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Autore: ZiamIsBrave    31/01/2015    1 recensioni
"Lo intendevi davvero?"
"Penso tu abbia sbagliato destinatario."
"No, era per te. Lo intendevi davvero?"

Larry Stylinson
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER:
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera di carattere, personalità, scelte o preferenze sessuali e non delle persone presenti o nominate all'interno della storia, nè offenderle in alcun modo

Quando sente vibrare il cellulare sul comodino, Louis aggrotta le sopracciglia, confuso. Una singola vibrazione, dunque un messaggio. Ogni altra notifica è disattivata, ed una chiamata, anche se interrotta al primo squillo, avrebbe fatto vibrare il telefono più a lungo.

Prende un tiro dalla sigaretta che tiene fra le labbra, continuando a fissare l'oggetto poggiato vicino al letto, inutilizzato, mentre se ne sta seduto vicino alla finestra aperta per evitare che il fumo riempia la stanza.

Normalmente non sarebbe così perplesso dall'arrivo di un messaggio. Il management li contatta spesso così, e non è raro che tra di loro decidano di non rendere i propri discorsi pubblici su Twitter. Anche se in genere, per chiacchierare, preferiscono di gran lunga bussare alla porta del diretto interessato. Però ora sono le due di notte, e Louis è piuttosto sicuro di essere l'unico rimasto sveglio nel loro piano. Almeno, lo è stato fino a quel momento.

Anche se la sigaretta non è terminata, decide di schiacciarla nel posacenere; si alza con un sospiro e si lascia andare sul materasso. Afferra il cellulare, attivando il display per scoprire chi lo stia cercando.

Harry Styles.

-Lo intendevi davvero?-

Louis si acciglia, fissando lo schermo. Ma per quanto si sforzi, non riesce a trovare un senso a quell'unica frase.

Che abbia sbagliato destinatario? Sì, dev'essere così. Dopotutto, può vedere chiaramente anche in questo momento il vuoto di un paio d'anni che spazia tra il messaggio appena ricevuto e quelli precedenti. Messaggi che, in ogni caso, non ha di certo intenzione di rileggere. D'altronde, non può riferirsi neppure a qualcosa di cui abbiano parlato di recente. È da giorni che non parla con Harry. Da settimane. Da mesi...

Scuote il capo, cercando di distrarsi. Non ha intenzione di pensare ad Harry, né di contrastare per l'ennesima volta le sensazioni sgradevoli che gli provoca. Un errore, sì. Harry ha sbagliato destinatario. Meglio farglielo notare.

-Penso tu abbia sbagliato destinatario-

Non fa neanche in tempo a poggiare nuovamente il cellulare sul comodino. La vibrazione contro la sua mano lo avverte immediatamente di una risposta.

-No, era per te. Lo intendevi davvero?-

Louis prende un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Espira piano. A quanto pare non è stato un errore.

Una risposta tanto immediata poteva significare una cosa soltanto: Harry non aveva mai lasciato il telefono, in attesa del suo messaggio. Louis non fatica a immaginarselo. L'idea lo fa quasi sorridere, ma riesce a frenare l'impulso prima che sia troppo tardi.

-Di cosa stai parlando?-

Stavolta sembra che Harry sia leggermente meno lesto a rispondere. Louis ha modo di poggiare il cellulare sul comodino e sdraiarsi sulla schiena, le mani dietro la nuca, riflettendo su quanto sia patetico il fatto che in quei pochi minuti si siano scambiati tramite messaggio quasi più parole di quante se ne siano dette nel giro di due anni. Patetico, triste e ridicolo. Un po' come si sente lui al momento.

Il telefono è nuovamente nelle sue mani un istante dopo, dopo aver vibrato ancora sul ripiano di legno. Il messaggio stavolta contiene soltanto un link, di quelli accorciati per risparmiare caratteri o nascondere il nome del sito a chi lo deve aprire. Ecco perché ci ha messo tanto, probabilmente: doveva fare questa cosa, per un qualche motivo sconosciuto.

Con un sospiro, preme l'indice sul link. Lo schermo si illumina delle luci dell'app di Twitter. Il tweet che appare subito dopo è una serie di parole che conosce fin troppo bene.

'Sempre nel mio cuore @Harry_Styles . Sinceramente tuo, Louis'

Le sue dita stringono più forte intorno al cellulare. Il suo primo istinto è di gettarlo via, non rispondere, ignorare del tutto la questione, finire il pacchetto di sigarette, e andare a letto.

