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Autore: DiamanteLightMoon    01/02/2015    2 recensioni
-Ambientato dopo la guerra contro Gea (lievissimi spoiler)-
Gea è stata sconfitta ma il prezzo di questa vittoria pesa ancora nei cuori dei semidei. Percy Jackson, il figlio di Poseidone, è morto. Ma la sua storia non è finita. Un nuovo nemico si sta destando e solo gli eroi più coraggiosi e potenti posso femarlo. La missione dei Sette non si è conclusa con il sonno della Terra. Annabeth, Jason, Piper, Leo, Hazel, Frank e Nico guidati dal fantasma di Percy partiranno per un'impresa quasi impossibile e suicida all'alba della Fine. Perchè mostri dimenticati da tutto e da tutti daranno loro la caccia. Dovranno affrontare nemici di una potenza mai vista in una corsa contro il tempo alla ricerca di una pietra perduta e di un incantesimo in grado di risvegliare i morti e di farli ritornare in vita. Trappole e pericoli li attenderanno in agguato nell'ombra, tranelli pronti a scattare per farli fallire. Ma loro non possono fallire, perchè se non riusciranno a portare a temine l'impresa il mondo cadrà. E i suoi abitanti con lui.
-Dal testo-
"Pov's Annabeth
-Tutte le regole che conosciamo dovremo lasciarcele alle spalle, in questa missione ne esiste solo una: Uccidere o essere uccisi- dice Percy
-Sembra l'inizio di una barzelletta senza il minimo senso dell'umorismo- fa Leo
-No, sembra di stare negli Hunger Games- conclude Nico
Non ho idea di cosa siano questi Hunger Games, ma dal nome che hanno non credo siano giochi matematici."
spero di avervi incuriositi almeno un po'
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quello che leggerete, ovvero il frutto della mia fervida e contorta immaginazione, è un capitolo speciale. Cioè un capitolo che presenta alcune differenze con gli altri:
1. La narrazione non sarà dal punto di vista ne di Annabeth ne Percy, ma sarà in terza persona incentrato sull'unico protagonista.
2. Ci saranno dei flashback, per riconoscerli li metterò in corsivo
3. la maggior parte di quello che ci sarà scritto è puramente inventato, anche se ci saranno alcuni riferimenti a “Il Figlio di Nettuno”, “Il Marchio di Atena” e “La Casa di Ade”.
Di questi capitoli ce ne saranno sette/otto. Uno per ogni pietra e per la pergamena. Buona lettura!

