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Autore: Lachiaretta    30/01/2015    19 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte,
vi ringrazio per tutte le bellissime recensioni del capitolo precedente... Siete fantastiche e prometto che risponderò a tutte entro il week end.
Mi ha fatto piacere che abbiate apprezzato i pensieri di Jake e che abbiate capito anche lui.
In effetti sotto sotto è molto tenero, e forse un po’ imbranato (cit. Viola <3 ). Volevo che lo vedeste anche voi con i miei occhi…
 
 
Il nuovo capitolo invece parte esattamente dalla spiaggia, dal Jake’s Pov! Mi è stato richiesto di ripeterlo riportando i pensieri di Mia questa volta… quindi buona lettura… sempre nella speranza di non annoiarvi e non deludervi.
 
Un abbraccio 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 22
 
 
 
«Quella cosa che mi hai detto la sera dell’ultimo dell’anno…» Tengo gli occhi fissi sull’oceano incapace di pronunciare una sola parola. Ho sbagliato ad accennargli della reazione di Ryan al nostro bacio, in fondo per quanto esagerata era totalmente giustificabile, ma Jake non lascerà mai perdere l’argomento.
 
Affondo i denti nel labbro inferiore e inspiro profondamente per trovare il coraggio di dire qualcosa. È tutto così perfetto, vuole veramente parlare di Ryan Bass adesso? Vuole veramente parlare dell’uomo che dovrebbe essere il mio fidanzato ma per il quale io non sento di provare un briciolo dell’affetto che provo per il ragazzo al mio fianco? «Jake…» Biascico mentre il senso di colpa e la consapevolezza si fanno strada velocemente verso di me. Io sto con Ryan solo per cercare dimenticare Jake, e credo che anche lui se ne sia accorto, ecco perché reagisce sempre così male alla sua presenza.
 
Quello che succede dopo mi lascia totalmente interdetta, la mano di Jake scivola veloce verso il mio viso, accarezzando la mia guancia e delicatamente fa perno su di essa per costringermi a voltarmi verso di lui facendo incontrare i nostri occhi, azzurro e marrone. Terra e cielo. Ecco, noi siamo esattamente come la terra e il cielo, destinati ad essere separati dall’apparente orizzonte.
 
«Mia, devi dirmelo se ti ha fatto del male.»
 
Le sue parole e quella strana luce nei suoi occhi mi fanno tremare, non sembra arrabbiato ma spaventato. Vorrei potergli dire la verità ma ho paura della sua reazione, ha dimostrato troppe volte di essere totalmente imprevedibile, sono sicura che se sapesse la verità correrebbe all’istante da lui, rischiando oltretutto la galera.
Che cavolo Jake, siamo io e te di fronte a questo fantastico mare, perchè vuoi parlare di Ryan?
 
Siete entrambi fidanzati.
 
«Ti prego Jake, l’ultima cosa che voglio fare adesso è parlare di Ryan… o di Jessica.» Aggiungo velocemente ricordandogli il nome della sua ragazza, perché anche lui è impegnato.
 
«In realtà a proposito di Jessica vorrei dirti che…»
 
Prima che possa finire la sua frase allungo l’indice della mano destra e premo sulle sue morbide e invitanti labbra. «Shhh.»  Non voglio parlare della sua fidanzata, non ora che siamo da soli in questo magnifico posto, non ora che posso fingere che non esista nulla all’infuori di noi, non ora che posso illudermi di contare qualcosa per lui. Esito per pochissimi istanti a contatto con le sue labbra immaginandomi di poterle sfiorare ancora una volta con le mie, di baciarlo proprio come quel pomeriggio del giorno di Natale, quando eravamo seduti uno accanto all’altra sul suo divano. Sento la sua bocca tendersi in un sorriso sotto la pressione del mio indice mentre la sua mano afferra la mia avvolgendola e facendomi rabbrividire per quel contatto tanto desiderato.
 
«Ma stai tremando.» 
 
«Non fa proprio caldo qui.» Mi affretto a rispondere incassando il collo all’interno del cappotto, fingendo che quel tremito che mi ha appena scosso sia stato causato dal freddo piuttosto che dalla sua stretta inaspettata.
 
«Se indossassi un piumino come tutte le persone normali invece di questi cappottini troppo leggeri.» Mi rimprovera allungando la mano e strofinandola per l’intera lunghezza della mia schiena.
 
«Beh ma sono più carini e non mi fanno sembrare grassa.» In effetti questa mattina, percepita la bassa temperatura della giornata, avevo pensato di indossare il caldo piumino nero ma poi, guardando la mia immagine riflessa nello specchio troppo gonfia per i miei gusti, ho optato per l’aderente cappotto giallo.
Volevo essere bella per lui.
Senza preavviso alcuno Jake si alza dal pontile e prima che io riesca a muovere un solo muscolo per oppormi si porta alle mie spalle sedendosi dietro di me e lasciando ricadere le gambe una per ogni lato del mio corpo, mentre le sue braccia mi stringono togliendomi completamente il respiro.
 
