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Autore: SpreadYourWings98    01/02/2015    1 recensioni
Sarebbe sembrato un serial killer con i fiocchi, se l'immagine non fosse stata contrastata dai giovanili e morbidi tratti di Nicholas. 
Quest'ultimo pensò che la ragazza si fosse bevuta il cervello. 
Perché le parlava? Nessuno dei suoi ostaggi gli aveva mai rivolto la parola, a meno che non fosse stato costretto da lui. 
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C'è una distesa futuristica, sotto terra, nel nostro presente. Siete pronti a scoprirla?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Insane


   





Capitolo 7.



 
Il vento soffiava forte, quella notte. Andava a sferzare due volti; quello completamente perso di lei,
quello alquanto accigliato, perplesso e concentrato di lui.
Non che quella sera la mora  non avesse provato una vasta varietà di emozioni ma, semplicemente,
durante quel plenilunio di metà agosto, si ritrovava imbambolata e spaventata.
I pensieri le correvano disordinati per la mente, sbattendo quà e la, riducendone la facoltà di pensare in modo etico e scrupoloso.
Ne aveva da ragionare, eccome. Purtroppo però, il rumoroso baccano causato dalla sua curiosità e dalla paura le annebbiava tutte le facoltà intellettive.
Capelli sulle spalle - e lungo la schiena - mossi dal vento, che le sfioravano il viso,
le membra rigide e doloranti per il continuo movimento a cui erano sottoposte,
fiato corto e guance color cremisi: Sonny riusciva a stento a trattenere gemiti di stanchezza.
L'unica certezza che le faceva continuare a correre, e a respirare,
era la mano di Nick stretta al suo polso, che continuava a trascinarla.


Ella non fece molto caso all'uscita secondaria e del tutto ignota che utilizzano per uscire;
sentiva solo il suo battito cardiaco, il vento e la presa di Nick. 
Non avrebbe più rivisto la C.M.E., di questo fatto ne era piu che sicura.
Attraversarono la pianura disboscata - che avevano attraversato poco più di un mese prima -,
un breve tragitto nella foresta e sbucarono dinanzi all'auto nera laccata di Nicholas.
Si lasciarono la Cooperazione e gli arbusti dietro.
Probabilmente per sempre.
Il moro guardò di sbieco Sonny, cosciente di aver fatto una mossa azzardata e che ne avrebbe presto pagato il prezzo. 
Le conseguenze. Nicholas Jonas aveva sempre avuto paura delle conseguenze,
fuggendo da esse tutte le volte che aveva avuto occasione. 
Questa volta però era diverso, era costretto a rivelarle la verità condannando la ragazza al suo fianco ad un per sempre.
Un per sempre che era destinato a lei, anche se non l'aveva scelto.
Si sentì in bilico e con il fiato spezzato per un momento - come se due mani più forti delle sue gli stringessero la gola,
impedendone la normale ossigenazione del sangue -, dimenticandosi di essere un Jonas.
Per un attimo che parve infinito, il moro si  abbandonò a quella sensazione totalmente nuova e quasi dolorosa che lo stava annientato. Una sensazione che era partita diretta dal cuore, a cui non riuscì a dare un nome.
Oh meglio, che preferì ignorare e non etichettare.
Sonia gli rivolse uno sguardo ferito. La mano a premere il petto, in cerca di rallentare il battito e il respiro,
che sembravano non voler smettere la loro corsa.
Cos'era quella creatura che aveva incontrato?
Cos'aveva in comune con lei?
Cos'era lei?
Perché Nick l'aveva trascinata via dalla C.M.E.?
Che fine avrebbero fatto?
Gli occhi a mandorla di lei si addolcirono, sicuri che il ragazzo di fronte a lei  potesse fornirle risposte a tali domande.
Non aveva mai veramente fatto affidamento su qualcuno.
Stava provando con tutti i suoi sforzi a riporre fiducia in quel ragazzo,
tanto misterioso quanto rassicurante, anche se si sentiva impacciata e molto insicura.
Non lo accettava neanche lei stessa, ma di Nick si era fidata quasi da subito. Ed era una situazione del tutto nuova.
Il giovane afferrò con uno scatto repentino le chiavi dell'auto,
aprì lo sportello posteriore e ci lanciò dentro lo zaino in pelle nera che portava in spalla.
Poi con un movimento mellifluo si avvicinò a Sonia, la quale indossava ancora una maschera di pura confusione sul candido viso.
Quest'ultima si sentì stringere la vita dalle braccia di lui e, senza pensarci due volte,
si lasciò abbracciare abbandonandosi al suo calore corporeo.
— Andrà tutto bene, te lo prometto.
Le sussurrò vicino, ma lei captò una nota ansiosa nella sua voce.
Gli era parsa più una rassicurazione fatta a se stesso piuttosto che alla ragazza che tanto stringeva.