Primo Pezzo: Calcedonio. Frank
“Flames in the Darkeness
La prima cosa che venne in mente a Frank guardando il lago fu: “Devo sul serio entrate lì dentro?” il secondo invece: “Merda”. Molto signorile, ma Percy e Nico gli avevano detto che per recuperare il Calcedonio avrebbe dovuto superare tre prove. La sua paura più profonda. Il guardiano. E quella della pietra, che a secondo i due semidei sarebbe stata la più difficile. Quindi la sua ansia era del tutto giustificata. Anche perchè gli era stato proibito di trasformarsi, infatti per affrontare le prove avrebbe dovuto essere umano. Cosa che lo terrorizzava alquanto.  Frank era da solo sulla riva dell'Harrison Lake, completamente. I suoi amici si erano fermati in hotel, era stato accompagnato da Percy che era successivamente svanito coi suoi fighissimi poteri da fantasma. Niente e nessuno compariva nel campo visivo del figlio di Marte, anche il vento taceva rendendo l'acqua un'immobile superficie simile a uno specchio. Frank strinse la presa sulla goccia che aveva in meno, un'altra delle diavolerie di Percy. Finchè la goccia fosse stata a contatto con la sua pelle sarebbe riuscito a respirare sott'acqua, il ragazzo non riusciva a immaginare cosa sarebbe successo se l'avesse persa, probabilmente una morte orribile. Attaccato alla goccia c'era un cordoncino per permettergli di infilarsela al collo, cosa che Frank fece; infilò la collana sotto la maglietta rossa, sentì la freddezza del ciondolo sul petto e si ripromise di non interrompere mai il contatto. Si girò di scatto, osservando le luci di Seattle accendersi ad una ad una. Avevano deciso che sarebbe stato meglio agire di sera/notte, per impedire che qualche mortale ficcanaso notasse niente di strano. Frank chiuse gli occhi e rivolse di nuovo il volto verso il lago. Senza pensarci troppo si tuffò e se qualcuno fosse passato in quel momento avrebbe visto cerchi concentrici laddove il semidio aveva attraversato l'acqua.
I sensi di Frank erano leggermente annebbiati per l'improvviso cambiamento di ambiente, per poi schiarirsi all'improvviso. Si ricordò di quando lui e Percy erano stati rinchiusi in quella vasca da Forco e lui si era trasformato in una carpa. La sensazione che aveva provato riaffiorò nella mente di Frank che si affidò ai suoi ricordi. Iniziò a nuotare verso il largo e verso il basso, non aveva idea di quanto tempo ci sarebbe voluto per raggiungere il posto che desiderava. Il suo primo istinto era stato quello di trattenere il respiro, ma quando i polmoni protestarono in cerca d'aria Frank fece un enorme respiro. Non annegò e il figlio di Marte fu grato a Percy per avergli dato quella goccia (anche se principalmente era grato che avesse funzionato).
Nuotava da circa cinque minuti quando notò una luce brillare nell'ombra. Più si avvicinava, più diventava grande e insopportabile. Ad un certo punto Frank fu costretto a chiudere gli occhi e continuare alla ceca. Se non avesse avuto le braccia davanti a sé probabilmente avrebbe battuto una testata e anche piuttosto forte. Frank aprì gli occhi per vedere contro cosa diavolo aveva sbattuto e quello che gli si presentò davanti, lo sbalordì talmente tanto che si dimenticò perfino qual'era il suo scopo lì. Perchè quello che vide fu un enorme tempio circolare di marmo bianco-azzurrognolo con colonne strette e aggraziate con definiti capitelli raffiguranti creature estinte da secoli. Il ragazzo camminò, o meglio nuotò all'interno del cerchio di colonne. Notò solo in quel momento che, al centro esatto del tempio, si innalzava un altare, anch'esso circolare. Era di una marmo più cangiante rispetto a quello della struttura, con più toni di bianco, tanto da renderlo quasi impossibile da guardare direttamente, nonostante la penombra del fondale marino. Qualcosa brillava di intensa luce azzurra sull'altare. “Il Calcedonio” esultò Frank. Non fece in tempo a finire di pensarlo che accanto alla pietra apparve il Guardiano. Ricordava vagamente un delfino, uno molto malefico. Aveva la pelle nera come ossidiana con un'inquietante macchia chiara sulla fronte. Aveva le pinne molto più lunghe rispetto d un normale delfino e possedeva le branchie, il che voleva dire che non avrebbe abbandonato il tempio per respirare. La dentatura somigliava al quella di uno squalo, cosa che preoccupò molto Frank.
-Fermo dove sei, figlio del dio della Guerra- gli intimò il Guardiano. La sua voce rimbombò come se fossero all'interno di una sala molto grande, eppure non aveva aperto bocca.
-Io sono Ckise, Guardiano del Calcedonio, la prima Pietra del Gioiello di Urano- riprese. Frank fu molto tentato di rispondere:“Piacere, io sono Frank, mi hanno detto che hai maniere molto egocentriche”, ma dato che alla sua vita ci teneva si trattenne.
-So chi sei, Prescelto, il Calcedonio ti ha riconosciuto come suo portatore. Però prima di poterla prendere dovrai affrontare tre prove. E fidati, non sono disposto a rinunciare alla mia Pietra senza combattere- il tono della strana creatura si era fatto minaccioso. Frank deglutì un paio di volte a vuoto senza sapere che cosa aspettarsi. I suoi sensi da figlio di Marte si risvegliarono e il suo corpo si mise in guardia attendendo l'attacco.
-Bene, piccoletto, è il turno della tua più Grande Paura- il delfino diabolico lo disse come se fosse una cosa molto divertente.
Il buio avvolse Frank che perse l'orientamento. Una luce si accese nell'ombra, una fiamma scintillò nell'oscurità. Vorace il fuoco avvampò attorno a lui. Lo circondò. Ovunque Frank si girasse, eccolo lì ad attenderlo. Il Fuoco, la sua più grande paura, il suo terrore, l'unica cosa che avrebbe potuto ucciderlo, in qualunque forma egli fosse. La sua retina su invasa dalla figura delle fiamme, rosse, arancioni, gialle, blu e verdi. La mente di Frank impazzì e ricordi indefiniti ne presero il possesso.

