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Autore: pit12    01/02/2015    2 recensioni
Una Treasure Hunter è alla ricerca di un tesoro, un antico oggetto posseduto da una Divinità. Sarà inseguita da una setta che vorrà a tutti i costi impadronirsene, arrivando ad uccidere, e affiancata da una strana guardia del corpo, un Blacklist Hunter.
Riuscirà ad impadronirsi dell'oggetto prima della setta? E se non fosse l'unico?
*
Storia scritta a quattro mani con _Michiko_, speriamo di avervi incuriosito.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Lost Treasure of God
 
Capitolo 19
 





Shi era seduto su uno dei divanetti posti all’entrata del palazzo degli Hunter, anche se era notte il palazzo era ormai completamente illuminato e davanti a lui una squadra di medici si stava occupando dei feriti provocati dalla setta. Fortunatamente non c’era stato nessun morto.
 
Poco più in là quattro uomini, facenti parte della setta, erano stati catturati e legati, e ora erano seduti in un angolo della grande hall, ad attendere chi si sarebbe occupato di loro. Il corvino li guardò e poi si passò una mano tra i capelli, alzandosi in piedi e dirigendosi verso di loro.
 
«Dove l’avete portata? Che intenzioni avete? Cosa ha detto il vostro capo?» ringhiò quelle domande con una cattiveria che aveva avuto poche volte, rilasciò parte del suo Nen e puntò una pistola contro di loro.
 
I quattro rimasero impassibili di fronte a quella reazione, abituati probabilmente a cose del genere e forse grazie anche al duro addestramento che avevano ricevuto. Shi si spazientì ancora di più, stava per premere il grilletto contro uno di loro quando sentì il suo nome venir chiamato, si voltò e vide Neteru andare verso di lui.
 
«Ragazzo, non risolverai nulla in questo modo» sospirò il più anziano, posandogli un braccio sulla spalla e facendo segno di allontanarsi dai quattro, non prima di aver riservato loro uno sguardo che provocò qualcosa in loro e li fece raggelare sul posto.
 
Il Blacklist Hunter sospirò e poi seguì Neteru, sapeva che il presidente aveva ragione ma Michiko era stata rapita dalla setta, non poteva di certo stare lì con le mani in mano ad aspettare qualcosa. Voleva agire, doveva agire anche alla svelta, sapeva quanto erano spietati, non l’avrebbero lasciata viva a lungo. Il pensiero che l’azzurra poteva morire da un momento all’altro gli attanagliò lo stomaco, un velo di tristezza e rabbia cadde sui suoi occhi, strinse i pugni lungo i fianchi e tutto ciò non passò inosservato all’uomo di fianco a lui.
 
«Shi, solo io e pochi altri sappiamo del tuo trascorso… non puoi andare a sbandierare a tutti che sai dove si trova la loro base» sospirò Neteru, guardando intensamente negli occhi. «Organizzerò una squadra entro dieci minuti, tu ne farai parte, diremo che ci sono arrivate delle informazioni sul luogo esatto, in questo modo sarai coperto» continuò l’anziano, mentre gli occhi neri del corvino si animavano di una strana luce.
 
«Cinque minuti, ogni secondo che passa Michiko rischia la sua vita, non possiamo perderla… non posso perderla» decise, e Neteru gli fece un cenno con la testa per acconsentire alla sua richiesta. Il corvino sospirò e si passò una mano tra i capelli.
 
“Michiko, sto arrivando”.
 
*
 
Il luogo in cui Michiko si risvegliò era freddo e poco illuminato. L’azzurra sbatté più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco cosa le stava intorno, girò più volte il volto e si rese conto di essere coricata su qualcosa di duro e freddo, forse un tavolo di metallo, con polsi e caviglie legate agli angoli. La testa le faceva male e si sentiva stanca, ricordava di essere nel laboratorio, poi aveva sentito alcuni passi, aveva chiamato Shi ma altre persone si erano presentate davanti a lei, aveva sentito un forte dolore alla base della nuca e poi il vuoto. Che l’avessero pure drogata? Era probabile, non solo le faceva male il punto colpito, ma tutto il corpo sembrava indolenzito e pronto a rimettersi a dormire. Le palpebre le cedettero e chiuse di nuovo gli occhi.
 