— So che probabilmente non mi rivolgerai la parola per tutto il viaggio, però devi sapere la verità.
Il moro ostentava tranquillità e lucidità mentre guidava la macchina verso l'autostrada,
ma dentro moriva di curiosità e ansia in attesa di una risposta da parte della figlia del capo Bronx.
Si sentì patetico, dov'era finita tutta la sua virilità? Tutti i buoni e rigidi insegnamenti del suo popolo?
Il fatto di essere stato tanto lontano dalle sue origini per anni non doveva comportare la perdita del suo vero io.
Non doveva comportare proprio nulla.
Sonny intanto gli aveva lanciato un'occhiata fugace, nulla di più.
Non voleva dargliela vinta, ad ogni modo; lui le aveva mentito pensando di poterla prendere in giro,
e lei era tutt'altro che una stupida. Quindi era rimasta zitta e in ascolto.
Lui riordinó le idee e si preparò a confessarle tutto.


— Ho cominciato ad avere dei sospetti, sai, su ciò che saresti divenuta.
Avevo preso in considerazione che tu fossi già in principio un' Eccezionista, però pensando di sbagliare scartai l'idea.
La primissima intuizione che ebbi fù che tu fossi una banshee. Ne avevi così tanto l'aspetto: malinconica, triste e vuota...
La ragazza lo avrebbe preso a pugni, se avesse detto una cosa del genere un mese prima.
Tuttavia, reagì in modo diverso; si morse la lingua e sentì un lieve calore stringerle lo stomaco.
— ...Però non diedi peso a quell' idea. Il tuo temperamento rimaneva fin troppo acceso per far si che quella parte di te prevalesse. Errore di calcolo, che mandò su tutta un'altra strada le mie ricerche per settimane. Difatti, poco tempo dopo cominciai a organizzare la nostra fuga e a prenotare il volo. Già, chi l'avrebbe mai detto? Eri realmente una banshee. Incredibile! Non credi?!
Esultò allora lui, con una risata ironica e del tutto innaturale.
Un sorriso amaro piegò le labbra di Nick e Sonia ne dedusse che la parte peggiore dovesse ancora arrivare.
— Il morso ha risvegliato, se così si può dire, le tue capacità e le ha raddoppiate come minimo. 
— Cos'è una banshee?
Io moro fù felice di sentirla proferire parola, finalmente.
— Le banshee, come spiegano miti e leggende popolari, sono spiriti messaggeri di morte.
La ragazza tremò involontariamente nell'udire l'ultima parola.
— Si stabiliscono in abitazioni e si affezionano alla famiglia che la abita.
Si dice che quando un famigliare è sul punto di morte,
ella si aggira per la casa con un indumento del morente intriso del sangue di quest'ultimo.
Si dice che sentire le urla strazianti di una banshee sia fatale.
Sonny per poco non si prese un colpo. Si sentiva un mostro.
— ...Che...che cosa sarei perciò? 
Chiese, non riuscendo a non far trapelare frustrazione e il fatto di sentirsi scossa.
— Ehy.
Nicholas si rabbuiò, allungando una mano verso il viso di lei.
Non voleva vederla in quello stato, e se ne sentiva colpevole.
Lei era la sua forte, fortissima Sonia Bronx.
Il suo terrore, associato al fatto che aveva collegato tutto alla morte di sua madre, venne compreso diversamente da lui.
Una lieve carezza e i loro sguardi si incatenarono.
Tutta la preoccupazione del moro si riversò negli occhi di Sonia che, colpita da un'insolita inadeguatezza, 