«Saresti bellissima anche con addosso un sacco dell’immondizia.» Sussurra la mio orecchio dopo affondando il volto nei miei capelli e inspirando profondamente.
No, mi sto sbagliando, non può avermi annusata sul serio.
Ma le sue parole, quelle le ho sentite veramente, mi ha appena detto che mi trova bellissima. Mi rilasso contro il suo torace crogiolandomi nel suo abbraccio e le sue mani scivolano veloci lungo le braccia fino a raggiungere le mie, ed io istintivamente intreccio le mie dita con le sue e socchiudo gli occhi cercando di imprimere nella mia mente l’istante più bello della mia intera vita.
Quante volte ho invidiato tutte le ragazze che ricevevano queste attenzioni da lui, dal mio Jake, e adesso ho paura di aprire gli occhi e ritrovarmi nel letto di Megan, scoprendo di essermi sognata tutto. Ma in fondo non è possibile, se questo fosse un sogno io sarei l’unica per lui e questo escluderebbe Ryan, Jessica e soprattutto le ragazze della mensa.
 
«Mia.. Un penny per i tuoi pensieri.» Sussurra la mio orecchio solleticandomi il collo per la troppa vicinanza e io non riesco a non immaginare le sue labbra morbide e calde a contatto con la mia pelle desiderando più di ogni altra cosa un suo bacio. Faccio risalire le mani fino ai suoi gomiti e li spingo verso il mio corpo costringendolo ad abbracciarmi di più, quasi a volermi fondere in un tutt’uno con lui.
 
«Chi stavi guardando prima?» Domando d’un fiato troppo curiosa per lasciar cadere il discorso.
 
«Quando?» Mi chiede di rimando, sta fingendo o si è già dimenticato di loro?
 
«In biblioteca, fissavi con insistenza qualcuno alle mie spalle.» Specifico, tranquillizzandomi nella consapevolezza che non può vedere il rossore delle mie guance.
 
«Sei gelosa?» Sussurra al mio orecchio sfoderando nuovamente il suo tono arrogante e spavaldo.
 
«Rispondi e basta.» Sbuffo cercando di liberarmi da lui, non lo sopporto proprio quando entra in modalità playboy.  
 
Lui però mi stringe ancora di più a sé impedendomi di sfuggire al suo abbraccio e senza staccarsi dal mio orecchio mi risponde serio. «Dei ragazzi.. Non la smettevano di fissarti.»
 
Sgrano gli occhi incredula, mi immaginavo una bellissima, magrissima e attraente biondina, o una provocante rossa. Mai avrei anche solo potuto immaginare che si trattasse di ragazzi, ragazzi che guardavano me oltretutto. Soffoco una risata soddisfatta e aderisco totalmente la mia schiena al suo torace, mentre una domanda sorge spontanea. «Sei geloso?»
 
So già che negherà, ma questa volta non può più nascondersi dietro la sua aria di uomo vissuto che non deve chiedere mai, perché sotto sotto ormai so che è vero.
 
«Sempre.» Rimango senza parole nel sentire la sua risposta e d’impatto mi dimeno tra le sue braccia per potermi voltare e vedere il suo viso, con la paura di essere presa in giro. Jake però, capite le mie intenzioni, stringe le braccia ingabbiandomi e impedendomi di spostarmi di un solo centimetro «E di chiunque..» Continua spiazzandomi ancora di più.
 
«Jake io…» Comincio non sapendo bene cosa dire alle sue parole che mi hanno come sempre perdere un battito, ma lui mi interrompe non permettendomi di continuare.
 
«Shh. Non dire niente per favore.»
 
Non posso credere che sia vero, Jake ha veramente ammesso di essere geloso di me. Tutte le volte in cui reagiva male di fronte a Ryan, ho sempre pensato che lo facesse solo per farmi un dispetto, perché arrabbiato per il mio ritorno, e invece era solo… geloso. Proprio come lo sono io quando lo vedo insieme a Jessica o alla fortunata di turno. Megan e Spencer avevano ragione e io, stupida e cocciuta come sempre, non avevo creduto alle loro parole.
Jake è geloso.
Sorrido a me stessa riportando le mie mani alle sue e intrecciandole con le mie. «Anch’io.» Ammetto infine, decisa ad aprire il mio cuore una volta per tutte. Solo per oggi voglio essere me stessa, basta bugie.
 
 
 
Un’ora e mezza dopo torniamo alla NYU e Jake mi invita a salire nella sua stanza per chiamare Micheal. Per tutta la strada le nostre mani sono rimaste intrecciate e quando è costretto a lasciarla per aprire la porta della sua camera, con la consapevolezza che tra poco dovrò salutarlo, una strana sensazione di vuoto prende possesso del mio cuore.
Estrae il telefono dalla tasca dei Jeans e fissa lo schermo pensieroso prima di digitare il numero del suo compagno di stanza. Da questa mattina non ho mai controllato nemmeno una volta il mio, Ryan avrà sicuramente provato a chiamarmi più e più volte e adesso sarà molto arrabbiato, il problema è che in realtà non me ne frega assolutamente niente.
 
“Dove sei? Ti avevo detto di tornare per cena. Devo riaccompagnare Mia alla Eaton.” Sbotta non appena l’amico gli risponde, dopo una manciata di secondi si volta verso di me allungandomi l’apparecchio. «Spencer vuole parlare con te.»
 