Eppure, la risposta stessa alla domanda di Harry glielo impedisce. Riesce solo a passarsi la mano libera tra i capelli e sul volto, le dita che digitano due semplici lettere. Una piccola parola, tutto ciò che dovrebbe farlo sentire il ragazzo più fortunato e felice del mondo, e che invece non manca di intristirlo quotidianamente in maniera sistematica.

-Sì-

Mentire, dopotutto, non servirebbe a niente. Non farebbe stare meglio lui, né farebbe stare meglio Harry. Magari nel lungo termine potrebbe, ma non è un rischio che Louis è disposto a correre. Non sapendo che lo porterebbe a sentirsi di merda il triplo di quanto abbia fatto in questi anni.

Anni passati a non rivolgere la parola al ragazzo che ancora considera la persona più importante della sua vita. Anni passati a mostrare in giro tutti i suoi migliori finti sorrisi mentre tiene per mano una ragazza di copertura. Anni che avrebbe dovuto invece passare in maniera spensierata, sentendosi libero di mostrare al mondo quanto amasse Harry Styles.

Purtroppo lamentarsi di questo, pensarci, struggersi, e battere i pugni contro il muro o contro il materasso, non serve a cambiare il passato.

Louis non si è disturbato nemmeno di spegnere il display del telefono, dunque la comparsa della risposta dell'altro ragazzo non viene segnalata dalla vibrazione.

-Anche ora?-

Prima che Louis riesca a pensare ad una risposta, sopraggiunge un secondo messaggio.

-Anche tra dieci anni? Venti?-

Sebbene sia qualcosa che gli fa dolere il petto in un modo che un tempo non avrebbe mai creduto possibile, anche la risposta a queste domande è facile ed ovvia per Louis.

-Sempre. Per tutta la mia vita.-

Mentre preme il pollice sullo schermo e invia il messaggio, una goccia trasparente gli colpisce l'unghia. Una seconda precipita subito dopo al fianco della prima, bagnando leggermente il display. Louis batte le palpebre, la vista offuscata: solo in quel momento si rende conto di avere le guance rigate di lacrime.

Di solito riesce a trattenersi, a non mostrare a nessuno, neanche a se stesso, quanto sia stato rovinato da quella situazione, quanto ci soffra. Lascia che siano la rabbia e la frustrazione a fuoriuscire e sì, forse qualche lacrima ogni tanto gli scappa, ma piangere in questo modo non gli capita da molto tempo.

Lascia andare il cellulare, girandosi sul fianco. Raccoglie le gambe al petto, premendo forte una mano contro il volto. Le dita dell'altra si aggrappano alla maglietta, in corrispondenza del cuore, perché, cazzo, è impossibile che sia solo una pompa il sangue. Deve per forza essere qualcosa di fisico, un collegamento diretto a ciò che sente - gli fa così male che forse l'unico vero modo per provare sollievo sarebbe quello di spegnerlo e basta.

Il telefono abbandonato lì vicino ha già vibrato, ma Louis non se la sente di leggere il nuovo messaggio di Harry. Non è più abituato a singhiozzare a quel modo, non dopo essersi trattenuto così a lungo.

Ricorda ancora in che condizioni fosse dopo quanto era accaduto quella sera, nel gennaio 2013.

“Louis, Harry, c'è qualcosa di cui dobbiamo discutere” erano state le parole che avevano dato inizio a tutto. O meglio, fine.

Erano stati trascinati in un ufficio dove, senza mezzi termini, avevano detto loro che la loro relazione non poteva andare avanti. Certo, avevano provato a mascherare quell'imposizione come qualcosa di necessario, un passo indispensabile per il bene del gruppo. Che due dei membri fossero coinvolti in una relazione romantica non avrebbe portato altro che problemi. Erano stati tentativi ridicoli, a ripensarci: entrambi avevano capito da subito quale fosse il vero problema. Il loro era un rapporto omosessuale.

Fino a quel momento avevano fatto tutto il possibile per tenere la cosa nascosta; avevano addirittura affibbiato loro qualche falsa relazione con delle ragazze. Louis si era illuso che potesse essere abbastanza, ma evidentemente si era sbagliato. Nemmeno forzarli a lasciarsi pareva bastare.

“Dovete smettere di interagire così tanto in pubblico. I pettegolezzi scompariranno pian piano”.

All'inizio, Louis aveva sorriso, cercando silenziosamente lo sguardo di Harry. Era sembrato uno scherzo; non potevano davvero obbligarlo a fingere, non sarebbero mai riusciti a interrompere la loro relazione. Era sembrata una richiesta tanto stupida. Una richiesta che gli era stata fatta con volti fin troppo seri. Una richiesta che, aveva infine realizzato, si sarebbe rivelata un ordine.

