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Autore: Chimera    12/08/2003    0 recensioni
E'una cosa cominciata molto tempo fa e forse scritta male: mi hanno detto che è carina, perciò... (demoni,mostri, fuoco e sangue :P)
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Seed

Autore: Chimera

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Spazio esterno. Migliaia di piccole luci si avvicinano alla Terra, simili a minuscole stelle cadenti. Gli strumenti a disposizione degli osservatori astrologici non riescono a rilevare la presenza di questi strani oggetti. Arrivate in prossimità dell'atmosfera terrestre, le piccole stelle cadenti sembrano fermarsi intimorite. Una sola prosegue la sua caduta, verso un bersaglio già prescelto da tempo immemore.

Un paesaggio cittadino, un bar, dei palazzi, una stradina in terra battuta. Tre ragazzi stavano picchiando un altro, evidentemente più giovane. La piccola luce stava avvicinandosi al ragazzo proprio quando questi, trattenuto per il colletto della camicia, stava per essere colpito da uno dei tre prepotenti. Aveva il naso sanguinante, ed era quasi sollevato da terra, ormai arresosi, stanco di lottare per orgoglio. Proprio quando il ragazzotto stava per sferrare un pugno al malcapitato, la piccola luce, invisibile per la propria diabolica natura, guizzò in direzione del proprio bersaglio, ed entrò nella sua testa, quasi fosse immateriale. Il volto martoriato del ragazzo ebbe un movimento, una palpebra battè, un piede si mosse. All'improvviso il ragazzo spalancò gli occhi, sentendo crescere in sé una forza nuova e mai sperimentata prima. Con uno scatto rapidissimo della mano, afferrò il polso dell'altro, che, esterrefatto, gridò per il dolore, e lasciò andare il ragazzo. Questi strinse i pugni e sferrò un colpo di inaudita violenza all'altro, colpendo subito dopo gli altri due teppistelli. Sul volto del ragazzo si disegnò un terribile, crudele sorriso, una luce strana brillò nei suoi occhi, e si diresse, camminando tranquillamente e senza fretta, verso uno dei tre ragazzi, il primo a rialzarsi da terra dopo essere stato colpito.

Un deserto di asfalto e cemento era tutto ciò che rimaneva dello stesso paesaggio. Non un palazzo era rimasto in piedi, tutto era desolazione e morte. Una sola figura, avvolta in un corto, logoro mantello, camminava tra le macerie, incurante del caldo insopportabile. Si fermò di fronte ad una pozza d'acqua limpida. L'uomo pensò che l'acqua doveva essere fuoriuscita da un vecchio tubo rotto, era raccolta in una piccola conca formata da alcuni pezzi di cemento armato. L'acqua non poteva essere pulita, ma l'uomo non beveva da quasi due giorni e non si fece troppi problemi a dissetarsi. Si sorprese del fatto che, nonostante il sole cocente, l'acqua era fresca, forse veniva da una falda acquifera entrata in contatto con la superficie grazie ad un buco nel terreno. L'uomo riprese a camminare, lentamente, senza fretta. Aveva ventotto anni, era vecchio per l'età media di quei tempi maledetti, quasi nessuno riusciva anche solo ad avvicinarsi a quell'età. I ricordi pesavano come macigni, ricordi di quindici anni prima…