“Ciao Spencer. Dimmi tutto?” La saluto portandomi il telefono all’orecchio.
“Allora, com’è andata? È successo qualcosa tra voi?” Mi domanda maliziosa, impaziente di conoscere i fatti.
“No, dai ne parliamo dopo...”
“A proposito di dopo… Micheal vorrebbe dormire da noi stanotte..”
“Come vorrebbe dormire anche stanotte da noi?” Ripeto incredula. E io? Io dove passo la notte?
“Dai Mia, stiamo facendo pace…”
“Ho capito che state facendo pace ma…”
“No Mia, non hai capito.. intendo quella pace. Ti prego.” Avvampo immaginandomeli completamente nudi sul letto della mia coinquilina.
“Ah! Quel tipo di pace. Va bene ragazzi, buona serata.”
 
Chiudo la conversazione e alzo lo sguardo verso il ragazzo in piedi di fronte a me che sorride sornione. «Fammi indovinare… Micheal non viene!»
 
«Esatto!» Sorrido a mia volta scuotendo la testa. E adesso cosa faccio? Potrei provare a chiamare Megan, sentire Ryan è decisamente escluso.
 
«Puoi fermati qui se vuoi...»
 
La sua voce tentenna leggermente. Vago per la camera incapace di continuare a fissarlo per l’imbarazzo finchè i miei occhi incrociano il letto ancora disfatto del suo coinquilino. «Magari posso usare il letto di Micheal..»  Affermo indicandolo con l’indice della mano destra.
 
«Io se fossi in te non lo farei, non credo che abbia mai cambiato le lenzuola dall’inizio dell’anno… universitario intendo.» Arriccio il naso schifata all’idea di anche solo sfiorare quella stoffa sporca di oltre quattro mesi, e pensare che Spencer, così maniaca dell’igiene, ha più volte dormito lì con lui. «Puoi dormire con me, prometto che sarò bravo.» Continua inaspettatamente ridendo, sicuramente a causa la mia espressione ancora schifata, e io annuisco immediatamente, sia perché non mi avvolgerei mai in quelle lenzuola nemmeno sotto tortura ma soprattutto perché il mio corpo è incapace di rifiutare il suo invito nonostante la mia mente urli i nomi di Ryan e Jessica.
 
Siete entrambi fidanzati.
 
Lo osservo con la coda dell’occhio mentre accendo il televisore e scorro la libreria dei film, mi sembra così strano che permetta a me di scegliere il film da vedere. Guardo la lista cercando di immaginare qualcosa che possa piacere ad entrambi, ripensando alle nostre serate di quattro anni fa, a base di pizza e film horror, in cui la sottoscritta sfruttava ogni singola scena di paura per cercare di abbracciarlo. Sorrido al solo pensiero e senza indugio mi soffermo su “L’Evocazione”. «Possiamo vedere questo? Non sono riuscita a vederlo al cinema?»
 
«Ne sei sicura? Tu e i film di paura non siete mai andati molto d’accordo.» Ammicca soffocando un sorriso, so che sta pensando anche lui al nostro passato.
 
«Jake, non sono più una bambina! I film non mi spaventano più!» Gli rispondo assaporandomi già l’istante in cui mi rifugerò tra le sue braccia forti, consapevole che questa volta lui mi stringerà a sé approfittando delle mie paure.
 
Al diavolo Ryan, al diavolo Jessica.
 
Jake si avvicina al comò bianco sotto la finestra e si inginocchia mettendomi in bella mostra il suo lato b che io istintivamente osservo ammaliata deglutendo un paio di volte: il fondo schiena di Jake è veramente notevole. Distolgo velocemente lo sguardo quando si volta porgendomi una maglietta e invitandomi a mettermi comoda. Sgrano gli occhi al pensiero di spogliarmi davanti a lui mentre un brivido percorre il mio intero corpo. «Forse dovrei rimanere vestita..» 
 
«Non ti ho chiesto di spogliarti. Sei talmente piccola che sarà più larga e lunga della maggior parte dei vestiti che sfoggi quasi ogni sera la Victrola.» Il suo tono è ironico ma il suo volto sembra tutt’altro che divertito, i suoi occhi sono imbarazzati e famelici, proprio come la mattina di Natale, quando è entrato nella sua stanza mentre io ero svestita. Che stia pensando anche lui a quel momento? Mando giù un quantitativo non indifferente di saliva e prima che possa vedermi arrossire per l’ennesima volta mi alzo dal letto e corro in bagno a cambiarmi.
 
All’interno della piccola stanza mi sfilo prima il maglioncino e poi gli stivali e i Jeans e osservo per qualche istante la mia immagine riflessa nello specchio soffermandomi sui miei seni gonfi e sodi e sui fianchi forse un po’ troppo pronunciati. Jake prima ha detto che mi trova bellissima, eppure Jessica e tutte le altre ragazze con cui l’ho visto sono molto più magre di me. Scuoto la testa ricacciando quell’immagine dalla mia mente, non posso continuare a farmi paranoie di questo genere, non dopo tutti gli sforzi che ho fatto finora. Infilo la maglia di Spiderman che, come previsto da Jake, supera effettivamente il sedere di una decina di centimetri e tengo i calzini per non mettere i piedi a contatto diretto con il pavimento freddo.
Quando ritorno nella stanza anche Jake si è cambiato, ora indossa un pantalone di tuta scuro e un t-shirt bianca che aderisce appena sui suoi perfetti pettorali. Anche lui mi osserva dalla testa ai piedi e io vorrei ritornare sui miei passi fino a rifugiarmi nel piccolo bagno, come farò a resistere fino a domani mattina se desidero saltargli addosso ogni volta che i suoi occhi si poggiano su di me?
Fortunatamente il garzone della pizzeria bussa alla porta costringendoci a interrompere il nostro contatto visivo.
 
