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Autore: Lizzie_Siddal    29/11/2008    6 recensioni
[Zoro/Nami]
Lo sentiva, stava succedendo di nuovo: Nami aveva evitato la tempesta così tante volte che ormai ne riconosceva le avvisaglie. Anche quella volta si sarebbe riparata dalla furia degli eventi: non avrebbe interferito in alcun modo con il sogno di Zoro e non si sarebbe mostrata più debole di quanto già non fosse.
[...]
Lei captava anche le minime variazioni dell’atmosfera tra di loro, non solo quelle del clima.
Spaventava Zoro più di ogni avversario mortale che avesse mai affrontato, perché di fronte ai nemici aveva le sue spade, la sua forza e il suo coraggio.
Contro di lei era disarmato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  Weather the storm
Autrice: Nemo From Mars
Tipologia: One-shot
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Verde
Pairing: Zoro x Nami
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale di “One Piece”, da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eichiro Oda. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti nella trama, appartengono solo a me. 
Credits: l’immagine è presa dal volume 50 di One Piece, io l’ho solo spaciugata con Photoshop >_<.
Note iniziali: Nami” in giapponese significa “onda” [fonte Wikipedia]
Il titolo in inglese “Weather the storm” significa “resistere alla tempesta”.
Ho immaginato un possibile missing moment del volume 50 (ergo ci saranno SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME) : Nami è l’unica che resta un po’ in disparte, vicino a Zoro, la sera della festa a Thriller Bark, e questo non poteva che scatenare la mia fantasia fangirlosa.

Introduzione:

Lo sentiva, stava succedendo di nuovo: Nami aveva evitato la tempesta così tante volte che ormai ne riconosceva le avvisaglie. Anche quella volta si sarebbe riparata dalla furia degli eventi: non avrebbe interferito in alcun modo con il sogno di Zoro e non si sarebbe mostrata più debole di quanto già non fosse. 

***

Lei captava anche le minime variazioni dell’atmosfera tra di loro, non solo quelle del clima. 
Spaventava Zoro più di ogni avversario mortale che avesse mai affrontato, perché di fronte ai nemici aveva le sue spade, la sua forza e il suo coraggio.
Contro di lei era disarmato.

{ZoroxNami}

 

 *** 

Weather the storm

((Resistere alla tempesta))


 

Le note di “Quella canzone” riecheggiavano in ogni sala del castello, e il fracasso di bicchieri e posate che tintinnavano persisteva da ore. Ma Zoro dormiva, come sempre imperturbabile. Nami sospirò, sedendosi accanto al lettino di fortuna che la ciurma aveva costruito per il giovane. Ricoperto di bende dalla testa ai piedi, lo spadaccino russava profondamente.

Era stupido da parte sua stare lì a vegliarlo, lo sapeva. In fondo, Chopper aveva già detto che era fuori pericolo e Nami stessa aveva imparato a considerare Zoro praticamente invincibile.

Come gli aveva sentito dire tante volte, nemmeno la morte gli avrebbe impedito di realizzare il suo sogno.

 

Maledetto idiota.

 

Eppure lei aspettava, al suo fianco. Non sapeva cosa gliene desse la convinzione, ma sapeva che Zoro ci sarebbe sempre stato, come una granitica certezza. Rude, stupido, con i suoi modi da zoticone, burbero, pigro. Imbarazzato, involontariamente comico o sorprendentemente serio quando lui e Nami erano soli e, senza parlarsi, senza toccarsi, stavano lunghi minuti ad ascoltare il mare.

 

(E la tempesta, che è sempre in agguato)

 

Zoro mugugnò nel sonno, ma non si mosse, mentre Nami ancora lo fissava.

 

Solo un altro minuto...

 

La ragazza si impose quel limite di tempo, pur sapendo che l’avrebbe bellamente ignorato. Si sciolse e riannodò nervosamente i capelli, giusto per fare qualcosa, maledicendo la propria esitazione.

Lo sentiva, stava succedendo di nuovo: Nami aveva evitato la tempesta così tante volte che ormai ne riconosceva le avvisaglie.