Era una giornata come migliaia d'altre prima, ma nessuna prima era stata così, né mai nessun'altra sarebbe potuta esserlo. Aveva incontrato tre ragazzi della sua scuola, ben conosciuti in città per la loro fama di persone poco raccomandabili, non aveva idea di quanti anni potessero avere, ma era chiaro che erano più vecchi di lui, di due o tre anni, forse anche quattro, inoltre, a queste considerazioni aveva aggiunto quella di essere uno dei bersagli preferiti di metà dei prepotenti del paese. A tutte queste cose aveva pensato quando li aveva visti arrivare su uno scooter, diretti evidentemente verso di lui, e aveva pensato anche che non avrebbe dovuto far capire a tutta la scuola che gli piaceva Soren, che piaceva in pratica ad ogni essere umano di sesso maschile che la vedesse anche una volta soltanto. Lui, però, non poteva permettersi una cosa del genere, infatti quella doveva essere sicuramente una spedizione punitiva. Come volevasi dimostrare, i tre erano scesi dal motorino con dei sorrisetti ebeti non proprio rassicuranti. L'idea di scappare era balenata nella mente di Kyo, ma sapeva che non avrebbe mai potuto metterla in atto, era troppo orgoglioso. Quindi le aveva prese. Non senza reagire, certo, ma la resistenza poteva servire a poco, erano in tre, e più grandi. Era appeso alla mano di uno dei tre, in virtù del colletto della camicia, che lo teneva sollevato da terra. Il bastardo aveva tirato indietro un pugno, preparandosi a colpirlo, e proprio mentre Kyo pensava "Questo farà male" e stringeva i denti, aveva sentito qualcosa entrargli nella testa, una sensazione di calore nel cervello, poi un vigore mai sperimentato. Prima la sensazione di forza era stata debole, poi aveva cominciato a muoversi, poi aveva aperto gli occhi, fatto scattare la mano sinistra verso il polso attaccato alla mano che lo teneva per il colletto, e prima ancora di accorgersene l'aveva afferrato e lo stava stringendo. Aveva smesso di stringere quando aveva sentito l'osso del polso cedere, e si era accorto che il proprietario del polso stesso lo aveva lasciato e stava urlando come un ossesso. Kyo aveva colpito il ragazzo in pieno stomaco, con un pugno incredibilmente forte, aveva sentito flosci addominali che normalmente gli sarebbero sembrati durissimi. Il giovane teppista si era piegato in due dal dolore, seguito dagli sguardi esterrefatti dei due compagni. Kyo, calmissimo, si era diretto verso un altro dei tre, aveva schivato un pugno diretto verso il suo naso, e aveva colpito l'altro proprio al centro della faccia. Mentre riempiva di pugni il terzo dei tre, si era accorto che il secondo, col naso rotto grondante di sangue, si era alzato. Quindi aveva lasciato finalmente cadere a terra quello che stava picchiando e aveva colpito quello che si era rialzato, con un gancio, alla tempia sinistra. Quello era caduto come un sacco di patate. Dopo pochi secondi, anche il primo si era rialzato. Kyo stava agendo d'istinto, era come drogato, non capiva cosa stava facendo, ma soprattutto non capiva come. Si era accorto che stava sorridendo, un sorriso che aveva sentito crudele pur senza vederlo, aveva cercato di smettere, ma non aveva più il controllo del proprio corpo. Sempre sorridendo, si era diretto verso il ragazzo che si era alzato. Questi, terrorizzato, aveva alzato lo sguardo ai suoi occhi, e ci aveva visto una strana luce.

Una pietra si mosse, rivelando la presenza del mutato. Kyo non si voltò, aveva già sentito la presenza del devil. Questi, quasi timidamente, si avvicinò con impaziente lentezza a Kyo. Era enorme, alto senz'altro più di tre metri, ed era dotato di una muscolatura eccezionale, ma, soprattutto, aveva l'epidermide di colore rosso cupo. Improvvisamente, sul suo volto si disegnò un sorriso, che rivelò piccoli denti appuntiti. "E' antropofago" pensò Kyo, e in effetti il mutato si aggirava per quella città fantasma cercando un essere umano da sgranocchiare. Con uno scatto improvviso, con una velocità impensabile per un corpo enorme come quello del devil, l'essere lanciò un pugno diretto al volto di Kyo. Questi pose la propria mano sinistra aperta tra il pugno del mutato e il proprio volto, e fermò il pugno come se niente fosse, con una facilità impressionante. Poi deviò a sinistra il pugno, ancora appoggiato al palmo della sua mano, e colpì con un gancio potentissimo la mascella del mutato già lanciato nella stessa direzione della propria mano. Il mutato volò per due metri e poi atterrò rovinosamente su un muretto semidistrutto, completando l'abbattimento di questo. Kyo ricominciò a camminare e, quando sentì il ruggito del mutato che si rialzava, non si voltò, ma si limitò a far fare un semicerchio alla propria mano destra, all'altezza della cintola. Il fischio del vento e poi il sangue. Il braccio destro del mutato era ai piedi del proprietario, e non attaccato alla spalla di questo. Il mutato, avendo notato questa leggera incongruenza, ruggì nuovamente e si diresse verso Kyo, con la chiara intenzione di fargli presenti le sue rimostranze. "E' piuttosto insistente", pensò Kyo, "deve avere davvero fame". Questa volta si girò.

  
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