«Posso prendere una felpa? Ho un po’ freddo.» Domando dopo aver inspirato profondamente, grave errore, ora ho i polmoni pieni del suo profumo che mi si sta imprimendo sulla pelle attraverso il tessuto leggero che indosso.
 
«Certo! Prendi quella che vuoi, guarda nell’anta di destra.» Mi risponde aprendo la porta e senza prestarmi alcuna attenzione.
 
Mi avvicino al frassino bianco e lascio scorrere la pesante anta lungo la sinistra. All’interno vi sono decine e decine di felpe, di tutti i colori e di tutte le marche, ma la mia attenzione viene attratta da una in particolare malamente riposta sull’ultimo ripiano in basso. La mia felpa verde della NYU.  La prendo e mi volto aprendola per indossarla.
 
«No scusa Mia, potresti prenderne un’altra.» Jake corre verso di me e afferra il tessuto tirando con decisione per sfilarmela dalle mani. Nonostante la sua reazione mi stupisca molto, non mi lascio prendere alla sprovvista e non lascio la presa.  
 
«E perché? Mi piace questa, e avevi anche detto che me l’avresti regalata.» Ribatto titubante. Il mio primo pensiero è per Jessica, non so bene per quale motivo ma sono sicura che l’abbia promessa anche a lei visto che sembra riuscire ad avere tutto quello che desidero io.
 
«Si, si. E te la posso regalare se vuoi ma non puoi metterla ora.»
 
«Ma perché non posso?» Insisto delusa, perché non vuole lasciarmela indossare? E perché è così agitato? Cosa mi nasconde?.
 
«… perché è sporca. Va bene?»
 
Mi sta prendendo in giro? Era nell’armadio, non tra le cose da lavare. «Ma tu la roba sporca la tieni nell’armadio?»
 
«Sono sicuro che puzza, l’ho messa praticamente tutti i giorni ultimamente.» Continua e io non riesco a resistere alla tentazione di avvicinarla al naso e sentire se è vero tuttavia le mani di Jake mi bloccano a metà strada.
 
«Tutti i giorni? E perché non l’hai lavata?» Domando soffocando una risata. L’ho sempre visto come un ragazzo molto pulito, non uno che tiene la cose sporche insieme a quelle lavate nell’armadio.
 
Jake mi volta le spalle passandosi entrambe le mani nei capelli e lo conosco abbastanza bene per essere certa che un gesto del genere significa che sta nascondendo qualcosa. «JAKE. Guardami e dimmi cosa c’è sotto!» Mi avvicino di qualche passo a lui, forse troppo perché quando si gira improvvisamente devo fare un balzo indietro per non essere urtata da lui, ma le sue mani mi afferrano prontamente le spalle riattirandomi a sé.
 
«Perché…» Comincia titubante stringendomi al suo torace, sicuramente non vuole permettermi di guardarlo in faccia. «Per la vaniglia.»
 
La vaniglia? Ma cosa diavolo sta dicendo? Si è forse macchiato mangiando un budino? Non riesco a trattenere l’ennesima risata. «E adesso cosa c’entra la vaniglia?»
 
«Dopo che te ne sei andata a Natale, l’ho trovata sul letto e anche se l’hai indossata solo per qualche minuto era satura del tuo profumo. Da allora l’ho messa quasi tutti i giorni e, anche se ormai sa solo di me, mi sembra di sentire ancora quel retrogusto di vaniglia. Se l’avessi lavata sarebbe svanito completamente.»
 
E nella mia mente si presentano le immagini del mio kit da bagno: shampoo, balsamo, doccia schiuma e crema per il corpo, tutto al dolcissimo sapore di vaniglia.
Ha indossato tutti i giorni questa felpa solo perché sentiva o meglio gli sembrava di sentire il mio profumo. Dal giorno di Natale lui ha pensato a me, proprio come io ho pensato a lui, sentiva anche lui la mia mancanza. «Capirò se te ne vuoi andare.» Prosegue prima che io abbia detto una sola parola.
Trattengo a stento una lacrima che bussa pericolosamente sotto le mie palpebre, una lacrime di felicità queste. Non è più un’illusione, ora ho la conferma che anche lui prova qualcosa per me.
Allungo le mani lungo le sue spalle forti fino a raggiungere il volto e lo costringo a guardarmi. «Jake…» Balbetto rimanendo come sempre ammaliata dall’azzurro dei suoi occhi che si perdono nei miei. Terra e cielo. E il passo successivo viene da sé, mi sollevo sulle punte dei piedi e unisco le mie labbra alle sue ritrovandole perfette, esattamente come le ricordavo, calde, morbide e accoglienti. «Andarmene? È la cosa più dolce che mi abbiano mai detto...» Si Jake, nessuno ha mai fatto una cosa simile per me. Il mio cuore batte all’impazzata e ho paura che potrei sentirmi male da un momento all’altro, ma l’unica cosa che riesce a darmi sollievo sono le sue labbra che unisco nuovamente alle mie. Quanto mi sono mancate, quanto ho desiderato poterle sentire di nuovo su di me, così tanto che non mi basta questo misero bacio a stampo, ho bisogno di qualcosa di più profondo per colmare la mia sete. E sono io a schiudere le labbra per accogliere la sua lingua, forse troppo esperta per i miei gusti a causa dei troppi baci concessi alle altre ragazze.
La sua reazione però mi lascia del tutto basita, esattamente l’opposto di ciò che mi aspetto. Le sue mani raggiungono le mie allacciate dietro il suo collo e sciolgono il mio abbraccio allontanandomi da lui. Siamo destinati ad essere separati, eccolo il nostro orizzonte.
 
