Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: Fuuma    28/11/2008    1 recensioni
Un tempo eravamo noi tre. Tu, io e Hayato. Te lo ricordi Tsuna?
Un tempo, una parete soltanto non sarebbe bastata per contenere un'intera vita di ricordi...

Momenti e Ricordi immortalati in scatti fotografici. Pensieri ed emozioni intrappolati nell'Eternità di un attimo. Tre ragazzi e tre modi di dire la stessa cosa: vi amerò per sempre.
Solo che Sempre non esiste.
[80x27x59]
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: In memory of
Fandom: Katekyou Hitman Reborn
Capitolo: Prologo
Rating: Nc-14
Character: Takeshi Yamamoto, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Pairing: 80x27x59
Prompt: 05.Fotografia
Word count: 1.776
Note: Una sola parola: Angst *_*! Diciamo pure che la farà da padrone in questa longfic scritta sui prompt della Dannaterrima v_v. L'arco temporale principalmente è TYL, dieci anni nel futuro, ma non è l'unico che verrà preso in considerazione (in ogni caso lo spoiler principale della serie Millefiore c'è e compare subito dal prologo, io vi ho avvertito v_v).
Warning: spoiler, shounen ai, troisome, death

Disclaimers: I personaggi appartengono ad Akira Amano e aventi diritto

I prompt appartengono alla community Mezza_Tabella@livejournal


Prologo: Ricordi appuntati a una parete
Era un pannello. Largo ed alto quanto la parete di fondo, nascosta ad una prima occhiata superficiale a causa degli scaffali che occupavano gran parte della stanza, da lì alla porta.
Doveva avere lo scopo di una biblioteca, o meglio della riproduzione in scala più piccola di una biblioteca, così come preferiva chiamarla Dino le volte che andava a far visita al suo otooto e si ritrovava a sgattaiolarvi dentro.
Esattamente come aveva fatto lui in quel momento, nel silenzio della notte, tra le ombre dell'oscurità, scivolando senza provocare il minimo rumore all'interno della stanza.
Non aveva acceso nessuna luce, gli bastava quella flebile della luna che batteva esattamente sul pannello, illuminando a tratti volti, emozioni, sorrisi o smorfie.
Guardarlo adesso significava fare un tuffo nel passato ed annaspare tra ricordi sparpagliati. Piacevoli, dolorosi, divertenti, difficili. Dio, erano così tanti che alcuni li aveva perfino dimenticati.
Era solo un pannello e quel ragazzo lo aveva trasformato in un gigantesco album contenente un'intera vita.
Un giorno Lancia, spalancando gli occhi su quella parete, l'aveva definita "Un oceano di ricordi".
A Tsuna era piaciuta la definizione, in un qual modo, l'aveva trovata romantica.
Era piaciuta anche a lui e capitava che la notte, quando nessuno di loro riusciva a dormire per i troppi pensieri che affollavano la testa, se ne uscisse con frasi come "Che ne dite, andiamo a guardare l'Oceano?". Poi si piazzavano lì davanti, seduti con la schiena al di sotto dell'unica finestra della parete di destra, vicini l'uno all'altro per condividere la stessa enorme coperta di lana e raccontavano di quando avevano scattato quelle foto, ridendo di ogni aneddoto.
C'era una foto in particolare che lui adorava, era la preferita di Tsuna e, se glielo avessero chiesto, avrebbero scoperto che anche Hayato aveva una certa predilezione per quella foto.
Perchè c'erano loro tre.
Ma non solo.
Si avvicinò all'Oceano, alzando la mano per sfiorare i rettangoli plastificati e ridisegnare con le dita i contorni dei volti lì impressi.
Se ripensava a quando Hayato aveva scoperto la geniale idea di Tsuna, riusciva ancora a sorridere.

Lo stavano cercando.
Nessuno aveva un reale bisogno di parlare col Boss o di riferirgli alcunché.
Semplicemente lo cercavano perché volevano trovarlo, tutto qui.
Hayato era sempre stato il più bravo, si vantava di avere un qualche legame particolare -che tutti finivano inesorabilmente per chiamare Radar da segugio- con il suo Juudaime, per questo ovunque il ragazzo andasse, il Guardiano della Tempesta riusciva a trovarlo.
Lo trovò anche quella volta, in piedi davanti ad un pannello di sughero con un sorriso imbarazzato ed un mucchietto di fotografie tra le mani.
"Juudaime, non dovresti stare qui da solo, io il tuo Braccio Destro, ti terrò compagnia!" aveva annunciato Smoking' Bomb, con tanto di pugni chiusi e braccia piegate al petto, poi, abbassando la voce aveva raggiunto il giovane Boss e ne aveva ricercato lo sguardo "Non ti dispiace, vero?"
A quell'epoca il Guardiano della Tempesta era ancora in competizione con Takeshi per il ruolo di Braccio Destro, credeva -era sicuro!- che quello yakyuu baka volesse a tutti i costi il proprio posto al fianco di Tsunayoshi, un posto già prenotato.
"A dire il vero..." il Decimo Vongola aveva sospirato e scosso il capo, per poi regalare un timido sorriso all'amico "Avrei preferito che fosse una sorpresa, ma ormai..."
"Oh Juudaime, stavi preparando una sorpresa per Me!"
"Ma... veramente non è proprio quello che..."
"Allora ti aiuterò lo stesso e alla fine mi mostrerò sorpreso! Vedrai, sarò bravissimo!"


