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Autore: DilettaWCG    28/11/2008    4 recensioni
<< La sanguisuga non avrebbe mai potuto far del male alla fatina. Pur essendo forte, pur potendo con una sola zampata distruggere buona parte dello spirito della fata, non ne sarebbe mai stata in grado. La sanguisuga aveva altri amiche, tutte sanguisughe esattamente come lei, ma nessuna era speciale come quel piccolo spiritello colorato >>
Fanfiction scritta senza pretese dopo millenni di mancanza d'ispirazione. Spero comunque che vi piaccia ♥
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fairytales
A una delle poche scrittrici che mi hanno saputo toccare il cuore.
Grazie Stephenie per averci raccontato la tua fairytale.
<< Jake... >>
Un sussurro. La sua voce. Squillante, da soprano, ma delicata, vellutata. Probabilmente solo a me rimaneva nelle orecchie come una musica che non finisce mai, ma nessuno avrebbe negato la bellezza di quella voce.
<< Dimmi, Ness. >> risposi, cercando la mano della piccola mezzovampira, la donna che amavo più della mia stessa vita.
Peccato non avesse l'aspetto di una donna. Era troppo bella per esserlo, e se proprio dovevo ammetterlo, anche troppo piccola. Dimostrava dieci anni, ma aveva uno strano brillio neglio occhi color cioccolato che ti faceva subito capire quanto fosse intelligente.
Se fissandola, tu, stupido essere umano, non avessi ancora afferrato il concetto, le sarebbe bastato tendere una mano e sfiorarti il viso. Allora sì che avresti capito.
Era una bimba strana, fuori dal comune, nata dall'unione del mio peggior nemico dalla pelle di marmo e la donna che avevo amato quando le mie emozioni erano acerbe come solo quelle di un ragazzino possono essere.
Lui è Edward Cullen, e lo sarà per sempre. Criptico e dannatamente felice da quando Bella è divenuta immortale, proprio come lui. Si sarebbero amati per l'eternità, esattamente come avrei fatto io con Renesmee.
Anche se non mi avesse voluto, io non avrei potuto allontanarmi da lei. La sua mancanza mi provocava un vero e proprio dolore fisico, oltre a quello morale. Avete presente quando piove a dirotto e i vostri polmoni sono impregnati d'umidità? Quando senza volerlo trattenete il respiro e vi ricordate di mollare la presa solo ogni tanto, emettendo strani gemiti rumorosi che vi scuotono il corpo e vi fanno male?
Ebbene, questo è ciò che mi succede quando mi allontano da Nessie per una giornata.
La mia vita, lunga, breve, infinita o qualsiasi altro aggettivo vogliate affibbiarle, è condizionata dalla sua presenza, ruota intorno a lei esattamente come i pianeti intorno al Sole. Che ne sarebbe della Terra, senza il Sole?
<< Raccontami una favola >>
Era in un momento simile alla dormiveglia umana. Non riusciva a dormire ma nemmeno a stare sveglia; se ne stava raggomitolata su sè stessa cercando di compiere al meglio almeno una delle due azioni. Invano.
Carlisle diceva che era colpa della sua...Chiamiamola così, vampirizzazione. Non sarebbe stata come quella degli altri vampiri: nessuno l'avrebbe morsa - non l'avrei permesso -, sarebbe stato un processo naturale, dovuto alla sua crescita particolare, unica.
Renesmee detestava le fiabe e la favole. Persino quando aveva un paio di mesi di vita non le sopportava, era già troppo intelligente. Ed esigente, ovviamente.
Per questo motivo restai un attimo in silenzio, spiazzato di fronte alla sua richiesta.
<< Dico sul serio >> aggiunse, con la voce impastata di sonno. Odiavo vederla soffrire, quindi frugai nella mia testa in cerca della sua momentanea medicina.
<< Bè...C'era una volta una piccola fata. Era alta tanto quanto la distanza che c'è tra il tuo polso e la punta del tuo dito più lungo >> iniziai.
Vidi Renesmee fissarsi la manina paffuta e con l'altra misurare l'altezza della fata.
<< Aveva molti amici, molte persone che l'amavano, tutti simili a lei. L'unica differenza stava nel colore: lei era azzurra come il cielo a marzo, sua madre rossa come un tramonto in riva al mare, suo padre verde come il prato che ricopre la nostra città; alcuni suoi compagni erano di un giallo acceso, simile alla luce del sole, altri marroni come le cortecce ruvide degli alberi, altri ancora bianchi come fiocchi di neve... >>
Nessie posò la sua mano sulla mia faccia, iniziando a mostrarmi la mia fiaba come se guardassi un film in tv. Tante piccole fatine di mille colori danzavano, si baciavano e si abbracciavano.
<< Ma la fatina nascondeva un segreto che non avrebbe potuto mai rivelare a nessuno, nemmeno ai suoi genitori. Nessuno l'avrebbe capita se...Avesse affermato di voler bene a una sanguisuga >>
Risi tra me mentre mi raffiguravo nella fiaba come tante volte avevo raffigurato i vampiri nella mia mente.