«Non guardarmi così Mia, non aspetto altro dal giorno di Natale, anzi da molto prima, ma non deve succedere ora e soprattutto non così. Se e quando succederà voglio che significhi qualcosa.» Si china su di me ma per baciarmi la fronte mentre la sua mano mi accarezza delicatamente i capelli, proprio come con una bambina. «Sono stanco di dividerti con Ryan.»
 
«E io sono stanca di dividerti con Jessica.» Sbuffo affondando il volto nel suo torace. Jake non sono solo io quella impegnata, anche tu stai con un’altra ragazza.
 
«Io Jessica l’ho lasciata ieri sera.» Sussurra la mio orecchio bloccando non solo il mio respiro, ma l’intero mio mondo. «Non potevo continuare a stare con lei dal momento che il mio cuore appartiene ad un’altra.»  
 
Mi stringo al suo torace facendo perno sulle braccia per ancorarmi meglio a lui, nel cuore la paura di svegliarmi e scoprire di aver sognato ogni singolo istante di questa meravigliosa giornata. Le sue parole rimbombano nella mia mente e io non so se ridere o piangere. L’ha lasciata sul serio, l’ha lasciata per me.
 
«Perché non me l’hai detto prima?» Biascico, il volto schiacciato contro la sua maglietta.
 
«Ho provato a dirtelo, ma tu mi hai zittito… Mia guardami.» Le sua mani circondano le mie spalle e delicatamente mi separano dal suo corpo atletico, chino il capo vergognandomi di me stessa. Tra noi l’unica traditrice sono io, io che nella consapevolezza di amare da tutta una vita il ragazzo di fronte a me continuo ad essere legata ad un altro uomo. E vorrei potergli telefonare e lasciarlo seduta stante per coronare il mio sogno d’amore una volta per tutte, ma non sarebbe giusto. Non ora, non così. Nonostante io abbia il terrore di chiedergli di aspettarmi fino a domani per darmi il tempo di fare le cose per bene. «Jake…»
 
Ma come sempre io sono un libro aperto per lui. «Non voglio che mi rispondi adesso, voglio che tu ci rifletta, da sola. Devi prendere una decisione, o stai con Ryan o stai con me, basta giocare. Domani, sulla spiaggia! Ti aspetterò domani al tramonto sullo stesso pontile, raggiungimi se sceglierai me. Ora mangiamo che la pizza si raffredda.»
 
Sorrido alla dolcezza delle sue parole, mi ero anche dimenticata della nostra cena. «Certo.» Gli rispondo stringendomi ancora una volta a lui e poi dirigendomi verso il letto dopo aver recuperato il telecomando per avviare il film. «Ma quindi la felpa la posso mettere?» Domando infine sogghignando e trattenendo ancora tra le mani il tessuto verde.
 
Jake si blocca con in mano il cartone della pizza e scoppia a ridere sonoramente. «Assolutamente no.»
 
«Ma ho freddo.» Ribatto fingendo un broncio e incrociando le braccia al petto.
 
Jake mi raggiunge sul letto e mi sfila dalle mani l’indumento appallottolandolo. «Facciamo così questa la buttiamo a lavare e appena sarà pronta te la regalo, tu invece stasera metti un’altra felpa così io potrò indossarla per il prossimo mese, alternandola a questa maglia.» Sussurra al mio orecchio accarezzando il leggero tessuto che mi avvolge e facendomi rabbrividire.
 
Vorrei rispondergli che da domani non gli servirà una stupida maglia per sentire il mio odore, perché da domani ci sarò io, non riuscirà più a liberarsi di me. Preferisco tuttavia tacere, in fondo io ho penato tanto fino ad oggi, lui può aspettare fino a domani per scoprire le mie intenzioni. Domani sulla spiaggia al tramonto saremo io e lui finalmente. Terra e cielo si incontreranno.
 
