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Autore: Evee    01/02/2015    2 recensioni
~ sequel di “The White Lady who lost her soul”
Kisara è finalmente libera, ed ora che ha ritrovato i suoi ricordi sente di essere anche pronta ad aprire il suo cuore e buttarsi alle spalle il suo triste passato.
Ma presto scoprirà che il passato non ha ancora finito con lei... Anzi, con loro. Perché Seto ha voluto salvare la sua anima, ma purtroppo ogni scelta comporta sempre una conseguenza. E lui ne ha fatto una che rischia di pagare molto, troppo caro. Lei, però, non ha la minima intenzione di permettere che accada.
E poi gliel'aveva promesso, che lo avrebbe protetto per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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VIII - Feel the tide turning

 

{But you and I now
We can be alright
Just hold on to what we know is true
You and I now
Though it's cold inside
Feel the tide turning}

 

Seto sbarrò gli occhi, impietrito.

Lo shock che gli aveva provocato quell'annuncio fu tale che il suo cervello si rifiutò persino di elaborarlo. Ci pensò il suo avvocato a farlo per lui.

-Vostro Onore, mi oppongo all'ammissione di questa testimonianza...- iniziò a dire Endo.

-Ed io insisto che venga ammessa, invece.- lo interruppe la Nishiguchi con fermezza -In qualità di pubblico ministero, sono obbligata a presentare tutte le prove che mi pervengono, siano esse a carico o a discarico dell'imputato. Inoltre, trattandosi in questo caso di una deposizione che reputo idonea a scagionare il suo assistito, avvocato Endo, ritengo sia nel suo stesso interesse poter sentire la signorina Aibara.-

Queste ultime parole lo costrinsero a riprendersi come una secchiata d'acqua gelida. No, si rifiutava di credere che Kisara fosse stata tanto stupida da consegnarsi spontaneamente a quell'arpia... Gliel'aveva detto e ripetuto, che doveva rimanere fuori da quella vicenda. Benché, per esperienza indiretta, sapesse anche quanto fosse perfettamente capace di accorrere in suo aiuto senza badare alle conseguenze, dannazione a lei!

-Permesso accordato, allora.- sentì dire dalla voce rassegnata del presidente -Si dia ingresso alla teste.-

La Nishiguchi fece un cenno d'assenso ad uno degli agenti fermi a presidiare le porte dell'aula, e quello le aprì per permettere alla ragazza in questione di entrare. La sua comparsa gli provocò una commistione di emozioni così contrastanti da sopraffarlo. Chiaro che era lieto di rivederla e saperla vicina a lui, ma la sua presenza dalla parte sbagliata dell'aula gli provocò un'angoscia indicibile. Quello, e ancor più il timore di ciò che avrebbe potuto dire... Avrebbe voluto gridarle qualcosa, qualsiasi cosa purché si voltasse e ritornasse sui propri passi senza aggiungere una parola. Ma avrebbe solo peggiorato la situazione, e comunque la gola gli si era chiusa in una morsa così stretta che non si sentiva più in grado di emettere il benché minimo suono. Sperò che almeno i suoi occhi potessero parlare per lui, ma Kisara non gli rivolse un solo sguardo, ignorandolo come se fosse stato trasparente.

Ed il fatto che lo stesse così deliberatamente evitando portò la sua inquietudine a trasformarsi in vero e proprio terrore.

-Prego, signorina Aibara.- la invitò allora la Nishiguchi, inclinando il capo -Si sieda pure e dia lettura dell'impegno di rito.-

No.” la implorò invece lui “Ti prego, no... Vattene via.”

Ma Kisara si avvicinò comunque a quella donna, prese posto di fronte a lei e, scostata una ciocca di capelli, si accinse a pronunciare la formula di giuramento.

-Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza.- recitò con voce cristallina e, purtroppo, priva di incertezza.

-La ringrazio.- disse allora la Nishiguchi -Signorina Aibara, in via preliminare devo chiederle di dichiarare alla corte se attualmente intrattiene dei rapporti con l'imputato e, se sì, quali sono.-

-Sì, conosco già il signor Kaiba perché faccio parte del suo corpo di sorveglianza, presso la Kaiba Corporation. Lavoro lì da un paio di mesi, ormai.- rispose lei con assoluta tranquillità, e con sufficiente lucidità da omettere che, sempre da due mesi, risiedeva a casa sua.