Renesmee immaginò uno di quei piccoli insettini rossi che si attaccano alle piante e succhiano la loro linfa, affiancato da un punto interrogativo.
Ridacchiai ancora e annuii.
<< La sanguisuga non avrebbe mai potuto far del male alla fatina. Pur essendo forte, pur potendo con una sola zampata distruggere buona parte dello spirito della fata, non ne sarebbe mai stata in grado. La sanguisuga aveva altri amiche, tutte sanguisughe esattamente come lei, ma nessuna era speciale come quel piccolo spiritello colorato >>
Il film continuava. Renesmee immaginava la sagoma della protagonista, azzurra e luccicante, per mano con la sanguisuga rossa come il sangue nel buio di una notte senza stelle.
<< Lo stesso valeva per la piccola fatina. O almeno, questo è ciò che la sanguisuga sperava: si era ripromessa mille volte di chiedere alla sua amica come si chiamasse il sentimento provato nei suoi confronti, ma non l'aveva mai fatto. Codarda, eh? >> domandai, non particolarmente brillante. Nessie sbuffò e io ripresi a parlare.
<< Ad ogni modo, pur non sapendo il nome di questo sentimento, avvertiva la sua potenza devastante. Avrebbe superato tutti gli altri. Andava tutto bene: la fata e la sanguisuga s'incontravano in segreto, trascorrevano le ore insieme, ed erano più belle di tutto il resto della giornata. A volte la sanguisuga si chiedeva se non avesse qualcosa di strano: come poteva preferire la compagnia di qualcuno tanto diverso da lei, a dispetto dei suoi simili?
La risposta non l'aveva mai trovata, e non la voleva neppure. Un giorno, la madre della fatina vide la figlia assieme alla sanguisuga. Si stavano abbracciando e facendo morbide carezze a vicenda. La madre diventò ancor più rossa del solito, sembrava avesse preso fuoco. Era arrabbiata, molto arrabbiata >>
Lo spettacolo nella testa di Nessie era più interessante di quanto avessi immaginato: dava forma e colore alle mie creazione meglio di quanto io stesso sarei stato capace di fare.
Era impaziente di sentire la fine della storia.
<< Quando la fatina tornò a casa, subì un brutto rimprovero, ma le furenti parole di sua madre le entrarono da un orecchio e le uscirono dall'altro. Amava la sanguisuga e non l'avrebbe lasciata per nessuno motivo.
E così, il giorno dopo la volle rivedere. Cambiarono luogo, non tornarono dove andavano sempre, ma la madre della fatina aveva inserito alla figlia un micro-chip nella schiena in modo da poterla rintracciare ovunque e... >>
La risata forte e cristallina di Renesmee interruppe il mio racconto. Si era svegliata definitivamente. Sorrisi anch'io.
<< E il micro-chip da dove è saltato fuori? >> sghignazzò.
<< Senti, piccolo mostro di Loch-Ness, non sono mica un cantastorie! Tutto ciò che ti racconto è un omaggio della mia infinita cultura... >> le risposi, finto snob, iniziando a farle il solletico.
La sua pelle era più dura di quando era più piccola, e anche più fredda.
I suoi occhi invece erano ancora marrone cioccolato. Ancora non avevano iniziato a cambiare.
Ma c'era anche un'altra cosa che non sarebbe mai mutata, ed era l'amore che provavo verso la sua voce, il suo respiro profumato, la sua risata cristallina e il suo sorriso perfetto, i suoi ricci ramati, i suoi occhi - scuri o dorati, non avrebbe fatto differenza. Non più -, la sua pelle, sia fredda sia calda, sia dura sia morbida, il suo corpo piccolo e agile, la sua testardaggine, il suo orgoglio, la sua alterigia, la sua dolcezza...
Potrei andare avanti all'infinito a descrivervi ogni piccolo dettaglio di lei trasformandolo, ovviamente, in un pregio. Chiedetelo a Sam, Embry, Paul...
Ma ci sono passato: quando i miei amici mi facevano lunghi elenchi, simili a liste della spesa, dei pregi del loro oggetto dei desideri, mi annoiavo a morte. La mia intenzione non è quella di annoiarvi.
<< Come finisce la storia? >> domandò Renesmee, riprendendo fiato dopo la piccola pausa.
Ci pensai su. Cosa avrei risposto? La fiaba non rispecchiava esattamente la nostra storia - non avevamo mamme cattive che avevano come scopo quello di dividerci, se non contiamo l'iniziale ira di Bella, scemata dopo pochi giorni - ma ci avevo comunque messo una parte di essa: la diversità, quanto può dividere e quanto può unire.
Ma al finale proprio non ci avevo pensato. L'effetto della favoletta doveva essere quello di far addormentare Renesmee, non di farla svegliare completamente!
<< Non me lo ricordo, Ness. Ho inventato la fiaba sul momento e mi è passato di mente >>
Mi guardò come a volermi dimostrare che non se l'era bevuta. Non potei fare a meno di sentirmi colpevole, inutilmente.
 << Fortuna che noi non siamo fatine e sanguisughe >> mormorò, prima di toccarmi il volto e mostrarmi nuovamente la storia da capo.
  
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