si costrinse a mostrare un mezzo sorriso. Si prova davvero questo quando ci si affeziona a qualcuno?
Il sentirsi continuamente in dovere di far felice la persona amata
, pensò.
Ma è davvero di amore che si parla qua? Sonny nutriva forti dubbi a riguardo,
vincolati dalla palese attrazione tra i due e il loro volere sempre proteggere l'altro.
Era così dolce quel contatto, così intimo.
Capitava molte volte che i due rimanevano ad osservarsi, incantati l'uno dall'altra.
Si studiavano, si leggevano, si capivano.
Insomma, era una cosa loro e di loro soltanto
— Arriverà il giorno in cui ci riveleremo i nostri segreti più dolorsi.
Arriverà il giorno in cui mi dirai cosa ti attanaglia l'anima e io sarò lì, pronto a placare il tuo dolore.
Qualcosa era cambiato. Sonny non seppe dirsi se l'aveva capito attraverso il suo sesto senso o con i suoi sensi sviluppati.
La stessa postura del ragazzo era divenuta impeccabilmente dritta, la voce aveva assunto un tono leggero e delicato.
I suoi occhi, sempre così lucenti e nocciola, avevano assunto per un secondo una tonalità bluastra.
Per non parlare del linguaggio regale che aveva utilizzato.
Ne era rimasta affascinata, nel complesso, e non se ne era neanche accorta.
— Era di questo che parlavo.
Il giovane si girò, concentrandosi nuovamente sulla guida e ignorando lo sguardo di puro stupore della giovane.
Un pò di stordimento.
— Nick.
Lo richiamò lei.
— Cosa non mi hai detto? Cosa sei?
— Non ora e non qui, abbiamo di più importante di cui occuparci.
Fù la sua risposta evasiva.
La mora annuì, nonostante il dubbio che le rivestiva ogni particella del suo corpo.


— Quindi, non devi preoccuparti. Il morso a quanto pare - e a quanto risulta dai test e dalle analisi - ti ha conferito solo alcune delle potenzialità dei licantropi: udito, olfatto e riflessi. Il tutto, semplicemente, si è sviluppato.
Percepisci suoni e odori da lontano, sei più agile e se senti una presenza vicino a te prima ancora di vederla è perché è reale.
E poi, per quanto riguarda il tuo essere una banshee,
tutto ciò che sappiamo è che urlano quando sta per morire qualcuno o quando lo trovano morto.
La differenza però, sta nell'acuto che emettono: saprai quando ti capiterà
perché sarà completamente diverso da qualsiasi urlo che tu abbia mai piantato.
Potresti anche avere dei contatti con l'altra parte, per quanto ne so.
Il moro si fermò e rivolse lo sguardo agli specchietti come scusa per scrutare la reazione della ragazza;
stava in silenzio, assorbendo tutto come una spugna e con un'espressione nuova in volto.
Paura? Indignazione? Sconforto? Stupore?
Lui non riuscì a darci un nome, gli sembrò un perfetto mix tra tutte le emozioni che aveva elencato.
Sapeva che il fatto di sapere cos'era una banshee l'aveva turbata più di tutto il resto.
Ipotizzò che c'entrasse con un'esperienza che aveva vissuto sicuramente in passato e di cui non aveva mai fatto parola.
Eccola, si disse in testa, cosa ti attanaglia l'anima e dalla quale devo salvarti
All'improvviso, Nick sentì un formicolio che si faceva spazio prepotente sulla punta delle sue orecchie.
Si sforzò con tutto se stesso per placare qull'istinto primordiale.
Non adesso e non qui, sussurrò impercettibilmente, devo aspettare ancora un pò


