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Autore: kenjina    28/11/2008    4 recensioni
I ritiri, se fatti con persone "normali", sono quasi sempre piacevoli, istruttivi e formativi. Il problema sorge quando queste persone tanto normali non lo sono. E Takenori Akagi e Shin'ichi Maki avranno un bel da fare per tenere a bada le teste calde delle loro relative squadre!
"Si sa, il cognome Sakuragi riporta sempre alla memoria delle grandi teste calde. Hanamichi primo fra tutti. Ma Hime, la sorella gemella dizigote, non era certo da meno. Anzi.
Per Takenori Akagi, il Gorilla dello Shohoku, era una continua lotta fisica e interiore tenere a bada quegli scalmanati dei Sakuragi. Dopo aver conosciuto Hanamichi sperava che almeno la sorella, in quanto donna, potesse essere più alla mano e meno imbecille del fratello.
Risposta sbagliata."

Storia revisionata nell'Agosto 2016
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hanamichi Sakuragi, Nobunaga Kiyota, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Wild Boys'
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La cena, a differenza del pranzo, fu più movimentata

Capitolo XVIII

Nothing Else Matters

Hanamichi era seduto su una panca della palestra usata solitamente dal Kainan, a braccia conserte e un visino imbronciato come sempre. Delle voci provenivano dagli spogliatoi e sperò vivamente che quella scimmia saltante di Kiyota si muovesse a uscire. Voleva dirgliene due sul conto della sua Hicchan, che gli andasse o no. Ovviamente, questo lei non lo sapeva. Altrimenti non si sarebbe trovato lì ma legato e imbavagliato a una sedia e chiuso a chiave nello sgabuzzino.

Quando Kiyota lo vide alzò perplesso un sopracciglio. «Ehi, guarda che gli allenamenti son finiti un quarto d’ora fa».

Il rosso saltò sulla panca. «E a me che frega? Mica son venuto qui per spiarvi! Non ne ho bisogno!».

«E allora che cavolo ci fai qui, scimmia?».

Hanamichi si mise una mano sul fianco e l’altra la usò per additare il moro. «Perché devo parlarti!».

Nobunaga lo guardò, sempre più perplesso. «Sentiamo».

«Si tratta di Hicchan», disse, osservando con attenzione l’altro. «Vieni, andiamo a farci un giro».

Kiyota arrossì lievemente. Di che diavolo voleva parlargli quella scimmia rossa di un Sakuragi? Sapeva che fosse geloso della sua adorata sorellina, ma non pensava sarebbe arrivato a tanto!

Uscirono all’aria aperta, camminando attorno alle palestre del complesso sportivo.

«Allora? Che vuoi?».

Hanamichi, mani nelle tasche dei suoi jeans preferiti, si bloccò, poggiandosi su un muretto lì vicino. «Che intenzioni hai con Hicchan?».

«Che… che intenzioni ho?», ripeté Kiyota, innervosendosi. Già, che intenzioni aveva con Hime? Era successo tutto troppo in fretta… tutto d’improvviso. Eppure era sicuro di essere interessato, o meglio incuriosito della ragazza da molto prima. L’aveva conosciuta come un terremoto, orgogliosa, fiera e decisamente rompiscatole. Proprio come lui. Poi quel ritiro e tutto era cambiato. Ora la vedeva indifesa, la vedeva timida e impacciata. E gli sorrideva. Sorrisi bellissimi, solo per lui. Il fatto che se la sognasse la notte significava qualcosa? Il fatto che non facesse altro se non mangiarsela con gli occhi era preoccupante o tutto nella norma? «Io… non lo so».

«Come “non lo so”?!», esclamò il rosso, mostrandogli un pugno. «Azzardati a fare qualche cazzata e ti lego in un binario con un treno in arrivo, hai capito?!».

Kiyota sospirò, abbassando lo sguardo. «Mi piace. E anche tanto», mormorò, calciando una pietra davanti a se. «Solo che… non so dove andremo a finire così. Insomma, non abbiamo mai parlato in quel senso… è la prima volta che mi sento così felice e confuso nello stesso tempo!».