Quando lì riaprì sentì delle voci intorno a lei, aveva meno sonno ma comunque si sentiva debole, la droga stava facendo ancora il suo effetto, fortunatamente la testa le faceva meno male. Voltò la testa più volte e sbatté gli occhi, intorno a lei c’erano tante persone, tutte incappucciate e vestite di nero, lo aveva intuito subito: si trovava nella base della setta, ma cosa volevano da lei?
 
Spostò ancora gli occhi e provò a guardarsi dietro, posti vicino al tavolo dove era coricata c’erano tre piedistalli, su ognuno dei quali era posato un oggetto del tris. Emanavano sempre Nen. Sospirò e poi si guardò intorno, qualcuno si era avvicinato a lei, in mano aveva un coltello affilato. A quella vista sgranò gli occhi e aprì la bocca spaventata, provando a gridare aiuto, ma la sua voce risultò rauca e bassa a causa della droga.
 
«Non ti agitare, non è ancora venuto il momento della tua ora, il tuo sangue ci servirà solo per far risorgere la Divinità» parlò colui che si rivelò essere un uomo, aveva la voce molto bassa, rauca e sembrava una persona anziana.
 
«Non… potete…» la sua voce risultò flebile e probabilmente non venne udita da nessuno, cercò di liberare almeno i polsi che erano legati ma era tutto inutile, aveva poche forze e con tutta quella gente intorno non sarebbe riuscita ad andare molto lontano nelle sue condizioni. Dov’era Shi quando serviva?
 
Una mano freddo si posò sopra il suo polso e sussultò a quel contatto ghiacciato, era sempre quell’uomo con il mano il coltello che si era avvicinato. Le tenne stretto il polso, fino quasi a farle male e poi posò la lama del coltello sul suo avambraccio, facendole un profondo taglio. L’azzurra strinse i denti per il dolore, che arrivò lentamente al suo sistema nervoso a causa della droga nel suo corpo, vide un’altra persona avvicinarsi con una boccettina e a raccogliere il suo sangue, poi qualcun altro le fasciò la ferita, ma tutto andava veloce e perse ancora i sensi.
 
L’uomo che l’aveva ferita, che non era nient’altro che il capo della setta, prese la boccettina con le gocce di sangue e si avvicinò lentamente ai tre ripiani. Fece cadere una goccia sulla corona, un’altra sulla spada ed infine una terza sullo scettro, attendendo che qualcuno apparisse davanti a lui.
 
Un’antica leggenda che aveva letto tempo fa narrava che la Divinità sarebbe risorta posando il sangue di colei, o colui, che avesse ritrovato i tre oggetti. Il capo della setta era convinto fin dall’inizio che i tre oggetti erano stati ritrovati da Michiko, ciò che ignorava, però, era il fatto che la spada era stata divisa in due, e che l’azzurra ne aveva ritrovato solo uno e non entrambi. Purtroppo per lui non sarebbe risorto niente.
 
*
 
Michiko si risvegliò in una stanza molto buia, illuminata solo dal chiarore di qualche candela intorno a lei. Non sapeva se avesse dormito per cinque minuti o per cinque ore, ma sul suo corpo sentiva ancora la debolezza provocata dalla droga. Quella volta si risvegliò su un letto che non era per niente comodo, dalle lenzuola bianche ma sporche in più punti, le mani erano sempre legate, ma questa volta dietro la schiena e le caviglie erano state lasciate libere. Si mise lentamente a sedere, guardandosi intorno, fino a ché non notò una persona nell’ombra appoggiata al muro che la guardava.
 
