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Autore: drake2511    31/01/2015    1 recensioni
Solas e l'Inquisitore hanno una relazione ormai da parecchi mesi, ma solo ora realizzano quanto importante sia il loro rapporto. Dopo una giornata piena di missioni, Solas e Ainur'Len Lavellan hanno finalmente un attimo per riposarsi. Accampati nelle Terre Centrali sotto le stelle, trovano un momento di conforto l'uno nelle braccia dell'altra. Ambientata poco prima della missione al Tempio di Mythal, ma senza spoilers. Breve e malinconica.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente a Casa
 




Il fuoco scoppiettava tra l'arancio e l'azzurro, gettando ombre tremanti sul terreno. Nonostante la fonte di luce così vicina, le stelle erano perfettamente visibili, incastonate nella coltre celeste sopra di loro. Il capo di Ainur'Len riposava sulla spalla calda del compagno, una mano sul suo petto e l'altra su quello di lui, come a voler registrare il momento in cui i battiti sarebbero diventati uno solo. Un sospiro le gonfiò i polmoni, prima di scivolare via dalle narici, felice. Il silenzio della notte li teneva stretti, cullandoli in pensieri lontani.

- Nei miei viaggi nell'oblio ho scoperto che il cielo notturno non è mai lo stesso. - l'elfa chiuse gli occhi, assaporando la voce rilassata di Solas. Sollevò le palpebre solo quando sentì le dita del compagno stringersi sulle sue. Lo vide prenderle la mano e stenderla sulla sua. I polpastrelli si toccavano l'un l'altro, una carezza leggera. - come il palmo delle mie mani è diverso dal tuo, le stelle che ricordi in sogno non può vederle nessun altro.-
Sorrideva mentre intrecciava le dita con le sue e la tirava a sè, sfiorandole il dorso della mano con le labbra. Ainur'Len sentì il petto stringersi in una morsa crudelmente dolce.

- Le stelle che mi fai vedere tu non le avevo mai viste, no.- alzò un sopracciglio ammiccante, il viso illuminato dalla solita espressione furba. Solas si concesse il lusso di ridacchiare sommessamente, prima di incastrare lo sguardo tra le ciglia lunghe della compagna. Osservò gli occhi illuminati dalla luce fioca del falò, i tatuaggi che li incorniciavano apparivano più marcati, anche più scuri del solito. Le gote colorate di un rosa naturale riflettevano quel sorriso elegante, intelligente, quello che portava con sé felicità e tristezza, rabbia e gioia.

- Sei così bella.- le ciglia sbatterono un paio di volte, le iridi castane ora basse.

- Smettila, scemo.- Ainur'Len sentì le guance andare a fuoco, l'intensità dello sguardo e del timbro del compango le scombussolarono lo stomaco. Il sorrisetto insolente si addolcì, così come aveva fatto la prima volta che le loro labbra si erano incontrate. Ma questa volta fu la mano di Solas a raggiungerle il mento, alzandolo verso di lui e trattenendolo mentre il bacio la prendeva alla sprovvista. Così delicato.
L'elfa sentì il bisogno di aspriare una boccata di ossigeno mentre i loro corpi si stringevano ancora più vicini, mentre le braccia si ancoravano intorno al collo del compagno, le dita ad accarezzargli la nuca e la base delle orecchie, strappandogli un gemito. 

- Vhenan.- trovò il fiato di sussurrare, le labbra bagnate. Il braccio libero circondò la vita dell'elfa. La prese sotto di sé, stringendola forte mentre la sua bocca continuavano a cercarla. - Ma uth lath.- sospirò, affondando la testa nel suo collo, le labbra sulla pelle ardente.  Le dita si intrufolavano sotto il tessuto, accarezzandole il petto.

- Solas.- Ainur'Len inarcò la schiena, i bottoni della sottoveste aperti, la brezza notturna a soffiarle sulla pelle nuda. Le mani del compagno erano ovunque, presto sostituiti dalla bocca, le labbra, la lingua. Sussultò, silenziosa, trattenendosi dallo svegliare il resto della squadra, addormentata nelle tende a qualche metro di distanza. Sentì le dita di Solas tracciare l'arco della sua schiena, sempre più giù, fino a intrufolarsi nei pantaloni. Accarezzarono la pelle morbida, per poi scovare il tessuto bagnato.

La bocca dell'elfo trovò prontamente la sua, soffocando il gemito che le sfuggì. La conosceva così bene, ormai. Con la mano libera tornò a cingerle la vita, aggrappandosi a lei, forte, disperato di perderla da un momento all'altro. Continuò a toccarla lì, proprio lì, guardando i suoi occhi serrarsi e i capelli scompigliati aderire alle perle sulla fronte. Le vide gettare il capo di lato e nascondere la linea che si era formata tra le sopracciglia. Si sentì stringere ripetutamente, a un ritmo crescente, mentre una mano dell'elfa si spostava tra le sue gambe, ricambiando il favore. Fu costretto a stringere i denti e chiudere gli occhi, convinto che la visione dell'estasi dipinta sul volto della sua donna l'avrebbe fatto impazzire.

- Ma nuvenin. Ir isala ma. Solas, ti prego. - Sollevò le palpebre e si trovò nelle iridi scure dell'elfa. Portò una mano sotto la sua nuca, l'altra ancora intorno alla vita. Senza distogliere lo sguardo, si perse dentro di lei.
Danzarono al loro ritmo, quello che suonava solo per loro, che gli apparteneva. I sospiri mascheravano le voci, il cuore finalmente intrappolato in un unico battito, il sudore l'uno sul copro dell'altro.

Quando smisero di muoversi rimasero nell'aria solo i loro respiri, accompagnati dalle braci scoppiettanti del fuoco poco distante. Il silenzio delle Terre Centrali li avvolse nuovamente. Solas continuò ad accarezzarle la schiena, prima di sollevare il capo e posare la fronte sulla sua, un sorriso a scladargli il viso rilassato.

-Dar arla ma.- sussurrò. - Ma mahvir.-

Ainur'Len posò le mani sulle guance del compagno, sentendo il respiro mancarle. Un nodo le strinse la gola.
- Sahlin. Var bellanaris.-

Non si spiegò il motivo di quelle lacrime, ma fu certa di vederle riflesse negli occhi dell'elfo. Mentre le sue scorrevano copiose sulle gote, fino a bagnare l'ebra sotto di loro, quelle di Solas rimasero intrappolate tra le ciglia, mascherate dalla dolcezza del suo sguardo.

Si stese nuovamente di fianco a lei, abbracciandola a sé, prima di coprire i loro corpi con un telo caldo, nascondendoli dal resto del mondo. Nonostante avessero ancora indosso i propri vestiti, non si erano mai sentiti più nudi l'uno nelle braccia dell'altro. Ogni maschera scivolata via dai loro volti, un fragile singhiozzo li unì in un sonno sereno. Consapevoli di trovarsi, finalmente, a casa.
 


 
Note:

Vhenan = cuore
Ma nuvenin. Ir isala ma. = Ho bisogno di te
Ma uth lath = mio amore eterno
Dar arla ma = sei la mia casa
Ma mahvir = il mio domani
Sahlin. Var Bellanaris = oggi e per l'eternità
   
 
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