Era estate, Frank era solo un bambino. Sua madre non era ancora un Capitano dell'esercito Canadese. Lo aveva portato in uno di quei bellissimo boschi vicino alla casa della nonna , molto lontano dal panorama di Toronto al quale era abituato. Si divertiva sempre lì, correva a perdifiato nei prati verdi e giocava a nascondino tra le immense fronde che toccavano terra. Si stavano divertendo, lui e sua madre, mentre la nonna li osservava seduta sulla sedia a dondolo sul porticato di casa al riparo dal sole di mezzogiorno. Poi accadde. Frank non era l'unico bambino che giocava in quel prato meraviglioso, altri ci venivano spesso con le loro famiglie. Fu una di queste famiglie a combinare in disastro. Sua madre era andata un attimo dalla nonna lasciando Frank a giocare con una bambina dai capelli color cannella e gli occhi azzurri. Il padre della bambina stava fumando una sigaretta osservando la figlia e l'amichetto che correvano nel prato. Alcuni minuti dopo, la sigaretta finì e l'uomo la buttò a terra senza nemmeno guardare. I mozzicone, che cadde su un cumulo di erba secca, non era spento e piano piano accese anche la sterpaglia. Il padre della bambina coi capelli color cannella non si accorse di nulla, dato che era troppo impegnato a riprendere la figlia perchè si era sporcata il vestitino che indossava. La madre di Frank invece sì. Padre e figlia se ne andarono, lui incazzato nero, lei piangente. Frank bambino la salutò con la manina e riprese a giocare contento, ignaro del principio di incendio. Sua madre iniziò a correre verso di lui, ma il bambino si era allontanato sempre di più inseguendo una lucertola. Intanto la fiamma aveva attecchito e ora brillava sotto il sole. Frank sentì la mamma gridare il suo nome disperata e si voltò verso il suono della sua voce. Ma vide solo fiamme, fiamme alte, calde che divoravano ogni cosa e si avvicinavano pericolosamente a lui. Scoppiò a piangere  e iniziò a chiamare sua madre. La donna cercava di trovare un modo per salvare il suo bambino, nonostante il muro di fuoco che li divideva. Improvvisamente le urla di Frank svanirono sostituite solo da un silenzio infinito.

Il panico lo avvolse nelle sue spire. Un grido indistinto uscì dalla bocca di Frank mentre cercava di scacciare i ricordi.

Erano passati anni da quel giorno, Frank non si ricordava nulla oltre al terrore che aveva provato. Ora sua madre era morta, glielo avevano detto poche ore prima. Era morta per salvare altre vite, divorata dalle fiamme della guerra. Sua nonna lo aveva trovato sul retro della casa a centrate qualunque oggetto possibile con le frecce del suo arco. Lo aveva preso e lo aveva portato di fronte ad una porta al Caldecott Tunnel. Lo aveva spronato ad attraversarla dandogli un panno con all'interno un pezzo di legno. Lo aveva pregato di tenerlo al sicuro e soprattutto lontano dal fuoco. Poi lo aveva spinto all'interno del tunnel. Così Frank scoprì che suo padre era un dio e che lui era un semidio. La Quinta Coorte lo prese con sé. Da quel momento in poi ebbe inizio la sua vita al Campo Giove, l'unico posto sicuro per quello come lui.

Il dolore per la morte della madre lo colpì di nuovo, rompendo le pareti di vetro della stanza nella quale era stato confinato.

Frank si stava ancora ambientando quando Percy Jackson era piombato nel suo mondo. Bello come un dio e altrettanto potente, gli aveva salvato la vita senza pensarci due volte. Ogni minuto che passava lo stupiva sempre di più, dimostrando lealtà verso persone che conosceva da nemmeno un giorno e sfrontatezza nei confronti del dio della Guerra, suo padre. Di punto in bianco di era trovato centurione e componente di una squadra in partenza per una missione suicida.

L'orrore nello scoprire di essere figlio del dio della Guerra, la stessa guerra che aveva portato via sua madre. L'odio verso quel padre che non aveva fatto niente riaffiorò.

Sembrava andare tutto bene, Frank aveva trovato amici straordinari. Eppure lui aveva la sensazione che era andato tutto troppo liscio. Infatti aveva dovuto lasciare sua nonna a morire. Morire per colpa del fuoco. Sempre lui.

Di nuovo il dolore acuto lo aggredì, questa volta a braccetto con il senso di colpa. Era colpa sua se sua nonna era morta, solo colpa sua.

La missione era riuscita con successo, l'Aquila era tornata a Roma. I romani acclamavano Frank, Hazel e Percy come eroi, dopo che grazie a loro l'esercito dei mostri era stato sconfitto. Adesso Frank e Hazel stavano insieme e Percy era stato nominato pretore. Già, Percy il greco.

La nave greca era ancorata sopra il Foro. Frank ne ammirava la fattura e la spettacolare bellezza. Finalmente c'era pace tra Greci e Romani. Il fuoco però deve rovinare sempre tutto. Leo puntò i cannoni della Argo II su nuova Roma e fece saltare mezza città, mentre fiamme altissime consumavano la felicità e l'accordo.

La rabbia contro Leo che aveva provato in quel momento, l'orrore di vedere la sua città cadere sotto i colpi di una nave da guerra. Il desiderio di vedetta su Leo si fece risentire.