-Sa essere più precisa sulla data?- la incalzò il p.m.

-Dal 18 di febbraio, mi pare.-

Al che, Seto intuì subito dove quella donna intendeva andare a parare. Ed infatti le sue labbra si aprirono in un sorriso a dir poco perverso.

-Dunque, dopo appena cinque giorni dall'omicidio di Riichi Kurosawa...?-

-Sì, proprio così...- dovette riconoscere Kisara -Ricordo che il signor Kaiba mi disse di avere urgente bisogno di sostituire alcuni membri del suo personale, per cui mi chiese se ero interessata a quell'offerta di lavoro.-

La sua accortezza nell'addurre quella giustificazione lo tranquillizzò un poco, e lo portò a sperare che, forse, il suo eccessivo timore che Kisara potesse arrivare a sacrificarsi per lui l'aveva indotto a conclusioni affrettate. Era ben più probabile che quella deposizione fosse tutta un'idea della Nishiguchi, per metterla alle strette fino a quando non avesse confessato qualunque trama la sua mente contorta avesse partorito.

E quest'impressione si rafforzò ancora di più alla sua successiva domanda.

-Ma per quale ragione il signor Kaiba era interessato ad assumere proprio lei?-

A quel punto, grazie al cielo, Endo si levò in piedi per interromperla.

-Vostro Onore, questa domanda è del tutto irrilevante, oltre che tendenziosa!- esclamò indignato.

-Ha perfettamente ragione, avvocato.- concordò conciliante la Nishiguchi -Riformulo subito la mia richiesta. Anche perché quello che mi interessa sapere davvero, signorina Aibara, è questo... Può dirci quando e in quali circostanze ha avuto modo di conoscere il signor Kaiba? E, prima di rispondermi, tenga presente che rendere falsa testimonianza integra una fattispecie di reato molto grave.-

Seto si voltò a guardare, assalito dal panico, la ragazza. Supplicandola con lo sguardo di non confessare nulla che potesse comprometterla... Allora, finalmente, quegli occhi blu risposero alla sua preghiera e si rivolsero verso i suoi, sorridendogli dolcemente.

-Sì, certo che posso dirlo... E' avvenuto tutto il 13 febbraio.- mormorò Kisara -Non potrei mai dimenticarlo, poiché in quell'occasione mi ha salvato la vita.-

 

***

 

Alle sue parole, il pubblico scoppiò letteralmente nel caos.

Una volta che il presidente, più paonazzo che mai, riuscì a riportare un po' di “ordine e civiltà” in aula, il pubblico ministero si schiarì la voce e si rivolse nuovamente a lei.

-Vuole raccontarci più nel dettaglio l'accaduto?-

Kisara annuì, più che pronta a recitare un discorso che aveva ripetuto così tante volte allo specchio da essersi quasi autoconvinta di quella versione dei fatti.

-Dunque, per la precisione era sera, qui in città, presso quello stesso locale in cui poi è morto il signor Kurosawa, il “Nightingale”. Io mi trovavo lì perché, all'epoca dei fatti, lavoravo al suo seguito... Ed ero appunto in sua compagnia, all'arrivo del signor Kaiba.-

Come da programma, Endo si alzò nuovamente dalla sua postazione per interromperla.

-Vostro Onore, vorrei contestare quest'ultima dichiarazione e rammentare alla signorina Aibara che è sotto giuramento!- esclamò, con sguardo ammonitore -Come risulta dagli atti di causa ed abbiamo già avuto modo di appurare più che approfonditamente, al momento dell'accaduto i soli presenti in quel privé erano Riichi Kurosawa, il mio assistito ed il signor Inoue...-

Questa volta, fu il turno della Nishiguchi a parlare per lei.

-Sì, questa era la tesi che io stessa ho sostenuto... Ma che ora mi vedo costretta a rettificare.- replicò con serenità -C'era una terza persona, è vero. Ma si trattava della signorina Aibara... Come affermato dallo stesso Inoue in questa deposizione scritta.-

Detto questo, estrasse dal suo fascicolo i fogli di parte delle dichiarazioni che l'ex agente aveva trasmesso a Kisara, ed in cui non solo ritrattava di aver assistito all'omicidio, ma anzi confermava la sua presenza insieme a Kurosawa. I tacchi del procuratore avanzarono spediti prima al cospetto sbalordito della corte, poi a quello sconvolto di Endo, facendone avere loro una copia perché potessero leggere con i propri occhi.