Difficile dir di no davanti allo sguardo devoto di Hayato e negare qualcosa non era mai stato tra le capacità di Tsunayoshi, c'era tanto di classifica stilata sull'enorme libro di Fuuta.
E a Gokudera si era presto aggiunto lui, Takeshi Yamamoto, e la sua risata contagiosa.
Un tempo di motivi per ridere ne aveva tanti.
Adesso un po' meno...


"Oh, ma quelle sono le foto del campionato di baseball dell'anno scorso!"
Gli occhi di Takeshi avevano iniziato ad illuminarsi al solo ricordo del sole cocente sulla faccia e del suono di una mazza da baseball che colpiva la pallina. Era nato per giocare a baseball.
"Ed ora che le hai viste te ne puoi anche andare, yakyuu baka!"
"Ma sono appena arrivato e poi se rimani tu posso farlo anche io."
"E invece no!"
"Invece sì."
Quando litigavano a quel modo sembravano dei bambini. Infantili e casinisti.
"Vero, Tsuna, che posso rimanere?"
La risposta era stata ovvia.
Non lo avrebbe mai cacciato, nessuno dei due.


Con un sorriso amaro indietreggiò di qualche passo per potersi poggiare con la spalla ad uno degli scaffali riempiti di libri alla rinfusa e seguì con lo sguardo una scia immaginaria che collegava una foto all'altra, soffermandosi di volta in volta per cercare di ricordarsi quando fosse stata scattata.
Ce n'erano così tante da riempire completamente l'intero pannello.
Tutto merito di Haru-chan e della fotocamera digitale che aveva regalato a Tsuna otto anni prima.


"Adesso tocca al regalo di Haru-chan!" aveva urlato la ragazzina, stringendo gli occhi in quel modo buffo che sapeva fare soltanto lei e portando le mani al cuore "Toki-doki... toki-doki..."
Era una ragazza strana, ma l'aveva sempre reputata simpatica e... beh, se piaceva a Tsuna allora piaceva anche a lui.
"Haru-chan, non c'è bisogno di starmi così vicina, adesso lo apro... davvero..." pigolava invece il giovane Boss.
Diciassette anni appena compiuti.
Lo avevano buttato giù dal letto all'alba perchè ognuno di loro voleva essere il primo a fargli gli auguri. Kyoko-chan ed Haru-chan, Lambo, I-pin e Fuuta, Sasagawa-kun, da qualche parte aveva notato perfino l'uccellino di Hibari e poi, ovviamente c'era anche lui, affianco ad Hayato, davanti a tutti.
"Gokudera, non mi spingere, non posso spostarmi più di così."
"Taci, che è colpa tua se gli altri ci hanno seguito! Anzi, perchè diavolo sei venuto anche tu?!"
"Per fare gli auguri a Tsuna e dargli il mio regalo!"
"Tsuna, Tsuna, anche Lambo-san ti ha portato il regalo! Ora voglio la torta!"
"Argh, aho ushi, quello è il mio orecchio!"
"Ahahahah!"
"Che diamine hai da ridere, yakyuu baka!"


Erano così rumorosi una volta, anche se a ben pensarci, non erano mai cambiati.
Soprattutto lui.
Non si sentiva cambiato.
Era più forte, era più alto e più affascinante, se si dava bado alle chiacchiere delle sue ex compagne di scuola.
Ma cambiato... quello proprio no.
Era dannatamente uguale a otto anni prima quando, dopo aver fatto il proprio ingresso nella piccola biblioteca dell'Head Quarter, aveva abbracciato da dietro Tsuna e coinvolto Hayato, tirandolo a sé con un braccio. Aveva finto di non sentire le lamentele del Guardiano della Tempesta e aveva affondato per un secondo soltanto il naso alla spalla del più piccolo, respirando il profumo del suo balsamo. Aveva riso quando Hayato aveva cercato di picchiarlo, gli aveva scompigliato i capelli come se fosse stato il suo fratellino minore e aveva scoperto un mucchietto di fotografie tra le mani di Tsuna.