Hanamichi abbassò il pugno, rilassandosi. «Sai, Nobu-Scimmia? Un po’ ti capisco», disse, tristemente. «Anche io sto passando un momento strano… mi piace una ragazza. La sorella del Gorilla, per intenderci. Ma lei è completamente persa per quel volpino di Rukawa. Lui non la calcola di striscio e a me fa immensamente piacere, ma… non so, anche questa mattina mi ha telefonato e ha chiesto di lui. Credo che a lungo andare mi accontenterò solo della sua amicizia, anche se non potrò fare a meno di vederla come la ragazza di cui mi sono innamorato. Poi chissà, magari un giorno capirà la mia genialità e si innamorerà perdutamente di me! Ahaha!».

L’altro lo guardò sorpreso. Non pensava che Hanamichi Sakuragi fosse uno che si lasciasse andare a confidenze. E tanto meno mai avrebbe pensato che uno come lui potesse arrendersi contro uno come Rukawa. Accidenti a quel volpino, era sempre in mezzo a fare la prima donna! «Ma scusa,  hai intenzione di tirarti indietro?», gli chiese, stupito.

Il rosso sospirò. «Ho paura che mi respinga. Hicchan dice che dovrei mettere da parte il mio timore e provarci», fece spallucce, abbassando lo sguardo. «E dice anche che Haruko-san è un pochino addormentata, se non vede a tre palmi di naso».

«Beh, se sta dietro a un reperto ghiacciato come Rukawa, allora non ha tutti i torti».

L’occhiata che gli riservò Hanamichi lo fece zittire immediatamente. Ma il rossino sapeva benissimo che i due avevano ragione, dopotutto. Haruko lo considerava unicamente un amico, forse uno dei migliori. Un amico, nient’altro.

Nobunaga guardò l’altro mentre gli si avvicinava e sentì una mano grande sulla sua spalla. «Ti dico solo una cosa, Kiyota: non farla soffrire o te la vedrai con me. Non sto scherzando, ora».

La scimmietta sorrise, spavalda. «Tranquillo, Sakuragi! Non lo sai che sono il miglior fidanzato del mondo? Ahaha!».

«Fida-che?!», esclamò l’altro con gli occhi fuori dalle orbite. «Oi! Che non ti salti in mente di toccarla, pervertito! Al massimo dopo che vi sposate, ma è anche troppo presto!».

«Troppo presto per cosa?», chiese una voce femminile alle loro spalle. Entrambi gelarono, temendo che avesse sentito tutta la conversazione.

«Hic… Hicchan!», fece Hanamichi, con un sorriso incerto. «È troppo presto per… per cantare vittoria! Sì, proprio così! Queste schiappe del Kainan credono di aver il Campionato Nazionale in mano! Ahaha! Poveri illusi!».

«Checcosa?! Semmai voi dovreste allenarvi dieci volte quanto noi solo per passare il primo turno!», ribatté l’altro.

Hime si grattò la fronte. «Sì, sì, siete dei bravissimi entrambi».

La guardarono perplessi per poi scoppiare a ridere nervosamente.

«Beh!», esclamò il rosso, avvicinandosi balzante alla sorella. «Vado a rompere le scatole a Mitchi e Ryo-chan! Magari andiamo in cerca di ragazze! Ahaha! Ci vediamo più tardi!». E se ne andò, non prima di aver dato un bacino alla sua Hicchan.

I due, rimasti soli, si guardarono un attimo.

«Che si fa?», chiese Kiyota, camminando verso di lei. Sorrise nel vederla mettersi un dito sulle labbra, pensosa. «C’è una gelateria in paese… sai, vicino a quel negozio di caramelle…», continuò lui, fermandosi a pochi passi dalla ragazza.

Gli occhi nocciola di Hime guizzarono allegri. «Tu mi leggi nel pensiero, per caso?».

Nobunaga rise, ficcando le mani nelle tasche della tuta. «Allora, andiamo?».

Hime annuì, intimamente felice di passare un po’ di tempo in compagnia della scimmietta del Kainan. Le piaceva, le piaceva da matti! Averlo accanto, con ancora i capelli bagnati dalla doccia e scompigliati più del solito e un forte profumo di bagnoschiuma al muschio, era troppo anche per lei. Lo osservò con la coda dell’occhio, incantata: il naso dritto; le sopracciglia un po’ troppo grandi, ma così carine su di lui; gli occhi blu ironici e delle volte prepotenti; quelle labbra… Kami, le labbra!

Si mordicchiò le sue, concentrandosi sul paesaggio. Ripensò al discorso con Hanamichi, quel pomeriggio. In effetti, che razza di rapporto avevano ora? Non sapeva neanche come dovesse comportarsi con lui. Voleva prenderlo sotto braccio, in quel momento; voleva sentire il calore del suo corpo contro il suo. Eppure c’era qualcosa che la bloccava. Imbarazzo? Sì e anche tanto.