«Finalmente ti sei svegliata, Michiko, non attendevo altro» parlò quella voce, il capo era coperto fino al naso da un cappuccio nero e l’azzurra poté solo vedere un ghigno formarsi tra le labbra di quell’uomo. La cosa però che la spaventò di più fu che quella voce l’aveva già sentita, in un passato non troppo lontano, ma in quel momento, a causa della droga, non riusciva proprio ad afferrare chi fosse quella persona.
 
«Chi sei tu? Cosa volete da me?» parlò, e si accorse che un minimo di voce le era tornata. «Il mio sangue non servirà a nulla, la conosco quella leggenda, non risorgerà nessuna Divinità» continuò, mentre la voce si faceva lentamente più chiara e salda.
 
«Sono solo l’assistente del capo e mi sorprendo che tu non riconosca la mia voce, mia cara Michiko…» rispose, per poi fare qualche passo verso la ragazza, tenendo sempre un sorriso in volto che non era per nulla rassicurante. «Come fai a dire che non servirà? In fondo gli oggetti li hai trovati tutti te».
 
«La spada era divisa in due parti, ne ho ritrovato solo un pezzo, l’altro era già al museo del palazzo degli Hunter» spiegò, tanto ormai non aveva nulla da tenere nascosto. Un brivido però le passò lungo la schiena, quella voce l’aveva veramente già sentita ma non riusciva a collegarla proprio a nessuna persona.
 
Il sorriso dell’assistente si piegò in una smorfia a sentire quelle parole, riuscendo finalmente a capire perché non si stava presentando nessuno vicino ai tre oggetti anche se erano passati ben dieci minuti. Diede uno sguardo veloce alla ragazza e poi corse fuori dalla stanza, probabilmente ad avvertire il suo capo di ciò che Michiko gli aveva riferito. Tornò subito dopo, trovando ancora l’azzurra nella stessa posizione.
 
«Il mio capo non è per niente contento di ciò che gli ho riferito, ma si accontenterà dei tre oggetti e io di te» sibilò con voce maliziosa e chiudendo la porta a chiave. Michiko indietreggiò sul letto finché la sua schiena non batté contro il muro. L’uomo si avvicinò fino al bordo di esso, continuando a guardare quella figura minuta che tremava dalla paura. «Non avere paura di me… in fondo noi ci siamo già conosciuti» ghignò, per poi far scivolare il cappuccio con una mano e scoprendo finalmente il suo volto.
 
Michiko spalancò gli occhi a quella vista e il suo cuore perse un battito, finalmente era riuscita a collegare la voce al suo proprietario. Non riusciva però ancora a crederci, non riusciva ad elaborare tutte quelle informazioni insieme, perché era diventato l’assistente del capo di una setta del genere? Quella domanda non trovò risposta, e alla fine non si stupì nemmeno più di tanto, dopo ciò che le aveva fatto in passato probabilmente quello era il ruolo più adatto a lui.
 
«Vedo che finalmente mi hai riconosciuto» sorrise, andandosi a sedere vicino a lei ed accarezzandole una guancia con il dorso della mano. L’azzurra si fece indietro disgustata, cercando di scappare da quel contatto.
 
«Gilbert… non toccarmi» ringhiò, con la voce leggermente rauca, cercando di allontanarsi il più lontano possibile da lui, ma era stretta in un angolo e se qualcuno non fosse arrivato a salvarla non voleva nemmeno immaginare cosa avesse potuto fare con lei.
 
«Ah no? Eppure queste mani ti hanno toccato più volte in passato» sorrise in modo sempre più malizioso, questa volta allungando entrambe le mani su di lei e prendendole il viso, costringendola a guardarlo. Una poi scese lentamente sul suo collo, mentre gli occhi di Michiko si facevano sempre più terrorizzati.
 
Un forte boato, poi, riecheggiò per tutta la struttura, facendo distrarre un attimo Gilbert che allentò la presa da Michiko. La ragazza ne approfittò, tirandogli una ginocchiata allo stomaco, si rimise in fretta in piedi, cercando di andare verso la porta ma venne subito atterrata dal castano che la fece cadere a terra, sovrastandola.
 
