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Autore: Twiggy_Earlgrey    01/02/2015    3 recensioni
I personaggi ormai li conosciamo. Edward e Bella.
Ma in questa storia Bella, diciassette anni, è da poco orfana di madre e il padre non l'ha mai conosciuto. Molte cose accadranno nella sua vita, anche se dall'esterno questa potrebbe apparire, monotona e piatta.
E poi c'è lui, Edward. Più grande di lei, ha inseguito il sogno della sua vita e cioè quello di diventare medico.
Si incontreranno? Cosa accadrà? A voi scoprirlo!
***
Bene! Dunque, questa storia x me non è una novita e nemmeno x EFP. L'avevo già pubblicata anni fa e poi cancellata perchè non mi soddisfaceva. Ora invece è terminata e la posso reinserire, perchè sono soddisfatta di quanto ho scritto. E qui rimarrà...
NOTE: Tutti umani. - Il contesto è differente da quello dei libri, come capirete leggendo. Tanto x dirne una, siamo non a Forks, ma in un quartiere dell'uggiosa Londra (che cmq ha in comune con la cittadina americana, la pioggia!). - Alcuni "ruoli" dei personaggi sono un pò "diversi".
Spero cmq, nonostante queste modifiche che vi piaccia!
KitchenMaid
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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I miei genitori, non mi avevano mai raccontato molto della loro vita prima che si sposassero.
Sembrava quasi che volessero nascondermi il loro passato. Mamma soprattutto, non voleva saperne; ogni volta che le chiedevo di raccontarmi qualche storia sulla nonna o su di lei quando era giovane, trovava sempre il modo per sfuggirmi, con qualche scusa, oppure con quell’odioso ritornello, che conoscevo da che avevo memoria.
-Quando sarai più grande, Reneesme. Ti prometto che il giorno del tuo sedicesimo compleanno, ti dirò ogni cosa!-.
Quel passato, però, erano anche le mie radici, ma lei si ostinava a non capirlo. Che orribile segreto potevano mai avere papà e mamma? Inoltre, quei benedetti sedici anni, sembravano non arrivare mai.
Il giorno fatidico, nonostante tutta la mia impazienza e le mie nefaste previsioni, finalmente arrivò. Subito dopo il taglio della torta, mamma mi consegnò il suo regalo, assieme ad un piccolo contenitore in cartoncino colorato.
-Che bella, mammina! E’ antica?- chiesi, togliendo dalla scatola, la chiave in ottone.
-Si, Tesoro; sali in soffitta con papà e fatti aiutare con quella cassapanca di legno. Quella con dipinti i fiori e i pettirossi, proprio accanto alla finestra grande. E’ arrivato il momento, che ti racconti la storia della nostra famiglia -.
Così, trascinammo a fatica un pesante baule in cucina e poi una volta seduti a tavola, e riforniti entrambi di tiramisù, ci preparammo ad ascoltare mamma.
Lei, preso dal fondo del baule un diario di non indifferente grandezza, rimase per qualche istante assorta nei suoi ricordi, accarezzandone la copertina pervinca e poi prese a parlare.
-Questa storia Reneesme, sicuramente ti sembrerà quasi impossibile da credere…-
Guardò per un attimo mio padre, poggiando la mano sulla sua, con un espressione buffa, come se conoscesse anticipatamente i suoi pensieri.
Lui ricambiò lo sguardo tra il divertito e l’impaziente.
-Finalmente ci capirò qualcosa anche io!- dichiarò, fingendosi oltraggiato.
Mrs Hudson, la nostra gatta, ci raggiunse, accomodandosi mite e soddistatta sulle sue ginocchia.
-Aspetta papà…vuoi dire che anche tu non ne sai niente?- Fissai i miei genitori, sbalordita.
-Diciamo che, essendo stato protagonista della storia, per certi versi, anche prima che ci innamorassimo, ho per le mani parecchi tasselli, ma non sono a conoscenza di tutto, no. La tua dolce mammina, pur non tenendomi all’oscuro di nulla, ha sempre eluso i dettagli, sia allora, che dopo il matrimonio. Per come la conosco, immagino l’abbia fatto per evitarmi qualche dispiacere –ah, eccoti! Sei arrossita! Colta in flagrante, dunque!. Tuttavia penso che ora debba tenere fede ad una promessa fatta molto tempo fa…-
Fu lui questa volta, a stringere forte la mano di Mamma, mentre lei inspirò profondamente, per riordinare i pensieri.
-Sono qui tesoro, lo sai. Sono qui, stai tranquilla…- mormorò.
Lei riaprì gli occhi, sorridendo, visibilmente più serena. La mano che mi porse, perché la prendessi fra le mie, tremava leggermente.
Non era la prima volta che la vedevo così angosciata. “Ci sono cose,” diceva sempre “che logorano i nervi a tal punto che, anche quando viene il sereno, temi sempre il ritorno delle nubi”. Di tanto, in tanto, la notte capitava che si svegliasse singhiozzando e mentre io mi precipitavo in cucina a prepararle della camomilla, papà la teneva abbracciata, cercando di rassicurarla.
-Ehi, ehi, guardami. Sono qui, ci sarò sempre. Non ti lascio; non me ne vado. Sssh…Va tutto bene, amore, calmati adesso. Ci sarò finchè mi vorrai con te. Non sarai mai sola, capito? Mi vuoi con te?-

-In questa vita e in tutte quelle che verranno, non potrei mai starti lontana. Mai…-
-Brava bambina…Allora, bevi la tua camomilla adesso e poi cerca di dormire un po’. Io resto qui vicino a te.-
Spesso, mentre stava finalmente per riaddormentarsi, papà mi guardava così stranamente, che non potevo far altro che andargli accanto ed abbracciarlo. Sembrava quasi impaurito e schiacciato da un senso di colpa enorme.
Quando si era tranquillizzata dopo quegli incubi, prima di cedere definitivamente al sonno, mamma gli sussurrava sempre “Scusami se ti ho fatto preoccupare. Non è colpa tua piccolo, lo sai. Sono io che sono incapace di lasciarmi le cose alle spalle. Ti amo, mio Angelo Custode. Ti amo…”.
Tutto lasciava ad intendere che fosse successo qualcosa nel passato di mamma e papà, che ancora li affliggeva entrambi, lei in particolar modo.
E forse, ora, avrei conosciuto la ragione di questo tormento tanto profondo.
-Bene, - cominciò mamma – questa storia come tu sai mio caro, comincia in ospedale.
L’ospedale di Charing Cross; dove mi svegliai un mattino di fine ottobre, quando avevo all’incirca la tua età, Reneesme…-
 
 
  
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