«Ehi, tutto bene?», le fece, risvegliandola da quei pensieri scomodi. «Sei silenziosa. E non è da te!».

Hime sorrise, chinando il capo. «Niente di preoccupante, solo un po’ pensierosa».

Kiyota abbassò lo sguardo su di lei. «E dimmi, che ti impensierisce?», le disse, cingendole le spalle con un braccio. Rise quando la vide arrossire furiosamente.

Dopo un momento di panico totale, la ragazza prese un bel respiro, rilassandosi contro di lui. «Niente, ora più niente».

 

*

 

«Siete sicuri?», chiese la gelataia, guardando la coppietta parecchio stralunata. I due annuirono con foga, quasi fosse ovvia la loro richiesta. «Va bene… tra poco arriva».

Kiyota e Hime si guardarono complici, scoppiando a ridere. Ora sì che avrebbero voluto vedere come avrebbero finito in due un chilo di gelato alla vaniglia con le smarties!

«Ah, devo riprendermi dalla partita di prima!», esclamò lei, poggiandosi tavolo. «Ho perso calorie e devo recuperarle, no?».

Nobunaga prese a ridere. «E io non mi sarò fatto cento giri di campo, ma il Capitano mi ha sfiancato ugualmente! Siamo sulla stessa barca!».

«Maki è instancabile, immagino. Devi averne di forze per stare dietro ai suoi allenamenti».

Il dieci del Kainan gonfiò il petto, orgoglioso. «Scherzi? Io sono Nobunaga Kiyota, niente e nessuno potrà fermarmi!», esclamò, ridendo. «Se il Kainan è la squadra più forte del Campionato è proprio grazie ai nostri duri allenamenti. E se sono un titolare un motivo ci sarà! Ahaha!».

«Anche lo Shohoku non è da meno!», esclamò l’altra, puntandogli un dito contro. «Akagi sta tirando fuori tutta la sua grinta, quest’anno. Ti assicuro che saremo la squadra da battere, ai Nazionali!».

«Me lo auguro. Anche perché non voglio che il Kanagawa faccia una brutta figura».

«Ehi!».

Kiyota rise, provocatorio, scansando un tovagliolo appallottolato. Entrambi erano consapevoli che la rivalità tra le due squadre, quell’anno, era salita alle stelle. Ma si rispettavano anche, e parecchio. Del resto facevano parte della stessa prefettura e, a meno che non si fossero trovati alle finali dei Nazionali, era anche lecito che si supportassero a vicenda.

«A proposito, sbaglio o sei l’unica matricola, quest’anno?», chiese Hime, giocando con una ciocca ribelle di capelli rossi.

Lui annuì. «Sono l’unico sopravvissuto all’allenatore Takato e a Maki-senpai! Le altre matricole hanno abbandonato tutto una settimana dopo».

«Praticamente venerdì sarai l’unico giocatore del Kainan tra le matricole», fece Hime, aggrottando la fronte.

Nobunaga si grattò il mento, pensieroso. «Beh, credo proprio di sì».

La conversazione venne interrotta dalla donna di poco prima, che servì davanti ai loro occhi un recipiente in vetro colmo fino all’orlo di gelato.

«Ora muoio!», fece Hime, dopo aver ringraziato.

«Meglio! Almeno posso mangiarmelo tutto io!», esclamò Nobunaga, già sfregandosi le mani al solo pensiero.

La ragazza gonfiò le guance, offesa. «Ah, la metti così?». Ma non poté far nulla per frenare il rossore sulle gote quando lo vide porgerle una cucchiaiata di gelato candido, in contrasto con un acceso smarties rosso.

«A te l’onore!», le disse Kiyota, sorridendole.

Sì, muoio per davvero, ora…”, fu il pensiero della giovane, assaggiando il gelato. Tentò di dire qualcosa, ma il sapore dolce che le permeava in bocca glielo impedì. E poi, perché un certo Nobunaga Kiyota si era sporto verso di lei per depositarle un bacio sulle labbra. Da dove spuntasse fuori quella sfacciataggine non l’aveva capito. Non era lui quello che arrossiva al minimo accenno di intimità? Di una cosa Hime Sakuragi era più che certa: quel ragazzo la voleva morta, era palese. Oppure, dopo averla uccisa con un colpo d’infarto, si sarebbe mangiato anche la sua porzione di gelato. In effetti, pensandoci bene, quella poteva essere una mossa parecchio astuta da parte della scimmietta!