Ci infiliamo sotto il piumone e avviamo il film, mangiando ogni tanto una fetta di pizza. Ad ogni minima scena di paura mi stringo a lui che mi accoglie tra le sue braccia stringendomi e disegnando cerchi immaginari sulla mia schiena con la punta delle dita. Nascondo il viso nell’incavo del suo collo assaporando il dolce profumo della sua pelle e beandomi della consapevolezza che lui fa altrettanto con me. Le sue braccia forti mi stringono al suo torace per darmi riparo mentre ride ogni volta che non riesco a trattenere un urletto. Aveva ragione lui, sono passati gli anni ma io sono sempre la stessa bambina.
Dopo due interminabili ore spegniamo il televisore e la luce. La tensione tra noi è palpabile e nessuno pronuncia più una sola parola, un conto era guardare il film e abbracciarsi per la paura ma ora che siamo solo io, lui, il buio e il rumore dei nostri respiri istintivamente più corti e veloci del normale sento che non è più un gioco e il desiderio di stringersi, baciarsi e toccarsi è alto. Indecisa sul da farsi mi stendo e mi volto sul fianco destro, dandogli le spalle per il timore di fare o dire qualcosa di inappropriato, tuttavia Il mio cuore perde un battito quando il suo braccio si allaccia alla mia vita e il suo torace aderisce alla mia schiena.
 
«Almeno per una notte posso dormire sul mio fianco preferito.» Sussurra con voce roca al mio orecchio.
 
«Il destro?» Gli domando incuriosita, incapace di comprendere il reale significato delle sue parole. Perché non può dormirci di solito?
 
«No Mia, il tuo.*» Termina depositando un dolce bacio sui miei capelli e stringendomi ancora un po’ al suo corpo.
 
 
 
 
La mattina seguente veniamo svegliati da Micheal e Spencer che entrano all’interno della stanza senza farsi alcun problema trovandoci ancora teneramente abbracciati sotto le coperte.
 
«Non interrompiamo niente vero?» La voce di Micheal ci desta facendoci sobbalzare.
 
«Che modi sono questi?» Si lamenta il ragazzo al mio fianco nascondendo il volto nell’incavo del mio collo. Immediatamente mi irrigidisco comprendendo come durante la notte io mi devo essere voltata verso di lui, le nostre gambe intrecciate, la sua mano destra abbandonata sul mio seno libero dall’intimo che ho sfilato prima di coricarmi, la sua erezione che preme dolorosamente sul mo fianco.
 
Apro gli occhi titubante inquadrando il volto malizioso dei nostri due amici che ci osservano sogghignando e puntello il gomito sul materasso per tirarmi su. Le braccia di Jake tuttavia mi stringono ancora impedendomi di muovermi di un solo centimetro, allunga le gambe slacciandole dalle mie e deposita un bacio alla base del collo. «Vorrei potermi svegliare ogni giorno così.» Sussurra prima di lasciarmi andare e mettersi a sedere. «Buongiorno ragazzi, potevate anche chiamare però.» Termina rivolgendosi ai nostri amici.
 
«Oh beh, non mi sembra di avervi disturbato.» Ride divertito Micheal.
 
«Mia ho pensato che potevi aver bisogno di un cambio.» Squittisce la mia coinquilina, il volto sereno e sorridente come non lo vedevo da tempo.
 
 
 
 
 
Dieci minuti dopo indosso gli abiti che mi ha portato Spencer e dopo aver salutato tutti, mi avvio insieme a Jake verso il parcheggio.
 
«Sicura che non vuoi che ti accompagni?» Mi domanda lasciando l’ennesimo tenero bacio sulla mia fronte.
 
Sorrido smagliante con la consapevolezza che da ieri è ormai cambiato tutto, o quasi. «Si Jake, tranquillo. Devo parlare con una persona e devo farlo subito.» Da stasera potremo finalmente essere una coppia, io e te, ma prima devo risolvere quella questione.
 
Jake annuisce e si china nuovamente per baciarmi le guance. «Ricorda, al tramonto. Io sarò lì ad aspettarti.»
 
Lui lo sa, lo legge nei miei occhi. Io ci sarò.
 
 
Una volta fuori dal dormitorio della NYU mi decido a tirar fuori il telefono dalla borsa. Vi sono un paio di chiamate di Megan e un messaggio da parte sua. A quanto pare Spencer l’ha avvisata che sarei rimasta da Jake e chiede un aggiornamento immediato. Le altre ottantatré chiamate sono tutte di un’unica persona, Ryan Bass. Ci sono anche alcuni messaggi da parte sua, per l’esattezza diciotto. I primi dal tono tranquillo, ma negli ultimi sembra essere parecchio arrabbiato. Un brivido percorre la mia schiena mentre digito il suo numero sullo schermo e premo il tasto di chiamata.
 
“Amelia!” Risponde al primo squillo.
“Ciao Ryan,come…”
“Amelia cosa diavolo è successo ieri, ti rendi conto che ti ho chiamato per tutto il giorno e per tutta la notte e tu non hai mai risposto.” Mi interrompe, è nervoso, molto nervoso.
“Scusami Ryan, non ho visto il telefono fino a stamattina.” Mi affretto a rispondere inspirando profondamente. Se è già questo il suo umore come farò a dirgli che tra noi è finita senza provocare alcuna reazione.
“Per tutto il giorno e per tutta la notte? Dov’eri? DOVE SEI STATA?” La sua voce si alza di un paio di toni, soprattutto sulle ultime due parole.
“Possiamo vederci? Vorrei parlarti.” Continuo risoluta decisa ad incontrarlo nonostante il suo umore.
“Parlarmi di cosa?”
“Dai Ryan, ti aspetto alla tavola calda, facciamo colazione insieme.” Un luogo pubblico è quello che ci vuole, lì almeno sarà costretto a controllare le sue reazioni.
“Sono le dieci Amelia, io ho già fatto colazione diverse ore fa.”
“E ti bevi solo un caffè allora. Vieni o no?” Il suo tono ironico e pungente mi sta facendo perdere la pazienza.
“Tra venti minuti sarò lì.” E riattacca senza indugio, temo che sarà molto più complicato di ogni mia previsione.
 