«Cosa pensi di fare, eh?» le urlò in faccia, dandole uno schiaffo. «Nessuno ti verrà a salvare, anche se i tuoi amichetti probabilmente sono arrivati sarà troppo tardi per te» gridò ancora, ma quando stava per ributtarsi sul viso della ragazza, con l’intenzione di baciarla, la porta si aprì di scatto, probabilmente sfondata da qualcuno all’esterno.
 
I due si voltarono entrambi a guardare il nuovo arrivato. Gilbert aveva uno sguardo pieno di odio verso la persona che era appena entrata, intento più che mai a mettere fine pure alla sua vita per poi occuparsi di Michiko. L’azzurra invece guardò speranzosa e in lacrime il nuovo arrivato, Shi era finalmente accorso a salvarla.
 
*
 
L’interno del deposito era sempre lo stesso: mezzi su mezzi ammassati. Il corvino, però, sapeva bene che era solo una copertura. Con gli altri si diresse verso il fondo, senza incontrare nessuno, e dopo aver spostato alcuni scaffali, ovviamente aiutato, sollevarono una botola che portava sottoterra.
 
Uno dopo l’altro si buttarono dentro, avendo la garanzia che il salto fosse piccolo. In fila indiana e con le armi pronte avanzarono per il corridoio non incontrando nessuno. Solo quando si furono addentrati sempre più iniziarono a sentire un brusio, che pian piano andava a crescere.
 
Si fermarono, andando ad affacciarsi alla fine del muro, trovando così una grossa stanza piena di gente seduta. Probabilmente il refettorio, anche se adibito ad altare da quanto si vedeva.
 
Poi, dall’altro capo della sala, un'altra persona apparve e tutti si zittirono in un attimo. «Il sacrificio è stato fatto! Aspettiamo ora il nostro Dio» a quel punto tutti nella sala si alzarono in piedi, applaudendo.
 
Non avendo un secondo da perdere, a quelle parole, alcuni della squadra degli Hunter uscirono fuori, buttandosi così nella stanza con le armi spianate. Iniziarono subito a partire le urla di dolore e sorpresa, mentre chi poteva si armava e rispondeva al fuoco.
 
Appena videro ciò, si buttarono velocemente sotto i tavoli più vicini, ribaltandoli e usandoli come scudi, e quando pareva che ormai la situazione fosse in equilibrio uscirono fuori i rimanenti Hunter, che armati di armi bianche si mossero in fretta e portarono scompiglio tra i componenti della Setta.
 
Shi vide che la situazione iniziava a volgere a loro favore e fu così che prese, e si infilò di nuovo nel corridoio. Si trovò davanti alcuni fanatici, ma quelli scapparono alla sua vista. Poi, mentre passava davanti una porta, sentì alcune voci.
 
Sfondò la porta, senza fermarsi a riflettere un attimo. Questa fece un tonfo secco sul pavimento a pochi centimetri dal capo dell’azzurra. L’uomo invece alzò gli occhi, iniettati di sangue.
 
«Mi piacerebbe poterti dire “è un piacere vederti”, ma mentirei» sputò rabbioso Gilbert mentre si alzava, per poi fiondarsi sul corvino.
 
«Arrivo subito Michiko» affermò Shi, poco prima di finire fuori dalla stanza, ma non prima che qualcosa gli cadesse dalle mani.
 
Teneva le braccia alzate, a bloccare un affondo di un pugnale. Nel mentre, si guardavano in cagnesco, senza dire neanche una parola. Stanco della situazione di stallo, il corvino tirò una poderosa testata che fece indietreggiare l’altro d’un paio di passi.
 
«Vale lo stesso per me, Gilbert» tirò un poderoso montante, sul quel volto un tempo amico, facendolo così indietreggiare. Il castano si pulì il labbro rotto con la mano, mentre si avventava nuovamente su Shi.
 