Lui, d’altro canto, aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo, per l’imbarazzo di non saper come affrontare la situazione. Ma quella ragazza gli piaceva ogni minuto che passava e il discorso con Hanamichi gli aveva fatto aprire gli occhi: voleva Hime, la voleva tanto. E gliel’avrebbe fatto capire in tutti i modi!

Quando allontanò le labbra da quelle della ragazza arrossì lievemente. «Eri… sporca di gelato», bofonchiò annuendo, facendola ridere.

Hime affondò un dito tra la crema e glielo passò sulla punta del naso. «Oh, guarda… sei sporco anche tu!», esclamò, porgendogli un tovagliolino di carta in allegato a una linguaccia.

Nobunaga scoppiò in una fragorosa risata, che fece voltare mezza gelateria. Ci mancò poco che cadesse dalla sedia, da quanto si era sbilanciato all’indietro.

Inutile dire che quel gelato lo finirono tutto, dalla prima cucchiaiata all’ultima. Non si chiamavano Kiyota e Sakuragi per niente quei due.

«Stanotte ci sono i Lakers, vero?», chiese Nobunaga, avvicinandosi al bancone per pagare.

Hime annuì, entusiasta. «Oh, il mio Kobe Bryant!», esclamò, con dei cuoricini al posto degli occhi.

Lui aggrottò la fronte. «Ti piace Bryant?!».

«È immaaanso!».

«Ah! Solo perché infila triple una dopo l’altra… sai che bravo! Ci riesce anche Jin!».

«E tu no!», gli disse sorridendo, mostrandogli la lingua.

Nobunaga le lanciò un’occhiataccia. «E cosa ci vuole? Ricordati che sono la matricola numero uno, quest’anno! Kobe Bryant mi bacerebbe i piedi se mi vedesse giocare!».

Lei scoppiò a ridere, appendendosi al suo braccio mentre uscivano dalla gelateria, pieni come uova. «Geloso?».

«E… e di cosa, scusa?!», sbottò lui, arrossendo.

«Baka!», gli sorrise ancora, poggiando la testa sulla spalla muscolosa del ragazzo. «Prima di cena ci facciamo due tiri e mi fai vedere un po’ che sa fare la super matricola da fuori area».

«Preparati, ti lascerò a bocca aperta! Ahaha!».

Il resto della serata lo passarono a passeggiare tranquillamente per le strade poco affollate della piccola cittadina, tra tante risate, frecciatine e tanti, bellissimi sguardi. Era incredibile come entrambi stessero iniziando ad adorare la compagnia reciproca. Certo, ogni tanto qualche insulto gratuito partiva, ma fortunatamente si concludeva tra le risate.

Avevano anche adocchiato un locale alla mano, nella piazzetta principale. Magari avrebbero potuto trascinare mezza squadra a testa e divertirsi in modo diverso, qualche sera. Ovviamente, dopo aver sedato per bene quello scimpanzé di Akagi con sonniferi e tranquillanti.

Tornati in albergo, Kiyota la portò nel campetto esterno, deciso a mostrarle le sue doti innate del basket e dei tiri da tre. Non giocava nel Kainan per niente, lui!

«Allora, miscredente! Pronta per ricrederti?», le chiese sfacciato, facendo girare il pallone su un dito.

Hime annuì, sorridente e preparandosi psicologicamente all’ennesima figura di melma della scimmietta. Perché era sicura, non ce l’avrebbe fatta neanche con una pistola puntata sulla tempia. Cannava i tiri liberi, figurarsi quelli da tre!

«Prima, però, la posta in palio», disse lui, sorridendo insolente. «Se ci riesco cosa vinco?».

La ragazza ci pensò un po’ su. «Direi che un bagno in piscina non te lo leva nessuno. Vestito, s’intende» Nah, meglio nudo!, finì nella sua testa la pervertita.

«Non mi sembra tanto un premio, sai?», disse, facendola ridere. «Esci con me anche domani».

Hime si bloccò sul posto, arrossendo furiosamente. «U-uscire?», si sistemò una ciocca rossa dietro i capelli, imbarazzata. «Beh, allora non ne hai tanta voglia». Lui la guardò perplesso, non capendo. «Tanto non ce la fai!».