-D'altronde quando ha deposto non aveva obbligo di verità, pertanto ne ha approfittato per ottenere una liberazione anticipata in cambio della collaborazione... Comunque, se non dovesse bastare, il signor Inoue è più che disponibile a ripetere tutto quanto in aula.- ci tenne a puntualizzare il pubblico ministero.

Precisazione inutile, dato che nessuno trovò nulla da ridire al riguardo. D'altronde, Kisara aveva insistito con Inoue affinché scrivesse di proprio pugno quei fogli e ne chiedesse un'autentica notarile, in modo che avessero un valore fidefacente superiore a qualunque deposizione orale e suo eventuale ripensamento.

-Magnifico.- fece allora la Nishiguchi, schioccando le labbra -Prego, signorina Aibara. Continui pure.-

Kisara assentì con l'aria più umile e diligente di cui era capace.

-La ringrazio, procuratore... Dicevo, in quell'occasione ero proprio con Kurosawa. Mio malgrado aveva insistito perché rimanessi da sola con lui, ma fortunatamente il signor Kaiba è sopraggiunto per tempo. Era accompagnato da un buttafuori e...-

Come auspicava, venne nuovamente interrotta.

-Mi scusi, signorina, ma chiarisca la sua allusione. Si trattava forse di una situazione disdicevole, quella in cui si trovava assieme al signor Kurosawa?- le chiese il presidente.

Lei allora abbassò lo sguardo, sospirando con fare melodrammatico.

-Ecco, signor giudice... Deve sapere che accadeva spesso che il signor Kurosawa mi importunasse, specialmente se ubriaco. E quella sera aveva bevuto parecchio, oltre ad essere di cattivo umore... Per cui, quando ha tentato delle avances e l'ho respinto, ha reagito in modo molto violento. Ha iniziato ad insultarmi e...-

A questo punto si interruppe, e non fu unicamente per esigenze recitative. La voce le si era davvero affievolita, al ricordo vivido di quegli attimi che avrebbe tanto voluto rimuovere dalla memoria assieme a tutti gli altri traumi che quell'uomo le aveva inflitto. Per questo, evitò accuratamente di guardare Seto. Poteva avvertirli, i suoi occhi increduli puntati su di lei. E così dovevano rimanere, convinti che stesse solo mentendo. Nelle sue parole ci sarebbe stato un fondo di verità troppo orrendo e doloroso, per permettergli di vederlo.

-Non si preoccupi, signorina...- la tranquillizzò con calore il presidente -Si prenda tutto il tempo che le serve.-

Annuì piano, preparandosi a riprendere il suo racconto.

-No, sto bene, grazie.- gli rispose, ma badando a non abbandonare l'aria contrita -Molto meglio di quanto stessi allora, dopo tutto quello che mi ha fatto. Mi ha picchiato, messo al muro, colpito al viso, strappato persino i capelli. E, se non fosse stato per l'arrivo del signor Kaiba, non si sarebbe limitato ad usare su di me violenza soltanto fisica... Anzi, mi disse chiaramente che dopo aveva tutta l'intenzione di concludere quello che aveva iniziato a farmi. Dunque mi ha costretto a rimanere in sua compagnia mentre conversava con Kaiba, finché non sono stati interrotti dall'arrivo della polizia. Al che Kurosawa si è spaventato, ed ha tentato la fuga dalla porta di servizio. Tuttavia, dopo quello che mi aveva fatto non potevo permettere che la passasse liscia, così ho cercato di trattenerlo. L'ho afferrato d'impulso, senza considerare che lui era molto più forte di me, ed infatti è riuscito a contrastarmi senza fatica, gettandomi a terra. Poi, dato che nella colluttazione avevamo mandato in frantumi un tavolino, ne ha afferrato una scheggia di vetro per colpirmi. Me lo annunciò lui stesso, che meritavo di morire per aver osato intralciarlo... E di certo oggi non sarei qui a raccontarlo, se nel frattempo il signor Kaiba non avesse recuperato la sua pistola per fermarlo. Ha sparato a Kurosawa, è vero, ma solo per impedirgli di uccidermi...-

Questa volta, nessuno osò interromperla. Anzi, nell'aula era calato un silenzio pesante, rispettoso, persino commosso... Proprio quello cui mirava lei. Con quella storia era già riuscita a portare dalla sua parte la Nishiguchi, dopotutto. Anzi, le era bastato confermarle che il suo amato Riichi la tradiva impunemente per indurla a riversare tutto il suo odio su di lui, e farle desiderare che fosse ancora vivo solo per poterlo ammazzare personalmente... Tuttavia, arrivati a quel punto del processo non bastava più ottenere la sua assoluzione, ma quella dell'intera giuria.