— È successo tipo sei mesi fà.
Il moro parcheggiò l'auto laccata di fronte ad un autogrill;
Avrebbero preso un aereo per Los Angeles poco meno di un'ora dopo e avevano bisogno di sostare e di fare il punto della situazione. Serrò i pugni sul volante, cercando di dosare la forza, prima di spegnere definitivamente il veicolo.
— Un Azionista era tornato dalla sua spedizione con uan ragazza: Karen.
Aveva padre licantropo e madre banshee, loro non gliel'avevano mai detto.
Mi ero incuriosito del suo caso, ma non avevo mai avuto tempo di indagare
perché poco dopo sono partito per venire a cercare te.
Eri un affare grosso, mi diceva Luke, mi avrebbe dato più tempo.
Così mi sono occupato di te negli ultimi quattro mesi. La cretura che hai visto, in quella stanza, presumo sia stata lei.
Era l'unica cosi particolare. Comunque, Luke mi aveva promesso l'inizio di ricerche per quanto riguardava mio fratello.
Poi tutto è ondata a rotoli...il morso, la tua trasformazione, noi che siamo spariti dalla circolazione... Lui non ha fatto più nulla.
Nick disperse il suo sguardo oltre il vetro, al di là di altre macchine parcheggiate. 
— Se voglio davvero proteggerti, ce ne dobbiamo andare in definitiva. Via da qui, dove loro non possano raggiungerci.
Sonny prese a fissare seriamente il ragazzo, timorosa di sapere quella risposta.
La risposta.
— Andare dove, Nicholas?
Il ragazzo, sentendosi chiamare con il nome di battesimo, si voltò e la guardò dritta negli occhi.
Pozzi dorati che si infrangevano sul mare in tempesta.
— Da dove arrivo io.
Lei trattenne il fiato poi, rendendosi conto che la meta di viaggio era Los Angeles, la sua città, decise di domandare.
— Perchè proprio a Los Angeles?
— Io non volevo questo per te. Non l'ho mai voluto. Ho sbagliato in principio a portarti nella cooperazione. Perdonami, ora ti ho condannata!
Nick aprì furioso la macchina e scese con altrettanto vigore, ne sbattè forte la portiera e ci si accasciò sopra.
Là, lungo il confine, la luna lasciava spazio al sole che cominciava a sorgere da est.
L'azzurro tenue del cielo cominciava a espandersi e a prendere il posto del blu notte.
Sonia Bronx si trovava di fronte al ragazzo, ora, e lo stato in cui lo vide la turbò.
La persona parallela alla sua era tutta un'altra storia. Occhi lucidi, labbro tremolante e una luce folle negli occhi.
Gli prese il viso tra le dita affusolate, in cerca di un segno, provando a calmarlo.
— Cosa ti causa tanta paura?
Lui si perse un pò nella profondità di quelle parole e nei suoi occhi.
L'averti costretta ad una vita che non avrà mai fine, con me.
Sonny deglutì un groppo di saliva, cercò di indugiare l'attenzione a Nick piuttosto che a ciò che gli usciva dalle labbra.
— Non m'interessa. Io mi fido di te. Sono stata sciocca a chiederti di Los Angeles,
mi fido di ciò che scegli e fai, perciò forza, diamoci da fare.
Il moro attirò la mora a se, mettendo in contatto diretto le loro fronti.
— Sei qualcosa di stupefacente.
Lei sorrise, si allontanò e cominciarono a prepararsi.



Avrebbe veduto. Manti verdi e bellezze al di là di ogni immaginazione.
Avrebbe veduto. Lucenti superfici acque, estese oltre ogni orizzonte.
Avrebbe veduto. Dimore che si espandevano per terre,
che arrivavano ad accarezzare il cielo ed i suoi abitanti, gloriose e imponenti.
Avrebbe visto e se ne sarebbe innamorata.
Quello di cui non era a conoscenza Sonny però, era il fatto che era stato tutto scritto.
 