Ripensare a quella sera scuote qualcosa in Louis, spinge gemiti soffocati lungo la sua gola, lo fa tremare. Il telefono continua a vibrare a brevi intervalli, insistente.

“Beh, sarà dura ignorarsi sempre in pubblico, ma tanto non è che possano impedir-”

Louis aveva ritratto la mano che Harry aveva giocosamente cercato di afferrare mentre camminavano lungo il corridoio. Entrambi si erano fermati, Louis con la testa bassa, Harry con le sopracciglia corrugate. Lo aveva guardato, interrogativo, confuso, ritirando la mano.

“Lou, cosa c'è...?” Harry lo aveva chiesto a bassa voce, facendo qualche passo incerto verso di lui. La sua mano lo aveva cercato ancora, ma Louis si era ancora una volta ritratto.

“Non prendermi la mano. Non siamo una coppia” aveva risposto lui.

Che coglione era stato.

Si era sempre atteggiato come il più maturo dei due, il più sicuro di sé; avrebbe dovuto confortare Harry, sorridergli mentre decidevano insieme di combattere, di interpretare le loro parti in pubblico, se proprio dovevano, assicurandosi che nulla davvero cambiasse fra loro. Aveva sempre finto di essere il più forte, ma la paura aveva avuto il sopravvento.

Entusiasta della sua nuova vita, quel sogno nel quale si era ritrovato insieme agli altri quattro, aveva ceduto al terrore. Una singola parola detta da quelle persone, una foto scattata al momento sbagliato, un comportamento troppo ambiguo, ogni piccolo cedimento avrebbero potuto porre fine a tutto quanto. Aveva fatto la scelta sbagliata. Una scelta della quale si è pentito subito dopo. Aveva sbattuto la porta della camera d'albergo dietro di sé, era scivolato giù, accasciandosi contro di essa. Aveva pianto.

Ora, mentre cerca di bloccare le lacrime, si sente come se non avesse mai smesso di singhiozzare da quel giorno. E forse, dentro di sé, è proprio così.

Il rumore dell'ennesima vibrazione lo riscuote, finalmente. Louis si strofina le guance per asciugarsi gli occhi, almeno un minimo - prende in mano il telefono, sblocca lo schermo con il polpastrello. Il display si illumina, ricoperto di nuovi messaggi - il mittente è sempre Harry.

Deve asciugarsi nuovamente gli occhi, sfregando il polso libero prima sull'uno e poi sull'altro, per avere la vista abbastanza chiara da leggere le tante lettere che affollano il display.

-Anche tu sei sempre nel mio cuore. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai-

-Non importa quanto tempo passeremo senza parlarci-

-O senza nemmeno guardarci-

-Non importa con quanta altra gente andremo-

-Appuntamenti, baci, sesso, amore-

-Anche se mi innamorerò di un altro o di un'altra, o se lo farai tu-

-Dentro il mio cuore ci sarà sempre quello spazio dedicato a te-

-Solamente a te e a nessun altro-

-Per sempre nel mio cuore-

-E spero di avere davvero anch'io uno spazio nel tuo-

-Perché arriverà il momento, non so tra quanto-

-Magari domani, tra un anno, tra dieci, venti o trenta-

-Non importa quanti, è irrilevante-

-Il momento in cui noi due potremo stare assieme-

-E dimenticarci di tutto questo-

-Perdonami per tutti questi messaggi-

-Sono solo una piccola parte di ciò che vorrei dirti ogni giorno-

-E so che è vomitevolmente zuccheroso tutto questo, ma io ti amo-

-E due anni senza parlarti sono un tempo fottutamente lungo-

-Per sempre tuo, Harry-

Quando finisce di leggere, le sue mani tremano. Non riesce a digitare una risposta lunga e articolata, la sua vista è troppo offuscata dalle lacrime. Le sue dita si muovono istintivamente, digitando i tasti a memoria. Poche lettere che da troppo tempo non scrive l'una di seguito all'altra intendendole per davvero.

Ti amo”

Sta ancora cercando di calmarsi e di smettere di piangere quando riceve una risposta.

-Oh... Lou, queste sono le parole più belle che mi siano mai state rivolte... Grazie... :P-

Rimane interdetto dal tono di quel messaggio. Mentre cerca di capirne il motivo, la vista, ormai più chiara, gli ricade sul messaggio appena inviato.

-Yi snp-

Non riesce a non ridere, scuotendo il capo ed alzando gli occhi al cielo per un momento.

-Idiota

   
 
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