"Vuoi riempire una parete intera di fotografie?" gli aveva domandato, pronto ad aiutarlo nell'impresa. Si sarebbe divertito, non gli serviva sapere altro.
E poi sarebbe stato insieme a Tsuna e Hayato.
Il resto non contava mai quando c'erano loro.
Il resto andava bene così.
"Ecco... ho pensato che... beh..."
"Argh, maledetto, smettila di abbracciarlo! Non vedi che lo stai disgustando?!"
"Ma no. Comunque se vuoi posso abbracciare anche te, ora ho un braccio libero."
"CHEchechecheCOSA?! Razza di... non ti avvicinare neppure, idiota!"
"Ahahah, d'accordo, allora mi limiterò ad abbracciare Tsuna."
"Cos... No, aspetta, non te lo permetto!"
"Allora, che cosa stavi dicendo, Tsuna?"
Non aveva smesso di circondargli le spalle con un braccio soltanto.
Il giovane Boss, arrossito, imbarazzato e molte altre cose, aveva boccheggiato qualche lungo ed interminabile secondo prima di riprendere a parlare.
"Ehm... ho pensato che sarebbe bello avere una parete con le nostre fotografie... intendo di tutti." lo sguardo nocciola si era portato al pannello di sughero, guardandolo come se vi vedesse impresso cose che nessun altro avrebbe mai potuto immaginare, come se vi stesse scrivendo sopra il proprio futuro -o il passato- e aveva sorriso, dolcemente "Sì, così sarò sicuro di non dimenticare mai nessuno."


La schiena di Takeshi si ritrovò a poggiare completamente contro lo scaffale e lentamente le gambe scivolarono in avanti, portandolo seduto in terra, con le braccia che circondavano il volto davanti agli occhi, perchè smettesse di vedere.
Avrebbe dovuto trovare un modo per smettere anche di pensare, sarebbe stato meglio.
Tirò un lungo sospiro confuso con un unico singhiozzo appena udibile e le braccia si sciolsero dall'incrocio per ricadere abbandonate lungo i fianchi, con le mani poggiate al tappeto che ricopriva il pavimento.
Fu in quel momento, come nato dal nulla, che un caldo alito di vento si insinuò tra le fotografie appese, muovendole, staccandone infine una.
Una soltanto.
Volò soppesata dall'aria, planando dolcemente davanti ai piedi del Guardiano della Pioggia, con l'immagine rivolta verso l'alto.
E quando lui allungò il braccio per prenderla, guardandola rimase senza fiato.


"Ehm... Yamamoto..."
"Sì, Tsuna?"
"Sicuro che non ti do fastidio? Insomma... non sono leggero e ormai ti sono seduto in braccio da quasi mezz'ora... guarda che c'è spazio, po-posso sedermi lì e..."
"Tsuna.
"E-Eh?"
"Non mi dai fastidio."
"Ah... allora... ok. Ehm... posso chiederti un'altra cosa?"
"Certo!"
"Qual è la tua preferita?"
"Eh?"
"Tra le fotografie appese. Qual è la tua preferita... se ce n'è una, intendo."


Le dita si strinsero più forte intorno alla fotografia mentre, dalle feritoie della persiana ormai chiusa, la luna cercava di spiare all'interno scivolandovi con i propri raggi. Si riflesse sui volti sorridenti della foto, bagnandone d'argento i contorni e screziando gli sguardi dei tre ragazzini immortalati in quell'Attimo Infinito.
"E' questa..." bisbigliò la voce di Takeshi, bassa, un soffio di vento sarebbe stato più udibile "E' questa la mia foto preferita, Tsuna..."
Fu come spezzare una corda di violino, sentì dentro di sé lo stesso suono straziante.
Lasciò cadere la fotografia in terra e venne trascinata verso la parete di lato, al di sotto del davanzale.
Per un istante, con quella foto, tornò tutto come un tempo: Tsuna, lui e Hayato abbracciati l'uno all'altro ed addormentati sotto una finestra, avvolti in un'enorme coperta di lana.
Avevano tutto quello che potevano desiderare.
Un tempo.
Fino a ventiquattrore prima.
Fino a quando quel maledetto proiettile non aveva messo termine ai sogni del loro giovane Boss.
Le dita affondarono tra i capelli corvini, nervosamente.
Una vita in una parete.
Gli era sembrata così grande quando l'aveva vista la prima volta.
Ma una sola parete è troppo poco per contenere un'intera esistenza.
La vita di Tsuna era stata troppo corta.
Pianse in silenzio, a lungo, immerso tra le onde plastificate di un Oceano di ricordi.


.PROLOGO END.

-phrasebook-

Otooto = little brother

Juudaime = Tenth
Yakyuu baka = Stupid baseballman

Toki-doki = heartbeat

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Fuuma