-Grazie, signorina Aibara.- disse allora la Nishiguchi, piegando il capo -Non ho altre domande.-

Tornò quindi al suo posto, lasciando il campo libero per il controesame. Il presidente allora si riscosse e si rivolse ad un Endo quanto mai senza parole.

-Avvocato, ha qualche domanda da fare?-

L'uomo si aggiustò gli occhiali con nervosismo.

-Sì, ecco...- iniziò a dire, prendendo tempo per raccapezzare le idee -Volevo chiedere alla signorina Aibara perché si è decisa solo ora a rendere questa testimonianza...-

Se l'aspettava, per cui fu più che pronta a rispondergli.

-La verità è che, ecco... avevo paura. Temevo di non essere creduta, e di compromettere ancor di più la posizione del signor Kaiba... Inoltre è stato lui stesso ad ordinarmi di non parlare, perché non voleva che, così facendo, rischiassi di sollevare sospetti anche su di me.- spiegò con aria afflitta, ma intimamente sincera -Però poi mi sono resa conto che era il solo modo con cui avrei potuto aiutarlo, e sono andata a confessare la verità al procuratore Nishiguchi. Non potevo permettere che venisse condannato ingiustamente, quando invece lui ha fatto così tanto per me, anche dopo quel giorno orribile...-

Finse che la sua voce si fosse rotta dalla commozione e, dato che in quel caso era stata onesta, fu oltremodo convincente. Anzi, li aveva persino sviliti, i suoi veri sentimenti... Così evitò ancora lo sguardo di Seto, per non aggiungere troppo a parole di cui doveva aver colto tutta la verità. Ed anche Endo allora parve realizzare finalmente quali erano le sue intenzioni, annuendo con fare comprensivo. Era essenziale che anche lui le reggesse il gioco, ma non aveva potuto metterlo prima al corrente del piano per evitare che, con una sua eccessiva accondiscendenza, facesse sospettare alla giuria che in qualche modo Seto fosse riuscito a corrompere la Nishiguchi.

-Grazie, signorina... Può andare, ora.- la congedò il presidente con un sorriso.

Così Kisara si alzò, si piegò in un inchino di cortesia e si affrettò a raggiungere il suo solito posto, accanto al piccolo Mokuba. Nel frattempo, la Nishiguchi si era levata nuovamente in piedi per esporre la propria requisitoria.

-Dunque, alla luce di quanto appena emerso...- concluse poi, volgendosi ai componenti della giuria -Chiedo che il qui presente Kaiba Seto venga prosciolto, essendo stato costretto a commettere il fatto dall'assoluta necessità di salvare la signorina Aibara da un grave, se non fatale, pericolo per la sua persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile. In definitiva, in ragione di quello stato di necessità idoneo ad integrare una causa di giustificazione e privare di ogni rilevanza penale la condotta da lui tenuta, almeno per quanto riguarda l'omicidio di Riichi Kurosawa. Invece, quanto all'altra accusa di detenzione illegale d'armi da fuoco, la sua responsabilità è pacifica, ma ritengo che nessuna pena possa essergli irrogata, avendo già pagato la sanzione pecuniaria prevista e scontato in carcere un periodo persino superiore a quello irrogabile come pena detentiva... E' tutto.-

Fu quindi il turno di Endo che, a malincuore, fu costretto a mettere da parte il discorso prolisso che si era tanto accuratamente preparato a favore di poche, ma ben più efficaci, parole.

-Aderisco alle richieste del pubblico ministero, e chiedo che il mio assistito venga dichiarato assolto perché il fatto non costituisce reato per il primo capo d'imputazione, mentre venga ritenuto non punibile per il secondo. Si voglia anzi disporne l'immediata liberazione, con riserva di azione risarcitoria per l'ingiusta detenzione da lui sofferta.-

Poi, anche lui tornò a sedersi, e fu nuovamente il turno del presidente di parlare.