Leo. Era la fonte di tutti i problemi di Frank. Ci provava con Hazel, la sua ragazza. Aveva il controlla sulla nave. Aveva incendiato Nuova Roma. Ma soprattutto possedeva in dono del Fuoco, poteva crearlo, domarlo o perderne il controllo. Allora Frank sarebbe stato perduto.

“BASTA!” Frank scosse violentemente la testa cercando di scacciare quei ricordi dolorosi. La sua mente si schiarì.
-Io non ho paura. La mia vita è nelle mani della persona di cui mi fido di più al mondo, il fuoco non può uccidermi attaccandomi qui. La fiamme e l'ombra scomparvero all'improvviso come se non fossero mai esistite. Frank si ritrovò di nuovo nel tempio ansimante.
-Hai superato la prima prova, semidio. Ora vediamo se riesci a cavartela con la seconda- ringhiò il Guardiano, prima di attaccare. Fu solo grazie ai suoi sensi attivi che non finì affettato in due. Schivò l'attacco del delfino/squalo, consapevole di non poterlo battere con un arco e delle frecce. L'unico modo che gli venne in mente era quello di trasformarsi in qualcosa. Le parole di Percy e Nico gli ritornarono in mente: “Non trasformarti per nessuna ragione, non sappiamo cosa potrebbe succedere, quindi rimani umano”. L'indecisione si impossessò di lui. Per un po' si limitò a schivare i colpi avversari. Si fece inseguire per tutta l'area del tempio.
“Al diavolo le raccomandazioni e il buon senso” pensò. Si trasformò in uno squalo bianco. Dalla difesa passo all'attacco e per il guardiano non ci fu più scampo. Lo azzannò sotto la gola, dove la carne era più morbida. Si dissolse in un lampo di luce. Seconda prova completata! Frank se la aspettava più difficile. Si avvicinò all'altare con il Calcedonio. Tese una mano per prendere la pietra, ma qualcosa glielo impedì. Una barriera si formò tra la sua mano e la superficie della pietra. Una voce ne maschile ne femminile gli inondò la testa.
“Io sono il Calcedonio. E questa è la prova che ti porrò. Risolvi questo enigma e potrai avermi:
Caldo e freddo può essere
Rosso, verde, giallo, blu
Dipende da come lo immagini tu
Dolore immenso può causare
La migliore medicina in grado di curare
Ferite può riaprire
In mille pezzi una persona può andare
Tagli può guarire
Con un gesto tutto si può risanare
Vita o morte può indurre
Storie lunghe o brevi può produrre

Rispondi all'indovinello e io mi consegnerò a te, attento però hai una sola possibilità” e con questa nota felice la voce svanì. Frank ci pensò a lungo, esaminando i versi ad uno ad uno, a coppie o tutti insieme. Pensò e pensò. Perse la cognizione del tempo mentre cercava di risolvere l'enigma della pietra. Alla fine giunse alla soluzione.
-La risposta è...-iniziò.
“Fermo” lo bloccò la voce del Calcedoni “ Io so che hai intuito la risposta, lo avverto, ma non devi dirla ad alta voce, nemmeno con il pensiero, poiché questo tempio assorbe ogni parola detta o pensata per poi rivelarla a tempo debito”
-Ma io non ho sentito niente quando sono entrato- disse Frank.
“Perchè tu sapevi” fu la strana risposta. Il figlio di Marte allungò la mano e questa volta la pietra non oppose resistenza. Le sue dita ne accarezzarono la liscia superficie prima di serrarsi su di essa per afferrarla. Stringendo la pietra al petto Frank nuotò verso la superficie può veloce che poteva. Cerchi concentrici si formarono dove la sua testa era riaffiorata. Nuotò versa la riva e uscì dall'acqua. Il sole stava sorgendo ad est e i raggi facevano brillare l'acqua colorandola di rosa e di arancione. Il vento scompigliò i capelli bagnati di Frank. Rabbrividì nei vestiti completamente fradici e si incamminò verso l'hotel. Stretta al petto del figlio di Marte, il Calcedonio si illuminò debolmente.

In sei diversi angoli della terra sei diverse pietre risposero al richiamo



Angolo Autrice
ok, abbiate pietà di me. Lo so che è più di un mese che non aggiorno quindi siete autorizzati a farmi tanto male. Spero che il capitolo vi piaccia. Mi sono chiesta se sapeste veramente di che colore è il Calcedonio così vi ho lasciato il link.
http://www.villasmunta.it/esami/SEDIMENTOL­OGIA/calcedonio.jpg
Con enorme affetto Diamante
P.S non ho inserito la risposta all'indovinello, che ho inventato sul momento, perchè gradirei che lo risolviate voi e poi magari mi allegate la risposta alla recensione. Io la metterò nel prossimo capitolo perciò tranquilli avete un sacco di tempo
  
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