...Al di là del tempo e di ogni spazio materiale il Destino tesseva la vita di ogni creatura terrena...


Avrebbe potuto preouccuparsi.
Avrebbe potuto urlare, piangere, persino ribellarsi - il che non sarebbe stata una novità,
se si prendeva in considerazione il suo carattere particolare - ma non fece nulla di tutto ciò.
In fondo al suo cuore, questa certezza giaceva e rimaneva lì, come per dire al suo istinto di lasciar perdere.
Cosa avrebbero potuto fare una banshee lunare e un elementale contro il Destino? Proprio nulla.
Se il destino decideva qualcosa, quel qualcosa persisteva.

Nick gliel'aveva detto che lei e la luna erano ormai unite, una congiunzione nata da un morso.
Gli aveva proferito nulla o poco più sulle sue origini,
solo che era un elementale, e la mora di 'Elementali' non ne aveva mai sentito la nomina. 


L'oblò costringeva la giovane a voltare il viso alla sua destra,
incuriosita dalla vista del Dallas che cominciava a sparire sotto di loro.
Il viaggio in aereo gli avrebbe concesso qualche ora di riposo;
erano fuggiti dalla C.M.E. in piena notte, il sole era sorto poco prima del loro volo ed erano più che stremati.
Il moro, che aveva preso posto accanto a lei, era crollato dopo una manciata di minuti.
Sonia lo fissò, beandosi di quella visione; sul viso del ragazzo campeggiava un'espressione rilassata - constatò,
sollevata - il respiro era regolare e il petto faceva in continuazione su e giù.
Le labbra carnose erano leggermente dischiuse, facendo uscire l'aria e catturandone di altra.
La mora arrossì e si sgridò mentalmente per aver pensato che quel pizzetto gli stesse maledettamente bene.
Infatti, per evitare di farsi riconoscere, Nicholas aveva applicato sul viso pizzetto e baffi finti,
lenti a contatto blu e un cappellino da Baseball.
Lei si era subito ricordata di quella strana sensazione, che l'aveva investita,
quando gli occhi del ragazzo sembravano essere diventati blu, quella notte.
Rimase scossa per poco, o forse per niente. Solo una sensazione, si appuntò in testa. 
Lui era lì. Lei era lì. Le sembrava che ciò le bastasse.
Come poteva pensare questo? Tutto ciò era assurdo; se solo pensava di essere diventata una banshee o,
ancora peggio, una ricercata da una delle Cooperazioni più grandi e pericolose in tutto il mondo, il cuore le cominciava a battere furioso nel petto. Il problema era che il cuore stava già esplodendo nella cassa toracica,
dopo che ella si era permessa di guardare il ragazzo tanto a lungo.
Questo comportamento era inaccettabile!
Mentre tutto se ne andava a rotoli, tra suo padre che aveva sicuramente perduto il lume della ragione dopo aver perso le sue tracce per sempre, il suo rapitore che era divenuto il suo miglior alleato - se non qualcosa di più -, e una fuga che non sapeva dove l'avrebbe condotta, lei pensava a quello. A quello e basta, in quel momento.
Mentre il disagio si diffondeva per tutto il suo fisico,
causato dalla consapevolezza di avere un nuovo punto debole con cui fare i conti,
la sua mano raggiunse i suoi capelli, sistemandoli.
Le dita però persero il contatto con la loro morbidezza poco prima di raggiungere la  spalla, facendola sorridere.
Se non dovevano farsi notare, avrebbe dovuto cambiare anche lei qualcosa. E cosa, se non meglio, dei capelli?
Sonny aveva fatto una coda alta, aveva poi tirato l'elastico verso la punta dei capelli e li aveva tagliati di netto.
I capelli erano tornati ad accarezzarle il viso fino a poco più sotto,
dando vita ad un caschetto scuro - non nero, poiché tanto aveva scaricato - e scalato, grazie al modo in cui erano stati tagliati. Erano poi diventati leggermente mossi, poiché il peso di capelli lunghi era sparito e quindi non rimanevano perfettamente lisci. 
Come se non bastasse, avvalendosi della macchinetta di Nicholas, Sonny si era rasata gran parte del lato destro.
Ne portava una in macchina, nel cruscotto e sembrava volesse essere usata.
Sembrava urlare alla giovane provami, cosa che la mora non si era fatta ripetere due volte.
A distrarla dai suoi pensieri fù un contatto leggero e caldo.
Il braccio della mora rimaneva adagiato comodamente lungo il sedile e la sua mano ora veniva stretta da quella del ragazzo.
La mora non ebbe il tempo di arrossire che lui aprì un occhio fissandola, sul viso un'espressione riposata.
— Ho sempre preferito le ragazze scure, ancora di più con i capelli corti.
Le soffiò vicino, il tono basso.
Sonny gli diede una gomitata con fare giocoso, poi riprese a guardare fuori dalla finestra.
Pian piano, il suo viso riprese il solito colorito latteo e lei si rilassò, beandosi di quella stretta.
Stretta che diceva tu sei mia.