 
 
Quando oltrepasso la porta della nostra solita tavola calda, ad un solo isolato dalla procura, trovo Ryan già seduto ad attendermi nell’ultimo tavolo in fondo alla sala, il volto teso, la mascella tirata.
 
«Buongiorno.» Lo saluto avvicinandomi alla sedia di fronte alla sua ma lui con un gesto del piede sposta quella al suo fianco invitandomi a prendere posto lì.
 
«Siediti.» Nessun saluto, nemmeno un misero sorriso. Lui lo sa.
 
«Come stai?» Cerco di divagare, l’essere così distante dagli altri tavoli occupati mi mette non poca ansia, soprattutto se accompagnata dall’espressione scura del suo volto.
 
«Mia possiamo saltare i convenevoli, sei venuta qui per dirmi qualcosa. Avanti!» Sbotta stringendo la tazza di caffè cos’ forte che ho paura che si possa infrangere nelle sue mani.
 
«Ok.. Io sono venuta per dirti che ho riflettuto su di noi, sul nostro rapporto e…»
 
«Vuoi lasciarmi?» Mi interrompe arrivando al sodo, gli occhi stretti a fessura studiano il mio volto e io abbasso lo sguardo incapace di incrociare il suo, duro e furente, e annuisco.
 
«Almeno dimmelo guardandomi in faccia.»
 
«Ryan, non lo prendere come un fatto personale. Mi dispiace, ci abbiamo provato ma…» Cerco le parole migliori per rendere meno amara la pillola, ma il succo è quello.
 
«Io ci ho provato, non tu. Tu non ci hai MAI provato, ti sei adattata a stare con me.» Mi interrompe nuovamente alzando la voce.
 
«Vedi, anche tu ti sei reso conto. Tra noi è sempre mancata quella scintilla, ma non sei tu il problema.» Mi affretto a rispondere sperando di tranquillizzarlo.
 
«INFATTI, IL PROBLEMA HA UN ALTRO NOME E LO CONOSCIAMO ENTRAMBI.» Ryan sbatte i pugni sul tavolo facendo rovesciare la tazza contente il caffè che si riversa sul tavolo e al suolo, attirando l’attenzione dell’intera sala. «So cosa vuol dire convivere con l’ombra di un ex fidanzato, ma lui c’era proprio con tutto il corpo… Jake non ti ha mai lasciata andare.»
 
«Ryan…»
 
«Vuoi negare? Vuoi veramente negare la verità? E dimmi Amelia non c’entra nulla il fatto che lui abbia lasciato Jessica?» Afferra il mio polso stringendolo con forza e io trattengo un gemito di dolore. «Ah, non sei nemmeno stupita, non so nemmeno perché ma mi illudevo che tu non sapessi nulla.»
 
«E tu come lo sai?» Gli domando tirando il braccio e sperando che lasci la presa, cosa che però non fa.
 
Lui ghigna maligno stringendo con più forza le dita. «Sono venuto a cercarti alla Columbia ieri sera e ho trovato Jessica, mi ha raccontato di come Jake l’ha lasciata e fatalità anche lei ha provato a chiamarlo per tutto il giorno senza ottenere una sola risposta. Eri con lui vero?»
 
«Ryan non sono qui per parlare di Jake ma di noi. E come ti ho detto ci abbiamo provato ma evidentemente non funziona.»
 
«L’hai già detto questo. Ora voglio sapere se hai passato la notte con lui.» Insiste determinato a voler conoscere la verità su quanto accaduto la notte precedente.
 
Abbasso gli occhi incapace di sostenere il suo sguardo, non voglio più mentirgli. «Si, ero con lui, ma non ti ho tradito se è questo che vuoi sapere. Abbiamo solo parlato.»
 
«Ah, parlato? Anche per tutta la notte? Ne avevate di cose da dirvi voi due.» Domanda intensificando il tono sull’ultima parola.
 
«E dormito.» E ci siamo abbracciati, e c’è stato quel bacio che lui però non ha ricambiato. aggiungo mentalmente ma a questo punto credo sia meglio risparmiargli questa delusione. «Senti Ryan, mi dispiace. Non ho mai voluto prenderti in giro, speravo che…»
 
«Basta Amelia. Non voglio sentire altro.» Mi interrompe strattonando il mio braccio sul quale non ha ancora allentato la presa. «Non capisco perché tu sia stata con me tutto questo tempo.» La rabbia ormai sembra aver preso il sopravvento e il dolore inizia a diventare insopportabile.
 
«Ti prego Ryan, basta. Lasciami andare adesso, mi stai facendo troppo male.» Lo supplico non riuscendo più a trattenere le lacrime.
 