Anche quella volta si sarebbe riparata dalla furia degli eventi: non avrebbe interferito in alcun modo con gli obiettivi di Zoro e non si sarebbe mostrata più debole di quanto già non fosse. Era la più vulnerabile della ciurma: aveva già abbastanza cose da cui difendersi che non fossero quelle nuvole cariche di pioggia.

 

In quel momento Zoro aprì gli occhi, opachi e fissi: pareva infinitamente stanco, come se per un attimo avesse portato sulle spalle il peso del mondo intero.

Era spaventoso.

 

Gli occhi di chi ha visto in faccia la morte.

 

Nami si chiese ancora cosa avesse affrontato per uscirne così devastato, ma evitò di esprimerlo ad alta voce: sapeva per esperienza che la cocciutaggine e l’orgoglio di Zoro gli avrebbero impedito di parlarne. E poi, non importava.  Lo spadaccino aveva vinto, ancora una volta.

Senza riuscire a trattenersi, Nami gli posò un fazzoletto bagnato sulla fronte, che aveva notato essere coperta di sudore freddo.

Lentamente, il ragazzo si riscosse e mise a fuoco Nami, sorridendo debolmente.

 

 “Da quand’è che fai l’infermiera?” chiese flebile, ma con la solita nota sarcastica nella voce.

 

Il suo “grazie”

 

“Idiota”

 

“Non c’è di che”

 

Ormai la ragazza riusciva a interpretare bene gli insulti e i commenti acidi dei loro battibecchi, ed era certa che fosse così anche per lui. Era sempre stato così, tra loro:dialoghi segreti e muti, mascherati da ironia e provocazioni.

E poi il silenzio.

 

Di nuovo.

 

Quel che sentiva echeggiare tra loro, come tuoni prima di un temporale, sarebbe stato solo d’intralcio per il futuro spadaccino migliore del mondo, per questo andava evitato.

 

Zoro aveva chiuso gli occhi, ma Nami era certa che non stesse dormendo. Solo, attendeva che gli indicasse il prossimo passo.

 

***

 

“Da quand’è che fai l’infermiera?”

 

“Idiota”

 

Entrambi troppo orgogliosi per parlarsi chiaramente, il più delle volte preferivano bisticciare o, in alternativa, il silenzio. Il loro rapporto, se tale poteva definirsi, era fatto così: quasi senza contatto fisico, senza baci, pieno di sguardi, gesti d’intesa e silenzi.

Niente di più, niente di meno.

Non potevano permettersi altro, entrambi consapevoli che un passo di più avrebbe potuto compromettere tutto: il legame tra di loro, l’armonia nella ciurma e il raggiungimento dei loro obiettivi personali.

Toccava a Nami, navigatrice e abile metereologa, capire quando si trovavano troppo vicini a quel confine così labile e facile da superare: studiava i segni, come in mare, ed evitava la tempesta.

Lei captava anche le minime variazioni dell’atmosfera tra di loro, non solo quelle del clima.

Zoro non avrebbe mai saputo farlo. Lui agiva d’istinto -gli era così facile perdere l’orientamento- e affondare vittima di quell’onda, sarebbe stato così semplice…

 

Nami.

 

Era il nome adatto per lei: frizzante, travolgente, irascibile, libera.

 

Pericolosa.

 

Spaventava Zoro più di ogni avversario mortale che avesse mai affrontato, perché di fronte ai nemici aveva le sue spade, la sua forza e il suo coraggio.

Contro di lei era disarmato.

Sembrava conoscere tutto di lui, semplicemente osservando i suoi movimenti. Si adattava ai suoi sbalzi d’umore, ai suoi capricci e alla sua testardaggine; rispettava i suoi silenzi e il suo isolamento. Non temeva che potesse lasciarla, morendo in battaglia, perché aveva una fiducia cieca in lui. Gli teneva testa in quelle schermaglie infinite, che entrambi sapevano essere solo un pretesto per non avvicinarsi troppo l’uno all’altra, ed era paziente: in qualche modo più orgogliosa e testarda di lui, non gli avrebbe mai chiesto nulla di più di averlo accanto.

Aspettava.

 

(Ma per quanto ancora potrò farlo io?)