Presero a fare corpo a corpo serrato, senza esclusioni di colpi, ma stranamente pulito.. Entrambi misero a segno bei colpi, ma alla fine, dopo una serie di ganci destri e sinistri, Gilbert barcollò, finendo a terra svenuto.
 
Nel frattempo, Michiko uscì dalla stanza, e dopo che Shi le ebbe slegato le mani prese Gloomy tra le braccia. «Ce ne hai messo di tempo, iniziavo a preoccuparmi» si avvicinò a lui e l’abbracciò, aveva avuto parecchia paura, sia durante il sacrificio che con Gilbert. Era veramente felice di vederlo.
 
«Scusa se ci ho messo tanto» le rispose, ricambiando la stretta, felice di vederla che stava abbastanza bene. «Su, dobbiamo andare» la prese per mano, tornando poi nella sala principale, dove aveva lasciato che lo scontro si svolgesse.
 
Ormai i combattimenti erano quasi finiti, e purtroppo prevedevano la sconfitta degli Hunter, quando dal nulla si sentì una forte folata di vento passare in mezzo ai fanatici, e un paio di essi caddero a terra senza motivo apparente.
 
Poi degli spari e dei passi pesanti. Infine apparve l’organizzazione chiamata “Ragno” che stese i restanti fanatici, senza calcolare di striscio gli altri presenti.
 
«Che ci fate voi qui?» domandò Shi, arrivato in quel momento, con un tono di voce leggermente preoccupato. Conosceva il Ragno, e sapeva benissimo che i membri erano pericolosi Hunter quasi incapaci di provare pietà per le loro vittime. Istintivamente si pose davanti a Michiko, coprendola con il suo corpo.
 
Feitan si girò, guardando i due arrivati. «Nulla che vi riguardi Hunters, andatevene, non siamo qui per voi» affermò con il suo solito tono di voce, e un brivido percorse la schiena di parecchi presenti alla scena.
 
«Rivoglio prima i miei tesori!» sbottò Michiko, attirando l’attenzione di tutti. Così, a passo di marcia e sbuffando, passò in mezzo agli Hunter e ai cadaveri, sotto lo sguardo attento di Shi che non la perdeva mai di vista, e una volta arrivata ai piedistalli prese i tre oggetti fra le braccia, per poi tornare sui suoi passi. «Ora possiamo andare, fatene pure quello che volete di questi qui».
 
Era a metà strada, quando il capo della setta, che si era nascosto tra i cadaveri per non farsi notare, tentò di colpirla alle spalle, in un ultimo tentativo di fuga con gli oggetti. Shi se ne accorse subito, e corse verso la ragazza per proteggerla e buttarla a terra, ma qualcuno fu più veloce di lui e il vecchio fu colpito da Nobunaga, che lo fece cadere a terra svenuto.
 
L’azzurra, spaventata, fece cadere a terra il tris, che venne raccolto prontamente da alcuni Hunter facenti parte della squadra, mentre lei fu direttamente presa in braccio da Shi. «Andatevene, ora» esclamò questa volta Nobunaga e gli Hunter si dispersero.
 
Fu così che riuscirono ad uscire sani e salvi da quella missione di recupero.









Note degli Autori:
Scusate per il ritardooo! Siamo rimasti un po' indietro, ma non vi preoccupate, gli ultimi aggiornamenti arriveranno in modo costante u.u Alla fine Michiko è riuscita a salvarsi, e colpo di scena finale, il Ragno! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutti quelli che seguono, a presto! (ndMimì)

Eccocicicicicicici, sorry for ritardo, ma tra tanti impegni, contratempi e altro, non siamo stati puntuali. Ma ora eccoci qui. Come avete potuto vedere, tutto è bene ciò che finisce bene, Michi di salva e tutti a casa... ma aspettate, non è la fine :3 quindi restate sintonizzati su questo canale ce ne sono ancora delle belle, a presto (ndPit)

 
  
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