-Io non ho visto nulla del genere.- disse Iemitsu.
Il tenente fece una smorfia e Kikyo lo guardò incredulo, quasi quanto Tsuna. Sicuramente era stato piuttosto impegnato in quel momento, ma era sicuro che suo padre fosse entrato in tempo per vederlo abbattere il tenente con un calcio. Aveva intenzione di fingere di non aver visto niente per non accusarlo formalmente di aggressione a pubblico ufficiale?
-Ma, signore...!-
-Io non ho visto niente.- ripetè lui. -E che cosa fanno degli ufficiali in servizio in casa mia? La mia casa è come l'ambasciata, nessuno può entrare se non autorizzato da me stesso. Uscite e tornate al vostro lavoro.-
Il tenente aveva tutte le intenzioni di ribattere, ma Kikyo gli fece brusco segno di tacere e lo spinse fuori. Si fermò solo per fare un cenno di scuse al trio Haru, Basil e Tsuna, ancora stretti insieme come bambini impauriti, ed uscì seguendo il suo sottoposto. Solo in quel momento i tre riuscirono a tirare un sospiro sincronizzato di sollievo. Haru ebbe un mancamento e le ginocchia le cedettero. Tsuna avrebbe voluto reggerla ma non ci riusciva, ora che l'adrenalina svaniva. Si lasciò trascinare in ginocchio da lei e le accarezzò i capelli.
-Tsuna... Basil... al mio ritorno, stasera... parleremo.-
Nessuno dei due ragazzi rispose ma Iemitsu Sawada sembrava non averne bisogno. Chiuse la porta alle sue spalle e i suoi passi pesanti si allontanarono nel cortile. Haru emise un sospiro tremulo appoggiando la fronte al petto di Tsuna. Lui si limitò a farle una carezza sul viso mentre alzava gli occhi, e non fu sorpreso di scoprire che Basil lo stava guardando.
-Di che cosa pensi voglia parlare?-
-Non lo so, Sawada dono... ma... ecco... credo che sia uno strano comportamento.-
-... Non ci resta che aspettare... eh...?-
Entrambi guardarono fuori dalla finestra dove qualche sporadico fiocco ondeggiava nel vento. Il silenzio era opprimente.
   
 
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