Le loro mani erano rimaste intrecciate anche quando i due avevano oltrepassato l'uscita dell'aeroporto: un borsone sulla spalla destra di Nick e il peso delle emozioni della mora su se stessa.
I due avevano poi preso l'auto del ragazzo - a quanto pare il moro ne aveva una anche a Los Angeles - e avevano da poco sostato di fronte a casa Bronx.
Sonny respirò profondamente; essere lì, a pochi passi da suo padre, la metteva a disagio e l'aveva scombussolata.
— Sicura di farcela?
— No.
L'angolo della bocca di Nicholas si alzò, vagamente intenerito. Lei si strofinò il mento, segno che era agitata.
— Penso di scrivergli una lettera, come mi hai detto tu. Se lo vedessi non riuscirei ad andare via.
Sussurrò la mora abbassando lo sguardo. Che brutta situazione, proprio una brutta situazione.
Si decise a saldare i nervi, altrimenti non avrebbe concluso nulla.
Il giovane Jonas aprì Jonas il cruscotto tirando fuori carta e penna;
la ragazza non si sprecò neanche a domandarsi come le macchine di Nick potessero essere fornite di tutto, a quanto pareva.
La giovane, ormai ex residente di casa Bronx, afferrò il foglio e la biro e cominciò a scrivere. Si sentì leggermente osservata.
— Potresti smetterla di fissarmi?
Gli chiese continuando la sua stesura, senza degnarlo di uno sguardo.
— Certo, mss Jonas.
Diventò paonazza dall'imbarazzo e le venne quasi un colpo, anche se per poco,
e lui non potè che ghignare tornando a rivolgere lo sguardo vitreo oltre il parabrezza.





Ayeee!
Ma ciao a tutti! Allora, il capitolo vi è piaciuto? Spero proprio di si!
I Sick non sono dolciosissimi? Azz, il diabete!
Comunque, siamo arrivati ad un punto nel quale la sopravvivenza è la base della storia,
dove i loro sentimenti cominciano ad uscire - non più pressati dal fatto di vivere nella Cooperazione -,
nel quale si ha uno spunto molto povero di ciò che è Nick e la sua storia. 
Oddio, non ci credo *Gli scende una lacrimuccia* ma siamo quasi alla fine di questa avventura!
Infatti, penso di concludere postando ancora il capitolo 8 e il 9 (ovvero, l'epilogo, e sarà molto particolare).
Poi, chissà, ci sarà un continuo? Questo sta a voi deciderlo, facendomelo sapere :]
Io spero di si, comunque!
Un grazie immenso a chi legge, chi mi regala una piccola recensione in ogni capitolo e chi non lo fà ma legge la storia volentieri!
Un bacio a tutti, alla prossima! :*

— Rea.

 
  
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