-Preso atto delle conclusioni rassegnate dalle parti, dichiaro terminata la fase di discussione. La corte si ritira per deliberare.-

Detto questo e battuto il martello, tutti i giudici, togati e non, si levarono quasi in contemporanea e si avviarono oltre la porta alle loro spalle, chiudendosi nel segreto della camera di consiglio. Come i battenti vennero serrati dall'interno, nell'aula si levò un brusio di commenti, mentre Kisara non riuscì a frenare l'ansia che l'assalì con impeto. Chiuse gli occhi, cercando di isolarsi dal fermento intorno a lei e, soprattutto, di placare l'agitazione per un'attesa di cui non sapeva la durata e di cui si augurava la fine tanto quanto la temeva. Chiedendosi se la sua idea avrebbe funzionato. Tormentandosi, al pensiero che forse avrebbe potuto e dovuto fare di più...

Quella volta, furono le mani di Mokuba a cercare le sue.

 

***

 

Furono le tre ore più lunghe di tutta la sua vita.

Anche perché più l'attesa si protraeva e più il suo esito si faceva incerto, tradendo i dubbi che la giuria doveva dissipare sulla credibilità dell'ennesima versione dei fatti loro presentata e gli innumerevoli pregiudizi che ancora nutrivano sulla sua persona. In realtà, neanche lui riusciva ancora a raccapezzarsi di come avesse fatto Kisara ad orchestrare tutta quella storia ma, di certo, era ben più convincente di qualunque altra pantomima Endo avrebbe mai potuto recitare. Era stata una vera folle, ma... assolutamente grandiosa. E la sua unica speranza. Se poi facesse bene a riporvi fiducia poteva scoprirlo solo aspettando, impotente, il verdetto della corte. Il che lo spaventava e lo infuriava al tempo stesso, per come osasse divertirsi a tenerlo sulle spine, giocando non solo con la sua vita, ma anche con il futuro di suo fratello.

Quand'ecco che quelle porte infernali si riaprirono ineluttabili, permettendo ad otto, solenni shinigami di andarsi a schierare in corrispondenza dei posti precedentemente occupati, sollecitando così anche il resto dei presenti ad alzarsi in piedi al loro cospetto. Quindi, il presidente si schiarì la voce e si accinse a leggere il dispositivo della sentenza che avevano appena steso, facendo appello a tutta l'autorevolezza consentita dalla sua voce anziana ed affaticata.

-In nome del popolo giapponese, questa corte dichiara l'imputato Kaiba Seto non colpevole per il reato a lui ascritto...-

Il sollievo che provò nel sentir pronunciare quelle parole bastò a liberarlo da tutto lo stress accumulato in quell'estenuante udienza, ed anche dalla persistente stanchezza frutto di troppe notti insonni. Non ascoltò nemmeno la motivazione della decisione, perché in tutta onestà non gliene fregava nulla. Gli avevano già detto la sola cosa che davvero gli importava, necessaria e sufficiente ad esaudire il suo unico desiderio...

Tornare finalmente a casa, insieme alle persone a lui più care.

 

[ma io e te ora
possiamo stare bene

aggrappati solo a quanto sappiamo è vero
io e te ora
anche se dentro fa freddo
sentiamo che la marea sta cambiando]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Ordunque, come da programma stavolta è stata Kisara a salvare il caro Seto, e pure senza spargimenti di sangue... anzi, ha salvato capra e cavoli, perché così non ha preservato solo la sua vita ma anche la sua reputazione facendogli fare bella figura. Della serie: “Screw the law, I have Kisara”.

Ok, quest'ultima abridged-reference dimenticatela e torniamo seri... *coff-coff* Dicevo, anche se l'esito era prevedibile, spero di essere riuscita a rendere comunque avvincente lo svolgimento del processo. Per il resto non ho molto da precisare, eccetto che gli shinigami cui Seto equipara i giudici sono i cosiddetti “dei della morte” giapponesi.

Bien, terminata quest'ultima udienza vi saluto e vi do appuntamento alla prossima settimana per la conclusione! E, ovviamente, grazie come sempre di essere qui.

XOXO

- Evee

   
 
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