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Autore: SaturnV    30/01/2015    1 recensioni
Cosa successe mille anni fa? Cosa spinse Luna ad attaccare sua sorella? Chi è Elpidas? Forse in questo racconto c'è la risposta a queste domande. Probabilmente no.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Princess Celestia, Princess Luna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Il pony rosso che si trovava di fronte a lui respirava pesantemente e delle gocce di sudore cominciarono a staccarsi dal suo muso per cadere sull terriccio del tracciato d'addestramento, che occasionalmente veniva anche usato come campo per il combattimento. Il suo avversario non era particolarmente più forte o agile di lui, ma aveva un vantaggio: era un unicorno. Riusciva a menare rapidi fendenti con la spada di legno impossibili per qualsiasi pony non-magico. Elpidas invece teneva saldo in una zampa un lungo bastone di legno, un simulacro di una lancia, arma tipica dei pegasi. Qualsiasi strategia d' attacco provasse, l'altro era troppo veloce con la spada e riusciva a tenersi ad una comoda distanza. Le sue gambe stavano cedendo e si stava quasi per arrendere, quando ebbe un'idea.

Maxium, anche lui a pezzi, si stava godendo la sua posizione di vantaggio. Il sesto ciclo era cominciato da un paio di settimane, e Elpidas aveva messo alla prova tutti i suoi allenamenti degli ultimi cinque anni, diventando subito il più bravo nel combattimento corpo a corpo. Ma ora lui era riuscito a dargli filo da torcere, puntando sulla sua maggiore destrezza. Anche se il suo avversario era inespressivo e non dava alcun segno di stanchezza, aveva notato un leggero ritardo nei suoi tempi di risposta, e presto lo avrebbe finito. Ad un certo punto, però, gli occhi di Elpidas divennero vuoti per una frazione di secondo, come se stessero guardando qualcos'altro, e subito dopo sul suo viso si formò un sorriso appena accennato.

-Meglio finire subito prima che si inventi qualcosa di strano- pensò Maxium, così fece un balzo in avanti facendo sibilare la spada in un colpo verticale.

Ma il pegaso era pronto. Parò velocemente mettendo il bastone in orizzontale, dopodiché lo spinse con entrambe le zampe insieme alla spada che levitava, costringendo il suo proprietario a fare un passo indietro. Mentre faceva ciò spalancò le ali e con un balzo si portò dietro all'avversario, che fece cadere con una spazzata agli zoccoli.

Maxium capì a malapena cosa successe, ma quando riaprii gli occhi si trovò davanti al muso una delle estremita del bastone, quella dove ci sarebbe dovuta essere la lama.

"Non vale usare le ali!" sibilò

"Ha parlato Mr. Telecinesi" rispose l'altro.

"Silenzio." il professor Longroot, con qualche capello bianco in più, non era per nulla sorpreso dall'esito dell'incontro.

"In combattimento non ci sono regole, e ognuno deve usare tutte le sue risorse al meglio per aver la possibilità di vincere. Ben fatto, Elpidas."

"Adesso, soldati, fatemi cinque giri di campo a scatti alterni! Op op!"

Le altre reclute, che si erano disposte a cerchio per assistere allo scontro, formarono due file e cominciarono a correre.

"Forza! Dopo potete ritenervi congedati per oggi!"

Si avvicinò a Elpidas, che stava per scattare:

"Tranne te, recluta. Finiti i giri ti aspetto nel mio ufficio."

"Si signore." annui l'altro, che subito dopo partì alla corsa, mentre il sole si abbassava lentamente verso l'orizzonte.

Più tardi, dopo essersi lavato via il sudore il pegaso si recò davanti la porta del professor Longroot, che riportava scritto il suo grado a caratteri chiari: SERGENTE.

Bussò, e dopo aver ottenuto il permesso di entrare si ritrovò in una stanza non troppo grande, dall'aria pesante, sulle pareti medaglie e foto di giornali d'altre epoche, e alla fine una scrivania con dietro una finestra con le tende abbassate, attraverso le quali il militare osservava dando le spalle al suo ospite.

"Siediti." disse, e anche se non sembrava un vero e proprio ordine, Elpidas obbedì prontamente.

"Le prime due settimane del sesto ciclo, come certo saprai, servono per valutare le capacità innate dei migliori elementi."

A questo punto si girò verso il suo interlocutore.

"Ma non solo per questo. Si usano anche per dividere gli squadroni e per assegnare ogni recluta ad il compito che svolgerà una volta finito l'ultimo ciclo."

Fece una breve pausa.

"Tu sei stato assegnato alla legione personale di Princess Celestia. E viste le tue capacità non mi stupirei se diventassi capitano in poco tempo. Credo sia inutile dirti che grande onore sia servire la Principessa in prima persona."

"Ma Signore" intervenne dunque l'altro "Credevo spettasse a noi la scelta del nostro squadrone."

"Questo è il motivo per cui sei qui, la procedura assegna il migliore del corso alla Legione Reale della Principessa, ma ho bisogno comunque del tuo assenso."

"E per le truppe di Princess Luna?"

"Per la principessa Luna viene scelto il secondo del corso. E quello è Maxium."

"Il... secondo?"

"Hai qualcosa da ridire sui metodi di questa accademia soldato?"

"No signore."

                *    *    *    *

"LA SECONDA SCELTA!" urlò.

Luna non lo aveva mai visto così furioso, anzi, a pensarci bene non lo aveva mai visto furioso affatto.

"Come se tu fossi meno importante! Ah, me li immagino qui vecchi seduti ad un tavolo rotondo a dire 'Oh cielo, ci siamo dimenticati di avere due principesse! Poco male, le daremo la seconda scelta, tanto non importa a nessuno...' "

"Elpidas…" cercò di interromperlo l’altra.

"Non hanno un minimo di rispetto! Non è stata solo Celestia a sconfiggere il Caos sapete? So io che lezione darei a quei figli…"

"ELPIDAS!" la voce della principessa fece tremare gli spalti di marmo.

"Santo cielo ma ti senti come parli? Che diamine ti è preso?"

D’improvviso il pegaso che fino ad un attimo prima stava trottando nervosamente su e giù per il tracciato si fece piccolo piccolo.

"M-ma…"

"Sono stata io a scegliere il metodo di suddivisione delle legioni. Mia sorella non avrebbe mai preso i soldati più abili per se!"

"Io… non lo sapevo"

"Ci sono tante cose che non sai."

La puledra sospirò.

"Non so proprio come farà mia sorella a sopportarti se mantieni questo atteggiamento."

"Non lo farà."

"Come?" chiese stupita.

"Ho rifiutato l’incarico. Mi sono segnato per il tuo squadrone."

"Fantastico… mi dovrò sorbire i tuoi piagnistei a tempo pieno." ridacchiò sarcastica.

"Sai che ora dovrai riferirti a me solo come 'Principessa' e 'Altezza' vero?" disse con un tono snob.

"Sono un maestro dell’etichetta Maestà" rispose facendo un inchino esagerato.

"Adesso vai a dormire, mio prode cavaliere, che se domani fai tardi all’allenamento il sergente ti degrada a netturbino."

Si abbracciarono, dopodiché lui si diresse verso l’uscita degli spalti.

A Luna non piaceva dover mentire. Specialmente a lui. Lei e sua sorella non avevano mai messo bocca sui metodi dell’accademia, ma non voleva che lui vedesse la questione più grave di quanto non sia.

Con questi pensieri in testa, alzò il muso al cielo, che le fece venire in mente quella notte di tredici anni prima quando sentì il ringhio di un lupo del legno

 

   
 
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