«Certo Amelia.» Grugnisce fulminandomi con lo sguardo. «Solo un’ultima cosa. Ti sbagli se pensi che ti permetterò di lasciarmi per stare con lui. Magari alla prossima corsa potrei dimenticarmi di avvisare Mr Crab dell’arrivo della polizia, potrebbe arrivare una soffiata su un’Audi R8 grigia targata… RH911S giusto?»
 
«Ryan.. non puoi..» Balbetto incredula.
 
«Oh si che posso, come tu puoi lasciarmi per lui. Ora per quel che mi riguarda lui ha tre scelte: essere stupido come credo e finire in galera, essere intelligente e rinunciare alla sua passione, detestandoti ogni volta che sentirà il dolce rombo di un’auto, o infine essere furbo e trovarsi un’altra ragazza che non gli incasini la vita. Oppure potresti scegliere tu per lui, pensaci bene piccola e fammi sapere cosa decidi.»
 
Mi alzo in piedi e finalmente Ryan lascia il mio polso sul quale già si evidenziano i segni di quello che diventerà l’ennesimo ematoma. Senza più pronunciare una sola parola gli volto le spalle e mi allontano da lui ignorando la sua voce che chiama il mio nome e mi intima di fermarmi. Finalmente si è mostrato per quello che è veramente… un grandissimo stronzo.
 
Fuori dalla porta svolto a destra e mi incammino lungo le popolate vie di New York, l’aria si è fatta ancora più fredda e il misero cappotto giallo mi ripara ben poco, niente però in paragone al gelo che ho dentro. Rimbocco il colletto e incasso il collo all’interno ripensando alle parole di Ryan e alle possibili conseguenze mentre vago a lungo e senza meta. Grosse nuvole scure hanno riempito il cielo e dal rumore dei tuoni temo che a breve pioverà, eppure c’era il sole stamattina. Guardo l’orologio e con mio grande stupore mi accorgo che sono ormai le due del pomeriggio, senza rendermene conto ho camminato per ben tre ore e quando un grosso gocciolone di acqua mi colpisce il capo comprendo come il destino ancora una volta mi stia dimostrando quella che deve essere la mia scelta.
Il tramonto sulla spiaggia perderebbe tutto il suo romanticismo sotto la pioggia, come Jake perderebbe una parte della sua vita stando con me. Non posso fargli questo.
 
 
Due ore più tardi attraverso il portone della Eaton House, i vestiti fradici, i capelli grondanti di acqua, ma almeno così nessuno noterà le lacrime che copiose hanno rigato le mie guancie.
 
«Mia! Cosa diavolo ti è successo?» Megan si affaccia dalla sala cucina insieme a Robert ed entrambi mi guardano stupiti.
 
Scrollo le spalle e mi sforzo inutilmente di sorriderle lievemente. «Niente, ho solo bisogno di una doccia calda e di riposo.» Senza indugio proseguo verso le grandi scalinate in marmo, desiderosa di chiudermi  dentro la mia stanza e non uscirci mai più.
 
«Non esci?» Domanda alle mie spalle, nella sua voce una nota si stano stupore.
 
Lei sa.
 
Mi soffermo per un brevissimo istante, un piede già sul primo gradino. «No.»
 
 
 
 
 
POV JAKE
 
 
Tra meno di un’ora il sole inizierà a calare e il mio cuore batte così forte che temo di poter avere un infarto da un momento all’altro. Il meteo non è dalla mia parte ma non importa, anche sotto la pioggia sarà indimenticabile, finalmente saremo io e lei, insieme.
Abbottono la camicia bianca fino al penultimo bottone e la infilo all’interno dei bermuda blu elettrico, voglio essere perfetto per lei. Perché io lo so, sono sicuro che lei ci sarà. L’ho visto nei suoi occhi quando ci siamo salutati.
 
Lei ci sarà.
 
Sento il telefono vibrare dall’interno della tasca dei pantaloni.
 
“Megan ciao, dimmi.”
“Jake dovresti venire alla Eaton.” Non un saluto, un tono estremamente preoccupato.
“Che succede? Stavo per uscire.”
“Micheal ci ha già raccontato tutto ma lascia perdere la spiaggia, si tratta di Mia. Stamattina si è vista con Ryan, ha detto che voleva lasciarlo, ma è tornata solo ora e sono sicura che ha pianto.” Un impeto di rabbia mi scuote e lancio a terra il contenitore del gel che ancora stringo tra le mani.
“Pianto? Quel… Se scopro che le ha fatto qualcosa di male lo ammazzo stavolta.”
“Non so nulla Jake, mi ha solo detto che non ha intenzione di uscire. Vieni subito qui.”
 
 
 
 
POV MIA.
 
 
«AMELIA RIVER APRI QUESTA DANNATA PORTA O GIURO CHE LA FACCIO CADERE A SUON DI CALCI!»

 
 
 
 
 
 
Eccoci alla fine di questo capitolo… c’era un’altra parte ma per questioni di tempo (non sarei riuscita ad aggiornare oggi) e di lunghezza del capitolo ho deciso di tagliarla e riservarla per il capitolo 23. Spero vi sia piaciuto e di non avervi annoiato con la prima parte che riprende quello che avevate letto nel capitolo precedente ma raccontato da Mia.
 
 
 
*Cit. Fedez – Magnifico.
 



 
   
 
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