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Autore: Kyuri_Zaoldyeck    31/01/2015    1 recensioni
Kiri andava sempre più fiera di quella squadra, era consapevole però, che 2 mesi dopo si sarebbero separati mettendo fine al mito della Generazione dei Miracoli, e il pensiero la rendeva triste.
Tuttavia, i fatti del suo passato alla Teikou legati alla sua squadra del cuore racchiudevano gioie e dolori, che mai pensava si sarebbero riproposti anche nel suo presente, quando rincontrerà quegli occhi rosso fuoco che avrebbero capovolto la sua vita
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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L’inverno pareva essersi concesso una pausa in quei giorni di inizio marzo, il giorno in cui la Kaijo avrebbe disputato una partita amichevole contro un’altra scuola liceale.
Kiri era arrivata presto insieme ad Aomine, con il fine di metterlo alla prova, per controllare che le predizioni di Akashi non si avverassero.

Quel giorno aveva deciso di sacrificare il suo orgoglio per verificare una cosa quasi superflua, sentendosi meschina e anche cattiva nei suoi confronti: aveva rimesso la blusa con lo scollo a V, aperta di un bottone in più, costretta a resistere a quella voglia incontrastabile di chiudere tutti i bottoni fino al collo. Come era inevitabile, Aomine giunse sull’argomento quasi subito:

-Vedo che hai smesso di torturare la scollatura- disse indirizzando lo sguardo sull’evidente apertura della blusa.

-Già, mi hai detto di mostrare quello che ho … - “ma che discorso cretino” diceva tra sé.

-Ok, veniamo al dunque, voglio portarti al cinema- lei sorrise, non le dispiaceva l’idea di un buon film, ma Aomine incalzò il passo nella direzione opposta della palestra:

-Allora, andiamo?- chiese.

-Ma tra meno di mezzora inizia la partita-

-Potremmo anche evitarla, no?- disse lui sbuffando.

-Assolutamente no!-

Kise aveva tentato di abusare di lei, ma si era anche fatto perdonare, ed era uno dei migliori amici di Kiri, e lei aveva promesso che lo avrebbe sempre sostenuto, non assistere ad una sua partita lo avrebbe certamente ferito.

-Dannazione … - sbuffò Aomine tornando da lei, che intanto aveva preso il passo verso l’ingresso della palestra.

La palestra era ancora vuota, le squadre si stavano riscaldando. Kiri rivolse un saluto a Kise senza distoglierlo troppo dagli allenamenti, e prese posto insieme ad Aomine nei posti in prima fila, i soliti con la scritta: RISERVATO.
Poco dopo arrivarono anche Kuroko e il suo amico Taiga, Midorima insieme a Takao, Momoi e Murasakibara.

La partita fu una delle più noiose che Kiri avesse mai visto, la Kaijo aveva un vantaggio di 27 punti ed era uno scontro monotono, così monotono che Aomine pareva dormire ad occhi aperti, e Murasakibara aveva iniziato a sbadigliare a intermittenza.
In quel momento Midorima indirizzò lo sguardo nell’area più alta della palestra, nota per essere il covo di Akashi, e lui era lì.

-Il capitano ha solo sprecato energia a venire fin qui, se ne starà pentendo sicuramente- disse alzandosi:

-Andiamo, Takao- il povero cane bastonato lo seguì, salutando la compagnia. Una partita di basso calibro per gli occhi di Midorima, e forse anche per quelli di Kiri.

-Era meglio andare al cinema- disse Aomine.

-Forse sì- rise lei per smorzare l’atmosfera depressa.

-Togli pure il forse-

-Va bene, Daiki, hai vinto, però ormai dobbiamo restare-

-Restiamo, a patto che dopo tu verrai a cena con me- sorrise lui. I due si ricambiarono il sorriso, Kiri doveva accettare anche per portare avanti la sua indagine … questo suo secondo fine la stava logorando di rimorso e vergogna, eppure poteva sentirsi quell’avvertimento sempre addosso …

Ricordando la frase di Midorima, gettò un occhio rapido alla parte alta della palestra, grazie all’angolazione riusciva a vedere il rosso dietro alla colonna, a testa china.