«Brutta strega!», esclamò Nobu, rincorrendola per tutto il campetto. Tra grida, risate e prese in giro, la scimmietta riuscì a bloccarla per la vita, grazie alla sua agilità. [Proprio come una scimmia!, avrebbe detto qualcuno di nostra conoscenza]. La strinse contro di sé da dietro e sorrise vedendola chiudere gli occhi. Aveva una voglia matta di baciarla, ovunque: le spalle un po’ abbronzate, l’incavo del collo, le guance arrossate e le labbra… quelle labbra l’avrebbero portato alla follia.

Hime abbandonò il capo all’indietro, su una spalla del ragazzo, riprendendo fiato. Sentire le braccia muscolose dell’altro che le abbracciavano la vita era veramente troppo. Si sentiva protetta, al sicuro contro il suo petto. Avvertiva un senso di calore indescrivibile, così come il desiderio di abbracciarlo a sua volta, di sentirlo contro di sé, vicino. Gli passò distrattamente le dita sugli avambracci e lo sentì rabbrividire.

«Allora? Accetti?», le mormorò in un orecchio.

«E se perdi?».

Nobunaga sorrise, strofinando la punta del naso sul suo collo. «Esci ugualmente con me».

E come faceva a rifilargli un no se continuava così? «Non vale… le condizioni dovrei dettarle io».

Si sentì andare a fuoco quando le labbra del ragazzo le baciarono una guancia. Lento, inesorabile, continuò a depositarle un bacio dopo l’altro, portandola a voltarsi, senza distogliere lo sguardo da quello di lei. «Domani, dopo l’allenamento come oggi, va bene?».

«Non accetti un rifiuto, eh?», ridacchiò lei.

Nobunaga scosse la testa, sorridendole. «Mai».

Il bacio che seguì fu completamente diverso dagli altri che si erano scambiati. Se i primi erano solo lievi carezze, quello rasentava il desiderio più puro, tenuto a freno troppo a lungo e che finalmente aveva libero sfogo.

Stretti l’una tra le braccia dell’altro, consumarono il loro primo vero bacio, dimentichi della scommessa, dimentichi che la cena sarebbe iniziata tra pochi minuti… dimentichi di un Gorilla a caso e del suo collega Maki che avrebbero iniziato a inveire a destra e a manca, fumanti come pentole a pressione.

Ora niente aveva più importanza.

Piccolo siparietto per l’autrice:

Scusate i due giorni di ritardo, ma come previsto questa settimana si è rivelata stra-piena di lezioni… *help*! Spero possiate perdonarmi! (_._)

Capitolo zuccheroso questo <3! Ma mi serviva per il prossimo… *me ride* XD!

Veniamo ai ringraziamenti! *_*

lilli84: dai, non ti ho fatto penare poi troppo, no? (:

MihaChan: carissima mia! [non diciamo in giro che hai letto il capitolo in anteprima, ssshhh! Ho aggiunto solo qualche modifica!] Visto il Nobu vs Hana? Si è svolto anche tutto troppo nella norma… ma prevedo nebbia all’orizzonte! XD Grazie mille come sempre, tesora! E’ un piacere per me! :*

kuro: ahaha! Li hai citati tutti! Ma come non si può adorare svisceratamente quei pazzi psicopatici?! Eh?! EH!? Impossibile! Grazie, grazie, grazie mille dei complimenti! *_* *me arrossisce*

Black_Moody: ehm… le ultime parole famose! [“Brava che sei puntualissima con gli aggiornamenti…” lol] Che poi, chi legge le altre mie fan fiction non credo la pensi esattamente così! XD E comunque, i-io non ho colpe! .___. Ma se scrivi bene come ho capito dal prologo allora mi assumo tutte le responsabilità di questa terra! *_* E ovviamente, sapere che l’hai pubblicata perché Wild Boys ti ha dato la “carica” non posso che esserne stra-felice. :) Oddio, Hanamichi in versione padreinesaurimentonervoso è bellissimo! XDDD Hime, essendo una ragazza, non potrebbe giocare in un torneo maschile, quindi non credo che la vedremo ai Campionati… [sempre che la mia mente diabolica non escogiti qualcosa nel frattempo xD] E… oddèi, anche io voglio conoscere il sosia di Rukawa! E-esiste davvero, allora! *_* …O-ok, tornando a noi… grazie veramente miliardesime! :*

Un ringraziamento anche a tutti i lettori anonimi! <3

Un abbraccio strittoloso,

Kenjina.

 

 

   
 
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