 

 

“Ho tenuto da parte un po’ di sake” fece Nami, porgendogli un boccale.

 

Tipico.

 

Non le aveva chiesto nulla, ma già sapeva cosa avrebbe apprezzato appena sveglio. E fu l’unica che non gli domandò come si fosse procurato quelle ferite. Gliene fu segretamente grato.

 

“A cosa devo questa gentilezza?” la provocò, alzando un sopracciglio e ostentando scetticismo.

 

“Sono mille berry per il servizio in camera, grazie” replicò lei con un ghigno.

 

“Ora ti riconosco!”

 

Ancora si nascondevano dietro quelle stupidaggini. Ma facevano parte delle indispensabili, tacite condizioni da rispettare per mantenere il loro equilibrio.

Bruscamente e ignorando il dolore che lo avvolgeva dalla testa ai piedi, Zoro si alzò puntellandosi sui gomiti : le ferite dello scontro con Kuma erano ancora fresche, ma cosa non avrebbe dato per un sorso di sake…

 

(E di lei…)

 

Nami ancora col boccale stretto in mano, era tesa verso di lui, immobile. Il desiderio di spezzare quella tregua troppo a lungo portata avanti si fece insostenibile, appena i loro sguardi si incrociarono.

Niente succedeva; la musica e il chiasso della festa non erano più che un mero sottofondo, la mente del ragazzo era altrove.

 

(Le onde…Il mare in tempesta…)

 

Si sentiva più che mai un codardo: era davvero così debole da non poter affrontare ciò che provava?

Le labbra di lei così vicine, il suo respiro che quasi bruciava sulla pelle.

In quel momento Zoro fu certo che sarebbe stata lei a distruggerlo, non la spada di un rivale.

Si erano arresi, entrambi.

E lei lo baciò, semplicemente. Come un vento soave, guidò Zoro ancora una volta.

Nami era onda e fuoco e aria e terra.

Fresca, impetuosa, seducente e in lui.

 

Poi quell’attimo finì all’improvviso come era iniziato, e il ragazzo, spaesato e ammutolito, si trovò attonito di fronte al mezzo sorriso di Nami.

 

“I mille berry te li metto in conto” ridacchiò, le guance lievemente arrossate.

 

Si allontanò rapida e Zoro si accasciò sul letto, sfinito come dopo la più ardua delle battaglie. Ma si addormentò sorridendo: non era stato poi così terribile arrendersi alla tempesta, solo per un attimo, e lasciarsi cullare dal vento.

 

 

FINE

 

***

 

 

 

 

La mia gratitudine alle persone che mi hanno ispirata e/o incoraggiata a scrivere/pubblicare la shot:

- Il mio Zoro personale <3
-La mia compagnia di scemi, dentro e fuori l’università (lunga vita alle prugne “Viva la prugna”, al glucagone, alle guanciotte della Sere e al Conad APE )
-Benny Lava e Belinda
-Tone, sempre e comunque vada.
-Zia Aika *__* tessorah, grazie di tutto.
-
Chi ha commentato “Drunkenness”, la mia precedente Zoro x Nami.
-Ultime ma non per importanza, le mie fiere, incredibili, insostituibili compagne di squadra. Non so come farei senza di voi, sul serio <3  E…“DAI NOI!” XD

Note finali: Oh, per quanto ci provi, immagino sempre Nami a fare “l’uomo” XD In senso buono, eh! XD Zoro è troppo impacciato, burbero e non ce lo vedo a fare il primo passo. Per questo ho cercato di far capire che è Nami a guidare l’equilibrio che entrambi si sono dati. Ho avuto una paura folle dell’OOC e credo che Zoro lo sia un pochino, ma attendo i vostri giudizi per inserire o meno l’avviso (dato che chi l’ha letta in anteprima mi ha detto che sono IC, mi sono un po’ tranquillizzata *_* )

Questa fanfic ha partecipato al Concorso "Rosa Shocking" indetto da LolaPazza su EFP ^^

 Coomunque, come sempre commenti costruttivi, consigli e critiche sono benvoluti, non siate timidi XD!
   
 
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