-Ecco … vado un secondo in bagno.- disse Kiri alzandosi. Aveva mentito, ma perchè voleva per forza salire lassù, dopo l’uscita quasi teatrale da casa sua di qualche giorno prima … soprattutto per il fatto che non sapeva come arrivare lassù.
 

Accompagnata da suoni di fischi e palloni sbattuti, cercò in giro qualche scala sospetta. Ne trovò una nascosta in un angolo, ben protetta e mimetizzata da una porta grigia che sembrava tanto “QUADRO ELETTRICO”.
Salì le scale lentamente, all’interno di quell’anticamera ogni rumore era annullato, regnava il più profondo dei silenzi. Qualche neon illuminava le scale, alcuni lampeggianti e ormai in fin di vita.

Aprì lentamente la pesante porta alla fine delle scale. E giunse nel covo di Akashi.
Lui alzò la testa nascondendo prontamente un foglietto che aveva nella mano.
Ancora una volta si mostrò diverso: i suoi occhi non brillavano più di superbia e malvagità, il viso era rigato visibilmente da qualche lacrima scesa. Cos’era successo?
L’Imperatore piange quando vede portarsi via le sue ricchezze …
In ogni caso, si ricompose subito e salutò superficialmente la ragazza.

-Che ci fai qui?- una delle sue classiche domande di rito.

-Ero venuta a vedere la tua reazione ad una partita del genere- rise lei.

-Riluttante potrebbe essere il termine giusto-

-Si … concordo- calò il silenzio tra i due per qualche secondo.

-Quindi hai deciso di stare con lui?- chiese guardando verso il campo, e verso Aomine.

-Non ho deciso niente, deciderò a cena con lui stasera, e poi pensavo volessi uscire da questa storia!- sbottò lei.

-Il mio avvertimento ti sta tenendo più occupata del previsto … in teoria il tuo istinto avrebbe dovuto capire da solo dopo un giorno più o meno-

-Non prenderti il merito, il mio istinto ci mette un po’ a capire, forse per non ripetere gli stessi errori …- come non poteva riferirsi a quella notte sulla spiaggia, anche se il rosso non ne sapeva nulla.

-Non starai mai bene con lui- disse diretto Akashi.

-Perché? Starei bene con te forse?- chiese lei spazientita. Lo disse, pensando soltanto a tutte le mazzate che lui le aveva dato, perchè stava pretendendo di decidere la sua vita.

-No, neanche con me … ammetto ch ti farei soltanto soffrire, non ho mai saputo altro …- conoscendo bene il suo caratteri, percepì subito un’alterazione, percepì una punta di tristezza nelle sue parole.

“La verità è che penso, che lui soffra molto, sempre solo in quella villa senza il minimo accenno di affetto. È questo che gli ha fatto crescere quella dura corazza, probabilmente a lui manca qualcosa, e non si sente in pace” .

Ricordò le parole di Kuroko quella sera, trovandole incredibilmente vere.
La compassione si fece spazio in lei, provocata dal fatto che lei provasse la sua stessa solitudine e tristezza. Lei lo capiva perfettamente.

Si avvicinò a lui e lo abbracciò, un abbraccio caldo e ricco di affetto, sperando che potesse servire a farlo stare meglio, con lei funzionava sempre, l’abbraccio dei suoi amici.
Lui sussultò, senza però opporre resistenza.
-Sei tu quello che soffre- disse lei.

Lui non rispose, rimase ad assaporare quel momento così dolce che non sentiva da anni. Ma l’orgoglio giunse nuovamente a invadergli la mente.
Le prese la mano e dopo averla tenuta per qualche secondo, la allontanò da sé.

-Dovresti andare da Daiki, ti sta cercando- disse lui immobile, immutato.

Lei fece per andarsene, ma non ricordò la presenza di alcuni scalini prima della porta. Ne mancò un paio, cadendo.
Prima che potesse battere la testa al suolo, Akashi le prese prontamente il braccio.
Non fu abbastanza, il suo sforzo nel prenderla gli aveva fatto perdere lo scalino. Perse equilibrio, e caddero entrambi, anche se il suo intervento diminuì di molto il danno di lei.

Era caduto sopra di lei, ancora una volta così vicino.
Gli occhi avevano ripreso a brillare, e lei poteva sentirsi ancora bruciata e immobilizzata nel vortice di fiamme dei suoi occhi, dal calore tanto forte e violento da non potersi liberare. Si sentiva in trappola come quel giorno.

Ma il seguito fu differente. Lui si avvicinò al suo viso fino ad essere a pochi centimetri da lei, poggiò la sua fronte su quella di lei, e infine la baciò.

Il bacio che si scambiarono e che lei aveva tanto aspettato, era lento e delicato, ma dal sapore nostalgico. Un bacio come quello di una moglie al marito di ritorno da una guerra o di due amanti a distanza.
Aveva l’essenza di tutti i loro ricordi, che ognuno di loro vide scorrere nella sua mente come un film, mentre i cuori battevano in sincronia, insieme alle lingue dolcemente intrecciate. E accompagnavano i ricordi, belli e brutti, da quell’intenso scambio di emozioni. E durò per minuti e minuti, fino a che non esaurirono l’aria.

Sciolsero il dolce legame, e si guardarono ancora negli occhi.
Ora le due fiamme eterocromatiche parevano essersi trasformate in lava, incandescente ma calma, e il giallo oro nell’iride sinistra aveva lasciato il posto al rosso.
Kiri ritrovò nei suoi occhi quell’equilibrio perfetto rosso sangue che usava osservare sempre alle medie, e nel rivederlo, i suoi occhi luccicarono.

Lui si alzò, tornando al suo posto alla colonna. Lei si alzò poco dopo di lui:

-Vai da lui, ti sta chiamando- in effetti il cellulare di Kiri stava vibrando, ma lo lasciò vibrare.

-Vuoi che resti con te?- che domanda strana si era sentito dire, nessuno glielo aveva mai chiesto, lui era il primo a cercare la solitudine.

-Ma che dici?- le chiese lui.

-Ho chiesto se vuoi che stia con te- disse lei dolcemente.

-No, non serve, tranquilla- disse accennando un sorriso.

Si sentiva strano eppure appagato, quel bacio e quella domanda lo avevano scosso … era strano per lui … tanto affetto in una sola sera, come non aveva mai ricevuto … poteva sentirsi quasi rinato.
Sorrise, ben nascosto dal suo sguardo, si sentiva felice, felice di averla baciata, di essersi ricongiunto a lei. Riuscì soltanto a ricordare quando le disse di smettere con la cotta che lei aveva per lui … e sorridendo, pensò di sentirsi un buffone, il primo ad aver ceduto …

Eppure l’orgoglio non lo abbandonava mai per un secondo, e lei lo sapeva benissimo. Aprì il grande portone grigio e scese ancora le scale.
 

-Eccoti! Ma dove eri finita, maledizione?- sbuffò Aomine, la partita era finita …

-Non trovavo il bagno, e c’erano già 3 donne in fila-

-Bando alle ciance, andiamo a mangiare- disse lui prendendole la mano. Lei la ritrasse timidamente.

-Vorrei Daiki, ma credo di aver bisogno di altro tempo per pensare … - intanto Momoi e gli altri se n’erano già andati.

-Puoi dirlo che ti piace qualcun altro, voi donne non sapete scollarvi da un obiettivo … beh io resto comunque, se mi vorrai come amico- disse andandosene seccato.

“Ho combinato un casino”, forse avrebbe dovuto  usare più tatto, era stata capace di scappare di nuovo …

Quella notte  ci pensò a lungo:

Era scappata per paura di possibili violenze? Per le indagini che la facevano sentire un verme? Per i modi di fare di Aomine? O forse perchè nella sua testa balenava quel bacio carico di sentimenti?
Non riusciva a pensare ad altro, tantomeno aveva idea del proseguimento che avrebbe avuto quella situazione.
   
 
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